Uochi Toki
Libro Audio
La musica degli Uochi Toki è densa e ispida come un budino al cactus. Iniziamo così, con una metafora alquanto discutibile, il viaggio sonoro in Libro audio, quinta uscita discografica del gruppo che torna a far parlare di sé dopo la collaborazione con gli Eterea Postbong Band ne La chiave del venti (2007).
E dopo le due mezze informazioni più o meno convenzionali e obbligate lanciamo subito le sentenze irrevocabili: gli Uochi Toki sono uno dei gruppi più geniali sfornati dallo Stivale in questo decennio. Gli Uochi Toki sono il motivo per cui anche un rockettaro incallito de noartri può riuscire ad apprezzare con sincero gusto il rap. Gli Uochi Toki sono il gruppo più anticonformista e “vissuto” che si sia sentito nella nostra penisola dai tempi dei Massimo Volume.
Ovviamente essendo dei geni non hanno del tutto le rotelle a posto, cosa confermata dai loro testi. Ma è segnale ancora più eloquente il loro sito web, cliccando sul quale (http://www.fiscerprais.com/uochi/) troverete per l’appunto quello che c’è…
Seguendo le indicazioni si finisce sul myspace che conferma il loro piacere per la contraddittorietà e per la presa per i fondelli del lettore. Un esempio? Basta guardare la sezione “E-mail”: si annuncia che “l’unico metodo per comunicare in maniera completa con gli Uochi Toki è parlare con loro dopo un concerto”, infatti prosegue con “Diffida del servizio mail di MySpace: è scomodo e poco efficace”. Poi però non si resiste alla burla: “Per contattarci scrivi a: info (at) fiscerprais (dot) com”.
Perché sto facendo tutto questo? Per cercare di sottolineare la natura degli Uochi Toki: un duo anti-intellettuale ma di fatto intellettuale; anti-dogmatico ma sempre pronto a sparare sentenze; anarchico ma pronto a conformarsi se ne può trarre profitto. Ma la cosa che più sorprende e che porta ad amare questo duo è il fatto che loro siano perfettamente consci di tutto ciò! E non c’è neanche da chiedersi se sia un atteggiamento programmato o innaturale perché non ve ne sarebbe alcun motivo per un gruppo misconosciuto di culto come loro. L’assoluta spontaneità e la volontà di rivelare tutto quel che passa loro per la testa sono quindi i motivi per cui ogni loro disco è un evento unico e imperdibile.
Oltre a un fiume incontenibile di parole poi, stavolta gli Uochi Toki aggiungono una qualità musicale non del tutto insolita, ma sicuramente più compatta e matura rispetto al passato. Che se nei dischi precedenti musica e parole tendevano spesso ad andarsene a spasso ognuno per conto suo ora i pezzi sembrano esser stati costruiti in maniera finalmente univoca e concordata, sì da creare geniali corrispondenze tra musica e parole (Il claustrofilo ne è l’esempio più evidente).
Musica che mantiene un carattere rustico e artigianale (Napo e Rico ci tengono a ribadire che “i campioni rumorosi delle tracce sono stati generati dalle macchine analogiche costruite da noi stessi”) ma che sfiorano livelli di eccellenza raggiunti in passato da gente come The Streets, Dalek e Dj Shadows. Tra loop, synth, percussioni, noise e distorsioni varie emerge una padronanza davvero notevole nella creazione di basi geniali ed eterogenee. E se in passato il duo ha scorrazzato anche in campi come il punk-hardcore qui non si rinuncia a lasciar scorrere libera l’ispirazione: così ecco l’industrial-noise memore di una certa tradizione metal (La bestia); ecco il dubstep nebbioso e annacquato (Lo spadaccino); ecco un drum-beat monotono e alienante tra risvolti digitali suadenti e striature glitch-noise (Il non-illuminato); ma soprattutto ecco la maestosità oscura di L’osservatore, apocalisse musicale in stile elettro-dark-gothic che spazia tra sorprendenti cambi di ritmo di batteria.
