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R Recensione

8/10

Marillion

Marbles

“The world's gone mad

And I have lost touch

I shouldn't admit it

But I have.

It slipped away while I was distracted

I haven't changed

I swear I haven't changed

How did this happen? […]”

“Il mondo è diventato matto

Ed io ne ho perso contatto

Non dovrei ammetterlo

Ma devo.

Mi è sfuggito mentre ero distratto

Ma non sono cambiato

Giuro che non sono cambiato

Come è potuto succedere? […]”

The Invisible Man

Ci sono voluti tre anni di lavorazione per dare a "Marbles" la forma voluta ostinatamente dalla band: l'album è stato frutto dei tanti preordini (circa 13.000) che i fan di tutto il mondo hanno fatto a partire da più di un anno prima della data di release date. Un atto di amore assoluto.

Un amore ripagato con altrettanto ardore, visto che con il senno di poi ci si può riferire a "Marbles" come uno dei più suggestivi affreschi dell'epopea dei Marillion. Il disco ruota intorno al tema delle situazioni della vita che possono far breccia alla pazzia: privazioni, frustrazioni, impossibilità di realizzare i propri desideri, incapacità di esprimere in senso pieno la propria anima, l'inattuabilità di soluzioni alternative per i gravi problemi che affliggono un mondo già impazzito di per sé. Tutto ciò sembra essere racchiuso già nell'iniziale "The invisible man", uno dei migliori pezzi di tutto il lavoro, che musicalmente sembra un incrocio strano (ma riuscito) tra le sonorità della "Darkness" di Peter Gabriel, i Massive Attack e i Pink Floyd di "Shine on you crazy diamond". “Invisibile” è dunque l'uomo comune che è trasparente nei confronti degli organi di potere, che negano, ad esempio, la possibilità di esprimere la propria volontà di fermare una guerra ben mascherata da operazione di salvataggio.

Completa invisibilità, allo stato puro. Nel corso dell'album, trovano posto le quattro parti della title track "Marbles" (vicine, per il loro mood melanconico, ai Coldplay di "Parachutes") che hanno lo scopo di creare un collegamento ideale tra le storie raccontate: c'è il tema ricorrente dell'aver perso le proprie biglie (quelle piccole sfere con cui tutti noi - con qualche annetto sulle spalle - abbiamo giocato da bimbi), come metafora della perdita dell'innocenza e, allo stesso tempo, della ragione. In inglese infatti, "perdere le biglie" corrisponde, né più né meno, al nostro "perdere qualche rotella". Il tutto è però avvolto da un rassegnato senso di tristezza, poiché ad un certo punto le biglie sono semplicemente scomparse, senza la coscienza di quando ciò sia realmente avvenuto. Siamo "cresciuti", quindi abbiamo perso le nostre belle biglie e abbiamo smesso di ricordarci di loro. Un bel giorno. O meglio un brutto giorno, così quasi all'improvviso. Questo album verrà poi ricordato per aver concesso ai Marillion di entrare nuovamente nella top ten inglese con un singolo, "You're gone", costruito su di una base percussiva programmata, ma imbellito da riusciti inserti chitarristici e da una maiuscola performance vocale di Steve Hogarth.

Per quanto mi riguarda, il disco continuerà a chiamarmi per nome utilizzando perle lucenti come la già citata "The invisible man", la maestosa  "Ocean cloud" (inspiegabilmente omessa dal CD reperibile nei normali negozi) e l’immaginifica "Neverland". Rispettivamente: quattordici, diciotto e dodici minuti. Della prima abbiamo ho parlato; la seconda è la colonna sonora per la narrazione della affascinante, ma drammatica, traversata atlantica realizzata dal navigatore Don Allum (a cui viene ovviamente dedicato il brano), caratterizzata da lirismi in pieno stile Camel e, ancora una volta, ricca di sfumature Floydiane, ma allo stesso tempo recupera (incredibilmente) alcuni fili conduttori con i Marillion era Fish di "Forgotten sons" (da quell’esordio, a suo modo, indimenticabile che risponde al titolo di “Script For A Jester’s Tear” del 1983).

Discorso simile per la conclusiva "Neverland", che considero l'azimut assoluto di tutto "Marbles" per la capacità di esprimere nel modo più compiuto possibile tutte le idee fondanti dei Marillion dell'era Hogarth e di aprirle ad una prospettiva sonora moderna, epica eppure equilibratissima. A fare compagnia (buona compagnia) a simili gemme ci sono poi un pugno di canzoni di spessore davvero notevole come "Fantastic Place" (che mi sembra ispirata alle ballad di Springsteen), "Don't hurt yourself" (il secondo singolo), che avrebbe potuto essere interpretata alla perfezione da Chris Isaak, "Angelina", "The Damage" (che suona come se i Radiohead si votassero al prog), "Genie" (che comincia piccola piccola e che pian piano prende aria e il volo), "Drilling holes", molto vicina a certe cose recenti dei Porcupine Tree, che pure ha contribuito al missaggio di alcuni brani.

Hogarth ha realizzato con "Marbles" il proprio capolavoro testuale e vocale, nella stessa misura in cui il suo omonimo (Mr. Steven Rothery) ha ritrovato il suo ruolo centrale di chitarrista solista e di fine autore di pregevoli assoli, anche al di fuori dei soliti cliché marillici. In generale, prima del 2004 solo "Brave" (1994) poteva essere posto, ad unanime consenso dei fan, ad un livello di tale maturità artistica. "Marbles”, è riuscito, con il senno di poi, a contenderne la vetta. Dave Meegan, il produttore, è riuscito ad ottenere quanto di meglio i Marillion avessero da offrire a oltre vent'anni dal loro esordio: selezionando con cura il tanto materiale registrato e assemblandolo con una sensibilità e una perizia unica, creando una versione ridotta (su singolo cd per i negozi) e una versione di maggior respiro (e significato). Ha davvero meritato il titolo onorario di “sesto” membro dei Marillion.

L'universo musicale è pieno di scalatori e di arditi alpinisti. I Marillion, invece, sono dei bravi funamboli e degli ottimi maratoneti. Equilibrio, determinazione, fiato lungo. Cosa pretendere di più da loro?

