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R Recensione

10/10

Kraftwerk

Die Mensch-Maschine

I Kraftwerk sono stati la band più importante del Novecento, superando di gran lunga, in originalità ed inventiva, mostri sacri come Pink Floyd e Beatles. Sono stati essenziali perché hanno sintetizzato la tradizione musicale antecedente, da Bach a Stockhausen, e, dopo un blitzkrieg nel mondo del rock, hanno dato vita al suono nuovo: l’elettronica. Nella storia dell’uomo non c’è stato secolo più cangiante del ‘900. Il mondo agricolo è diventato industriale, la cultura popolare è diventata arte, le necessità quotidiane sono diventate accessorie, gli stati sovrani si sono affrontati in duello e poi amorevolmente abbracciati, i sessi hanno rotto le catene, le ideologie hanno dato il meglio e il peggio di loro, la cultura ha vissuto momenti di profondo buio ed apici di florida magnificenza. Tutto e il contrario di tutto. I quattro geni di Düsseldorf hanno pensato bene di mettere in musica questa società tecnologica e mutevole portandola all’estrema e logica conseguenza: la disumanizzazione.

Die Mensch-Maschine” è un capolavoro proprio per questo. Le note sprigionate non provengono più dagli strumenti ma dagli apparecchi elettronici, sostituitisi all’uomo perché migliori, più razionali, privi di umore ed istinto, più dinamici. “Die Roboter” è la fredda poesia di automi in movimento solenne, adunata di uomini-macchina pronti a muoversi in coro. “Spacelab” è invece il laboratorio spaziale dove i robots costruiscono ex novo le proprie appendici: nel nostro caso apparecchiature di sintesi sonora, sintetizzatori vocali e drum machines. Tutto è nuovo qui, inascoltato, moderno, talmente moderno da apparire futuristico. “Metropolis” vagheggia di città in fermento perenne, con automobili volanti e palazzi automatizzati, una città in cui l’urbanistica non è né caotica né tantomeno a misura d’uomo ma incentrata sulla produzione. Si capisce benissimo che gli esseri umani hanno fatto il tempo loro: adesso è tempo di passare il testimone alle macchine.

Con “Das Model” entriamo nel discorso culturale – e citazionistico – che vuole oggetti, arti e persone quali meri prodotti di consumo, in un’economia che crea bisogni per assecondare la sua sete di crescita, una società che fagocita i suoi prodotti per produrne di più appetibili. D’altronde, “Neonlicht” è la malinconia analogica di chi guarda la città occidentale invasa dai neon come una serie di luci folgoranti che riempiono gli occhi di brillanti; in questa traccia lo stupore verso il nuovo mondo suscita un’asmatica ansia sul futuro stesso delle vite umane, riducendo le nostre prospettive a funzionali richieste della macchina madre. Infine la title-track esalta in un fondamentalismo senza eguali l’uomo-macchina, mettendolo sull’altare del Duemila, simulacro di una razza superiore che ha creato sulla Terra la perfezione tecnologica e che può quindi fare a meno della perfezione di Dio. Al pari dell’elogio v’è la critica: difatti la nuova razza è al contempo semiumana perché ha perso i caratteri fondanti la superiorità tanto ostentata.

È grazie ad onorevoli personalità come Ralf Hütter, Florian Schneider-Esleben, Karl Bartos e Wolfgang Flür che la musica di oggi è ancora viva e vegeta, ricca di stimoli e contaminazioni, pronta a nuovi e sconosciuti incontri, libera. “Die Mensch-Maschine” ha aiutato il mondo a non privarsi di nulla, a credere nel progresso tecnologico e nel raziocinio, ma ci ha anche allertati sui pericoli derivanti da troppa automazione. Se davvero si vuole una generazione di uomini migliori, bisognerà saper fondere sviluppo ed umanità, scrupolo e volontà, produzione e solidarietà.

