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7/10

SØLYST

Sølyst

Dopo una miriade di collaborazioni (tra cui quella con Klaus Dinger nei La! NEU?) e lavori con i Kreidler, eccolo qua, il tedesco Thomas Klein, in forma smagliante al suo esordio solista. E proprio come in “Tank”, album di questo marzo 2011 della sua tedeschissima band, pure in “Sølyst” troviamo rimasugli del “going black under the skin” in versione “going kraut under the skin” e il mantra ipnotico, la danza circolare, la reiterazione che serra la mascella e proietta verso altri lidi, si fa ancora più intensa e ridondante.

Anche qui il fascino suggestivo dei sintetizzatori laminati e degli abbellimenti elettronici ha degli stretti legami con quell'elettronica che parte dai Kraftwerk, fa una pausetta (vedi Cluster) e vira decisa verso Monolake. Ma SØLYST non si limita a ricalcare le sonorità del suo gruppo madre, e aggiunge percussività tribali che conferiscono un ritmo indigeno e afro alle sue soluzioni (non per niente nel sito della Bureau B il disco viene descritto come “tribal dub krautrock”, anche se di dub nel senso comunemente inteso ha poco). Il risultato è un piccolo sortilegio per una psiche affaticata dagli stress quotidiani, con momenti più rilassati, fatti di ritmi acquosi e leggeri alla Gala Drop (“Melville”, “A Sward Of Nereids”) ed altri più tesi, in cui una percussività da Re della Giungla impreziosita da synth carichi di enfasi fa da padrona (“Hoorn Of Plenty”, “Kelpie”). E così si procede come sonnambuli, in un dormiveglia protetto, ammaliati dal drumming magico di Klein, che tra atmosfere morbide, sonorità decisamente kreidleriane e profumi di una natura dal fascino mistico (“The Isle”), ci trasporta verso un finale deliziosamente trascinante e cupo (“Cape Fear”), cullati da un piacevole sonno fatto di ombre e luci e corredato da echi e puntelli tecnologici (“Dim Lights”).

L'esordio solo soletto di Thomas Klein è il lavoro di un autore navigato con un'esperienza non indifferente. Il suo drumming deve tanto alle patate e ai kraut(i) quanto agli scenari indigeni e primitivi dipinti dal suo estro. I Can sono dietro l'angolo, ma anche la giungla. Quale ambiente migliore per un ipotetico amoreggiare tra i Kreidler e i Gala Drop, dove “Sølyst sarebbe il figlio perfetto?

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