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rael 4/10
bbjmm 10/10
luca.r 7,5/10

C Commenti

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Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 12:19 del 22 novembre 2010 ha scritto:

Oh mamma Ste', grazie per questa splendida recensione: l'avevo prenotata io a suo tempo, salvo poi fare un passo indietro a causa dei troppi impegni personali che mi si stavano accavallando; sono contentissimo che l'abbia scelta tu, visto il modo con cui ne hai parlato, accuratissimo, pertinente al contesto storico e con grande trasporto emotivo. Il disco è una perla di rara bellezza che mi ha accompagnato nella vita privata per diversi anni, e addirittura c'è stato un periodo, durato circa un mese, nel quale lo mettevo quasi ogni notte prima di addormentarmi; e dici benissimo tu, "The Invisible Man", "Ocean Cloud" (questa è davvero d'antologia!) e "Neverland" le migliori, non solo dell'album ma proprio dell'intera lunga carriera dei Marillion, che continuo a preferire a primissimi (troppo progressive) con Fish alla voce. Ancora complimenti

Lezabeth Scott (ha votato 6 questo disco) alle 13:35 del 22 novembre 2010 ha scritto:

Marillion, mon dieu, très très demodè!

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 18:46 del 22 novembre 2010 ha scritto:

Molto, molto bello!

Senz'altro il miglior Marillion degli ultimi anni, soprattutto se paragonato alle due opere successive, quasi imbarazzanti al confronto e da me purtroppo acquistate sull'onda dell'entusuiasmo di questo ascolto. Mannaggia!. Tuttavia, senza voler far paragoni coi Marillion "fishiani" - ai quali, comunque, tendo a preferirli anch'io, ma non tanto perchè troppo progressive, quanto perchè troppo "genesisiani". Sebbene Misplaced sia da standing ovation - non raggiunge le vette insuperate del capolavoro "Brave".

Bellerofonte (ha votato 9 questo disco) alle 13:56 del 23 novembre 2010 ha scritto:

Grazie...

per questa perla.. disco di rara bellezza davvero!

skyreader, autore, alle 9:20 del 24 novembre 2010 ha scritto:

Il mio elenco...

Ci sono molti motivi per i quali ho amato (e amo) i Marillion.

Provo a fare un elenco, un po' stile trasmissione "Vieni Via Con Me":

• Perché ho conosciuto i Marillion che chissà Steve Hogarth dov'era e per me, all'epoca (un adolescente in vena decisamente prog ma senza troppa voglia di nostalgia per un’era, i seventies), hanno significato una spinta energica ed poderosa ("Fugazi", 1984, è ideologicamente una sorta di Progressive-Punk), molto decadente e poco conciliante con il romanticismo alla Genesis, qualcosa di unico in cui identificarmi e per nulla in continuità con la musica che girava attorno negli ‘80s;

• Perché pensavo (e non penso più) che Fish era un "puro" e che la sua poetica irruenta, tra sogno ed incubo, negli Anni '80 fosse l'unica via per trovare un aggiornamento di un suono che i vecchi dinosauri avevano scambiato, per un bel po’ di dollari, con un pop-rock elegante e soffuso (Genesis, ELP, Yes, ma anche molti altri, tranne i King Crimson);

• Perché pur volendolo sforzandosi di considerare superato il loro contributo, dandosi delle sonore testate al muro per auto-convincersi, io non ce la posso fare neppure oggi... una "Assassing", una "Fugazi", una "Forgotten sons", la prima metà di "Misplaced Childhood", l'incipit di "Clutching At Straws" mi ricambiano il sangue dentro le vene... Magari poi passo a sentire gli Wire, ma mentre ascolto quelle cose non sento bisogno d'altro;

• Perché ritenevo che l'eleganza formale di Hogarth non avrei potuto accettarla o sopportarla eppure in qualche modo fu il ripensamento di una carriera già consolidata, la totale rimessa in discussione di un nome, che mi diede modo di capire il coraggio di una band che non ha voluto fermarsi;

• Perché quando ormai pensavo che dopo il secondo album con Hogarth ("Holidays In Eden") la sua esperienza fosse conclusa ed era meglio se i Marillion smettevano, eccoti un capolavoro senza tempo "Brave", superiore a molti dei dischi con Fish (ma cazzo, non tocchiamo "Fugazi");

• Perché quando pensavo che, dopo "Brave", non ce l'avrebbero fatta fisiologicamente a concludere null'altro di buono, SUBITO "Afraid Of Sunlight", con le sue evanescenze per nulla prog, mi cullò l'anima;

• Perché "This Strange Engine" è sia il mio pezzo preferito in assoluto dalla discografia Marillica, sia un brano che vale una carriera ...anche se da il titolo ad un album poco più che discreto;

• Perché dopo che avevano perso l'anima in dischi come "Marillion.com" (o mamma che cazzo di titolo, pensai e penso) o "Radiation" (copertina orrida), piano piano ripresero contatto con "la base" e si rimisero a fare prima buona musica ("Anorkanophobia" aveva buone idee) e poi procedere alla grande con "Marbles" di cui sin troppo (poco) ho parlato;

• Perché “Marbles” non lo comprai subito e neppure lo ascoltai subito: verso i Marillion avevo perso ogni stimolo e c’era troppa altra buona musica attorno. Mentre invece quattro mesi dopo, quando finalmente lo ascoltai, ci ho convissuto praticamente ogni giorno, per molti mesi (facciamo almeno un anno), anche con i brani che magari non consideravo all’altezza di altri;

• Perché proprio quando ebbero archiviato “Marbles” e tutti parlarono male del successivo “Somewhere Else”, io rimasi trafitto da quel trittico di canzoni “Somewhere Else”/”A Voice From The Past”/”The Wound” che davvero sono sono fra le più belle pagine mai scritte dai Marillion (anche dal punto di vista testuale);

• Perché fino all’ultimo album in studio hanno saputo inserire pezzi da brividi (“This Train Is My Life”, “Wrapped Up In Time”);

• Perché dal vivo sono una live-band eccellente, senza essere preda di tecnicismi prog;

• Perché Steve Hogarth ama i Talk Talk (e si sente);

• Perché se i Marillion non ci fossero stati, non si potrebbe inventarli;

• Perché se i Marillion non ci fossero stati, il mondo musicale sarebbe stato più brutto;

• Perché con i Marillion, il “mio” mondo è stato più bello;

• Perché i Marillion sono esistiti due volte, e ogni volta hanno saputo rinascere avendo qualcosa o forse molto da dire;

• Perché un appassionato di musica, al di là dei gusti personali, DEVE conoscere i Marillion;

• Perché appartenere a questa musica e incontrarsi con altri che se la portano dentro, significa riconoscersi in questa sensibilità... che esula dallo stretto contesto musicale;

• Perché la loro parte di “Storia della Musica” i Marillion l’hanno scritta, in barba o mode o a démodé.

