R Recensione

8/10

Prince

Purple Rain

Quando si parla di Roger Nelson, si deve necessariamente tener conto di un fatto: è innamorato di se stesso, è affetto da una grave ed inusitata forma di narcisismo.

Con tutte le ragioni del mondo eh: Roger è uno dei più grandi geni della seconda metà del ‘900, è un artista che ha saputo riassumere decenni di storia della musica nera per proiettarli nel futuro. Purtroppo però, ne è perfettamente consapevole: già, perché un ragazzino che firma come “Dio” la prima lettera scritta a tale Miles Davis, e che sceglie pseudonimi che trasudano umiltà quali “Il Principe” e poi “L’Artista”, evidentemente si sente un fenomeno.

Repetita iuvant: ha ragione. Come potremmo altrimenti definire un personaggio che già a 20 anni pubblica dischi notevoli, fra funk, disco music e pop luccicante, suonando ogni strumento che gli capita a tiro? Un personaggio che dai 24-25 in avanti diventa una delle più grandi star del mondo, capace di far concorrenza sul piano mediatico a gente come Michael Jackson, Madonna e Duran Duran, dimostrando pure, ed al contrario di alcuni fra costoro, di essere un musicista straordinario?

Già, perchè la differenza sta soprattutto lì: Prince non solo è stato ed è una delle più grandi star che abbiano mai illuminato il firmamento del pop, ma è pure un compositore raffinato ed eclettico, uno strumentista eccellente, un interprete unico. Se per MTV Prince dovrà sempre essere accostato a Madonna e compagnia (brutta o bella che sia), per il sottoscritto e molti altri il vero termine di paragone è costituito da Jimi Hendrix, Sly Stone, James Brown, i Funkadelic, Stevie Wonder (tutt’al più, dal Jackson ancora umano ed ispirato dei primi due lavori, se proprio vogliamo), e mettiamoci pure una goliardia di fondo che rimanda a tale Frank Zappa. Prince, al massimo del suo splendore, è una sorta di Zappa nero che si diverte a rileggere il massimo idolo James Brown e la chitarra di Jimi Hendrix in versione patinata, caricando poi tutto con un tocco di futurismo e con una sessualità androgina e disinibita, oltre che con una sensibilità “pop” capace di sbaragliare la concorrenza e con un edonismo 80’s sfacciatissimo (il che gli procurerà non poche antipatie fra certi “puristi”).

Purple Rain” è il simbolo stesso di questo massimo splendore, un capolavoro di eclettismo, capace di coniugare come pochi altri ricercatezza e facilità, arte e commercio. Ma anche uno fra i più grandi best-seller della musica pop (pubblicato nel 1984, resterà a lungo in vetta a quasi tutte le classifiche), un disco ancora che ancora oggi riesce a scucire con facilità e con una certa frequenza qualche soldo di tasca a moltissimi appassionati. Per la verità, “Purple Rain” è lavoro attribuito a Prince & The Revolution, band composta fra gli altri dai veterani Lisa Coleman, Matt Fink e Bobby Z., oltre che da altri strumentisti di valore come Wendy Melvoin (chitarra) e Brown Mark (basso). Ma ciò non toglie che la sapiente regia sia sempre tutta nelle mani del Principe, il tiranno narciso, l’uomo solo al comando, che lascia agli altri le briciole (giusto “Computer Blue” è scritta a più mani).

Il segreto del successo di quest’opera è abbastanza semplice: si tratta di un disco irresistibile, estremamente easy all’ascolto eppure capace nel tempo di rivelare dettagli nuovi, rimandi inusuali, spunti originali, ritornelli immortali (i famosi “hook”). “Let’s go crazy” è uno scatenato funk-rock appena tinto di psichedelia, che inneggia al divertimento al grido di “liberiamoci”. Non è il pezzo più interessante del disco, in ogni caso: già la successiva “Take me with U”, cantata a due voci dal Principe ed Apollonia, più morbida ed a tratti addirittura folkeggiante, compie un passo in avanti e mostra una scrittura di grande impatto. Con “The Beautiful Ones” sembra, ancora oggi, di essere proiettati nel futuro: per chi scrive, si tratta del classico pezzo che non stanca mai, che a distanza di tantissimi anni dal primo ascolto conserva un fascino assoluto. È una ballata soul-pop prodotta ed arrangiata in maniera sopraffina e futurista, che ruota attorno a brevi incisi melodici calanti costruiti su cinque-sei note, ove Prince sprigiona il proprio sentimentalismo esasperato senza inibizioni. “When Doves Cry” è il singolo che ha lanciato in orbita il disco: è un pezzo sicuramente piacevole, ma personalmente lo trovo meno accattivante ed irresistibile di altre composizioni; anche se per il funk e la musica nera si tratterà di un autentico shock: manca il basso!