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Voto degli utenti: 9,2/10 in media su 32 voti.
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lev 10/10
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target 9/10
Teo 10/10
Suicida 10/10
REBBY 9/10
tecla 9,5/10
Lepo 10/10
B-B-B 9/10
Vatar 10/10
Cas 9,5/10
PehTer 10/10
Vito 8/10

C Commenti

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synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 0:24 del 15 marzo 2011 ha scritto:

se non si danno 5 stelle a questo disco, allora non si danno a nessun disco!

synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 0:33 del 15 marzo 2011 ha scritto:

(però etichettarlo come synthpop o technopop mi sembra una forzatura bella rece comunque

galassiagon (ha votato 7 questo disco) alle 11:40 del 15 marzo 2011 ha scritto:

Meglio Trans Europe di questo che trovo spesso troppo leggero. Ma i Kraftwerk sono spesso troppo leggeri, peccato che non siano stati più arditi.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 19:56 del 15 marzo 2011 ha scritto:

RE:

non sono leggeri sono "superficie" come un quadro di mondrian o malevich...non cercano la penetrazione cubista

Dr.Paul (ha votato 10 questo disco) alle 13:45 del 15 marzo 2011 ha scritto:

discorgasmo!! 10 secco, non serve argomentare!

lev (ha votato 10 questo disco) alle 18:52 del 16 marzo 2011 ha scritto:

RE: discorgasmo!! 10 secco, non serve argomentare!

ah si si eh! ah si si!

mendustry, autore, alle 19:23 del 15 marzo 2011 ha scritto:

Non sapevo davvero sotto quale etichetta metterli. Technopop mi sembrava la più giusta perché in fondo l'hanno coniata loro...

Dire che i Kraftwerk dovevano essere più arditi è, a mio avviso, una bestemmia...

synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 20:07 del 15 marzo 2011 ha scritto:

RE: Non sapevo davvero sotto quale etichetta metterli

Direi che "electronica" è proprio la categoria di Kraftwerk e Jarre, l'accezione originaria del termine. "Elettronica" invece per me è solo un aggettivo qualificativo, genere femminile, numero singolare

benoitbrisefer (ha votato 10 questo disco) alle 20:32 del 16 marzo 2011 ha scritto:

Ok, non si sta nemmeno a discutere, di fronte a questo monumento teutonico anche Hegel e Schopenhauer si troverebbero d'accordo!!!!

galassiagon (ha votato 7 questo disco) alle 22:46 del 16 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Invece si discute. Se l'impianto elettronico è innovatore, sono le composizioni che non sono secondo me ardite.

Pacatamente, sottovoce.

Non prendetevela.

synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 22:59 del 16 marzo 2011 ha scritto:

RE: RE:

non ce la prendiamo, ma se dobbiamo discutere facciamolo cosa dovrebbero avere di più ardito brani come Robots e The Model?

galassiagon (ha votato 7 questo disco) alle 14:34 del 17 marzo 2011 ha scritto:

RE: RE: RE:

The Model è un brano agghiacciante per bellezza e decadenza, ma di altro all'altezza non trovo nulla. Scusate. A me mi esaltano cose tipo Metal on Metal, li veramente sento qualcosa di inaudito!

Ciao pizza 150

lev (ha votato 10 questo disco) alle 23:08 del 16 marzo 2011 ha scritto:

chissà, forse non saranno ardite, ma sono praticamente perfette.

TheManMachine (ha votato 9 questo disco) alle 14:39 del 18 marzo 2011 ha scritto:

In questo disco c'è tutto un discorso sulle macchine e la musica, su come si possa produrre musica attraverso le macchine per esprimere sentimenti certamente umani. Un capolavoro, certamente.

synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 15:41 del 18 marzo 2011 ha scritto:

il fatto è che a discutere di questo disco si finisce per dire cose (evidenti) che han già detto tutti (è per questo che è difficile farne una recensione godibile, ed è per questo che facevo i complimenti a Francesco). In particolare: io non c'ero nel '78, ma ascoltando questo disco non fatico a credere a chi, assistendo in diretta a questo ascolto, l'ha percepito come "musica aliena, che non si era mai sentita" (credo siano parole di Derrick May, ma non ne sono sicuro). La prima rivoluzione i Kraftwerk l'han fatta con Autobahn, ok, ma qui ce c'è una seconda non meno importante. La forma-canzone si semplifica, si scrolla di dosso una certa raffinatezza ambient e diventa più fruibile. Diciamo che fino a TEE c'erano tutti i presupposti per le evoluzioni lato ambient, ma a partire da questo Man Machine (e includo anche Computer World, di cui si parla sempre poco ma che per me è una bella conferma ) si creano i germi per la techno di Detroit e il pop elettronico. Cioè, in pratica per tutti gli anni '80. Forse ascoltare oggi Robots non rende tutto ciò, ma ai tempi deve essere stato un botto clamoroso.