REBBY alle 9:46 del 24 novembre 2010 ha scritto:

Urca! Non c'era riuscito ancora nessuno, ma a questo punto non posso esimermi. Non ho mai ascoltato un album dei Marillon, solo sentito qualche pezzo sui media. Dovete capirmi, quando li sentii le prime volte, attorno alla metà degli anni 80, mi erano sembrati delle fotocopie dei Genesis, periodo con Collins alla voce per giunta.

Leggo ora che il mio approccio superficiale fosse

sbagliato e che oltretutto con la dipartita di Fish hanno preso poi una direzione diversa...Vabbè

che devo fare, provo con questo e con Fugazi (per

il periodo con Fish)?

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 10:52 del 24 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Fossi in te Reb, proverei direttamente con "Marbles" l'approccio ai Marillion e metterei un attimo da parte tutto il periodo-Fish: oltre che completamente diverso e del tutto estraneo ai virtuosismi prog-genesiani dei primi Marillion, è sicuramente un album denso, corposo, emotivo e anche piuttosto lungo, a cui va dedicato un po' di tempo. Per me è il loro più bello in assoluto, e già solo per questo merita di essere approfondito per primo

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 11:59 del 24 novembre 2010 ha scritto:

Wow Sky!

che dichiarazione d'amore..complimenti! E' molto bello quello che hai scritto, soprattutto per quello che dici "al di là" dei Marillion: condivido in pieno le tue accorate riflessioni sull'appartenenza e sulla sensibilità condivisa nell'ascolto della nostra bella musica! Condivido meno, invece, i tuoi entusiasmi sugli ultimi due lavori in studio dei Marillion che per me rimangono, oggettivamente, un bel pò indietro rispetto a Marbles (pur essendo, senza dubbio, due lavori di estrema classe..). Ti chiedeo, piuttosto, dell'epoca post Strange Engine, fino a Marbles, consigli qualcosa o è tutto prescindibile? @ Rebby: io partirei da Misplaced Childhood per l'epoca Fish e senz'altro da Brave per quella Hogarth..

skyreader, autore, alle 13:43 del 24 novembre 2010 ha scritto:

RE: Wow Sky!

Guarda parto con il dirti di riascoltare con i testi alla mano questi tre grandi brani da "Somewhere Else": la title-track, A Voice From The Past e The Wound. Usami questa cortesia personale: riascoltali e poi ne riparliamo.

Per il post-"This Strange Engine" e prima di "Marbles", il lavoro più 'pieno' è sicuramente "Anoraknophobia" (fra i brani imperdibili: This Is The 21st Century, When I Meet God, Quartz). Da "Marillion.com" assolutamente da recuperare l'immensa Interior Lulu (veramente eccelsa), l'eterea Go! e House (stranamente ricorda molto le sonorità care ai nostrani La Crus), mentre dal mediocre "Radiation", salverei sicuramente Cathedral Wall e A Few Words From The Dead. Insomma selezionatissimi singoli episodi. Se serve altro, fa un fischio...

rael (ha votato 4 questo disco) alle 13:39 del 4 dicembre 2010 ha scritto:

questi son veramente super datati_'

skyreader, autore, alle 11:00 del 6 dicembre 2010 ha scritto:

RE:

Ecco, mi chiedo se questa tua affermazione nasca da una conoscenza della materia ( i Marillion nello specifico) o da un tuo personale (pre)concetto di modernità. Personalmente trovo che i Marillion una band onesta che come poche altre nella storia della musica hanno avuto voglia, concretizzata in realtà, di mutar pelle di disco in disco, magari con alcune soluzioni non buonissime, però sempre in modalità evolutiva. Quindi dire "superdatati", mi impone di proporti alcune domande. 1) "Superdatati" rispetto a chi o a cosa? 2) Qual'é il tuo concetto di modernità? Sono forse moderni i, seppur bravi, The National o gli Interpol? Può forse anche il Brian Eno di oggi o di "Another Day On Earth" essere considerato ancora "moderno" rispetto al Brian Eno di "Before And After Science"? 2) Hai gli strumenti conoscitivi per capire quanto i Marillion del 1989 furono differenti da quelli del 1983, quelli del 1994 da quelli del 1989, quelli del 2001 da quelli del 1994?

As usual, se dici "A ME NON PIACCIONO" ci si può stare, se dici "SUPERDATATI", devi saper circostanziare, devi fornire elementi di confronto. Altrimenti la tua espressione cade, vana, nel vuoto.

incubus alle 0:41 del 15 febbraio 2011 ha scritto:

RE: RE:

Concordo in pieno con skyreader.E mi permetto di aggiungere: ma avete mai contato su quanti accordi si basano il 98% delle band attuali?

3-4...!! Se musica vuol dire far passare elettroni attraverso il trasformatore e pizzicare e/o pigiare meccanicamente qualche corda/tasto,allora sono super-datato io. E poi che cacchio vuol dire "troppo prog"? Si continua a dimenticare che ci dev'essere la tecnica alla base dell'estro. Caro "vecchio" Wakeman (a proposito di ispiratori),quante te ne han detto...

Utente non più registrato alle 16:10 del 26 marzo 2012 ha scritto:

I Marillion, insieme ai Twelfth Night (e altri, anche italiani), hanno avuto sicuramente il merito, oltre a quello d'aver prodotto buona musica, d'aver avvicinato o riavvicinato certo "pubblico" al genere progressive.

In quanto all'essere datati sono d'accordo con sky, quanti e quali sono i gruppi attuali, che possono realmente definirsi "moderni" anche nel senso di non "derivativi"?!

