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R Recensione

7/10

MewithoutYou

Ten Stories

FC: Hai visto, caro Francesco, solo tre anni fa eri in ansia per la prematura dipartita di Kakà, e da domani dovrai familiarizzare con l'abbandono di Gattuso, Nesta e Inzaghi. Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno? Da allora, sono cambiate molte altre cose. Non c'è più neanche Berlusconi: sono migliori quando se ne vanno? In certi casi assistere ad una partenza è triste, altre volte - alla stazione, sventolando un fazzoletto bianco - speri che quel treno vada più lontano possibile per non tornare mai più.

FT: La verità, Fab, è che tutte le partenze mettono un po' di paura. In alcuni casi perché il vuoto lasciato da chi è partito ti sembra incolmabile: pensa a Mexes con le treccine che prende il posto di Nesta e capisci perché per la prossima stagione sto già piangendo lacrime di sangue. In altri casi, invece, si viene assaliti dal timore che chi è partito possa tornare da un momento all'altro: non dirmi che non ti sei mai figurato negli ultimi mesi il ritorno di Berlusconi ricalcato su una scena da film horror, il suo viso sfigurato a mo' di zombie che spunta dalla fossa e il suo braccio viscido che ti afferra la caviglia proprio mentre pensavi di essertene liberato per sempre. Ed ecco allora che si profila lo spettro delle ripartenze, che a me inquietano un sacco, nel calcio (il Milan di quest'anno ne sa qualcosa...), nella politica, nella vita e nella musica.

FC: Bravo, proprio lì si voleva arrivare. La ripartenza inquieta perchè il suffisso ri- è traducibile con "di nuovo", fa aleggiare lo spettro della ripetizione, del "tornare indietro". Il che - se ci pensi - stride con il concetto stesso di "partenza", che invece è sinonimo di "inizio" e quindi di "novità". L'esito ottimale di una ripartenza è quindi un "nuovo inizio", in cui gli elementi passati fanno da base per le novità. Come hanno fatto da poco i nostri idoli (non solo nostri, a quanto pare) mewithoutYou, che sono appena tornati con un album che riparte nel vero senso della parola. All'impeto folk del precedente "It’s All Crazy! It’s All False! It’s All a Dream! It’s Alright" hanno aggiunto alcuni elementi del loro passato musicale: le chitarre distorte, ad esempio, e anche un certo gusto emo-hardcore che arriva dritto dritto dagli anni '90.

FT: Hai sentito che roba? Si può quasi parlare di "summa" in questo caso. D'altronde pare che buona parte della fedelissima fan-base dei mewithoutYou fosse rimasta delusa dalla svolta tra Decemberists e Neutral Milk Hotel del disco precedente. Quindi, chissà, Weiss e soci avranno deciso di recuperare la vecchia vena elettrica e darle nuova linfa inserendola in canovacci narrativi e in una scrittura che restano molto tipici dell'area folk. Ho letto che questo "Ten Stories", per dire, è un concept attorno al deragliamento di un treno dove viaggiava un circo ambulante, a fine Ottocento. Che fa molto Mangum o Meloy, come storia. E infatti i brani che mi stanno piacendo di più sono proprio i più folkeggianti, dagli arpeggi quasi gotici di "East Enders Wives" agli accordi in minore con fisarmonica e fiati di "Bear's Vision of St. Agnes", mentre l'apice mi sembra "Nine Stories". Che dici? Pezzone, no?

FC: Sì, non me ne vogliano i fan "storici" ma anche secondo me il climax arriva alla fine, sulle lacrime folk (Neutral Milk Hotel, un po' di Sufjan Stevens...) di "Bear's Vision Of St. Agnes". Pezzone davvero quello, "doppiato" poco prima dalle chitarre acustiche di "East Enders Wife". Siamo davvero ai livelli del disco precedente, con gli angoli appena smussati e un registro cantautoriale focalizzato al meglio. Anche "Nine Stories" mi piace: sebbene nella prima parte sia davvero troppo "accordata" sulle tonalità dei Decemberists, recupera tutto nella tensione rock finale.

Confermate le capacità folk, resta da valutare il resto: che è quasi più interessante e riuscito, secondo me, nei rimandi ai Fugazi dell'iniziale "February 1878" (che bello quel bridge centrale, così anni '90 da far pensare ai Girls Against Boys), negli approcci emo di "Grist For The Malady Mill" (quasi un ibrido tra i primi R.E.M. e i Fucked Up dell'anno scorso), nel post-hardcore perfetto di "Fox's Dream Of The Log Flume", dove davvero sembra riemergere lo spettro incazzato degli At The Drive In.

FT: Peraltro ho visto che a quel pezzo collabora la cantante dei Paramore: non si può dire che non siano coraggiosi, i mewithoutYou. Suonano adult-folk-core (!?) e chiamano con sé una ragazzina di una band emo. Aggiungi che scrivono testi tra i più colti del panorama americano e hanno un seguito enorme pur non essendo MAI comparsi su Pitchfork. Ma proprio mai, eh. Cult e sfigati assieme, insomma. L'importante è che continuino a fare bei dischi, come questo. Dovessi recensirlo per SdM che voto gli daresti? Sette e mezzo? Se quei poveracci si decidessero a mettere i mezzi voti... 

FC: Non so, sette e mezzo mi sembra troppo, anche perchè "Cardiff Giant" e "Aubergine" tentano maldestramente la carta della semplificazione. E poi, che voto è sette e mezzo? A 'sto punto, metterei sei e mezzo. Anzi no, sei e mezzo è davvero poco, il disco merita di essere ascoltato. Sai cosa ti dico, ben vengano i mezzi voti (tra poco saranno disponibili, a quanto pare), ma questo non significa che le novità debbano per forza far dimenticare il passato. E questo vale per il calcio, per la musica, e per chissà cos'altro.

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C Commenti

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gull alle 15:30 del 23 maggio 2012 ha scritto:

Ah però. Il revival anni '90 aggiunge un tassello importante. Bello leggervi insieme, soprattutto perché date anche una bella notizia (per i feticisti del voto sapere che verranno introdotti i mezzi voti è una notiziona!).