Meglio, a mio avviso, la tamarrissma e deformata disco di “I would die for you”, pezzo trascinato da un incessante battito elettro che pare sempre sul punto di esplodere ed invece non lo fa mai, con il Roger capace di regalare un’altra interpretazione tiratissima. La celeberrima title-track è il capolavoro che vale una carriera: quasi nove minuti di soul-blues-pop dilatato e psichedelico, che ammiccano evidentemente ad Hendrix, reso in versione più delicata, oltre che al funk visionario di gente come George Clinton. Il tutto condito da arrangiamenti sontuosi e da una melodia immortale: un crescendo di intensità ed estasi con pochi eguali. Il giusto suggello per un’opera ancora oggi freschissima, godibilissima ed a tratti geniale. Grazie, vanitoso Principe.

V Voti

Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 23 voti.
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sarah 8/10
ROX 9/10
risen 9/10
loson 7/10
fuegosm 10/10
zagor 7,5/10
max997 10/10
B-B-B 7,5/10
Lelling 7,5/10
REBBY 7/10
luca.r 7/10
Lepo 9/10

C Commenti

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sarah (ha votato 8 questo disco) alle 11:46 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

Bello, ma un gradino sotto "1999" e il mastodontico "Sign o the times" nel mio personalissimo podio del folletto di Minneapolis. Ottima recensione come sempre.

Dr.Paul alle 14:21 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

io gli tirerei una statuetta sui denti, non a buffoli, sempre preciso nelle sue descrizioni, ma al nano di minneapolis. ma che faccia ha? che personaggio è? )

FrancescoB, autore, alle 14:24 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

Eh, a volte pure io )

Però in fondo lui è grande così, non poteva scegliere nome d'arte più calzante, è proprio un fottuto Principe.

sarah (ha votato 8 questo disco) alle 14:30 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

L'unica cosa orrida di Prince è stata la copertina di "love Sexy"....

FrancescoB, autore, alle 14:43 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

Prince è tamarrissimo, spocchioso e narciso fino all'inverosimile, nessun dubbio, ma ciò non toglie che lavori come questo o "Parade" siano nell'Olimpo della musica nera. E non solo.

hiperwlt alle 15:04 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

ti faccio i complimenti per la recensione (scrivi davvero bene,ed è molto pulita e precisa la scrittura,con parecchi rimandi ). di prince conosco pochino, però questo cercherò di reperirlo

superPOP girl (ha votato 8 questo disco) alle 18:22 del 26 dicembre 2009 ha scritto:

When Doves Cry è invece il pezzo più accattivante dell'album (secondo me)! yeah...PRINCE tutta la vita!

PetoMan 2.0 evolution alle 19:07 del 13 maggio 2010 ha scritto:

quanto tempo è passato dall'ultima volta, eppure da qualche parte devo avere ancora la cassettina. però ricordo che in pratica mi piaceva solo la title track. Lui comunque bravo, anche se all'epoca mi sembrava un incrocio fra Jimi Hendrix e Madonna

ROX (ha votato 9 questo disco) alle 20:43 del 4 gennaio 2011 ha scritto:

E' un capolavoro questo disco e fino a Lovesexy è stato geniale... dopo però non mi è più piaciuto, secondo me non ha trovato più l'ispirazione giusta

risen (ha votato 9 questo disco) alle 17:10 del 17 dicembre 2011 ha scritto:

testi e musica strepitosi peccato solo che nel disco non sia contenuta god pubblicata in seguito in the hits

Utente non più registrato alle 20:10 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

Prince indimenticabile..ma per le ballerine...

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:47 del 9 ottobre 2013 ha scritto:

e per wendy & lisa LOL...ma che male c'è, "un po' di figa qua"(cit) non ha mai ucciso nessuno eheh

Lezabeth Scott alle 13:35 del 9 ottobre 2013 ha scritto:

Mi sembra giusto. Fa allegria. Ce ne vorrebbe un po' anche nel progressive.

Utente non più registrato alle 14:00 del 9 ottobre 2013 ha scritto:

ma infatti...di solito si usano per attirare l'attenzione e distoglierla da altro......

