R Recensione

8/10

Grizzly Bear

Veckatimest

Partiamo con la profezia del giorno. A prescindere da chi si troverà a dover gestire il malloppo di questo ennesimo caso “internettaro” (quelli della Warp già iniziano a leccarsi i baffi), “Veckatimest” sarà il manufatto indie per eccellenza del 2009. Come se non bastasse, Pitchfork lo eleggerà miglior disco degli ultimi cinquant’anni, secondo solo all’ultimo Animal Collective, e il leader dei Grizzly, Edward Droste, verrà insignito dell’onorificenza di genius maximus per il più alto servigio reso al mondo della musica dall’invenzione (?) della scala pentatonica. Ecco che, magicamente, pare realizzata la perfetta compresenza di tutte le condizioni necessarie affinché questo disco mi stia sulle scatole. Immaginate quindi lo sgomento nel trovarmi di fronte a un (capo)lavoro di tal pregio, quasi che l’ultima fatica del quartetto di Brooklyn incarni, messianica, la giusta punizione per il mio scetticismo.

Ci ho riflettuto, e sono giunto alla conclusione che i motivi per cui lo amo sono quelli “sbagliati”: ossia la sua viscida inintelligibilità, la complessità strutturale (al primo ascolto la mente è andata a ritroso fino ai Prefab Sprout di “Swoon”), l’interlocutoria chimica degli incastri armonici. Elementi che forse saranno percepiti come “piccoli ma trascurabili difetti”, almeno dalle moltitudini di ascoltatori decisi a inserire di forza l’opera nell’inflazionato filone alt-folk. A essere onesti, anche i paragoni spesi finora per inquadrare la sostanza di “Veckatimest” non reggono proprio: questo è il disco che i Fleet Foxes possono solo sognarsi di notte, e che gli Animal Collective potrebbero incidere se sapessero coniugare la loro attitudine arty all’effettiva capacità di scrivere una canzone pop (la qual cosa è meno probabile di una nevicata in agosto).

Non che la musica qui proposta sia pop puro e “semplice”, intendiamoci. È proprio questo, anzi, il nodo gordiano da affrontare fin d’ora a testa alta. I Grizzly Bear attuano un radicale mutamento dell’approccio col quale, negli ultimi tempi, si è affrontata la questione “ripescaggio di Beach Boys & Co”: non più pretesto per cazzeggio freak, né per l’ennesimo, insipido piatto alt-folk, bensì per una costruzione sostanzialmente “progressiva”, come una rilettura canterburiana del baroque e folk-pop di fine ‘60s, con farfalle sunshine a svolazzare burrose nel singolo “Two Weeks” (gli XTC di “Apple Venus Vol. 1” portati in paradiso) e cieli malconci che si colorano di beige androgino in “Ready, Able”. I brani si accartocciano in vie e viuzze (la policroma “Southern Point”, quasi “Judy Blue Eyes” di Stephen Stills riscritta dai Caravan), mappature sbilenche (“Fine For Now”), articolazioni sconnesse (l’inquietante ballata “Hold Still”); o magari sembrano stabilizzarsi sulla via maestra e quando meno te l’aspetti girano l’angolo, come rincorrendo intuizioni istantanee destinate a non avere seguito (la soffice trapunta di “All We Ask”).

Vogliamo parlare poi di produzione e arrangiamenti? Volentieri. I cori, innanzitutto: tendenti più a una sorta di polifonia neo-gregoriana che alla gagliarda veemenza dei Mamas & Papas (“Cheerleader”, il “lacrimosa” a tempo di ragtime “Dory”), arditi fino a sfiorare il preziosismo. Le ingenuità elettroniche del precedente “Yellow House” (Warp, 2006) sembrano poi quasi del tutto accantonate, in favore di una riscoperta verginità dello spazio sonoro, colmo sì di riverberi spectoriani e suoni immaginifici (a produrre è ancora una volta il bassista e polistrumentista Chris Taylor), ma mai contraddetto nella sua intima, curatissima levità. Anche l’orchestra, arrangiata da Nico Muhly, viene utilizzata con gusto ma senza strafare, secondo il funzionalismo proprio del Bauhaus (la scuola d’arte, non il gruppo), e quindi in porzioni singole di legni molto minimal e archi ad ampio spettro cromatico. Fa eccezione una “I Live With You” gonfia e grottesca, imbevuta della magmatica caoticità appartenuta a un genio pop del calibro di Van Dyke Parks (hai detto niente…).

