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R Recensione

8/10

Melt Banana

Bambi’s Dilemma

Ci hanno sempre detto che fare il rock è una cosa da uomini. Siamo sempre stati abituati a vedere suonare il rock e, successivamente, i suoi derivati più estremi, esclusivamente da uomini. Quando è sorto il movimento noise, i suoi massimi rappresentanti sono stati esclusivamente uomini. Bene: è tempo che questo predominio cessi di esistere, perché fare casino non è più una prerogativa maschile. O almeno, questo è quello che pensano i Melt Banana. In questo caso, l’articolo determinativo maschile plurale è una piccola finezza, in quanto il gruppo è guidato dalla grande vocalist Yasuko Onuki che, da sola, fa più rumore di una decina di gruppi metal messi assieme, magari con un’asfaltatrice scassata in sottofondo.

La loro è una carriera di tutto rispetto, iniziata nel 1992 a Tokio, quasi per gioco. Da allora, è stato un continuo prolificare di EP ed album veri e propri (fra i più riusciti, lo split realizzato con i Locust, “Scratch On Stitch” del 1996 e “Cell-Scape” del 2003, vere e proprie bombe sonore), fino ad arrivare a diventare il nome di punta del noise-core (un intruglio esplosivo di noise e hardcore metal).

Nel 2007, a due anni di distanza dall’ultimo “13 Hedgehogs”, il gruppo del Sol Levante fa uscire il nuovo lavoro, “Bambi’s Dilemma”, diciotto nuove canzoni nel nome del pogo e del più sfrenato divertimento in stile rock’n’roll. Pezzi che, seppure divertenti, caciaroni e ballabili – nonostante tutto il rumore prodotto – denotano, compositivamente parlando, una nuova e insperata maturità, nonché una maggiore attenzione verso un suono più tecnico e severo, con drumming più precisi e solidi inserimenti di synth elettronici.

I brani del lavoro si muovono, chi più chi meno, tutti sullo stesso piano di potenza: come nella migliore tradizione del trio, non si registrano cadute sonore e stilistiche, grazie alla perfetta alchimia sussistente fra i membri della band e, se vogliamo dirla tutta, anche alla incosciente pazzia insita in ognuno di loro, che li spinge sempre al limite del decente (e dell’accettabile).

E così si parte a girare, in questa giostra allucinante che rappresenta “Bambi’s Dilemma”: l’avvio è sicuramente scoppiettante, con il riff dal sapore punk che apre “Spider Snipe”, brano veloce, fluido e scattante che veleggia fra licenze metal (da notare il lavoro frenetico del lillipuziano Agata Ichirou) ed ispirazioni noise. O ancora la dinamica “Blank Page Of The Blind”, introdotta da un abbaiare furibondo, che diviene un pretesto per rovesciare sui timpani dell’ascoltatore una filastrocca nonsense, pesantemente debitrice del sintetizzatore, decisivo nel rendere il tutto più frenetico ed incisivo. Senza dimenticare un colpo di genio come “Cat Brain Land” che alterna un cantato portato all’esasperazione con sospetti gorgoglii a 64 bit. Ma non mancano anche episodi più tranquilli e ragionati, che vanno a braccetto con le solite, intense sfuriate del gruppo: la lunga strumentale “Type: Ecco System” è un esempio. Sembra di assistere ad un personalissimo revival della wave anni ’80: i riff cattivi e diretti sono supportati da un tappeto elettronico di loop antiquati e filtrati, accompagnati a loro volta da un persistente scampanellio. Sembra quasi una bonaria presa in giro, e la sensazione aumenta quando partono le note di “The Call Of The Vogue”. Quella che potrebbe essere una ballata in stile country-folk alla Decemberists (la chitarra acustica è praticamente identica) si distorce, dopo una manciata di secondi, in un vigoroso brano noise-core, dominato in lungo ed in largo dall’ugola micidiale di Mrs. Yasuko.

La reale potenza di questo disco si esprime però nel giro di cinque brevissime composizioni, che non superano mai il minuto: da “T For Tone”, assordante trasposizione noise di un classico videogioco di azione, alla simile “Slide Down” – che ne appare quasi un completamento –, per virare su “Lock The Head”, un frammento hardcore punk di straordinaria efficacia e di incredibile frenesia (fa un po’ effetto sentire una furibonda singer urlare a ripetizione “Wake up, wake up, wake up!”) e su “One Drop, One Life”, l’ennesimo assurdo nonsense, per poi finire con l’elettronica balbettante, ancora una volta in stile nipponico, di “In Store”.

E i Melt Banana regalano ancora una volta delle perle, sia acusticamente che umoristicamente parlando: “Dog Song”, dove i tre si mettono letteralmente ad abbaiare e a latrare, dopo aver inscenato un’ingenua filastrocca infantileggiante, merita sicuramente il premio per l’inventiva. Si chiude alla grande, con una fra le più belle canzoni mai scritte dai giapponesi: “Last Target On The Last Day” sembra ambientata su una navicella spaziale, grazie ad un riuscitissimo contrasto fra atmosfere misteriosamente eteree ed una voce robotica, priva di emozione e profondità.

Ennesimo album, ennesimo centro: questa è la conclusione che calza a pennello a “Bambi’s Dilemma”. È la riconferma che i Melt Banana possono essere amati od odiati, ma sono indiscutibilmente fra le proposte più allettanti dell’attuale scena musicale. Ancora una volta, il lavoro di squadra – e che squadra! – ha fatto la differenza: questo è un disco senza pretese, che forse può risultare fastidioso ai timpani di qualcuno… ma solo a chi non ha seguito i dettami dei nipponici: cazzeggio & entertainment, with love. E pochi pensieri per la cervice.

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 4 voti.
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gogol 6/10
REBBY 5/10
LUN 9/10
motek 5/10

C Commenti

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LUN (ha votato 9 questo disco) alle 2:15 del 17 aprile 2008 ha scritto:

Si ma...

... Agata è un maschio.