The Pains of Being Pure At Heart
Higher Than The Stars
Un Ep a stretto giro di posta rispetto all’esordio eponimo con cui The Pains of Being Pure At Heart hanno esordito a inizio 2009 può sembrare un’operazione di sospetta destrezza commerciale, e con buone probabilità lo è: la disdetta sarebbe se fosse tutto qua. Per fortuna in queste quattro nuove canzoni della band di New York si intravedono (minimi) elementi inediti che giustificano l’uscita di “Higher Than The Stars” e gli conferiscono pure una certa godibilità.
A ben vedere, metà Ep non fa altro che ricalcare le orme del disco, in direzione di un indie pop guitar-oriented declinato con attitudine Sarah Records (The Field Mice, Heavenly); al più, si può notare una dose di ulteriore feedback riversato sui suoni delle chitarre, in una formula che sembra riprodurre su scala sempre più grande quella dei Jesus And Mary Chain di “Psychocandy” (melodia accattivante + distorsione a palla). “103” vive tutta nel zozzume del suo riverbero assordante, su cui la voce di Kip Berman si distende candida e quasi infantile nel suo predire a un non-identificato aspirante suicida un destino di futuro ultra-centenario. Due minuti e tre secondi, quattro accordi, ottimismo a catinelle, e via. Che siano puri di cuore, i ragazzi, è sempre più indubbio.
Mentre “Twins” si inserisce in questa identica traccia, risultando quantomeno più completa a livello compositivo pur nella veste di scoria minore del disco di febbraio, gli altri due pezzi accantonano le abrasioni noise pop per proporre una pulita sinuosità twee leggermente diversa rispetto al passato: le tastiere, soprattutto in “Higher Than The Stars”, guadagnano un ruolo strutturale più incisivo, diverso dal decorativismo ‘smithsiano’ che avevano nell’esordio, e fanno intuire possibili sviluppi vicini a certo pop avvezzo ai synth dei Novanta inglesi (i New Order di “Republic”, i Saint Etienne nella morbidezza lounge della bella “Falling Over”). La sostanza delle canzoni, in compenso, rimane quella che è ormai peculiare della band newyorchese: melodie pastello, leggerezza solare, sfoci armonici piacevoli per l’orecchio (l’apertura ai due minuti della title-track), vitalità naïf, disimpegno brioso sfumato di malinconia.
Piace, allora, e non stupisce, che la bonus track contenuta nell’Ep in formato cd sia un remix di “Higher Than The Stars” affidato proprio ai Saint Etienne, maestri dell’indie pop elettronico Uk da quasi due decenni. L’America li ama sempre di più, e Stanley/Wiggs/Cracknell non si limitano a fare il compitino: i sei minuti del mix, dance liquida e rannuvolata, sullo stile dei loro brani più introversi (“Burnt Out Car” su tutte), svolgendo in minore gli accordi del pezzo originale e dando eco alle note del piano, propongono un rilancio in chiave ‘indie-dance’ e dai colori più torbidi dei Pains of Being Pure At Heart di discreto interesse. Che l’Ep, oltre ad essere un modo per fare cassa, sia anche un segnale?
Sito ufficiale: www.thepainsofbeingpureatheart.com/
Myspace: www.myspace.com/thepainsofbeingpureatheart
Video
"Higher Than The Stars" (live in Berlino): www.youtube.com/watch
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