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R Recensione

6/10

Papaye

Tennis

I Papaye sono un trio math rock di Nantes specializzato in musica noise tropicale. Già, perché i Papaye riescono sempre a sciroppare il rock con sapori caldi, ed estivi, come in questo secondo LP. Se nel primo fortunato “La chaleur” avevano compiuto indagini preliminari sul math rock, costruendo accordi dissonanti in una cornice di grande sperimentazione tecnica, con “Tennis” giungono ad una ulteriore maturazione del frutto, presentando un lavoro omogeneo e saporito, con sferzate noise e derive post; un sound che prende in prestito dai Deerhoof la stravaganza, da Captain Beefheart lo sperimentalismo e dagli Hella la voglia di far baccano. I francesi dicono che il loro math rock sia il migliore al mondo, segno evidente di una testarda grandeur che stenta a volersi confrontare con gli altri, ma è innegabile che la scena experimental rock d’Oltralpe negli ultimi anni sta facendo notevoli passi in avanti, con progetti interessanti e valide strategie di comunicazione e promozione.

Sarò forse scontato e semplicistico ma quando si parla di math rock penso sempre a “Tonto” dei Battles, un pezzo talmente originale ed affascinante che i confronti si fanno obbligatori. E dunque, diciamolo subito: in “Tennis” ogni pezzo ricorda i Battles ma nessuno li raggiunge. In realtà, ad un esame più attento, i Papaye hanno riproposto le strutture del precedente “La chaleur”, variandole di poco, senza fare un decisivo passo in avanti. L’introduzione di “Tennis” è affidata alla dissonanza di “Peut-être si”, ma il succo del discorso, ovvero la cadenza matematica della sezione ritmica, sta tutto tra “Moquette miroir” e “Sparrows and pigeons”, con alcuni punti di notevole fascino come “La maturité” e “Totally indeed”.

I brani non superano quasi mai i due minuti cosicché sembrano più degli accenni strumentali che non delle vere e proprie operette. Loro sono rapidi ed essenziali, come nel tennis; riducono all’osso il rock per proporre rapidi flash fotografici che certamente diventano incendiari nella dimensione live. Ma ascoltare questo disco con un impianto hi-fi risulta un’esperienza trascurabile, dunque si rende necessario un terzo disco per poter dire se quello dei Papaye è un semplice scopiazzamento math o se dietro di loro si cela qualcosa di più.

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