Ma il vero fattore aggiunto che rende questo disco una pietra miliare non solo del rap ma della musica italiana tutta, sono i testi, finalmente impreziositi dalla capacità di dare un filo conduttore alla straripante vena prosastica del duo. Se in passato infatti diventava talvolta difficile arrivare in fondo a dischi come Vocapatch e Uochi Toki, spesso e volentieri talmente anarchici da apparire sconnessi o frammentari, qui abbiamo un bene ordinato concept-album che unisce dodici dissacranti ritratti umani, da cui i nostri partono per le solite divagazioni sentenziose e scomode, che riguardano i tumori (“la realtà è questa: non si torna dalla morte! Posso dirlo senza che qualcuno mi sbatta in faccia il paradiso delle torte?” da Il cinico), l’incompetenza dell’industria musicale (“Mi affido alle risorse umane; non posso certo mantenermi grazie all’industria musicale! Se una major ci contattasse […] prendetelo come un segnale, vuol dire che non c’è proprio più niente da sfruttare!”), la critica del mondo urbano (la vivida descrizione della “città oscura” in Il non-illuminato) e post-industriale con soluzioni in stile decrescita felice anti-pil(“lamentarsi dei prezzi rende la gente poco serena, per questo al posto del pane compro farina e lievito, non scendo in piazza, sto zitto e medito, resto in casa e mi faccio la pasta!” da I mangiatori di patate).
Il culmine è probabilmente il jingle di Il nonno, il bisnonno, rievocazione di un bisnonno anarchico che per evitare il carcere e la guerra si spara ad un ginocchio e prende i sacramenti. Morale? “Uno: quando c’è pensare alle persone Che Guevara va nel cestino! Due: il fucile rivolto contro sé stessi può portare a vivere meglio!”
È un mondo tagliente quello degli Uochi Toki, in cui l’etica diventa un gioco, un simbolo anacronistico, da sbeffeggiare e irridere con ferocia. Di qui la spregiudicatezza che porta ad affermazione come “niente è più importante di quel che voglio fare”, che può portare a vestire una cassacca dei GUF per suonare in una banda musicale o a sfidare i pregiudizi dei compagni di scuola frequentando corsi di danza moderna snobbando gli sport di squadra e facendosi dare del frocio da tutti (Il ballerino). Un brano quest’ultimo da cui emergono sacrosante verità: “purtroppo è considerato più eterosessuale guardarsi tra maschi per determinare chi sta nel club dell’età puberale, piuttosto che farsi circondare da ragazzine vestite attillate”, “Le categorie degli adulti mandano sempre tutto a puttane!”
E si procede così, con una prima parte più biografica e una seconda (da Il ladro in poi) in cui i personaggi diventano sempre più inverosimili e immaginari, in un progressivo scollamento dalla realtà che tuttavia impressiona per la sua terribile verosimiglianza, tra personaggi che agiscono come automi e subiscono l’ostilità del mondo per il proprio aspetto sospetto solo perché diverso (Il ladro), soggetti bisognosi di equilibrio che si divertono con il fuoco (Il piromane) o che sono immersi fisicamente e concettualmente nella violenza (Lo spadaccino). Ci si cala progressivamente verso lande sempre più oscure fino al limite del paradossale, raggiunto probabilmente con Il necromante, una specie di sabba filosofico post-moderno.
“Sabba filosofico post-moderno”…una definizione del genere sarebbe criticata con strafottenza dal duo lombardo, sempre pronto a dissacrare il mondo intellettuale e la critica musicale (L’osservatore) così come in generale ogni intellettualismo scevro dal reale.
In conclusione viene da pensare che gli Uochi Toki siano paradossalmente il simbolo di una nuova generazione, che sente ormai superato un certo modello culturale antico e sterotipato, come può essere ad esempio il rabbioso cantautore impegnato di sinistra orientato al passato sia musicalmente che spiritualmente. Ecco perché chi ha criticato con fervore Le Luci della Centrale Elettrica avrà maggiori possibilità di riconoscersi nel mondo di Libro audio.
Gli Uochi Toki non ambiscono a nessun ruolo del genere, se ne fregano altamente delle ideologie e di ogni cosa concreta che non li riguardi. Gli piace fare i cazzoni e stare stravaccati tutto il giorno sul divano. Non vogliono essere dei miti. Non vogliono cambiare il mondo. Vogliono solo stare nella loro casa in campagna, avere 300 euro al mese e vivere in maniera pacifica nella massima indipendenza e libertà. Proprio per tutto questo rischiano ciònonostante di diventare dei miti, dei punti di riferimento importanti per chi non si riconosce nella società attuale né in modelli pervenuti dal passato. Se gli volessi bene augurerei loro di rimanere per sempre una band di semi-culto.
Ma siccome sono stato pervaso dal loro spirito cinico oltrechè offeso dai loro insulti alla critica musicale auguro loro di avere tutto il successo possibile. E cominciate col prendervi questo nove, Uochi Toki!
Tweet