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:13 del 9 ottobre 2013 ha scritto:

mah, anche hendrix, roxy music o jane's addiction mettevano donnine ovunque, ma ciò non distoglieva mica l'attenzione dalla loro musica.....penso che per prince sia lo stesso.

Utente non più registrato alle 20:12 del 9 ottobre 2013 ha scritto:

Mah! guarda la mia era una semplicissima battuta per dire che di prince non ricordo altro che le ballerine, nient'altro...PUNTO

Noto invece che le argomentazioni degli anti-Progressive rasentano ormai il ridicolo...

Vi salutoooo

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:06 del 10 ottobre 2013 ha scritto:

ma sì, anche il mio commento era per fare due risate ( come penso anche quello di lez), poi manco sapevo fossi un fan del prog..immagino che il tuo nick stia per i van der graaf, pensavo fosse l'acronimo di qualche sportivo, tipo VDH per il sommo van den hoogenband lol

Giuseppe Ienopoli alle 18:20 del 10 ottobre 2013 ha scritto:

4 Scott@beth ... !!

... ma se il progressive è la musica più figa che c'è! ... e con Ella ha tante attinenze e riferimenti giacobbiani ... se consideriamo che i principali aspetti del rock progressivo si possono sintetizzare nei seguenti punti:

- Ampio utilizzo di tastiere e sintetizzatori, in particolare era celeberrimo l'Hammond, l'organo più utilizzato degli anni '70 ...

- Durata dei brani superiore rispetto ai canoni precedenti ... nel rock progressivo la durata media dei brani è solitamente 6/7 minuti ...

- Composizioni in suite ... moltissimi gruppi progressive hanno realizzato almeno una suite, divisa in introduzioni preliminari e movimenti variati, che talvolta arrivava a 20/23 minuti ...

- Parti strumentali molto studiate, in cui si accentua il virtuosismo dei musicisti con lunghi assoli ed intrecci duettati ...

- Tempi inconsueti ... il 4/4 non è il solo tempo utilizzato, ma i brani possono essere soggetti a frequenti cambi di tempo ... il 9/8, il 7/4, il 17/8 ...

- Forte attenzione ai testi**** ... molti album sono concept e le liriche sono spesso ispirate al fantasy più sfrenato ...

Lezabeth Scott alle 19:36 del 10 ottobre 2013 ha scritto:

Si, ma non hanno le groupiesssss!

Utente non più registrato alle 20:17 del 10 ottobre 2013 ha scritto:

Già! sante donne...

Giuseppe Ienopoli alle 8:46 del 11 ottobre 2013 ha scritto:

... è la quadratura del cerchio! ... groupie is regressive ... Play me my song_Lezy_Here it comes again ...

Lezabeth Scott alle 11:10 del 11 ottobre 2013 ha scritto:

PS: VD non te la sei presa vero? Qui è un po' come fra compagni di classe. Ci si prende in giro ma in fondo ci si vuole bene.

Giuseppe Ienopoli alle 9:43 del 12 ottobre 2013 ha scritto:

... evidentemente la metafora della scuola non ha funzionato!

... noi del Progforever, anche senza groupies, siamo dei duri/duraturi ... non ti resta che pagare ammenda e iscriverti pubblicamente al fanclub "SdM's Progressive Members" ... le femminucce, come ben sai, scarseggiano.

Mattia Linea (ha votato 7 questo disco) alle 18:25 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Disco importantissimo nell'ambito pop e acclamato da pubblico e critica, ma mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Le belle canzoni e la carica non mancano, ma risulta un po' troppo elettrico come suoni (soprattutto per la base ritmica). Detto questo, lui è un genio schizzato, un grandissimo. Sicuramente meglio un suo successivo album del 1987, "Sign O' The Times".

Paolo Nuzzi alle 12:46 del 16 gennaio 2015 ha scritto:

Bravo bravo bravo! Condivido anche il voto, non è il mirabile capolavoro che è Parade o Sign o' the times oppure 1999 proprio per alcune composizioni non sempre all'altezza (almeno per me), tipo "Let's go crazy" o "Baby I'm a Star", ma cazzo, "The Beautiful Ones" farebbe sciogliere il cuore ad un monolite, porca miseria! E che assolo di chitarra! Mamma mia, che genio anche se ultimamente non lo capisco più tanto, si dovrebbe fermare. Ma gli anni '90 quando li recensiamo? Tipo "The Gold Experience", "The Love Symbol" , "Come" o "Diamonds and Pearls", magari a quattro mani? Think it over. Nel frattempo complimenti vivissimi, vado a spararmi "When Doves Cry" direttamente nel cervello.