Su “Veckatimest” (pare sia il nome di un’isoletta del Massachusetts) la band regredisce e avanza per mezzo del medesimo, precisissimo colpo di reni. Sì, il disco è bello ingioiellato, tirato a lucido, “restaurato” come una vecchia maliarda prima del brunch pomeridiano a Porto Cervo; eppure “sporcato” dalla batteria “primitiva” di Christopher Bear, dal chitarrismo nervoso di Droste (ascoltate “While You Wait For The Others” per apprezzare al meglio il personalissimo timbro del suo strumento: riverbero corto, ampia risonanza, strumming metallico), dalle suggestioni pittoriche delle tastiere, dalle armonizzazioni cristalline delle voci (sublime quella del secondo songwriter Daniel Miller). Un tragitto che procede per tic nervosi, a tratti parallelo alla poetica silvestre degli Akron/Family, e che nel pianismo della conclusiva “Foreground” calpesta le ceneri di quella dolorosa meraviglia un tempo nota come “catarsi”. Procedimento, quello esposto in “Veckatimest”, che non smantella la forma, bensì la esalta nella sua poliedricità. Nemmeno un castoro “edificatore” avrebbe saputo far meglio di quest’orsacchiotto dagli artigli rubati a Freddy Krueger. Ora però basta parole, ascoltiamo e gioiamo. E, per una volta, cerchiamo di sopportare l’hype.

C Commenti

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Cas (ha votato 8 questo disco) alle 9:59 del 26 maggio 2009 ha scritto:

wow, sei riuscito a scomporre e ricomporre l'album come se l'avessi ideato tu!

ottimo lavoro davvero, capace di far convergere i generi in un ibrido intricato ma piacevolissimo!

Bravi, bravi, bravi!

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 10:00 del 26 maggio 2009 ha scritto:

Tutto troppo bello, dal nuovo disco dell'Orso Grizzly alla recensione dell'Orso Loson (!!). Ancora un gradino più in su rispetto al precedente "Yellow House", che era già un gran bel disco. Dopo gli Akron Family, gli Yeasayer, i Fleet Foxes e qualche altro sottovalutato (Dr Dog?) o misconosciuto (sapete chi ...), questo è il definitivo tripudio del cantato nella musica indipendente. Tutti in coro, appassionatamente.

target (ha votato 7 questo disco) alle 18:25 del 28 maggio 2009 ha scritto:

L'ho ascoltato una volta. C'è cura, c'è sapienza. Ma mi ha annoiato. Tanto. E non mi piace l'attitudine a tratti lirica della voce (Los, perché abbiamo perso quel feeling di un tempo? Perché?????. Tornerò, perché i primi ascolti, soprattutto per dischi così poco immediati, dicono quel che dicono.

loson, autore, alle 19:24 del 10 giugno 2009 ha scritto:

RE:

Anch'io ci ho messo diversi ascolti per apprezzarlo. Non è un disco che faccia immediatamente gridare al miracolo: deve germinare, in solitudine e con pazienza. Soltanto quando le sue maglie iniziano a districarsi ci si capacita di che razza di giochi armonici e melodici siano capaci questi quattro. Non a caso ho tirato in ballo Canterbury, e credo di essere stato l'unico. Mi stupisce, anzi, che nessun'altro abbia notato le affinità che legano un disco così profondamente americano come questo alle pratiche decostruttive e autoironiche dell'art-pop inglese dei primi '70. Cmq vabbè, pazienza... Francè, le nostre convergenze ormai si riducono a brit-pop e synth-pop (che non è poco! ;D), sei tu che mi stai abbandonando! ;D

target (ha votato 7 questo disco) alle 22:32 del 14 giugno 2009 ha scritto:

Sono davvero orsi, questi. Il disco è da letargo, slow music tipo slow food, con incluso un senso di snobismo elitario che qua e là crea qualche lambiccatura di troppo (Cheerleader, Dory, Hold still). Sta di fatto che quasi ogni pezzo ha il suo picco di perfezione miniaturizzata (spesso grazie all'arrangiamento e alla produzione sapientissimi), ma, sia la pigrizia o l'incapacità di portarlo avanti o proprio una sadica volontà - forzatamente freak, ché questi sono piuttosto radical chic - di seminare spunti slegati, poi le canzoni nel loro intero non raggiungono mai, secondo me, un respiro davvero pieno ("Two weeks" e "Foreground" eccezioni). 6,5.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 1:08 del 19 giugno 2009 ha scritto:

Per prima cosa vorrei ringraziare Matteo che mi ha dato lo spunto per riascoltare If I could do it all over again I'd it all over you, In the land of grey and pink e Swoon e me stesso per aver fatto lo stesso con Astral weeks. Poi chiaramente questo è un altro disco, ma che disco.