Pochi o nessuno, anche perchè qualunque gruppo, con pochissime eccezioni, ha avuto dei "punti di riferimento", delle "influenze".

rael (ha votato 4 questo disco) alle 11:14 del 27 marzo 2012 ha scritto:

VDGG tutti sono derivativi. tutti subiscono influenze, tutto cio' è fin troppo ovvio. Ci sono però gruppi che superano la prova del tempo e altri no. Dei Marillon cosa rimane oggi, nulla, chi li ascolta più? Chi ha vogli di rivalutarli? Nessuno! Guarda qui, hanno ricevuto 2/3 voti positivi e basta! Il silenzio più assoluto e non prliamo di un gruppo sconosciuto del sottobosco! La gente si volta da un'altra parte! Forse la colpa è del prog, un genere che oggi fa immane fatica ad entrare tra le grazie del pubblico (anche quello più attento).

Utente non più registrato alle 14:33 del 27 marzo 2012 ha scritto:

rael, mi dispiace, ma sono profondamente in disaccordo con te. Innanzitutto non è dalla quantità di messaggi che trovi su questo sito, o su altri, che puoi/si può valutare il seguito che ha un gruppo o un genere, senza contare, naturalmente il fattore "gusti musicali".

Ci sono molti dischi o gruppi, che almeno personalmente, trovo imprescindibili in una discografia che possa chiamarsi tale, ma qui non ne vedo l'ombra. Ciò, naturalmente, non ne pregiudica il valore, o quello che io gli attribuisco. Qui trovo delle recensioni (che spesso neanche leggo) di gruppi che a me piacciono, e magari lascio solo un "piccolo pensiero", o non lo lascio affatto, perchè non lo ritengo fondamentale farlo. Senza contare, naturalmente, la conoscenza che si ha di una determinata "materia".

Alle volte leggo di gruppi, magari bravi, di cui si parla di più, magari gridando al miracolo, ma che poi scopri fare cose già sentite e risentite.

Infine, penso che il progressive, che ha dato tantissimo alla storia della Musica, sia forse l'unico genere (ma anche il jazz) che si sia in qualche modo "rivalutato" e messo al passo con i tempi.

Naturalmente, questa è la mia visione personale, che può non essere la tua o quella di altri; ma io ho sempre preferito ascoltare la musica mentre "nasceva", prima d'ascoltare quella prodotta oggi, ed in cui ritrovo immancabilmente, anche nei gruppi migliori, cose che sono già state suonate una trentina d'anni fa, e che magari il mercato non ha premiato come meritava.

Potrei farti i nomi di molti gruppi, ma diventerei troppo lungo...

rael (ha votato 4 questo disco) alle 15:46 del 28 marzo 2012 ha scritto:

Io invece credo che anche i piccoli particolari, nella vita, possano essere indicazione di consenso. Anche un sito coome questo può dare importanti indicazioni, anche perchè non è l'unico, un po' ovunque è cosi, tranne che nei blof-prog ovviamente. Non è sicuramente frutto del caso il fatto che le recensioni prog siano quelle meno seguite, è un genere invecchiato molto male, forse, non so, ma è così! Questi sono dati oggettivi e non opinabili.

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 18:10 del 28 marzo 2012 ha scritto:

VDGG, concordo sul giudizio dell'album, ma sul progressive siamo distanti anni luce: figurati che per me è il genere che meno è riuscito a tenere il passo dei tempi... e forse è proprio per quella sua natura implicitamente barocca e antica che, tradotta in suono, è completamente all'opposto nelle intenzioni e nei risultati delle ultime proposte musicali (di quasi tutti i generi, per me). E' un genere che segnava sicuramente progresso (ma va? ) ma che guardava profondamente al passato, alla classica per le suite e l'uso allargato di strumenti, e soprattutto attingeva a un mondo favolistico che adesso è marcito insieme a quello reale. Dispiace, ma il prog è morto, e toccherà solo ricordarlo bello com'era.

Utente non più registrato alle 20:20 del 28 marzo 2012 ha scritto:

Rael e Filippo, non so che genere di musica ascoltiate e quali gruppi, ma vi basterebbe ascoltare i migliori gruppi in circolazione, per capire che dentro la loro musica di Prog ce nè eccome. Probabilmente senza questa fondamentale influenza, non esisterebbero neanche...

P.S. L'interesse e l'influenza per la musica classica non è il tratto caratteristico di tutti i gruppi Prog, così come non lo è quello "favolistico".

Cmq buona Musica anche a voi.

Totalblamblam (ha votato 2 questo disco) alle 23:16 del 28 marzo 2012 ha scritto:

RE:

chi sono questi migliori gruppi in circolazione? qualche aiutino per orientarsi? effettivamente molto progressive è entrato nelle band metallare odierne: il metal progr delizia delle delizie

Utente non più registrato alle 0:56 del 29 marzo 2012 ha scritto:

RE: RE:

stoke ti sei in parte (ma solo in parte) risposto da solo; su quel versante poi ci sono band che hanno smesso di fare metal, e si sono avvicinate a territori molto Prog.

Ma, ad essere sicero (se hai fatto caso al mio nick), faccio molta fatica a rispondere (laddove sia necessario e utile, soprattutto) a chi non apprezza i Van Der Graaf Generator...

Totalblamblam (ha votato 2 questo disco) alle 13:28 del 29 marzo 2012 ha scritto:

RE: RE: RE:

continui ad essere reticente...butta giù sti nomi (i migliori gruppi in circolazione tu scrivi...) e affari miei se i graf non mi entusiasmano più di tanto, non sono gli unici!

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 11:41 del 29 marzo 2012 ha scritto:

Mi intrometto, perchè qui si tocca un (mio) nervo scoperto..

