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R Recensione

7/10

Lucia Manca

Maledetto e Benedetto

Se la radio passasse un brano di Lucia Manca, in questi ultimi brandelli d’estate, si confonderebbe l’artista salentina, per sound e ricerca melodica, con una delle fin troppo bistrattate voci femminili nostrane d’anni Ottanta: la Bertè, innanzitutto, ma anche Nada, o Marcella Bella, cogliendo il meglio di quel synth-pop che nasce con metodo cantautorale, e che almanacca sulle burrasche dell’amore (poi mi spingo in avanti / lasciandomi cadere con fiducia / ci sarà qualcuno ad afferrarmi). Maledetto e Benedetto è, pertanto, disco decisamente fresco, breve e trasognato, ben prodotto, capatina in quel suddetto, coloratissimo decennio, di neon, d’occhialoni e di voluminosi capelli.

C’è persino Battisti, naturalmente quello post-Mogol, che s’affida a turgide linee di basso, in Bar Stazione, o i lustrini dance dei Matia Bazar (Maledetto), che sempre negli 80s hanno vissuto, forse, il loro più felice momento. Accordi di “settima +” che pullulano, a dare sensazioni di sospeso, in lentoni d’atmosfera (Noi), che stavolta rimandano a climi pre-anni ’80. Moderna per drum muchine e verve elettronica, invece, una canzone come Basta chiedere (passerà / passi tu / passerà domani), che si intona con le più vicine influenze della Manca (Beach House), così come nel mesto dream-pop e nelle scalate di Al posto tuo.

E poi: l’energia che accomuna Lucia Manca alla Bertè più spudorata, affiora in uno dei pezzi che alzano il livello di Maledetto e Benedetto (Eroi), laddove si confutano affettuosamente anche due versi novecenteschi tra i più densi ed enigmatici di Montale, appena tredici parole da ispirare un libro (di Pratolini, Il quartiere): codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Poiché la Manca, al se ti chiedi chi sei, o se mi chiedi chi sono, o se ci chiedi chi siamo, replica che siamo tutti quanti degli eroi, nell’orgia di un amore luminosissimo e disinteressato, fatto di neon, occhialoni e voluminosi capelli. Ché, come dice nel brano calzante per ultimi brandelli d’estate, settembre mi ha sempre rubato qualcosa / e non puoi capire / quello che passa e non torna più

Maledetto o benedetto, non torna più.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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Cas 7,5/10
hiperwlt 6,5/10

C Commenti

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Cas (ha votato 7,5 questo disco) alle 8:34 del 14 settembre 2018 ha scritto:

Davvero una bella sorpresa. Ottima sensibilità pop, per non parlare dell'operazione riuscitissima di incontro tra tradizione new wave italiana e moderno synth pop (ci sento i Chairlift, qua e là). Insomma, a parte i pezzi più legati agli 80 italiani, adoro i synth irraggianti di "Basta chiedere", il trip-hop di "La radio", l'electropop espansa e cosmica di "Più giù", il crescendo dreamy di "Settembre"... Bravissima Matilde Davoli per il lavoro alla produzione.