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R Recensione

8/10

Loch Lomond

Little Me Will Start A Storm

Il Lomond è un immenso specchio d'acqua: è il più grande lago dell'intera Gran Bretagna, situato a sud della Scozia, ad aver ispirato questo sestetto americano di Portland, che ne ruba il nome e non solo; lo stesso concept-songs pare stregato alla radice dalla bellezza bucolica che i suoi scorci scozzesi offrono ai più. Ma proprio laddove il fiato si mozza, ecco che a dar voce a un romantico sentimento si fanno primi tra gli avventurieri i nostri Loch Lomond dall'Oregon. Quarto album dopo una lunga pausa di quasi quattro anni, "Little Me Will Start a Storm" si concede a noi con fare sbarazzino, quasi di sfida, diffondendo nell'aria una fanciullesca vivacità rustica. Una verve compositiva capeggiata e guidata dal leader scout Ritchie Young, voce prima e chitarra del gruppo, che ben si adatta all'incedere marziale da campeggio di "Blue Lead Fences", singolo dorato dell'album, così come agli intrecci di banjo e al bipolarismo vocale bianco-nero di "Water In Astoria", in apertura a un crescendo sinfonico destrutturato per violini, percussioni e scacciapensieri.

Un folk sanguigno e ferino, ma beffardo anche, che nasconde in sè più di una soluzione continuativa, che passa di slancio dall'animalesco al misticismo corale di "Egg Song", melodia delicatissima presa in prestito dai Fleet Foxes più ammalianti, dallo spiritualismo alla medieval ballad di "Blood Bank", perfetta simbiosi orchestrale tra Grizzly Bear al sollucchero e i Beirut delle suggestioni di paese, e dai menestrelli alle placide e tenui digressioni strumentali di "Water Bells", quasi una "Elegy" Balmorheaniana 2.0. La forma più naturale e valida dei Loch Lomond è però altra ancora, ed è la stessa che trova la pace dei sensi negli squarci lirici di "Earth Has Moved Again", innalzati dagli acuti iniziali di Young e dilatati in spazi sconfinati da una batteria al rilento e da un pianoforte allungato all'infinito, e nel dolce barocco folk-pop di "Elephants & Little Girls", che parte morbida sui primi versi del glockenspiel per acquisire poi sempre più sostanza e ritmo nel botta-risposta tonale di Young e del coro, supportato dal tappeto nuovamente marziale delle percussioni e da sviolinate danzanti di accompagnamento. In ultimo richiamo, "I Love Me" segue contemporaneamente le linee chamber-pop più intime degli Anathallo insieme ai violini vesperi e malinconici dei Clogs di "Lantern". A maggior raccoglimento, minor complessità d'arrangiamento.

Dell'ultimo lavoro dei Loch Lomond rimangono solo i titoli di coda, che portano verticalmente a una mia piccola sdolcinata considerazione: il folk è forse l'unico genere a non aver bisogno di rinnovarsi, così com'è può contenere il mondo in sè.

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 11 voti.
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Teo 8/10
giank 8/10
target 6/10
rael 8/10
REBBY 6/10

C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 19:19 del 11 marzo 2011 ha scritto:

Li conoscevo dall'ep di due anni fa "Trumpets for paper children", che però non mi aveva impressionato. Una cosa sola, in realtà, mi aveva fatto sobbalzare: la voce del cantante, che a tratti somiglia in modo sbalorditivo a una delle voci che ho amato/amo di più (Andrew Montgomery dei Geneva), con i suoi moti pendolari tra acuti effeminati e bassi imbronciati (vd. "Blood Blank": giuro che qua, a questo cambio di tono abbastanza netto rispetto ai pezzi precedenti, ho fatto un salto sulla sedia). Delle volte l'effetto deja-vu è pazzesco ("I love me", "Blood blank", appunto) e non ne esco. Il disco, al di là di questo, è interessante, pastorale profondo, campagne assolate e ruscelli, secondo le coordinate che richiama correttamente Filippo nella recensione. Devo approfondirlo.

