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R Recensione

6,5/10

Marlene Kuntz

Ricoveri Virtuali e Sexy Solitudini

Una biscia che morbida striscia sulle lamiere. Non cantavano esattamente così nel ’96 i Marlene Kuntz, è una rivisitazione forzata che mi perdoneranno, e che adopero per descrivere, in un’istantanea, il nuovo album della band cuneese. A vent’anni di distanza dal loro primo demo, il quale al di là di ogni ragionevole dubbio segnò l’entrata in scena di una delle realtà più importanti della storia del rock (in) italiano, e a tre dall’ultimo controverso Uno, pubblicano oggi Ricoveri Virtuali e Sexy Solitudini, titolo lungo, impacciato, ma efficace nel tirare le somme di un lavoro che abbandona l’ermetismo del passato prossimo per giocare a carte scoperte.

Pane al pane e vino al vino dunque: è un disco sorprendente. Nel senso che non te l’aspettavi, non più, una cosa così. Riff sporchissimi, giri di basso allucinanti, linee vocali viscerali, e una tale presuntuosa ficcante decisione nei testi che senza tanti giri di parole arrivano al punto e picchiano duro. Un ritorno alle origini, sentenziavano indiscrezioni già prima dell’uscita. Non proprio, secondo me, perché un conto è l’urgenza selvaggia degli esordi, un altro è lo sfogo maturo di chi tante ne ha viste, date e ricevute, e per molti versi non ne può più. Lontani, forse da sempre, dall’hype che ammanta di sicurezze certa scena indiependente italiana, i nostri sputano fuori qualcosa di molto vicino a un concept-album, trattando a muso duro temi come l’identità perduta della nostra generazione e il torpore culturale che anestetizza le coscienze al limite della morte. E lo fanno con una sincerità che sconvolge, con l’orgoglio di chi è impavido, ma solo (“Mi sentite? Sto gridando da un pezzo e no, non mi sentite!”).

Egregia, anche nei pezzi più atmosferici, la produzione di Howie B, dopo la prova in chiaroscuro nel side-project Beautiful, ed encomiabile la bravura dei singoli musicisti coinvolti (oltre ai tre Marlene Godano Tesio e Bergia, Lagash al basso e Davide Arneodo a violino e tastiere), che restituiscono l’impressione di una coesione e un piacere nel suonare assieme che non si percepiva da tempo.

Ricovero Virtuale in apertura, un pezzo schietto come pochi sull’abuso del download musicale illegale, sembrerebbe tronfia se non fosse semplicemente onesta, e non a caso procede sporcata e grezza sino al finale in hi-fi. Orizzonti, tesa e ipnotica, ha un tiro fantastico, mentre Io e Me, la favorita del sottoscritto, corteggia il post-rock, cupissima col suo basso killer e il parossismo finale rumoroso e urlato dei bei tempi. L’Artista è sottile e poetica prima del ritorno frenetico alla vita reale, Vivo è canto onirico prima di divenire declamare furioso. E’ un altro tema ricorrente del disco, la presa di coscienza improvvisa, il risveglio, descritto e affrontato con repentine esacerbazioni nei testi e nei suoni.

Non mancano i momenti più introspettivi, dal vellutato singolo Paolo Anima Salva, che racconta la solitudine del giovane che non si vuole omologare, con tanto di citazione di De Andrè, sino alla nostalgia immobile della già classica ballata finale Scatti, chiusura poetica e immaginifica nel vero senso della parola. Prescindibili invece Oasi e Un Piacere Speciale, insieme all’abuso abbastanza gratuito di coretti d’accompagnamento disseminati regolarmente all’interno di alcuni brani. Ruffiana o meno, la sfacciataggine sboccata di Pornorima è invece una gran lezione di stile rivolta a tutti quelli “ebefrenici fighetti dell’Olimpo indie-rock” (non avrei saputo usare parole migliori), pronti a puntare il dito contro pezzi e dischi come questo, mentre gira sul loro ipod “Fuck You Like An Animal” dei Nine Inch Nails, citati a fine brano. E allora in chiusura di recensione, per i buoni intenditori, cito anch’io Pornorima, e mi congedo con un sorriso amaro, un monito o, forse, una speranza: “Che pensino a scopare i farisei dell’indie-rock, le anti-sbrodoline snob, gli alternativi a pacchi e stock.”

Avercene.

V Voti

Voto degli utenti: 5,6/10 in media su 7 voti.
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C Commenti

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ThirdEye (ha votato 4 questo disco) alle 20:54 del 13 dicembre 2010 ha scritto:

Mah!

Acquistato dopo che un amico me ne aveva parlato bene, sicuramente un po meglio di "Uno", ma a mio avviso il fuoco è oramai irrimediabilmente spento, e non basta riaccendere gli amplificatori quando a mancare a mio avviso è l'ispirazione..quella che rendeva un lavoro come "Il Vile" uno dei piu bei dischi italici dei '90.

Syberya alle 20:51 del 15 dicembre 2010 ha scritto:

la seconda traccia è inascoltabile,

NathanAdler77 (ha votato 6 questo disco) alle 17:38 del 18 dicembre 2010 ha scritto:

Fumo negli occhi

Il titolo è degno di Malgioglio..."Ricovero Virtuale", "L'Artista" e il basso wave di "Io E Me" non male, ma quando Godano fa il piacione con il falsetto s'avvicina pericolosamente al Sarcina di turno, e non è cosa buona e giusta. Bella rece, Bargeld.

chinaski (ha votato 9 questo disco) alle 20:57 del 19 dicembre 2010 ha scritto:

Sto gridando da un pezzo

Sono d'accordo con Daniele. A discapito di quanto anche lo stesso Godano dica in giro, questo è un disco notevolmente differente dagli inizi. C'è la maturità artistica e la saggezza di chi in quindici anni e otto dischi ne ha viste parecchie e prova a tirare le somme, a proprio modo, facendo rumore in tempi liquidi. E non è cosa da poco. Vasco jr e compagnia imparino.

Bel disco e bella recensione.

Syberya alle 11:16 del 20 dicembre 2010 ha scritto:

Non si può fare un buon disco rock, cioè con l'intenzione di rappresentare una realtà, un sentimento, una rabbia, uno spirito ecc. ecc.con la batteria stile e suono Ramazzotti, testi a mio parere forzati e altre cose; insomma un disco fatto apposta per venderlo a Natale. Non è un buon disco, è un disco convenzionale, ideale per un 14enne.

Non serve nemmeno votarlo.

Norvegese (ha votato 5 questo disco) alle 9:35 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

Uno mi era piaciuto di più, e questo dice tutto..gli unici brani che mi hanno detto qualcosa sono "Io e Me", "Oasi" e "Scatti", il resto troppo anonimo e facilmente dimenticabile. Hanno fatto un po' come i 'Tallica di "Death Magnetic": hanno dato ai fans quello che i fans volevano, ma i risultati non sono e non sarebbero potuti essere gli stessi di 15-20 anni fa

inter1964 (ha votato 7 questo disco) alle 10:58 del 9 gennaio 2015 ha scritto:

buono