R Recensione

6/10

Criminal Jokers

This Was Supposed To Be The Future

I Criminal Jokers sono la conferma che alla fine le cose accadono anche in Italia. Alla fine eh, però accadono. Generalmente con un lustro di ritardo circa, ma in punta di piedi ci accodiamo al resto d’Europa nelle mode musicali del momento. Si parla di revival wave, uno dei fenomeni più visibili del decennio che si va chiudendo. L’Italia, che negli ultimi anni ha visto una discreta proliferazione di musica indie e alternative sembra decidersi finalmente ad avventurarsi nel filone (nonostante la notevole eccezione dei Disco Drive, gruppo sulla scia della DFA già da tempi non sospetti). Nessun atto accusa contro i Criminal Jokers eh, ci mancherebbe, anzi.

This was supposed to be the future è un disco vivace e ben calibrato, che ha tutte le carte per sfondare nel circuito (per quanto lo consenta il panorama musicale italiano), grazie al fresco e robusto piglio giovanile impresso dall’energia di un gruppo di ventenni toscani amici dei Zen Circus, da cui prendono in prestito strumenti, un po’ di stile e produttore (Andrea Appino, uno dei pilastri degli Zen Circus). I risultati musicali sono però completamente diversi dal gruppo che quest’anno ha stupito con un disco (Andate tutti affanculo) sorprendentemente notevole.

Qui siamo più dalle parti dell’indie-rock di marca britannica, figlio, anzi fratellastro, degli Arctic Monkeys e in generale della cultura NME. Un’impronta in sé non negativa, soprattutto quando l’indie si sposa con tinte wave dal buon groove (This was supposed to be the future) o con sapori folk stralunati (la Killer tra Television e Pere Ubu, le contaminazioni punk-folk-cow-boy alla Violent Femmes di Song for lovers). Si sentono le trovate anarcoidi dei troppo presto dimenticati Klaxons, che con un solo disco mostrano di aver lasciato il segno nel panorama indie, emergendo tra i coretti punk-pop di This song is dead, Burning, e dalla psicosi stralunata e schizofrenica di No salvation (brano peraltro che combina ricordi de-evoluzionisti di Devo-niana memoria).

Ci sono poi gli influssi più darkeggianti, che accompagnano sprazzi di math-rock a dir la verità non memorabili come Sweet blonde e Wasted time. Più riuscite le scorie lugubri di Sightseeing (dagli umori più pop) e Deep rider (con una spruzzata danzereccia dei Kasabian), intervallate dallo scherzetto punk-core rude di My mother got fucked, a ricordare le origini buskers punkettone del gruppo. In definitiva niente di superlativo, ma un’altra mezzoretta abbondante passata a scuotersi tra scosse britanniche e ricordi wave di luccicante memoria. Nonostante la scarsa originalità This was supposed to be the future è sempre meglio di molta robaccia che circola in giro, e la sua immediata spigliatezza ne fa un ascolto senz’altro piacevole, se preso senza troppe pretese. E allora che aggiungere? Niente: accogliete con un piccolo applauso gli Arctic Monkeys italiani.

Album in streaming: http://www.rockit.it/album/12301/criminal-jokers-this-was-supposed-to-be-the-future

  Myspace: http://www.myspace.com/thecriminaljokers   Blog: http://www.thecriminaljokers.splinder.com/   Video: Killer - http://www.youtube.com/watch?v=89eGj5i8yX4  

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rubens alle 13:40 del 2 febbraio 2010 ha scritto:

Onestamente più che le scimmie ci sento tanto indie rock '90s à la pixies, anche a livello di suoni: una cosa che in italia funziona bene, come dimostra il disco dei Micecars di un paio d'anni fa. Rispetto a questi ultimi i Criminal Jokers mi paiono più spigolosi, con qualche ritornello catchy in meno e qualche staffilata in più. Un paio di pezzi notevoli, altri un pò più buttati lì. Per il voto ripasso.