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7,5/10

Accordi Disaccordi

Accordi Disaccordi

Con le radici piantate nella cultura gipsy e manouche, e lo sguardo sempre più aperto verso una prospettiva di musica acustica senza frontiere, per il trio torinese Accordi e Disaccordi, dopo tre cd ed una presenza fissa ad Umbria Jazz nelle recenti edizioni invernale ed estiva, è tempo di un lavoro tutto di composizioni originali, una sorta di riepilogo e ripartenza che coincide con l’ingresso in formazione del bassista Elia Lasorsa, a fianco dei due membri originari, i chitarristi Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi. Rispetto ai precedenti lavori resta intatta la capacità di mettere le notevoli doti virtuosistiche al servizio di una musica che vuole essere principalmente veicolo di emozioni, conducendo per mano l’ascoltatore in una girandola di ritmi vorticosi, ballad ad alto tasso sentimentale, e “messaggi” musicali con i quali è facile entrare in sintonia. 

Quale valore ulteriore, si apprezza l’elevato livello compositivo raggiunto da Di Virgilio, che nelle tredici tracce autografe disegna un vero e proprio universo sonoro nel quale la matrice di partenza, pur rimanendo chiaramente avvertibile, si stempera in tanti filoni diversi, testimonianza della volontà di fare evolvere la musica verso quell’hot italian swing che è una sorta di marchio di fabbrica programmatico, declinazione forse anche un po’ riduttiva rispetto alla somma di quello che si ascolta. L’iniziale “Firefly”, per esempio, esibisce un sontuoso tema chitarristico “circolare”, che lascia spazio, nel suo sviluppo, ad una parte più libera dove la ritmica tende a diventare groove trascinante. “Mafia Car”, con il clarinetto ospite di Giacomo Smith, assicura un abito swingante a patterns chitarristici che echeggiano il fraseggio di Pat Metheny. “I Caffè Di Oliva”, una delle composizioni più articolate e ricche di atmosfere diverse, alterna una cadenza di tango ad una lirica sezione condotta dal violoncello di Oscar Doglio Sanchez, che evolve in un lungo soliloquio latino della chitarra solista, per poi ritornare ad una malinconia ed immaginifica parte finale. Anche la conclusiva “Signor Noce”, unica a firma di Dario Berlucchi, pare scritta per evocare o sottolineare immagini cinematografiche: andamento lento e cadenzato, con il clarino, la chitarra ed il violoncello che si dividono il compito di dare vita ad un tema dalle ampie volute. C’è molto altro, naturalmente, e non mancano i pezzi che esaltano la velocità pirotecnica delle corde come “Beauty”, la ripresa di “Spaghetti Killer” dal precedente “Swing Avenue”, o la Break Fast dal titolo programmatico, così come i momenti più rilassati ed assorti, quelli dispensati dalla pigra “Lazy Wave”, dalla ebbra “Wiskey Valley”, o da un tema tanto semplice quanto toccante come “Stay”, che richiama certe melodie di Pino Daniele

Insomma, in mancanza di disaccordi, c’è quasi da perdersi fra questi accordi, ma il viaggio, sicuramente da raccomandare, assicura ogni volta approdi inediti e stimolanti.

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