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R Recensione

8/10

Edda

Odio i Vivi

Tornare a parlare di StefanoEddaRampoldi è doloroso come una carezza in punto di morte. Non esiste un criterio sicuramente giusto di raccontare l’inenarrabile, di finire a colpi di penna o tastiera ciò che per sua natura non finisce. Affrontare un disco, una canzone, un verso di Edda, non è affatto come affrontare un disco, una canzone, un verso: è avere a che fare con Stefano Rampoldi stesso, la sua corporeità tangibile, il suo sudore, la saliva, il vomito, senza mediazioni. Il pensiero di un uomo è equivocabile, l’uomo no. Odio i Vivi mette soggezione, perché non è interpretazione  musicata di uno stato d’animo: è stato d’animo. Non c’è nessuno spettacolo da mettere in scena, non c’è messinscena affatto: non esiste pensiero soggettivo dinanzi alla nudità.

Nudità scarnificata, esposta, offesa in Semper Biot, esordio (o meglio resurrezione) del 2009 che fu epifania devastante perché improvvisa, voce di violenza flebile, farfalla dopo anni da crisalide; nudità schizofrenica, multiforme, posseduta in Odio i Vivi, l’esplosione che non ti aspetti, detonazione colorata di arancio che sa di morte e rinascita, morte e rinascita, morte e rinascita… e solo il folle ne coglie il senso ultimo.

Come Semper Biot, Odio i Vivi è scritto da Edda e Walter Somà e prodotto splendidamente da Taketo Gohara, ma del suono e dell’umore del precedente conserva il minimo indispensabile, e questa è una notizia: chi si aspettava scheletrici arpeggi si ritrova destabilizzato da oblique imponenze orchestrali, chi attendeva il guaito belante rinviene un canto duttile e metamorfico. È il gioco delle parti. Stefano Rampoldi (di fede Hare Krishna) è solo l’involucro di un’anima che ha già affrontato molteplici reincarnazioni terrene, ed è come se una manciata di umani posseduti dal medesimo spirito dialogassero e interagissero fra loro, con inquietudini simili, punti di vista diversi, caratteri altalenanti. Ci sono l’io, il tu, il padre, la madre, i figli propri e i bambini altrui, l’uomo, la donna: non si tratta di personalità bipolare, ma di personalità e basta.

Adoperando la figura della donna - tema che ricorre dall’inaspettata copertina sino ai titoli dei brani - come mezzo e non come fine, violentandone l’essenza ma amandola senza ritegno, Edda dipinge acquarelli tenui che finiscono imbrattati di china, cosparsi di benzina, gettati in un cesso lercio e infine recuperati, più belli e vivi di prima. “Le strade / finiscono qui / va bene / ma masturbami / facciamo così” sono le prime parole di Emma, punteggiata di arpeggi e gonfia di archi che abbracciano. I cortocircuiti di Anna alla fine esplodono come nell’omonima battistiana, il tempo di (non) sapere il motivo per cui Edda odia i vivi nella title track che già il blues di Topazio si scarnifica dolcemente (“vedi di non rompermi i coglioni”). È lieve follia Gionata (scritta da Gionata Mirai del Teatro degli Orrori), al contrario della travagliata Marika (“ringrazia le puttane quelle ubriache come te / mi rendono la vita accettabile”) e de Il Seno, danza di vita e morte per cui gli Afterhours di oggi ucciderebbero. Il trittico finale, umanamente straziante, compie gli ultimi passi prima del baratro: non il lutto della fine, ma quello della rinascita terrena (“io già lo so che rinascerò / ma un altro corpo per favore no”). Omino Nero, allucinata invocazione al rovescio, la tetra Qui, ovvero l’identità stritolata, e infine il meraviglioso congedo – in tutti i sensi – di Tania, gonfia di fiati e grata a capo chino.

Odio i Vivi incute timore, imbarazza e genera stupore perché le inquietudini di Edda, semplicemente, non sono le nostre, né quelle delle nostre donne, dei nostri uomini, dei nostri bambini, delle nostre puttane. La cecità, alle volte, può essere peggio della pazzia.

“L’amore diventa MERDA / dopo due settimane / i miei amici hanno figli figli figli / io ho sempre fame.”

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demyan 10/10

C Commenti

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swansong (ha votato 3 questo disco) alle 11:16 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Naaaa..non ci siamo assolutamente!

questo qui proprio non riesco ad ascoltarlo! Musica mediocre e testi che - oltre a sembrarmi troppo forzati ed alla ricerca dell'effetto a tutti i costi, tanto da perdere in credibilità ed autenticità - a causa della sua pessima voce non riescono a coinvolgermi. Già non mi aveva entusiasmato col precedente osannato Semper...qui si ripete in peggio, a parte la copertina Insomma, lo lascio ad altri, ma se questo è il cantautorato italiano, mi vado a riascoltare Fossati, il grandissimo Finardi e compagnia bella. Piuttosto, perchè un grande come Giulio Casale (già leader dei grandi, disciolti, Estra) non se lo fila praticamente nessuno? Ascoltatelo e, forse, gli Edda Rampoldi di turno li ridimensionerete un pochettino..

salvatore alle 11:35 del 20 marzo 2012 ha scritto:

"Semper biot" non mi era piaciuto affatto. Testi, musiche, voce... niente! Di questo ho appena ascoltato la title track: la trovo bruttina. Credo di fermarmi qui...

