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R Recensione

7/10

Epic45

Weathering

Altri eredi dell'eden, transfughi di quel paradiso terrestre esplorato dai Talk Talk dei due album di fine carriera. Questo sono gli inglesi Epic45, ma anche viaggiatori al modo in cui lo sono stati esploratori del limine come i No-man di "Returning Jesus" (procedete all'ascolto di The Village Is Asleep, autentica vertigine dell'anima) o indagatori del crepuscolo come i Bark Psychosis (With out backs to the city è una ascesi suburbana). Una eredità musicale impegnativa dunque, quella ricevuta da Ben Holton e Rob Glover, che sa essere contemporanea pur se i modelli di riferimento brillano di una luce che proviene da ieri l'altro o da una sorgente ben più antica. Ma lo stato di sospensione a cui la musica degli Epic45 induce pone il frutto del loro lavoro quasi al di fuori del tempo stesso: le vibrazioni ondivaghe di Evening Silhouettes trapelano trame e evanescenze nella perfetta mimesi di Brian Eno. Altre perturbazioni sonore echeggiano anche di band che viaggiano in universi paralleli come Hood (il cui ex-membro fondatore Richard Adams collabora attivamente a questo “Weathering”), Faunts, Yellow6, Tram (da recuperare almeno il loro "A Kind Of Closure"), NoSound e persino Sigur Ros.

Si tratta di suggestioni mescolate fra loro che non diminuiscono il valore autoctono della proposta degli Epic45: il citarle non ha come obiettivo di ricondurre a tutti costi la loro esperienza a quella di altri. Si vuole piuttosto sgombrare la scena da dubbi e chiarire la scelta di campo fatta da Holton e Glover: "Weathering" è un album che viaggia ad altre velocità, che distribuisce la sua densità emotiva in modo e maniera da non far evaporare alcuna nota senza aver prima trovato profondo appiglio nei più intimi meandri delle sensazioni umane (sia negli ampi paesaggi strumentali sia laddove le liriche vengono decantate dagli amici Antony Harding dei July Skies e Stephen Jones dei BabyBird). Nessun wall-of-sound in senso stretto dunque, ma tutto il tessuto musicale è teso nella misura in cui le percezioni restano imbrigliate in uno stato di vigile allerta: la title-track è un sterminato tocco di maestria che mostra una vena creativa irrorata di sangue vivo e al cui cospetto ogni reticenza emozionale viene meno.

Ascoltare musica come questa e guardare il mondo che scorre attorno, su e giù da una scala mobile, fuori dal finestrino di un autobus, guardando le facciate dei palazzi come i volti di chi ti sfiora il cappotto, significa aprirsi ad una dimensione metafisica, in cui tutto assume una valenza filmica, acquisendo un qualche tratto poetico, senza il bisogno di andare a cercare apposite location al di fuori dalla propria realtà quotidiana. Di certo le ultime scene questo film spontaneo non potrebbero che essere scandite dalla conclusiva Washed up, così profondamente sigurrossiana, da far correre al parallelo con la Untitled #4 del gruppo islandese, chiamata chiudere il visionario Vanilla Sky diretto da Cameron Crowe. Gli Epic45 meritano la scoperta tanto del loro presente (appunto questo "Weathering"), quanto del loro altrettanto significativo passato, da quel “Secrets, Signs and Threats” che nel 2001 ha aperto questa loro danza lenta ma estremamente suadente. Una danza che conduce laddove immanenza e trascendenza si (con)fondono fra loro.

Una autentica perla di questo 2011.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 4 voti.
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C Commenti

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bill_carson alle 9:36 del 24 maggio 2011 ha scritto:

bella rece, stimolante

ascolteremo

4AS alle 15:11 del 27 maggio 2011 ha scritto:

Ho ascoltato già diverse volte "The Village Is Asleep" (veramente bel pezzo!), proprio vero: Hood + Bark Psychosis, e ciò mi invoglia ad ascoltare tutto il disco. Spero anche il resto sia soddisfacente.