Ventura
Ultima necat
Omnes feriunt, ultima necat. Tutte feriscono, lultima uccide (riferito alle ore che passano). Il motto di Seneca il Retore rimbomba ancoroggi negli scritti nichilisti e in certa filosofia neostoica. I Ventura, band elvetica formata da Diego Göhring al basso, Michael Bedelek alla batteria e Philippe Henchoz alla chitarra e voce del gruppo (qui è là troviamo pure la live guitar di Olivier Schubert), ci avvertono subito: «Questo album è stato registrato con una filosofia egocentrica depressiva, con un sacco di trucchetti e di sovraincisioni». Il genere di Ultima necat è prettamente rockettaro, tra inclinazioni post ed echi noise, ma in ultima analisi risulta più vicino allindie rock dei dEUS o al lo-fi dei nostri Yuppie Flu. Un disco che conserva un evidente apparato melodico ma che non è solare, nel quale poco spazio viene riservato alle aperture. È tutto un susseguirsi di incandescenze rock, con repentini cambi ritmici e un cantato disseminato di rabbia ed improperi.
Diciamolo subito: lepisodio più felice del disco è Body language, un perfetto brano di rock europeo. Distorsioni affascinanti, batteria infuocata, mood malinconico e la voce di Henchoz che sembra quella di un bambino deluso. About to despair, Little wolf, Nothing else mattered e Intruder, che costituiscono il primo tempo del disco, sono molto simili tra loro e non fanno che fissare nella mente dellascoltatore lo stile Ventura, un rock sano e rabbioso, organico e compatto, senza alcuna concessione ambient, senza la tipica dilatazione ritmica di band come Sigur Rós ed Eluvium. La seconda parte di Ultima necat comincia con la lunghissima prosodia di Amputee, un pezzo studiato per creare unalchimia particolare di accenti vocali, accordi in croce, bassi portentosi e batterie velocissime. I dodici minuti di Amputee formano quasi un percorso a se stante, proprio perché confutano quanto detto sinora: allorché il brano sembra chiudersi, ecco partire unappendice strumentale tipicamente post-rock fatta di sospensione, e un senso di instabilità ci pervade, unattesa di suoni fervidi, unincessante rincorsa ai BPM della batteria. Corinne, Very elephant man e Exquisite & subtle ripercorrono la strada iniziale, con un indie rock potente e chiassoso, ricacciando indietro ogni aspirazione post, semmai invadendo a volte i territori del punk.
Ultima necat è il terzo disco degli svizzeri ma va detto che il frontman Philippe Henchoz, col moniker The Sinai Divers, ha pubblicato lanno scorso un disco solista intitolato Elders, molto più acustico delle sue produzioni di gruppo. Questa terza prova dei Ventura è convincente ma sinceramente credo che non apporti alcuna aggiunta di valore al post-rock continentale. Chiamiamolo post-rock anche se post-rock non è.
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