R Recensione

6/10

Damon & Naomi

Within These Walls

Si può spezzare la poesia?

Si può frantumare un canto melodioso e ottenerne due di pari valore?

Si può credere al fatto che oltre il nome Galaxie 500 vi siano due formazioni in grado di manifestare pari grandezza? Ovviamente è difficile crederlo ma mentre molti conoscono e godono di capolavori come Today e On Fire in pochi sono al corrente dei due gruppi che si formarono dopo lo scioglimento del trio bostoniano. Da una parte Dean Wareham e i suoi Luna, dall’altra Naomi Yang e Damon Krukowski, semplicemente Damon & Naomi.

Percorsi diversi ma neanche così lontani, eppure ben riconoscibili. Tristezza per un passato ormai sepolto ma consapevolezza di avere tra le mani tanti piccoli sogni raddoppiati. Damon & Naomi hanno portato avanti la lezione più eterea e incantata dei Galaxie lasciando a Wareham l’aspetto più nevrotico. Oggi si può dire che il talento era diffuso a sei mani nei Galaxie 500, e purtroppo come spesso accade quando un diamante si spezza le gemme che rimangono restano inferiori, anche se continuano a brillare tra i frammenti sparsi in cielo.

Un grande album lo realizzarono Damon & Naomi, e forse fu al livello dei capolavori di un tempo: quel More sad hits (1992) che godeva chitarre e melodie soffici e ammalianti, sorrisi sognanti, atmosfere rilassanti ma capaci di premere prepotenti al cuore senza violenza. Il percorso successivo ha visto una collaborazione proficua con i Ghost (With Ghost-2000) e recentemente (in The earth is blue e presente anche qui) con Helena Hespvall (violoncellista degli Espers). Il suono col tempo si appiattiva, ammorbidito su un telo slowcore soffice e vellutato alla maniera dei Low e perdeva l’irruenza e la frenesia passata.

Within these walls resta incastonato tra questi indizi: in bilico tra dream-pop, indie-pop, slowcore e una psichedelia felpata d’atmosfera. A trionfare la voce suadente di Naomi Yang, angelo incantevole in missione per conto di Dio per salvare il nostro udito. Within these walls è perfetto per l'ascolto in un attimo di relax o come sottofondo a una giornata lavorativa. Tanto rilassante quanto trasparente, quasi evanescente nella sua leggerezza. E forse è proprio questo il problema. Perché ad un ascolto attento brani come The well, A Silver thread, Whitin these walls e The turnaround sono incostanti, troppo lunghi e a tratti eccessivamente appiattiti.

La magia resta e trova modo di colpire, tenera e prepotente allo stesso tempo, con il canto della Yange con gli arpeggi appena accennati in brani come Lilac land e Red flower mentre Stars never fade è uno dei pochi episodi in cui si rispolveri un’aspra cavalcata chitarristica alla vecchia maniera. Anche Damon Krukowski riesce ad appassionare in Defibrillation ma a salvare un disco altrimenti troppo monocorde ci pensa ancora Naomi in chiusura con la spettrale Cruel queen, fiaba medievale raccontata con un folk primitivo da cantastorie ma con una capacità evocativa tale da evocare la Nico più romantica. Non è poi così tanto in effetti. Piccola scaglie di diamante che brillano ancora splendide.

E’ un peccato che attorno ci sia tanta ombra.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

lovemetwee (ha votato 7 questo disco) alle 17:46 del 15 ottobre 2009 ha scritto:

eh già..quante galassie..

grande ale! adoro i gruppi di Dean ma devo dire che la qualità c'è anche nella coppietta più intima del pop d'autore. bravo, bella review.