Villagers
Becoming A Jackal
Il mondo è pieno di sciacalli, basta guardarsi intorno. E c'entra mica il famoso Carlos, il terrorista internazionale, questa è gente comune, rispettabile persino, che trae nutrimento, forza e ricchezza dalle disgrazie altrui. Predatori che non hanno nemmeno il coraggio di guardare negli occhi di coloro che uccidono. Che preferiscono trincerarsi dietro il proprio branco. E spingere un bottone, firmare un licenziamento, un documento bancario, un verbale di polizia, battere un martelletto sul banco della giuria o promulgare una legge. Tanto non è mai colpa loro. Il mondo è una jungla, un far-west, e non si scende mai troppo in basso pur di sopravvivere. Sapete qual'è la differenza fra uno di questi sciacalli e una puttana? Che la puttana quando sei morto smette di fotterti. E non parlo solo de “le jene negli stadi e quelle nei giornali”, come Battiato, che sarebbe il minimo. Ma anche nella finanza, nella politica, nella cultura, nella musica, ai piani alti o nell'ufficio accanto al tuo. Sono come noi, in mezzo a noi, in qualche caso siamo noi, come direbbe Frankie (poi la finisco con le citazioni, promesso).
Diventare uomini è un po' come diventare sciacalli, dunque, e viceversa. Anzi, troppo spesso è la stessa cosa. Bella l'allegoria scelta da Conor J. O'Brein, mente e voce dei Villagers, come tema di questa sua fiaba di formazione nello stile, tipicamente inglese, dei Carroll, dei Barrie o, meglio ancora, dei Roald Dahl. Uno spicchio di mondo antropomorfo inquadrato attraverso gli occhi di un adolescente che si appresta a perdere innocenza e verginità. Ad entrare nel mondo degli adulti. A diventare uno sciacallo, appunto. Un concept album più volte annunciato come una delle uscite più calde ed interessanti dell'anno in ambito brit e non solo. Il disco di esordio di una band, nata dalle ceneri dei The Immediate (da cui proviene O' Brien), gruppo molto apprezzato in patria (Irlanda) dissoltosi dopo un solo incensato episodio, che a poco meno di due anni dalla sua nascita e avendo all'attivo solo un ep, Hollow Kind del 2009 ha già avuto riconoscimenti importanti, suonando dal vivo nei maggiori festival europei e di supporto a gente come Tindersticks e Neil Young (fra gli altri).
Becoming A Jackal è un opera prima che sa perfettamente come mantenersi all'altezza di tali aspettative, delineando scenari raffinati e pensili che guardano ai vari filoni aurei del pop albionico (dai concept in stile sixties, a quello neo-sinfonico, dall'indie al twee fino a quello acustico e cantautorale) in modo, si, romantico e nostalgico, ma anche fantasioso, obliquo, surreale. Con un talento melodico di prima scelta e una mano deliziosamente esile e leggera negli arrangiamenti. Sia quando è ora di tratteggiare un pop barocco da veglia funebre (I Saw The Dead) suonato al lume di mille candele (come quelle accese da Kubrick nella famosa scena di “Barry Lyndon”), sia quando si lancia in affondi retro-pop come la sbrigliata e kinksiana title track (frammenti di vera poesia nelle liriche e un ritornello di quelli che non dimenticherete facilmente), sia che sembri fare il verso ai primissimi U2 via Arcade Fire (Ship Of Promises) per poi aprirsi in una cortina onirica e orchestrale, quasi barrettiana, sia che dissimuli una vena quasi smithsiana nel crescendo piangente di That Day. Ma tutto il disco è un susseguirsi di momenti riusciti ed emozionanti come la straziante The Meaning Of Ritual traiettoria impossibile fra Will Oldham e i Divine Comedy, il magone acustico (piano e chitarra) del cucciolo di sciacallo ormai rassegnato al suo destino che attraversa la città in autobus (la carogna della vita adulta lo attende al capolinea) in compagnia dei ventisette estranei del titolo (Twenty Seven Strangers), il passo sfumato e trottante dei Belle & Sebastian in The Pact, uno Scott Walker disegnato come caricatura in un libro per l'infanzia nell'accorata Pieces.
Perché, a voler essere ottimisti, in fondo ad ogni sciacallo c'è un bambino che non vorrebbe mai crescere e smettere di dare ascolto alla propria coscienza. Di fare la cosa giusta.
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