galassiagon (ha votato 7 questo disco) alle 22:37 del 18 marzo 2011 ha scritto:

ma questi elementi nuovi non 'erano già tutti in trans europe?

synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 23:07 del 18 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Direi di no, le movenze di TEE sono molto più dilatate ed implicite. Qui tutto è diretto, lampante, di immediato assorbimento. Non è più solo musica d'ascolto. Qui ci sono veri e propri ritornelli, ragazzi. Le canzoni sono compatte e decise. Il pop è vicino. Non è ancora esattamente qui, ma è molto vicino.

galassiagon (ha votato 7 questo disco) alle 0:28 del 19 marzo 2011 ha scritto:

vabbeh ascolterò più attentamente , ciao

mendustry, autore, alle 18:05 del 20 marzo 2011 ha scritto:

E' vero... l'essenzialità di questo disco sta nel fatto che la musica elettronica diventa volksmusik, ovvero musica popolare, in una nuova accezione che non prevede più che le radici culturali provengano dal canto popolare o dalle ballate ma dalla nuova società (post)industriale.

NathanAdler77 (ha votato 9 questo disco) alle 19:11 del 21 marzo 2011 ha scritto:

Anche le macchine hanno una cuore...Il suono del futuro (dal synth-pop dei Depeche Mode all'hip-hop anni Ottanta, fino alla house\techno che nasceva a Detroit). Voto "Neon Lights" e "Metropolis".

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 8:52 del 25 marzo 2011 ha scritto:

Amo i Kraftwerk in maniera smodata, però questa recensione è densa di un fanatismo eccessivo, oltre a mistificare lievemente la musica del Novecento. Come si fa a dire quale sia stata la band più grande con tanta sicurezza? E che dire di quei musicisti che l'elettronica la facevano venti anni prima che i Kraftwerk, stando alla recensione, la inventassero? Comunque per il disco punteggio massimo, ci mancherebbe

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 10:13 del 25 marzo 2011 ha scritto:

In effetti l'opinione del recensore (che tra l'altro sostiene quindi, usando le sue parole, che il technopop è l'espressione più importante della musica del 900) non trova d'accordo anche me. La passione e il tifo accecano (anzi rendon sordi) si sa eheh. Poi gran disco, si sa anche questo, che ha meritato il vinile (insieme ai 2 precedenti) a suo tempo anche nella mia collezione.

fabfabfab alle 10:36 del 25 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Vorrei spezzare un'arancia a favore del recensore. Vero è che il suo giudizio risulta iperbolico, ma dalla sua presentazione si evince che probabilmente si occupa (a vario titolo) di musica "elettronica", per cui è naturale che il suo punto di vista sia quello (e a sto punto complimenti, visto come scrive di Ferrè). Chi - ad esempio - vive in campagna tra le scorregge delle mucche è il grugnire dei maiali, tende ad eccedere nel tessere le lodi - chessò - di Will Oldham...

synth_charmer (ha votato 10 questo disco) alle 10:46 del 25 marzo 2011 ha scritto:

RE: RE: spezzare un'"arancia"

esatto, ci facciamo una spremuta piena di vitamina C

fabfabfab alle 10:49 del 25 marzo 2011 ha scritto:

tu si che cogli sempre la mia sottile ironia...

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 10:53 del 25 marzo 2011 ha scritto:

Non lo sapevo Fab che vivessi tra le scoregge delle mucche e il grugnire dei maiali. Ma allora a casa tua si mangiano dei buoni salami?eheh

fabfabfab alle 10:56 del 25 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Magari. In realtà vivo in città, un posto pieno di vacche puzzone e maiali che grugniscono, comunque...

