Merz
Moi et Mon Camion
Conrad Lambert è un polistrumentista inglese, che ha esordito nel 1999 con lo pseudonimo Merz a firma dell’omonimo album. Un buon lavoro di folktronica, quello dell’esordio, che valse a Conrad il più che meritato plauso di critica e colleghi. Ma bisogna aspettare ben sei anni per avere nuovamente notizie di Merz, che nel 2005 pubblica il secondo album (“Loveheart”) e un EP (“Silver Tree”), entrambi per l’etichetta indipendente “Gronland”. In quell’anno l’artista si ripresenta al pubblico con un songwriting raffinato e maturo, tanto che “Loveheart” in molti dei suoi picchi artistici sfiora i contorni del capolavoro.
Questo “Moi et Mon Camion” del 2008, pubblicato ancora per la “Gronland”, da un parte conferma e dall’altra rafforza il talento del musicista inglese. Un album dalle atmosfere talvolta malinconicamente dolci, altre volte più cupe, in cui Merz riesce nell’impresa di far convergere tonalità e generi musicali differenti, dosando bene gli ingredienti e mantenendo un tono complessivamente pacato e sobrio.
È così possibile scorgere le variazioni in tema folk, dalle armonie americane della title-track, che apre l’album, alle sonorità celtiche delle conclusive “No Bells Left To Chime” e “The First And Last Waltz”; il pop che diventa catchy in “Lucky Man” o che si dipana in un frullatore jazz-country-blues in “Call Me”; le sonorità che si fanno oniriche in “Silver Moon Ladders” e ipnotiche in “Shun”. Spunti interessanti si possono cogliere negli arpeggi di chitarra di “Presume Too Much” e di “Cover Me” che tessono trame sonore repentinamente dissolte dal clapping di “Lucky Man”, che divide i due brani; nelle venature funk di “Shun” che si snoda su un tappeto di elettronica, con crescendo finale dagli accenni psichedelici; nelle orchestrazioni di “Malcolm” che riescono nell’intento di mantenere la sobrietà che fa da filo conduttore in tutto l’album.
Tra i brani migliori sono sicuramente da citare i brani folkeggianti più vicini alla tradizione britannica che non a quella americana, come “No Bells Left To Chime”, “The First And Last Waltz” e “Silver Moon Ladders”, con quest’ultima che avrebbe potuto trovare posto tranquillamente in “In Rainbows” dei Radiohead.
Nel complesso questo “Moi et Mon Camion”, sebbene non raggiunga i picchi di “Loveheart”, rappresenta un lavoro di buona fattura. Merz riesce nell’impresa di innestare alla perfezione su un pop-folk di base tonalità e generi musicali differenti, dosando bene gli ingredienti e mantenendo un tono pacato e sobrio.
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