A L'Ultimo Dissing

L'Ultimo Dissing

Poichè all'epoca il concetto di "bullo" era poco diffuso, Domenico Caputo veniva comunemente definito "una testa di cazzo". Negli anni, il ragazzone aveva ampiamente dimostrato di meritare quel titolo e sembrava intenzionato a conservarlo a lungo. Tra le sue mirabili gesta, oltre ad un gatto dato alle fiamme nella piazza del mercato e al tentativo fallito di rubare la statua del monumento ai caduti, si ricordano alcuni momenti assai meno folkloristici. Una volta, durante una partitella di calcio improvvisata in piazzetta, la palla superò la strada e arrivò non molto distante da alcuni bambini che giocavano attorno ad una panchina. Uno di questi - un biondino che non aveva ancora compiuto dieci anni - rispose al richiamo canonico ("pallaaa!"), ma anzichè passare il pallone al Caputo che stava accorrendo, lo superò con un buon pallonetto rispedendo la sfera direttamente in piazza. La testa vuota del Caputo indusse lo stesso a proseguire la sua corsa, raggiungere il biondino e appioppargli uno schiaffone a mano aperta così forte che avrebbe steso una mucca. Domenico Caputo ritornò soddisfatto a giocare a pallone, mentre il biondino perse l'udito dall'orecchio destro.

In un mondo dotato di senso della giustizia, una testa di cazzo come Domenico Caputo avrebbe meritato l'isolamento, il disprezzo pubblico, l'emarginazione sociale. Invece, poichè il mondo è popolato da uomini e gli uomini alla giustizia spesso preferiscono l'opportunità, il Caputo aveva una schiera di seguaci piuttosto nutrita, e anche chi - come il sottoscritto - non ne approvava l'epopea, si guardava bene dal contraddirlo. Oltre alla notevole prestanza fisica, il Caputo godeva infatti della protezione di suo padre, l'assistente capo Aldo Caputo. Aldo Caputo era solo un po' piu anziano e un po' più testa di cazzo, ma per il resto era uguale a suo figlio: prepotente, violento, sadico con i deboli e ossequioso con i forti. L'esempio paterno, aggiunto all'impunità da lui garantita, facevano di Domenico Caputo un piccolo boss. Il bersaglio costante di Domenico era Matteo Riccio, prontamente soprannominato "Ricchio" per alcune sue movenze vagamente effeminate. Caputo passava le sue giornate a sfottere Riccio, ma il suo passatempo preferito era colpirlo con il pallone da calcio. Se riusciva a prenderlo in faccia, magari dopo aver calciato la palla di collo pieno, saltellava di gioia tutto il pomeriggio, mimando il gesto e cercando l'approvazione del gruppo: "Avete visto che botta, bam!, cazzo com'è caduto, sembrava un birillo!"