Caro VDGG sta attento che qua rischi di combattere miseramente contro i mulini a vento! Scherzo ovviamente..il punto, molto serenamente, è che, lo ribadisco con ferma convinzione, se andiamo ad ascoltare gran parte, per non dire tutte, le proposte musicali contemporanee (mi riferisco alla scena rock e derivati) pagano debito col passato. Punto. Il rock (in tutte le accezioni che volete: folk, psych, elettro, pop, hard, indie...) ha già detto/inventato tutto quello che doveva dire e ha smesso di farlo almeno dal 1975 o giù di lì. Di questo sono intimamente convinto (e VDGG che mi conosce bene lo sa) e l'ho già più volte detto anche in questo sito. Ma il punto è un altro: si può ancora produrre ottima musica: ovviamente sì. Molto semplicemente, o banalmente se volete, questo è quello che conta per me. E i Marillion, nonostante qualche passaggio a vuoto, lo fanno ancora. Nota a margine: permettetemi, ma trovo sia un pelo pedante e lezioso, oltre che generico, "etichettare" il genere prog(rock), anche quello dei 70, come quello dei barocchismi e delle fiabette nelle foreste incantate, delle avventure nella Terra di Mezzo...fortunatamente non è stato solo quello dai. Accanto a Yes e Genesis, c'erano Van Der Graf e King Crimson; in Italia dividevano il palco la PFM e le Orme, assieme magari ad Area e Perigeo, suvvia..

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 12:45 del 29 marzo 2012 ha scritto:

Beh ma la componente favolistica del prog era viva eccome! Non dico fosse l'elemento portante - e neanche riguardasse tutti i gruppi prog - ma in band come i Caravan, i Camel, i Genesis, i Gentle Giant, la stessa PFM, Locanda delle Fate (e tanti altri) è pressoché impossibile non rintracciare il fiabesco nell'immaginario concept-musicale tra fiati, mellotron, synth e quant'altro; che poi non dev'essere un fattore di riduzione o banalizzazione; tutt'altro, custodiva quel tratto quasi medievale, suggestivamente arcaico, che ha impreziosito molti lavori. Perché dovrebbe sminuire il genere? Così come l'aggettivo "barocco", che per me trova spazio comodamente in quasi tutte le produzioni progressive, proprio perché il prog è stato per antonomasia un continuo lavoro articolato sui suoni.

skyreader, autore, alle 13:33 del 29 marzo 2012 ha scritto:

UN ALTRO PROG

E’ la parte tronfia del progressive (quella barocca, favolistica, romantica, medievaleggiante per dirla in stereotipi), quella parte stra-imitata da eserciti di cloni – anche italiani – con voci plasmate su quella del Gabriel che fu, ad essere invecchiata male. Questo è stato il "Progressive classicamente inteso" o meglio il "Progressive classicamente FRAinteso". Ma il progressive è stato ANCHE molto altro. Il Progressive è stato anche il Canterbury, il Rock In Opposition, l’Avant-Prog: è stato quello dei National Health, degli Hatfield & The North, dei Soft Machine, dei Matching Mole, degli Henry Cow, degli Art Bears, degli Egg, dei King Crimson oltre il primo album, dei Nucleus, dei Van der Graaf Generator, di Frank Zappa (ad esempio quello di "Grand Wazoo" per capirci), degli Area e di molti altri… Questi artisti, nel periodo dell’emergenza del Punk e del post-punk, sono divenuti dei riferimenti che hanno dato vita a incredibili fusioni alchemiche, come gli essenziali This Heat (se non li conoscete, impegnatevi a farlo), gli incredibili Cardiacs, gli Univers Zero. Non tutto quello che si è ispirato al Progressive (dopo la fine della sua età dell'oro) è stato una scopiazzatura dei Genesis di Gabriel, di Emerson Lake & Palmer, Jethro Tull o Yes. Anche esempi più o meno recenti come Landberk, Oceansize o Amplifier, mi sembrano sideralmente distanti da tutto ciò eppure così intimamente "progressive", in un senso più spirituale che stilistico. Lasciate stare le aberrazioni prog-metal… ecco, molte delle band prog-metal traggono davvero spunto dal "peggiore" prog, riproponendo barocchismi e virtuosismi… Quando penso ad un aggiornamento del "vero" spirito progressive penso davvero a ben altro. Solo a titolo esemplificativo non ho dubbi nel dire che i Radiohead di "Kid A" siano ben più progressive di un qualsiasi disco dei Dream Theater. Le ottime proposte della Kscope Records mi pare che riescano a dimostrare che esiste anche una via "moderna" di essere "progressive", senza passare per i soliti stantii riferimenti musicali.

Francamente il giudicare l’importanza di un gruppo da quanto la "stampa trendy" si occupa di loro è qualcosa che non si può nemmeno commentare. Oppure da quanti riscontri riceve una recensione: molti lettori, anche di SdM – per limiti di età o per altre ragioni – magari neppure hanno mai sentito i nomi che ho tirato in ballo in questa replica. Per non parlare di alcuni basilari "classici" del Progressive come "Pawn Hearts" dei Van Der Graaf, "The Lamb Lies Down On Broadway" dei Genesis, "Tarkus" degli ELP, "Close To The Edge" degli Yes... non così desueti e meritevoli dell’oblio, mi pare. Ma non c’è problema (al limite peggio per chi non ha trovato tempo e voglia per provare anche quest’emozione): capisco che persone molto giovani preferiscano vivere il loro tempo o il decennio –facciamo anche due decenni - immediatamente precedente all’inizio della propria esperienza di ascolto, per sentirsi "nel presente", per avere un senso di appartenenza con il loro tempo. Non c’è nulla di male in ciò: l’importante è che poi non si convincano dell’idea che il "Progressive" sia stato SOLO un ingombrante stile caratterizzato da una musica sinfonica e barocca, giustamente morta prematuramente. Questa ideologia macina-sassi, lesiva della musica in generale (stessa cosa vale per chi esaltato dall’esperienza dei primi Seventies ha condannato l’immaturità del Punk, la sua impreparazione strumentale, la sua inconsistenza musicale), tende veramente ad azzerare le differenze. Il Progressive ha anche rappresentato una rottura di schemi almeno in riferimento a ciò che esisteva nei tardi Sixties: cosa che incoscientemente ha fatto il Punk e più coscientemente il Post-Punk, un decennio d’anni dopo. E’ ovvio che quarant’anni dopo debbono essere ben altri gli schemi da infrangere (ammesso che ne siano rimasti ancora).