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 11:07 del 25 marzo 2011 ha scritto:

...e quindi niente buoni salami.

target (ha votato 9 questo disco) alle 11:19 del 25 marzo 2011 ha scritto:

Rebby, vieni a trovare me, su. Campagna ce n'è; niente salami, ma magari un po' di miele ti va bene lo stesso. Anche se preferisco i Kraftwerk a Oldham! ("The model", vista da ragazzetto su mtv, fu un'illuminazione)

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 15:09 del 25 marzo 2011 ha scritto:

mieleh ... ma dalle tue parti non c'è quella bevanda colle bollicine come si chiama ... o te li bevi tutti tu quei fiaschi eheh

mendustry, autore, alle 19:36 del 25 marzo 2011 ha scritto:

Infatti io non sostengo che il technopop sia il genere più importante del Novecento ma che il "progetto Kraftwerk" sia il più importante, nel loro passaggio dalla musica convenzionale ad una nuova generazione di musica, nuova perché "fabbricata" con strumenti artificiali.

E' ovvio poi che l'elettronica in senso stretto è appannaggio di Stockhausen, Berio, Boulez o Kagel, ma il consenso presso le masse è opera dei quattro di Dusseldorf.

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 20:14 del 25 marzo 2011 ha scritto:

RE:

il vero consenso presso le masse-rie al pop elettronico avviene con JM Jarre - Vangelis- Tomita- Tangerine Dream più che con i Kraftwerk

bart alle 20:09 del 25 marzo 2011 ha scritto:

E c'è chi sostiene che la musica elettronica l'abbiano inventata i Depeche Mode!

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 11:33 del 28 marzo 2011 ha scritto:

io non sostengo che il technopop sia il genere più importante del 900

Ah no? Vabbè però hai scritto: "Non sapevo davvero sotto quale etichetta metterli. Technopop mi sembrava la più giusta perchè in fondo l'hanno coniata loro..." e prima ancora "I Kraftwerk sono stati la band più importante del 900 superando di gran lunga in originalità ed inventiva...". Quindi 2+2=5 eheh Comunque spezzo anch'io un'arancia...Invidio un po' la tua sicurezza, pur se non sono d'accordo, anche cercando di essere il più razionale e distaccato possibile. D'altra parte io non saprei neanche dire qual'è stato il miglior album del 1967 o del 2010, per fortuna nella musica non sono monogamico e posso amare più dischi e più band nello stesso modo.

B-B-B (ha votato 9 questo disco) alle 17:55 del 21 maggio 2015 ha scritto:

Molto più bello, a mio parere, dell'osannato Trans-Europe Express

Vatar (ha votato 10 questo disco) alle 21:57 del 31 dicembre 2016 ha scritto:

Qua non c'è ne per nessuno, capolavoro assoluto, un disco guida per le generazioni a venire.

Il brano migliore e sicuramente più geniale dei Kraftwerk è sicuramente Autobahn ma questo a mio parere rimane il disco più riuscito.

Vito (ha votato 8 questo disco) alle 15:40 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Disco cyberpunk per antonomasia,the man machine, traduce in musica l'immaginario dei romanzi di dick e Gibson e anticipa gli scenari da incubo dei film di Cronenberg ,lynch e tsukamoto. È un album più importante che bello,schiacciato tra due capolavori come trans europe express e computer world(il vertice dell'arte kraftwerkiana assieme al secondo album ).un album fondamentale, in breve,che ancora oggi dispensa bellezza mostrandosi fresco come appena uscito da quelle fabbriche di Dusseldorf in cui vide la luce.lunga vita ai kraftwerk

Utente non più registrat alle 19:47 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

O dio. Va bene tutto, ma non capisco in quale universo questo disco si possa considerare inferiore a Computer World, e in quale universo possa essere definito "cyber-punk" - varrebbe piuttosto per The Land of Rape and Honey oppure The Mind Is a Terrible Thing to Taste, dei Ministry, peraltro opere lodevoli di cui consiglio l'ascolto

Vito (ha votato 8 questo disco) alle 19:56 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Un'umanità completamente alienata e controllata dalle macchine, un mondo in cui l'unica cosa che lega l'uomo alla sua primigenia natura è la voce anch'essa filtrata dal vocoder. È cyberpunk a tutti gli effetti,come buried dreams dei clock dva o i dischi dei ministry e nine inch nails e cop shot cop.un discone ma per me un filino sotto a kraftwerk 2,computer world (cyberpunk fin nel midollo) e trans europe express