Nel Settembre del 1996 lo strapotere sociale di Caputo raggiunse il culmine. La morte di Tupac Shakur aveva trasformato il quartiere in una piccola enclave del Bronx, avevamo incominciato a comprare jeans taglia 54, a salutarci con complicate combinazioni mano-pugno e a intercalare i nostri discorsi con quintali di "Yo", "Bro" e "Yeah". Caputo, ovviamente, era il Suge Knight della situazione: impartiva ordini, stabiliva gerarchie. Una sera arrivò al campetto, interruppe un match sanguinario di calcio a 5 e annunciò: "Fratelli, domani 'ste porte le buttano via e portano i canestri". Il troglodita aveva deciso di trasformare il nostro amato campetto di calcio in un campo da basket: lo aveva chiesto a suo padre (il quale aveva chiamato il sindaco, l'assessore e salcazzo chi altro) ed era stato subito accontentato. Il giorno dopo, si chiuse l'era delle camicie di flanella, dei Nirvana e del calcio "slogacaviglie" giocato con le Gazelle e si inaugurò quella dell'hip-hop, delle canotte smanicate e del basket. E se la millenaria tradizione calcistica italiana poteva giocare a nostro a favore, la scarsa dimestichezza con la pallacanestro fu subito evidente: partite di due ore chiuse con il risultato di 48 a 36, lingue mozzate a causa di patetiche imitazioni di Michael Jordan, il "terzo tempo" che sembrava una gara di mezzofondo. Domenico Caputo si imponeva in ogni gara, forte di un peso nettamente superiore e di una interpretazione del regolamento piuttosto libera ("ma che cazzo, è sempre fallo in sto gioco?"). Anche nei panni di Shaquille O'Neil aveva trovato il modo di tormentare il povero Riccio (che aveva la fisicità di Dan Peterson e le movenze di Jimmy il Fenomeno) con il solito menù a base di sgambetti, pallonate e sfottò. Un pomeriggio il povero Riccio ingaggiò un incauto corpo a corpo sotto canestro con Domenico Caputo, il quale decise di scrollarsi di dosso il piccoletto con un violenta ginocchiata sui testicoli. L'impatto fu così potente che tutti i giocatori si portarono entrambe le mani sul cavallo dei pantaloni, mentre il povero Riccio cercava disperatamente di riprendere fiato uscendo dal campetto in lacrime. Decisi di raggiungere Matteo, perchè mi faceva pena e perchè non avevo il coraggio di fare a botte con Domenico:

"Mattè, non puoi andare avanti così, devi reagire"

"E cosa faccio? Lo picchio?"

"No questo no, ma devi importi, devi almeno rispondergli"

"Eh sì, non è facile"

"Certo che lo è: guarda qua"

 

Rischiai: "Domenico! Ehi! Domenico!" - Caputo fermò il pallone tra le mani e si girò verso di me: "Capù, vattene affanculo va, pezzo di merda!". Caputo mi guardò stranito, poi scrollò il suo testone sudato e continuò a giocare. Non aveva nessuna voglia di litigare con chi avrebbe almeno provato a difendersi.

"Visto?"

Riccio non era molto convinto, mi rivolse uno sguardo pietoso e piagnucolò: "Vabbè me ne vado a casa va, mi sa che qui non ci torno più, tanto sta pallacanestro non fa per me, sono troppo basso."

"E cosa fai, resti a casa per il resto della tua vita? Quello abita di fronte a casa tua!"

"Non importa, leggo, ascolto la musica... a proposito, ma tu ce l'hai un bel disco hip-hop da prestarmi?"

Raggiunsi il mio zaino e tirai fuori il lettore cd con una compilation hip-hop inserita dentro: "Tieni, qua dentro c'è un po' di tutto: Notorius B.I.G., Dr. Dre, Snoop Dogg , Jay-Z". Gli brillarono gli occhi: "C'e anche Tupac?". "Sì, c'è "Hit 'Em Up", un dissing contro Notorius B.I.G.". "Cos'è un pissing?". "No Mattè, no pissing, dissing. Un dissing è un pezzo scritto da un rapper contro un altro rapper". Mentre parlavo lui aveva già un auricolare nell'orecchio, io presi l'altro: "Mettila". Non credo che Riccio avesse mai impartito un ordine con tanta fermezza.

 

"Hit 'Em Up" inizia con un giro di basso campionato da "Dont Look Any Further", brano scritto e portato al successo nel 1984 da Dennis Edwards dei Temptations, poi arriva Tupac e dimentica l'uso delle metafore:

"Non ho nessun fottuto amico/Ecco perchè mi sono scopato la tua puttana, grassone bastardo"

La "puttana" in questione è Faith Evans, moglie del "grassone bastardo" Notorius B.I.G. Poco dopo Tupac dedica un pensiero anche a Lil' Kim: "Lil'Kim vai a scopare in giro con veri gangsters porta via il tuo brutto culo dalla strada, fanculo la pace". Ma il vero bersaglio di "Hit 'Em Up" è Notorius B.I.G. Il 30 Novembre del 1994 qualcuno aveva rapinato Tupac a New York, lo aveva fatto sdraiare per terra e gli aveva sparato cinque volte. Tupac era sopravvissuto per miracolo e aveva subito accusato l'ex amico Notorius B.I.G. di essere il mandante:

 "Biggie, ti ricordi di quando ti lasciavo dormire sul divano / e pregavo una puttana di farti dormire a casa sua, hah. / Ora parli solo di abiti firmati, hai copiato il mio stile. / Cinque colpi non possono uccidermi li ho presi ed mi sono messo a ridere. / Ora sto per pareggiare il conto con il mio AK"

L'Ak è proprio quello lì, il signor Kalashnikov, ma più tardi Tupac indicherà un' altra arma con cui intende farsi giustizia ("Quando ho cominciato a parlare / te l'ho detto che era solo una questione / tra me e Biggie. Ma poi tutti hanno dovuto aprire la bocca / per dire la loro fottuta opinione. Bè, ecco il risultato: fanculo i Mobb Deep, fanculo Biggie / fanculo la Bad Boy sia come etichetta che come fottuto gruppo. E se siete affiliati alla Bad Boy / allora fanculo anche a voi ! Chino XL, fanculo anche a te ! Voi tutti figli di puttana/ fanculo anche a voi ! Tutti voi figli di puttana / fanculo, morirete lentamente / figli di puttana. La mia calibro 44 si assicurerà / che i vostri figli non crescano") e nel chorus consiglia ai suoi nemici di tenersi pronti ("Afferra le Glock quando vedi Tupac. Chiama i poliziotti quando vedi Tupac, uhh. Chi mi ha sparato ? Ma voi stronzi non mi avete finito. Ora state per provare la potenza della mia minaccia").

Al secondo chorus Riccio mise il cd in pausa: "Cos'è la Glock?". Io, ferratissimo: "La Glock è una pistola fatta quasi tutta in plastica, è diventata famosa perchè si pensava potesse ingannare i metal detector". Lui mi guardava affascinato neanche fossi Dio, in realtà ero solo uno che leggeva troppi libri. Fece ripartire il cd, mentre Tupac aveva lasciato la parola ai suoi amici Khadafi ("Faccio rapine insieme al mio gruppo, sparo e inquino il vostro quartiere con una Glock da 15 colpi puntata sulle vostre palle") e E.D.I. Amin ("Sei un copiatore di basi, un imitatore dello stile di Tupac. Te lo dico in faccia, non sei nient'altro che un falso"); sulla parte finale ("Non siamo altro che assassini e gente vera. Tutti voi figli di puttana lo sapete visto che i nostri dischi raggiungono il triplo e il quadruplo disco di platino") decisi di togliermi l'auricolare e di risvegliare Riccio dal suo stato di trance: "Figo 'sto pissing eh, Mattè? Te ne devo far sentire anche uno in italiano che è appena uscito, Dj Gruff che insulta il tipo degli Articolo 31...". Ma lui non mi ascolta più, si allontana a passo svelto con il mio lettore cd in mano e si gira verso di me solo per gridare: "Oh, te lo riporto eh!".

 

Invece non mi riportò un bel niente. Riccio sparì dalla circolazione insieme al mio lettore cd. Provai un paio di volte a cercarlo a casa ma sua madre mi disse che Matteo non aveva voglia di scendere. Passarono i mesi e la rivoluzione basket/hip hop si dimostrò un fallimento: i canestri erano distrutti, senza rete e con i tabelloni bucati da qualche idiota che provava a fare canestro con le pietre. Davanti ai tralicci dei canestri avevamo riposizionato delle porte da calcetto marce rubate da un parco pubblico. Avevamo ripreso le nostre partite di calcio, con l'unica differenza che nessuno voleva stare in porta perchè i goal rimbalzavano sui tralicci e colpivano di sponda i malcapitati portieri. Durante una di queste stanche partite (nessuno difendeva, tutti davanti alla porta avversaria a provare colpi di tacco, rovesciate e numeri che neanche Ronaldino avrebbe osato), si avvicinò al campetto un tizio di bassa statura che credetti di non conoscere: aveva uno sguardo da maniaco, la testa rasata e colorata come Dennis Rodman e un abbigliamento a metà tra un travestito durante il Carnevale Rio e uno psichiatrico evaso dall'ospedale. I pantaloni erano talmente grandi che il cavallo quasi toccava per terra, la canottiera rossa dei Chicago Bulls scendeva disordinata fino alle ginocchia, ai piedi aveva un paio di Reebok Pump che sembravano due astronavi e al collo, tra collane in finto oro spesse un paio di centimetri e pendagli giganti, troneggiava una sveglia così grossa da fare invidia a Flavor Flav.