FrancescoB, autore, alle 19:30 del 21 aprile 2016 ha scritto:

Se n'è andato anche lui! Quanto tempo abbiamo passato idealmente insieme, io e il Principe...Spero che possa vantarsi anche adesso, dovunque si trovi.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 19:39 del 21 aprile 2016 ha scritto:

non ho parole appena vista la notizia

woodjack alle 21:00 del 21 aprile 2016 ha scritto:

che anno di merda! scusate... è veramente assurdo. Altro genio autentico che se ne va, nato quasi simultaneamente alla dicotomia "indie-commerciale" che ha caratterizzato gli ultimi 30 anni, è stato il primo ad insegnarci che si poteva essere mainstream fino all'osso e fare della grande, grandissima musica. Oggi più che mai di sconvolgente attualità.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 21:35 del 21 aprile 2016 ha scritto:

beh tanto mainstream fino all'osso non credo mica staimo parlando di jakopazzo... a parte il botto di purple rain (capolavoro) con 11 milioni di copie poi il tipo si è mosso su cose anche più ostiche e con scelte anticommerciali da suicidio

woodjack alle 22:06 del 21 aprile 2016 ha scritto:

l'attitudine, il sound, le materie prime erano mainstream, ma il tutto assemblato in maniera "arty-pazzoide", Jacko 'n' Zappa... quello che fà Janelle Monaè oggi, suscitando lo stesso smarrimento. Non oso immaginare all'epoca, io ero troppo piccolo.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 22:19 del 21 aprile 2016 ha scritto:

attitudine mainstream? sound mainstream? mah resto perplesso

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 10:31 del 22 aprile 2016 ha scritto:

Devo dire anch'io.

Io avevo 24 anni all'epoca e se si può parlare di mainstream (questo è stato l'album più venduto in USA all'epoca, o giù di lì) non credo però si possa dire che Prince fosse mainstream fino all'osso e in quegli anni di certo questo non si percepiva.

X stokez eheh Oltre a questo io ho solo un altro suo vinile, un tempo avevo anche un paio di cassette, ma non sono mai stato un suo fan accanito, quindi non conosco così bene la sua opera. Dovendo scegliere un solo disco suo, quale il tuo preferito?

woodjack alle 10:49 del 22 aprile 2016 ha scritto:

boh a me sembra così palese, forse il nostro è un problema di sola terminologia, basta intendersi... per me il mainstream è prima di tutto un'estetica, che certo si è creata per cause storico-economiche. Se poi uno l'associa all'easy-listening (che può essere anche indie) o lo intende come sinonimo di musica di scarso valore... in fondo Prince non faceva nè avanguardia nè musica di nicchia, si rivolgeva alle masse, con tutto l'armamentario (musicale e non!) che questo comporta, il fatto che riuscisse a frullare James Brown, Beatles, Endrix, Weather Report, suoni krauti e tutte le influenze che vuoi nel suo calderone vendendo 100 milioni di copie (e prendendo tanti tanti premi come piace a Paul ) per me è solo un merito. Ieri notte l'hanno passato a palla su MTV, per dire...

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 11:40 del 22 aprile 2016 ha scritto:

Ti sembra così palese, ma all'epoca eri troppo piccolo. Credimi, non è affatto palese.

Per limitarsi a questo album, prima del suo grande successo, l'estetica mainstream imperante non era certo quella proposta da Prince. È un problema di terminologia certo, ma non nel senso che mainstream sia necessariamente uguale a musica di scarso valore o easy listening. Che questo album sia stato mainstream si può dire (ha venduto così tante copie...), ma dire che sia mainstream fino all'osso, nel senso che l'attitudine, il sound e le materie prime (quali poi: James Brown, Beatles, Jimi Hendrix, Wheather report, ...) fossero prima della sua uscita mainstream fino all'osso mi pare una forzatura postuma, che di certo all'epoca non si percepiva.

woodjack alle 12:19 del 22 aprile 2016 ha scritto:

ok allora la facciamo "senz'osso" scherzi a parte, ti credo, la prospettiva di chi ha vissuto i tempi è sicuramente più attendibile di un'osservatore che valuta cose già storicizzate. Poi, sinceramente, la discussione rischia di diventare oziosa, quando sarebbe bello parlare un po' della sua musica. Per esempio, perchè non abbiamo su SdM la rece di Sign 'O' the times? qualche esperto si mobiliti