Conosco dei ragazzi di 16-18 anni che mi hanno detto non solo di non farcela a vedere film in bianco e nero, ma neppure film risalenti al precedente millennio. Mi dicono: "ma vuoi metter con un film in 3D"?? Ora pensate a quanti capolavori del Cinema si perderanno. Ecco in musica con le nuove generazioni è iniziato un processo analogo.

Ricondurre i Marillion, dopo l’uscita di Fish (e l’ingresso in formazione di Steve Hogarth), ancora alla rievocazione storica della teatralità gabrielliana è un altro errore dettato dal proliferare di luoghi comuni. Io nella recensione ho provato a spiegarlo, forse non riuscendoci. Talmente è cambiata la geografia sonora dei Marillion (fondanti sono i riferimenti a Talk Talk, Sylvian, The Church, Radiohead), che a mio avviso avrebbero dovuto cambiare nome. E se il grande pubblico indie ha snobbato gli ultimi tre-quattro album dei Marillion, bé mica è detto che ciò sia riconducibile allo scarso valore che questi avevano – potrei provare a palesarvi che non è così – e che ciò sia segno che la grande massa dei giovani indie-listeners sia così capillare e attenta o semplicemente vogliosa di colmare le proprie lacune. In generale per me vale il discorso che uno può anche decidere di non includere un gruppo, o determinati dischi nel proprio bagaglio conoscitivo, vista l’enorme mole di musica che offre la Storia della Musica: l’importante è che poi non dilaghino giudizi su cose mai ascoltate, indipendentemente a quale genere esse appartengano. Io sono sempre stato enormemente critico nei confronti del Prog stereotipato (ma anche della New-Wave stereotipata, della continua rivisitazione dei Talking Heads): spesso ho individuato un parallelismo fra la vicenda di un certo prog con quella di un certo post-rock. Ma da qui a dire che è tutto de derubricare come precocemente invecchiato mi pare che ce ne passi. O almeno prima buttiamo dal finestrino qualche ingombrante luogo comune… Dunque c’è UN PROG che è brutto ed invecchiato e c'é sicuramente UN ALTRO PROG che è uno splendido quarantenne…

Utente non più registrato alle 14:38 del 29 marzo 2012 ha scritto:

Mi unisco senza alcun dubbio agli interventi del mio amico swansong e sky (complimenti anche per i gruppi che hai citato); Stoke se lo leggerai, troverai anche alcuni gruppi che avevo in mente anch'io. Tranquillo, la mia non è reticenza, ma solo il non volermi dilungare in inutili e sterili discussioni, che non portano da nessuna parte; solitamente si rimane caparbiamente attaccati alle proprie convinzioni (lo faccio anch'io, eh!). Sicuramente quello che vale è conoscere il più possibile la materia, per poi esprimersi: a te i VdGG non ti entusiasmano, per me sono il gruppo preferito (ti faccio anche notare la "faccetta" in chisura, che voleva naturalmente intendere ironia). Ai gruppi giustamente citati da sky, potrei magari aggiungere i Doves, Elbow, Mars Volta, Dredg, Anathema, naturalmente i Porcupine Tree (e i vari progetti di Sua Maestà Steve Wilson), i Crippled Black Phoenix, i Paatos, i gruppi svedesi un pò in generale, ecc. In Italia i Finisterre, Fonderia, c'erano i grandissimi Deus Ex Machina, ecc.

P.S. La "pesantezza" di certe contaminazioni con la classica, ci può stare, per quanto riguarda l'aspetto "favolistico", a me personalmente, non ha mai dato fastidio, anche perchè spesso metafora del "reale".

Totalblamblam (ha votato 2 questo disco) alle 14:45 del 29 marzo 2012 ha scritto:

l'avevo capita l'ironia della faccina hehhe il canterbury di solito salva tutto il progr LOL gli elbow no fanno cacare di brutto più della cantante rossa e sigur messi insieme

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 16:56 del 29 marzo 2012 ha scritto:

Carissimi VDGG e Skyreader..che dire avete detto tutto voi. Mi inchino al vostro dotto ed entusiasta citazionismo (anzi adesso prendo il blocchetto degli appunti e prendo nota di qualche gruppo che mi è sfuggito..dopo facciamo i conti VDGG!). A Filippo, che stimo moltissimo e che dai commenti e dalle recensioni che scrive ben si capisce l'alta qualità dei suoi ascolti oltre che la competenza, dico solo che la mia, naturalmente, non voleva essere una critica, ancor meno nei tuoi confronti, ma una (amara) riflessione sul qualunquismo che, spesso, ci porta a snobbare, l'ascolto di un determinato gruppo solo perchè fa prog o fa metal. Le etichette, sebbene a volte servano per restringere il campo, non mi sono mai piaciute. Difatti, condivido la (paradossale?) boutade di Sky sui Marillion e sul fatto che, quasi, avrebbero dovuto/potuto cambiare nome tanto è marcata la svolta stilistica della loro musica dagli esordi ad oggi..ed ecco perchè NON condivido invece chi, aprioristicamente, vero Rael? vero Stoke? giudica i Marillion et similia "datati". Ma che vuol dire? Potrei essere d'accordo, forse, se nel 2012 continuassero a riproporre l'ennesima rivisitazione di Garden Party, ma adesso no, sono (tutt')"altro". Analogho discorso potrebbe farsi, per esempio, con gli Anathema: scommetto che ci sono in giro migliaia di potenziali estimatori che manco ci provano ad ascoltarli perchè li credono ancora un gruppo doom metal. Se poi aggiungiamo, e chiudo, che dal 23 (storico e fornitissimo negozio di dischi a Pd) "A Fine Day to Exit", loro immenso capolavoro, è "etichettato" (nel vero senso della parola!) come "ottimo disco di doom metal", cosa posso concludere? Che prima di vendere, o giudicare, si dovrebbe, magari, "ascoltare"...buona musica a tutti!

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 17:09 del 29 marzo 2012 ha scritto:

RE:

No ma figurati Swans, quale critica. Per quanto mi riguarda è solo (e sempre) una questione di gusti: lo snob che dici tu lo avverto, è vero, ma per quanto mi riguarda è dettato solo da un unico, semplicissimo, fatto: i gruppetti prog degli ultimi anni e il prog-metal in generale - tolti forse i soli Pain of Salvation - mi fanno cagare, e manco poco. Su molti dischi siamo in totale sintonia, lo sai, ma il prog è la mia croce e delizia, inutile trovare un punto di accordo. Ognuno avanti per la sua strada e i suoi ascolti.