 

Così vestito e con una faccia volontariamente incazzata, Matteo Riccio si avvicinò a Domenico Caputo e gli sputò in faccia il suo personalissimo dissing: 

"Guardami adesso, credi sia pazzo / ridi come un coglione però non fai un cazzo / io sono il migliore, il Signore, il tuo Dio / e non ti puoi muovere se non te lo dico io. Sei un povero stronzo, te la fai sotto / chiami sempre tuo padre / uno sbirro porco e corrotto / fai il duro, il figo, il balordo / e credi di farmi paura perchè quel ragazzino è sordo.

Sono venuto a cercarti, pezzo di merda / Sono venuto a cercarti, pezzo di merda / Sono venuto a cercarti, pezzo di merda / se non c'è tuo padre sei solo una frana / chissà dov'è quel cornuto / chissà se sa che sua moglie è una puttana"

La metrica era un po' sballata, e l'interpretazione vocale "a cappella" risultò un po' confusionaria, ma Riccio era incazzato come Tupac, e Caputo alla parola "puttana" accusò il colpo. Matteo ripetè il chorus un paio di volte ondeggiando la testa e sorridendo, poi si girò e tornò sui suoi passi. Domenico lo raggiunse alle spalle e lo prese dalla nuca, Riccio si girò e Domenico riuscì ad afferrare la sveglia che aveva al collo e a strapparla. Caputo aveva in mano la sveglia di Riccio, ma la reazione di quest'ultimo gli impedì ogni altra mossa. Il dissing, infatti, non era finito:

"Hai preso la mia sveglia / senti come fa click clock / adesso però ascolta bene / che bel suono farà la mia Glock"

Tutta la scena era stata surreale, ma quello che stava accadendo adesso superava ogni immaginazione: Domenico Caputo era immobile, a mezzo metro da Riccio che gli stava puntando in faccia quella che sembrava essere una pistola vera. Scese un silenzio terribile: dal balcone del terzo piano si udì una voce di donna: "Oddio, ha una pistola!", poi per una mezz'ora interminabile nessuno disse o fece nulla. In lontananza si sentivano delle sirene, e dopo pochi minuti arrivarono due gazzelle dei Carabinieri, ma nulla potè impedire la fine della nostra adolescenza.

Sul campetto di calcio il sudore si trasformò in lacrime: piangevano tutti, ex cestisti e calciatori, le mamme affacciate ai balconi, i passanti accorsi alle grida. Piangevo anche io, perchè mi sentivo responsabile. Piangeva Domenico Caputo, perchè quel pomeriggio, anche se la pistola era scarica, le sue certezze e la sua arroganza si erano disciolte nel rivolo di piscio che gli scorreva dai pantaloncini. Piangeva Aldo Caputo, che cercava da ore la sua Beretta 92 nei cassetti del comò temendo le conseguenze dell'omessa custodia. L'unico che non piangeva era Matteo Riccio, e dicono che non abbia pianto neanche quella volta in cui, anni dopo, rubò un'altra pistola e la usò per mandare al creatore il suo compagno di cella, che lo chiamava "Ricchio" e abusava di lui. Chissà se anche per lui aveva preparato un ultimo dissing.