Molto bella e sentita la recensione

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 12:07 del 20 marzo 2012 ha scritto:

"Semper Biot" era una gemma, questo è un'altra gemma. Molto diverso nell'architettura e nell'intenzione musicale, come giustamente sottolineato nella recensione, identico invece nella sostanza, unica, solo sua e impagabile, per quanto mi riguarda. Anna mi si è tatuata nel cervello. Disco e uomo prezioso.

bargeld, autore, alle 13:10 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Paolo e Swan come da pronostico! Salvo, la title track non è molto rappresentativa, prova almeno le altre due tracce postate... e poi se vuoi fermati!

TexasGin_82 alle 17:07 del 20 marzo 2012 ha scritto:

John Fruscinate x Carmen Consoli = Edda

REBBY alle 17:37 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Dovrei riascoltarlo, ma se proprio bisogna fare un nome a me viene in mente Juri Camisasca, roba vecchia eh

bargeld, autore, alle 18:39 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Yes, Rebby, il paragone con Camisasca è decisamente appropriato, con le dovute (soggettive) proporzioni.

Utente non più registrato alle 20:31 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Dopo aver ascoltato qualche brano, spinto più dalla curiosità suscitata dalla copertina, sono assolutamente d'accordo con swansong (ti sei procurato Finardi?!), non si può sentire...

Una mia curiosità: ma semper biot vuol dire sempre nuda?!

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 15:26 del 29 marzo 2012 ha scritto:

RE: sempre nuda

Sì, sempre nudo. O sempre nuda, in effetti, dal suo femmineo punto di vista. Risposta fulmine in solo 10 gg, scusa.

salvatore alle 22:05 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Fatto Daniele! Ho ascoltato anche gli altri due brani... Pur riconoscendo che (specialmente con "Emma") le cose vadano meglio, la proposta di Edda continua a non coinvolgermi. Non discuto il suo valore artistico, piuttosto - al di là della voce che proprio non digerisco e di numerose scelte stilistiche che trovo troppo connesse ad un certo tipo di alt. rock made in italy che non ho (quasi) mai apprezzato - non trovo particolarmente affascinante questo tipo di urgenza espressiva, questo "vomitare" (a mio avviso troppo semplicisticamente, seppur con notevole intensità) la realtà o quella che si ritiene essere la realtà... Insomma, trovo molto più interessante e, soprattutto, incisivo il non-detto, quello che scaturisce da immagini o da suoni, quello che richiede un lavoro di interpretazione da parte dell'ascoltatore...

Non sono contrario al "brutto" e al degrado in arte, ma preferisco che prendano forme diverse da quelle proposte da Edda.

crisas (ha votato 4 questo disco) alle 0:05 del 21 marzo 2012 ha scritto:

no, grazie.

Totalblamblam alle 18:30 del 31 luglio 2012 ha scritto:

bel pezzo questo odio i vivi ... ritmica tra monk e mingus l'avete notato? mi piace un sacco sta tipa se il resto è a questi livelli è da comprare

Lezabeth Scott alle 11:38 del primo agosto 2012 ha scritto:

Si, effettivamente, l'altro disco era un pianto greco, ma questo pezzo merita. Forse merita un'altra chance.

Franz Bungaro (ha votato 7,5 questo disco) alle 10:35 del primo agosto 2012 ha scritto:

Sono cresciuto con i RItmo Tribale nelle orecchie e nella testa. Sono quindi di parte. Edda ha sfornato in questo 2012 un concetrato di emozioni forti fortissime. Un paio di settimane fa mi sono imbattuto per caso in un suo concerto qui a Roma, al Pigneto. Eravamo una trentina di persone scarse. E' stato il più bel concerto dell'anno per me. Vorrei votare 10 ma sarebbe un voto da cuore dilaniato da una vita di ascolti e religioso proselito, oltre che da emozioni contingenti. Mi tengo il 10 per me. La chiusura della recensione è splendida! "La mia religione sei tu".

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 11:38 del primo agosto 2012 ha scritto:

Ti quoto sui live, se n'era parlato nel forum del perché fossero (per qualcuno) tanto belli.

P.S. ...Magari non un dieci, ma un bel voto mettilo, dai, ché questo adorabile incompreso si merita ben altro posto in classifica!

Franz Bungaro (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:53 del primo agosto 2012 ha scritto:

Hai ragione. Fammi raffreddare un attimo, e poi ripasso per il voto. Mi sento come il maestro che deve dare il voto all'alunno preferito della classe, quello che prendeva 8 pure quando chiedeva di andare in bagno . Sta di fatto che Odio i vivi mi piace realmente tanto. Lo mando in circolo un altro paio di volte e ritorno !!!

Jacopo Santoro (ha votato 6 questo disco) alle 23:50 del 10 settembre 2014 ha scritto:

Edda torna con il disco terzo solista, il 28 ottobre.

Sono tanto curioso, sperando si riproponga sulla falsariga non di quest'album, ma di Semper Biot. Che è entrato dentro me, e mai ne uscirà.