Totalblamblam (ha votato 2 questo disco) alle 23:05 del 29 marzo 2012 ha scritto:

no swan sbagli io i marillion non li considero datati o meno! mai piaciuti e basta. e comunque progr e metal si erano già uniti nel 71 72 quando lemmy diede i suoi pugnali a emerson per le sue sceneggiate live

rael (ha votato 4 questo disco) alle 10:58 del 30 marzo 2012 ha scritto:

Rimango sconcertato da tanta ingenuità, e non riesco a capire se questa possa essere sincera o mascherata! Davvero credete che la gente non commenti i dischi prog per limiti di età?

Davvero si crede che qui nessuno abbia mai sentito i Cardiacs? o i This Heat? E i Matching Mole poi (senza contare il prog classico di Yes, Genesis, Graaf...)? "Le persone molto giovani vogliono vivere il loro decennio?" Ma se queste persone giovani non hanno esitato a rivalutare tutto quello che è nato 20-25-30 anni prima di loro tranne il prog ci sarà uno straccio di motivo? Se i Doors e i Love sono adorati dalle giovani generazioni e il prog no ci sarà un motivo? se i Magazine, i Kraftwerk e i Cure sono amati dalle nuove generazioni e il prog no ci sarà uno straccio di motivo? Se Brian Eno, i DNA e i vari Dylan, Buckley, Young sono amati dai giovanissimi e il prog no ci sarà un motivo o sono tutti ignorantoni che non hanno mai ascoltato gli Yes o i Marillon? Suvvia non inganniamo noi stessi con la solita solfa del: "ignorantelli ascoltate i dischi prima di giudicare". Anche un sito come questo (che ripeto e sottolineo non è l'unico) è sicuramente un termomentro di rara precisione!

Mars Volta, Dredg, Anathema? Ma Dio ce ne scampi e liberi!

Swansong dà la stoccatina con: "vero rael? vero stoke(d)"?, ma sarebbe stato più corretto dire: "vero per gli altri 250 utenti che puntualmente non si cagano le recensioni prog e simili?". Tranne Filippo Maradei che merita una bella sviolinata non si sa perchè! Il prog non è snobbato aprioristicamente, sono tutti più svegli (colti e intelligenti ) di quanto pensiate_'

Utente non più registrato alle 14:14 del 30 marzo 2012 ha scritto:

RE:

Guarda rael se a te e ad altri tot di persone non piace o non interessa il Prog o le ultime tendenze ad esso collegate, personalmente me ne faccio assolutamente una ragione, che problema c'è. Se hai provato ad ascoltarlo e non incontra i tuoi gusti, pazienza, non succede nulla.

Mi sfugge, semmai, cosa piace a te, piccolissima curiosità leggittimata anche da una certa acredine che si può scorgere nei tuoi interventi.

In uno degli interventi sky giustamente dice: "se dici "A ME NON PIACCIONO" ci si può stare, se dici "SUPERDATATI", devi saper circostanziare, devi fornire elementi di confronto. Altrimenti la tua espressione cade, vana, nel vuoto".

Quindi???!!!...

L'unica cosa con cui non sono d'accordo con sky e swansong è l'eventuale opportunità di cambiar nome ai Marillion. Probabilmente se facessero ancora musica come la facevano anni fa, sia i detrattori sia gli estimatori, li stroncherebbero anche solo per questo motivo. Lo stesso discorso dovrebbe a maggior ragione, valere per (ad es.) gli Anathema o gli ultimi Opeth. In questi casi, a me pare, la differenza con i lavori precedenti è molto più netta. Ma è solo un cavillo...

rael (ha votato 4 questo disco) alle 10:34 del 31 marzo 2012 ha scritto:

A me piace quasi tutto, sono abbastanza curioso. Ho circostanziato abbondantemente, se ti può far star meglio prendi la mia come una statistica e basta, ma è una statistica inconfutabile, credo di poter dire! Inoltre non c'è nessuna acredine, ma spero tu comprenderai che sentirsi dire "i This Heat se non li conoscete impegnatevi a farlo" è un atteggiamento di una arroganza e supponenza senza pari, e che giunge da una voce assolutamente non qualificata_'

skyreader, autore, alle 17:28 del 31 marzo 2012 ha scritto:

Io invece non comprendo che modo è quello di basare la propria percezione su cosa gira nella testa e nel cuore delle persone, solo in base a quanti feedback riceve una recensione o su quante pagine (web o cartacee) un disco riceve… Molto pop/folk anni ’70 è stato riscoperto da nuove generazioni, ma solo in virtù del pressing fatto dalla stampa che decide quando un revival è trendy e quando invece è da nerd. La musica non esiste solo in virtù di come se ne parla e di quanto se ne parla. La musica esiste nel momento che esce su un supporto e viene suonata dal vivo. Ho spesso conversazioni con persone che hanno una ventina di anni meno di me e in loro trovo non una maggiore ignoranza (non travisare per forza i significati), ma semplicemente una diversa prospettiva della storia della musica. Una prospettiva tutta sbilanciata dalla sovrapproduzione che offre il “presente” da almeno una quindicina d’anni a questa parte: ciò speso induce a preferire non perdere un colpo delle nuove uscite piuttosto che recuperare qualche perla del passato. Non si trova il tempo di farlo. Amare i Battles e ancora prima i Cardiacs, i This Heat, i Magazine (tre tra i miei gruppi preferiti in assoluto: e della loro discografia sul nostro sito troviamo la sola recensione di “Deceit”: quindi seguendo il tuo filo logico, Rael, da ciò cosa ne dovremmo dedurre? Che questi artisti meritano un oculato oblio?) e ancora prima i National Health, i Soft Machine, gli Hatfield & The North significa accettare l’importanza delle “tradizioni alternative” interne al Progressive. Significa amare il Progressive (quello autenticamente Progressista, non quello derivativo). Non ti basare solo su quello che leggi on-line pensando che ciò di cui non è scritto semplicemente non esiste o non è meritevole di essere trattato. Se un disco non è conosciuto è sempre un fattore di mancanza di (opportunità di) conoscenza… A me non me ne frega un accidenti se una mia recensione non riceve mezzo commento: di certo non scelgo dischi e principalmente non scrivo nella speranza di ricevere commenti. Ciò non vuol dire che le mie parole non vengono lette. E mi piace pensare che là fuori c’è qualcuno che magari conoscerà un disco grazie alle mie parole, anche senza sentire il bisogno di esprimersi. Un disco non esiste in virtù di ciò: non vivo questo delirio esistenziale che neppure determinati artisti vivono pur avendo il loro nome su un cd. Ma che modo è implorare il cielo di liberare il mondo dall’esistenza di gruppi con un ampio (e principalmente attento) seguito come Mars Volta, Dredg, Anathema: questo è un tuo problema di intolleranza, prima che di qualsiasi altra natura. Ti senti forse frustrato in termini consapevolezza, conoscenza, intelligenza? Non è forse il tuo modo di esprimerti che ti relega in un limbo che si manifesta in questa tua affannosa ricerca di essere spalleggiato da chi non si è espresso con la tua stessa (arrogante) modalità, attribuendo al loro silenzio un significato diverso e a sostegno del tuo pensiero?? Essere giudicati da una persona così, "l’uomo dalle statistiche inconfutabili", che non spara a zero su gruppi, dischi e persone (e che neppure risponde ai post che non gli vanno a genio, vedi quelli ad inizio dei commenti su questo disco), ha un che di comico…