C Commenti

Ci sono 11 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Marco_Biasio alle 12:37 del 25 settembre 2012 ha scritto:

C'è la diretta semplicità di Stefano Benni e il "riso tra le lacrime" di Gogol', la divagazione attinente, lo stile basso e funzionale e le spennellate di vividi dettagli. Se la storia è vera, impressionante la delicatezza e la strutturazione con cui l'hai raccontata, degna di un Max Collini (ci sono echi del climax di "Cioccolato I.A.C.P.", la scelta è voluta?). Mo' scrivi un libro però. Voglio essere il primo a comprartelo, e sono più che serio.

Sor90 alle 16:41 del 25 settembre 2012 ha scritto:

Giuro, sul finale ho sentito una stretta allo stomaco... Adoro il modo in cui la musica è la base per lo svoglimento delle storie e il tuo stile di scrittura è magnetico, impossibile staccare gli occhi dal testo. Grande!

hiperwlt alle 23:58 del 25 settembre 2012 ha scritto:

poco da dire, sei un talento puro secondo me. mai banale nell'architettura del testo, o fuori contesto dal vissuto reale in cui immergi chi ti legge. c'è, poi, sempre questo senso di giustizia (prevaricato, poi riconquistato spesso indirettamente) nei tuoi racconti, o di "consolazione" nella lotta di figure più deboli. piccoli riscatti sociali o tragedie ai margini, e altrettante ordinarie follie di un passato (anche) privato che rappresenti in modo sempre acuto, sensibile, spassoso!

gull alle 15:56 del 26 settembre 2012 ha scritto:

Oh my god

fgodzilla alle 16:27 del 26 settembre 2012 ha scritto:

Come direbbero nel tuo meraviglioso racconto " RESPECT"

fgodzilla alle 16:28 del 26 settembre 2012 ha scritto:

Ah pero' adesso ne vogliamo ancora .......e non mi dire che non c'e ne piu' ........

keolce alle 19:44 del 26 settembre 2012 ha scritto:

bellissimo racconto, bravissimo

fabfabfab, autore, alle 22:44 del 27 settembre 2012 ha scritto:

Grazie a tutti come al solito, siete troppo gentili.

Franz Bungaro alle 9:45 del 28 settembre 2012 ha scritto:

Mentre lo leggevo mi sembrava di vedere le immagini di un cortometraggio avvincente, con regia alla Sorrentino. Grandissimo, davvero!

Filippo Maradei alle 17:43 del 29 settembre 2012 ha scritto:

Eh sì, Fabio è davvero bravo bravo, ma non è una novità. Ricordo lo scritto di Some Girls Are Better Than Others - incredibile per come univa memorie evasive tra i banchi scolastici e capoversi musicali -, ricordo quello sul Dio della Giustizia, stupendo affresco-sdegno sulla 'civile' bestialità italiota (e anche lì un marchio infuocato, nel sottofondo, a scandire i versi di Virginia Rodrigues, altro acutissimo spunto musicale che ci viene offerto), ricordo la bellissima recensione sui Red House Painters, lì amore e musica connubio perfetto. E poi questo, altro piccolo gioiello piacevolissimo alla lettura, pesantissimo alla coscienza. E' vero, dice bene Marco, c'è del Benni tra le righe; e quindi sì, Fabio è bravo, bravo sul serio... ma anche noi che leggiamo e apprezziamo non siamo da meno.

Dr.Paul alle 9:39 del 30 settembre 2012 ha scritto:

avevo saltato questo articolo perchè non sapevo cosa fosse un dissing e la foto a corredo non mi ha incuriosito. non ho molta simpatia per i brotha yo yo everybody now yo! uno scritto spettacolare! dopo aver letto le prime righe non riesci a chiudere la pagina, un crescendo entusiasmante! la scena di un tizio che parla rappando-dissingando a cappella non riesco ad immaginarmela....è quasi comica, surreale al massimo. evidentemente è una realtà a me del tutto sconosciuta! cmq bravo bravo bravo!