Utente non più registrat alle 20:11 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Capisco. Però secondo me di "punk" i Kraftwerk non hanno nulla, mentre (ad esempio) i Ministry e i NIN... sì. The Man Machine è un album fondamentalmente synth-pop, che sicuramente parla della paura/fascinazione per l'era tecnologica (delle macchine, insomma), ma questo lo esprimono più con la tranquillità di un borghese seduto sul divano che riflette che con la carica eversiva (e fondamentalmente spaventata) tipica dei "punk". Ad esempio, io vedo i Voivod ben più "cyber-punk" dei Kraftwerk. Capisci cosa intendo?

Vito (ha votato 8 questo disco) alle 20:21 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Io faccio riferimento al fatto che il cyberpunk è un genere letterario,musicale e cinematografico in cui la rete e i calcolatori elettronici controllano le menti e gli esseri umani diventano pedine giorno dopo giorno sempre più disumanizzate..i kraftwerk sono cyberpunk prima di sterling e Gibson. Già i primi due album puntavano il dito sulla commistione uomo macchina. Con the man machine e computer world è già avvenuto il transfert e la macchina ha sostituito completamente l'uomo e la musica non ha più nulla che possa ricondurre all'uomo com'era prima. Un universo da dopo bomba che sa di modernariato più che di modernità ed in cui la fascinazione per le macchine elettroniche va di pari passo con la nostalgia per un mondo che non esiste più. Mittleuropei cibernetici che suonano Chopin al sintetizzatore. Hanno inventato letteralmente tutto con anni e anni di anticipo. E tra le tante invenzioni c'è anche il cyberpunk come lo conosciamo oggi.

Utente non più registrat alle 20:28 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Ho capito il malinteso (pensavo che cyberpunk fosse anche un riferimento al punk dei Sex Pistols). Grazie per la delucidazione.

Vito (ha votato 8 questo disco) alle 20:29 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

👍😉

Vito (ha votato 8 questo disco) alle 20:30 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Figurati è bello confrontarsi su argomenti cosi stimolanti. Buona serata.

Vito (ha votato 8 questo disco) alle 15:41 del 20 gennaio 2020 ha scritto:

Avevo dimenticato il voto.8

Stefano_85 (ha votato 9 questo disco) alle 8:27 del 10 marzo 2021 ha scritto:

Il disco è bellissimo, forse il loro che ho ascoltato di più insieme a "Computer World". Per quello che riguarda la recensione, sarebbe stato meglio evitare alcune generalizzazioni e, soprattutto, usare toni meno altisonanti. Ad ogni modo, un album da "storia della musica".

theRaven alle 10:47 del 11 marzo 2021 ha scritto:

Li sento troppo freddi, alienanti, inconsistenti e noiosi, ma non mi "permetto" di mettere un voto

benoitbrisefer (ha votato 10 questo disco) alle 12:41 del 11 marzo 2021 ha scritto:

Beh "freddi e alienati" è indubbio ma non mi sembra un criterio estetico decisivo considerando che è la loro cifra stilistica caratterizzante. Ovviamente su "inconsistenti e noiosi" si entra in un campo di pura soggettività ed ogni gusto/parere è legittimo anche se naturalmente personalmente non condivido questi due aggettivi, soprattutto non riesco a capire il primo dato che, piacere o non piacere, con loro nasce la sintesi perfetta di musica elettronica colta e popular music e stilare l'elenco di tutti coloro che senza i Kraftwerk non esisterebbero sarebbe esercizio troppo lungo e pedissequo.

Stefano_85 (ha votato 9 questo disco) alle 13:22 del 11 marzo 2021 ha scritto:

Quoto totalmente Benoit. D'altronde parliamo di persone che realizzavano sonorità "robotiche" e si presentavano dal vivo evocando la postura degli automi, con toni stranianti e, forse, anche ironici. Non avranno inventato l'elettronica, ma sono stati tra i primi (o forse proprio i primi) a proporla in maniera meno ostica e più fruibile, anticipando gran parte della musica dei decenni successivi. Veramente fondamentali.