Blood Orange
Cupid Deluxe
Da Lightspeed Champion a Blood Orange il percorso di questi anni del londinese Devonté Hynes (nato però a Houston, e ora di stanza a New York) si è mostrato in ascesa trasformistica, sia per stile (in termini di look, ma soprattutto in quanto a estetiche: dal punk danzereccio dei Test Icicles, il nostro passerà ad un folk-power pop dalla produzione americana nel progetto lightspeed, giungendo di recente ad poroso electro pop macchiato '80s) sia per qualità di quanto proposto.
Rimangono ad ogni modo costanti a garantire una certa fedeltà interna all'artista: la devozione per Michael Jackson ad esempio, proiettata in coreografie (eleganti e insieme bizzarre) di taglio minimalistico (sullo sfondo, una New York non certo gatsbiana); il look (seppur cangiante) di studiata (ma insieme spontanea) naiveté suburbana - geniale e insieme raccapricciante il tocco vintage dei suoi cappellini da baseball; la riluttanza ad esibirsi live col proprio materiale e lamore per le collaborazioni.
Risultato di un disagio giovanile (la fuga da Londra per la grande mela, a ventanni) o no, certo è che latteggiamento al contempo introverso (intellettuale), scenico (appariscente) e androgino di Hynes rappresenti, nei fatti, la sua marcia in più. Che gli ha consentito, nellultimo periodo, di entrare a far parte di molti meccanismi tangenti il mainstream (la produzione di Losing to You di Solange; quella con Sky Ferreira, in Everything is Embarassing; il contributo dato, tra gli altri, a Florence + Machine e Chemical Brothers)
La macchina scenica messa in piedi per Cupid Deluxe (uno come Tonetta non rimarrà certo deluso dalla copertina), seguito di "Coastal Grooves" del 2011, si svela nel suo complesso equilibrio di originalità autopoietica e apertura verso l'esterno. Lopener Chamakay (malinconia da esotismo melodico) è un electro pop passionale che si impone sulle traiettorie vocali (tra il pop più modulato e il soul-RnB ripiegato) di Caroline Polachek - leader dei Chairlift. Brano (eccelso, uno dei tre apici del disco) di apertura che è occasione sia per la restituzione di una (personalissima) gestalt jacksoniana (e, negli innesti carnali, anche la figura di Prince la si evocherà di tanto in tanto lungo il disco), quanto per un ritorno dell'artista alle origini, ossia in quellaGeorgetown (Guyana) terra dei suoi avi materni - durante le riprese del video diretto da Kindness.
E tra un piglio funky, up-tempo, in senso Nile Rodgers (Youre Not Good Enough, con la compagna Samantha Urbani dei Friends) e varie commistioni con un sophisti pop dosato (Uncle ACE), il sound di Cupid Deluxe risplende di luce propria anche quando, ambiziosamente, calca verso certo synth pop corale (Chosen, sempre con la Urbani) o partorisce miscele afro tropicali (No Right Thing, con Dave Longstreth dei Dirty Projectors). È quella con lhip hop, a conti fatti, l'ibridazione meno a fuoco (High Street, "Clipped On"); meglio, così, quando Dev Hynes punta tutto su strutture electro tribali avvolte da strati di melodia pop e RnB (It is What it Is; l'intensità sexy e accorata di "On the Line"(secondo apice): da qualche parte tra un funky flessuoso, il melodismo tenue di certi bozzetti di Random Access Memories e le frustrate ritmiche dei New Order). Hyves, non la si legga come nota negativa, che vocalmente interpreta con una portata soul R'n'B particolare e mai troppo enfatica, mostrando in questo senso come il suo background, la sua formazione, gli inizi, siano stati altro rispetto a questi generi/attitudini - lo si è detto in precedenza.
Chiude il sophomore (un'incredibile) Time Will Tell - grave nei beat e nelle sincopi, commovente nel contrappunto di piano, estatica per trama avorio.
Un disco, Cupid Deluxe, che dimostra come ad oggi Blood Orange sia, a ragione, la prima scelta nella schiera di progetti e alter ego di Mr Hyves.
Album fondamentale di questa ultima parte dell'anno.
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