Dr.Paul alle 12:59 del 22 aprile 2016 ha scritto:

be' se non era mainstream il prince anni 80....con osso o senza non lo so. era mainstream come lo si poteva essere negli eighties, quindi lontanissimo da beatles o weather report. prince era mainstream, gli U2 no, per dire. prince stava con madonna e jacko.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 13:27 del 22 aprile 2016 ha scritto:

assolutamente no! non aveva proprio nulla da spartire con madonna e jacko basta ascoltare i dischi da sign fino almeno a lovesexy. purple rain fu trascinanto dalle vendite anche per il film. gli u2 dal live aid in poi sono il mainstream.prince al live aid non ci ando' per dire...parade e' il mio preferito. il film fu un flop pero'. non a caso quando usci' fu un dieci secco su rockstar. ho visto pochi dieci secchi in vita mia fino all'esplosione di internet hghggh

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:00 del 22 aprile 2016 ha scritto:

Prince lo metterei un gradino sotto Jackson e Madonna come impatto e livello di iconicità, cio' non toglie che negli anni 80 fosse un simbolo pop indiscutibile, canzoni come "purple rain" o "kiss" le conosceva pure mia nonna, per non parlare della colonna sonora di Batman...ovviamente lo era a modo suo, musicalmente di un altro pianeta rispetto a quelle due sciagure, per il modo in cui combinava fruibilità e ricerca lol.....anche nelle scelte era anticonformista, pensiamo al doppio disco "around the world" pubblicato un anno dopo dopo "Purple rain" ( quando questo era ancora nella top 10 di billboard, per la disperazione della casa discografica), o al famigerato "black album". ps Gli U2 il botto vero e proprio lo fecero con The Joshua Tree.....raggiunsero il massimo livello d esposizione globale con quel disco, al live aid per me erano ancora nella fase di transizione tra band wave e grandeur tipicamente ruock.

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:36 del 22 aprile 2016 ha scritto:

errata corrige, "around the world" non è doppio..mi sono confuso, ha fatto troppi dischi il buon roger lol

Dr.Paul alle 15:00 del 22 aprile 2016 ha scritto:

ma certo, oltre i brani citati da zagor anche la stessa sign o the times era pienamente jacko o madonna, inxs, terence trent d'arby, se non era zuppa era pan bagnato.

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 17:48 del 22 aprile 2016 ha scritto:

sì, anche il video di "sign o the times" lo passavano a deejay television! pero' madonna e michael jackson stavano su un altro livello, di loro trasmettevano pure i concerti in diretta sulle reti generaliste ( "Torino, siete caldiiiii?") mentre i loro video clip erano eventi che occupavano intere trasmissioni alla loro uscita ( tipo "bad " o "Like a prayer").

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 21:02 del 22 aprile 2016 ha scritto:

si nel senso che quel sound fu copiato ma a parte la "commerciale" kiss ( quel testo però quelli che citi non l'avrebbero mai scritto) sign è tutto tranne che mainstream. i successivi poi non ti dico. per non dire che Prince era un artista completo capace di quel songwriter che madonna o jacko manco si sognavano di fare. poi dal vivo era una bomba e cantava live senza tutte le basi usate da quelle ciofeche. per zagor: il processo di avvicinamento al mainstream degli u2 parte proprio dal live aid

zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 22:56 del 22 aprile 2016 ha scritto:

sì pero' il momento in cui gli U2 diventano gli U2 come oggi li conosciamo è il video di Where the streets...con loro sul tetto come i tuoi Beatles e la folla in deliro ehjeheheh

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 10:06 del 23 aprile 2016 ha scritto:

Sta girando molto questo video sui social, io non lo avevo mai visto ed è davvero bello.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 14:51 del 24 aprile 2016 ha scritto:

Miles Davis: «È della scuola di James Brown... ma in sé ha un misto di Marvin Gaye, Jimi Hendrix e Sly, perfino di Little Richards. E’ un insieme di tutti costoro più Duke Ellington, un ragazzo che guarda al futuro». E se lo diceva Miles...

Spiderland87 alle 18:09 del 22 dicembre 2016 ha scritto:

Purple Rain non rientra nei miei 3 preferiti di Prince (Parade è il mio preferito in assoluto), ma è sempre un discone.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 21:25 del 19 ottobre 2018 ha scritto:

Nel mio podio dei dischi dell’Artista insieme ad Around The world (il mio preferito) e Dirty Mind.

Ma pure Sign o the times mica scherza...