Comunque, no, oggettivamente non trovo alcuno straccio di motivo per cui band come Henry Cow, Soft Machine, National Health, Hatfield & The North, Egg non debbano trovare almeno lo stesso spazio che ricevono le ristampe di Doors, di Beatles, di Beach Boys… ma i motivi sono ben chiari e hanno poco a che fare con i veri gusti dei ragazzi o con la qualità intrinseca della musica. Ho comprato cinque riviste di musica al mese per un pacco di anni, e gli unici articoli retrospettivi sui Can li ho letti solo in occasione dell’uscita del “Can Dvd” e delle ristampe in SACD ad inizio 2000…

Riguardati.

rael (ha votato 4 questo disco) alle 10:54 del 2 aprile 2012 ha scritto:

"mi piace pensare che là fuori c’è qualcuno che magari conoscerà un disco grazie alle mie parole", anche a me piace pensare di avere una relazione con Angiolina Jolie, ma io non sono Brad Pitt. E lo accetto. Ognuno può farsi i suoi castelli di sabbia in testa, tutto è lecito. Per questo dicevo di prendere le mie parole come una mera statistica, anche perchè è una statistica che tutti possono verificare rapidamente (senza tante vane chiacchiere).

Prima i ragazzi d'oggi non apprezzano il prog perchè vogliono vivere il loro tempo, io faccio notare che tutti i vecchi gruppi (ma proprio tutti) sono stati rivalutati dai giovanissimi tranne il prog, e ora la colpa è delle riviste trendy che non nominano i gruppi prog.

Che dire, ci rinuncio, la colpa è sempre degli altri o del tempo, o della trendytà!

Parli di articolo retrospettivo sui Can del 2000, hai ragione, quando mai i Can hanno avuto bisogno di articoli per essere rivalutati o amati dalle nuove generazioni? Mai, praticamente mai, tutte le cose tedesche sono prese in grande considerazione dai giovanissimi: Can, Neu, Kraftwerk, Gottsching, La Dusseldorf, Harmonia, Cluster, forse un pochino meno i freak tipo Amon Dull o Tangerine dream, ma voglio dire tutti sono amati dalle nuove generazioni tranne le cose prog, per me questa cosa è significativa e anche molto! per concludere, sai meglio di me che il silenzio e l'indifferenza sono quasi sempre più assordanti di un mucchio di parole_' regards

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 12:43 del 2 aprile 2012 ha scritto:

Sottoscrivo "col sangue" le parole di VDGG e Sky...checchè tu ne dica caro Rael, saranno non volute e mi scuso, ma dai tuoi commenti traspaiono eccome molta arroganza, superficialità ed indisponenza, mi dispiace, ma il tuo modo di dedurre i motivi per cui il prog sarebbe una musica o un genere finito e/o datato mi lascia proprio intendere quanto ti ho appena detto. E poi non ci hai ancora illustrato quali sono i tuoi ascolti, perchè non fai i nomi? Scusa che penseresti allora se un tuo artista preferito, magari da te recensito, non ricevesse commenti? Fossi al posto tuo, magari, mi dispiacerei del fatto che (apparentemente) non susciti interesse fra gli utenti, certo non che, allora, sarebbe un artista "datato"! Insomma il tuo ragionamento fa acqua da tutte le parti, mi spiace ma è così. Leggere poi che "sentirsi dire che "i This Heat se non li conoscete impegnatevi a farlo" è un atteggiamento di una arroganza e supponenza senza pari, e che giunge da una voce assolutamente non qualificata_'", e non (voler?)capire che quello era un invito all'ascolto ed il fatto di averlo preso come un attacco personale, beh denota una ben marcata predisposizione all'ostilità, piuttosto che al dialogo ed al confronto costruttivi...

Lezabeth Scott (ha votato 6 questo disco) alle 15:57 del 2 aprile 2012 ha scritto:

Uno spettacolo: disco progghe, commenti progghe. Solo Storia può. Vi amo ragazzi.

Utente non più registrato alle 13:04 del 3 aprile 2012 ha scritto:

Approfitto di questo scambio di vedute, per comunicare ai quei "pochissimi interessati" l'uscita della riedizione dei 2 dischi dei Matching Mole con inediti e alternate takes... Pensare che nel '72, i concerti francesi dei MM erano al fianco dei Genesis...che tempi fantastici...

bbjmm (ha votato 10 questo disco) alle 17:19 del 21 ottobre 2012 ha scritto:

Grazie per la bella recensione. I Marillion sono sicuramente tra gli DEI della musica e oggi più che mai uno dei pochissimi gruppi che da speranza all'ARTE e che tanti gruppi dovrebbero studiare. Davvero sorprendenti!