target (ha votato 6 questo disco) alle 19:27 del 11 marzo 2011 ha scritto:

Vabbeh, è "blood bank", non "blank". Qui un pezzo dei Geneva:

Filippo Maradei, autore, alle 15:07 del 12 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Bello il pezzo dei Geneva, peraltro manco li conoscevo. Che dici, qualche vibrazione del Thorpe dei Wild Beasts possiamo captarla? Meno isteria teatrale, magari, ma escursioni vocali a go-go...

target (ha votato 6 questo disco) alle 15:31 del 12 marzo 2011 ha scritto:

Sì, non mi è venuto in mente, ma può starci. Anche se questo Young non usa spesso, mi pare, il falsetto: ha proprio un tono androgino di suo, come appunto Montgomery (i Geneva non li conosce quasi nessuno ). Tonalità effeminate che però, quando si abbassano, diventano profonde, quasi roche. Della stessa famiglia mi viene in mente il cantante dei Delays. Boh, è un tipo particolare di voce che mi ha sempre attirato.

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 21:54 del 4 aprile 2011 ha scritto:

sublime!

finalmente un folk-pop che riesca ad appassionarmi. Ha un non so che di poetico e magico-mistico che crea un'atmosfera davvero speciale. Bravo FIlippo, bella segnalazione

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8 questo disco) alle 13:55 del 16 agosto 2011 ha scritto:

Coinvolgenti ma non rinuncio alle mie scarpe

Li ho scoperti grazie alla tua recensione a colori pastellati con rimandi a violini vesperi … galeotto sarà stato il Ferragosto caldo e monotono del profondo Sud, ma le note di Blue e la marcia cadenzata verso il refrigerio finale per eutanasia mi hanno coinvolto a tal punto da “accodarmi” in maniera ipnotica … mi sono fermato sulla riva del Loch per non lasciare incustodite le mie scarpe nuove di saldo di fine stagione … scusa Filippo … tu che sai tutto e di più … dimmi … riemergeranno per raccontarci il resto o dovremo immergerci anche noi? … ho aspettato un bel po’ … poi sono andato a sentire il resto dell’album ed è stato come bere una Coca ghiacciata sotto il sole calabro.

Complimenti a te … è la prima volta che la lettura di una recensione mi ripaga in contanti e pronto cassa … mi sento più ricco.

Filippo Maradei, autore, alle 14:44 del 16 agosto 2011 ha scritto:

RE: Coinvolgenti ma non rinuncio alle mie scarpe

Grazie dei complimenti, sei gentilissimo. Se faranno altro, dici? Certamente: hanno un'infinità di laghi a disposizione; tempo due annetti e ci parleranno del Malawi, garantito. Nel frattempo affoghiamo pure qua dentro... senza scarpe, of course.

target (ha votato 6 questo disco) alle 11:50 del primo marzo 2012 ha scritto:

Che bravi loro. Meladinewtonati ieri, a Padova. Bei pezzi (sono partiti con l'accoppiata "Elephants & Little girls"/"Blood bank"), notevoli giochi di voci (ancor più notevoli, sarebbero stati, se non fossero capitati fastidiosi problemi coi microfoni, perché siamo in itaglia e shit happens everytime), fenomenale lui, Ritchie Young, che è alto un metro e sessanta ma sprigiona una voce impeccabile, con le stesse altalene di tono del disco e, anzi, con sfoghi ancor più emozionanti, tanto più intensi nei 2-3 pezzi suonati unplugged e senza microfono. In uscita settimana prossima un Ep, "White dressese", che ben completa il quadro folk pop di questo "Little me (e mo' si capisce perché) will start a storm". Lodiamo.

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 0:08 del 3 aprile 2012 ha scritto:

mai sottovalutare un otto del Fil: e infatti questo "little me will start a storm" rappresenta, sicuramente, uno dei migliori episodi folk dello scorso anno (chissà che non possa rivalutare anche l'ultimo fleet foxes, a questo punto ). "blood bank" ed "earth has moved again" le due magie del disco.