Io prevedo che tra qualche lustro ci saranno meno

discussioni. Per il momento per me è un album

maturo, diversificato, raffinato e multiforme. I

cori, come ormai stradetto, così in voga in questo momento non mancano anche quì. Ma a me appaiono così integrati nell'apparato strumentale

colto ed internazionale (si quì non c'è solo

America, ma anche tanta Inghilterra) da confondersi con gli altri strumenti, divenendo

essi stessi principalmente strumenti, senza assumere un carattere dominante ed assolutistico

che io riscontro ad esempio nell'album dei Fleet

foxes. Questo è un'opera che cresce con gli ascolti (anche se io sono stato conquistato

immediatamente dalla doppietta iniziale), ricco

di sfumature e classe. Insomma senz'altro tra i miei preferiti di questo primo semestre 2009.

Superbo Loson, as usual (mi ripeto quando poi si

è d'accordo ... vabbè offro io anche se passo da

Modena).

loson, autore, alle 12:15 del 20 giugno 2009 ha scritto:

REBBY, la nostra improvvisa consonanza di gusti mi inquieta sempre più! ;D Ormai siamo sulla stessa lunghezza d'onda, se si eccettuano le derive dance e synth-pop, non male... E grazie soprattutto per aver notato la particolarità dei cori, il loro senso estetico che latita nella massa di damerini alt-folk di questo decennio. Altro che gli strilli da sagra paesana di Fleet Foxes e compagnia bella, insomma...

P.S. Thanks a tutti per i complimenti, raga.

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 14:10 del 20 giugno 2009 ha scritto:

cmqi n effetti tanto per dirne una: hold still è evidentemente un pezzo di robert wyatt. Ma per dirne una eh, che anche questo disco l'ho ascoltato poco e male e all'inizio non m'aveva detto niente. ora finalemnte ad un ascolto un pò più attento mi sembra già molto più considerevole di attenzione. Cmq è vero che a un primo impatto viene subito in mente "tò la versione fleet foxes del 2009", poi è vero che andando a fondo si nota subito che le differenze e le complessità sono decisamente cospicue.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 14:21 del 20 giugno 2009 ha scritto:

allora...secondo me le tracce bomba, quelle per convincere gli indecisi, sono queste: While You Wait For The Others (superba), All We Ask e Cheerleader. E poi basta massacrare i poveri Fleet Foxes, dai Loro sono su un altro piano, ok, ma anche perché il loro esordio non vuole essere altro che un semplice disco pop. Non accomunare troppo i due gruppi mi pare la cosa più corretta da fare...anche per rispetto dei Grizzly Bear

loson, autore, alle 15:32 del 20 giugno 2009 ha scritto:

RE:

In effetti, Cas, non ha molto senso accostarli ai Fleet Foxes. Però la stampa ci campa su paragoni come questi, e io ci tengo a ben rimarcare che le distanze fra i due gruppi (ma anche fra i Grizzly e l'intero baraccone alt-folk) sono colossali.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 10:54 del 21 giugno 2009 ha scritto:

la nostra improvvisa consonanza di gusti

Los, quando troverai la tua dolce metà e la

smetterai di avere "ambizioni danzerine" vedrai

che andremo ancora "più d'accordo" (eheh). D'altra

parte io lo avevo già detto in tempi "non sospetti" (ricordi un tale Owens e il mio discorso

sui recensori da me molto considerati?)! Ah ho già

ordinato l'ultimo Odawas e farò lo stesso con

Jarvis Cocker ...

loson, autore, alle 15:19 del 21 giugno 2009 ha scritto:

RE: la nostra improvvisa consonanza di gusti

Sulla "dolce metà" tocchi un tasto dolente, dato che sono tornato single da poco. Per il resto: bravissimo a ordinare Odawas (ti daranno soddisfazioni, vedrai), ma non mi prendo responsabilità sul Jarvis Cocker! ;D

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 14:26 del 26 giugno 2009 ha scritto:

disco dell'anno?

Album davvero emozionante. Sono ormai giorni che lo ascolto continuamente. Disco dell'anno? Per il momento, sì. Anche se pure l'ultimo dei dirty projectors non scherza affatto!

lev (ha votato 9 questo disco) alle 23:30 del 26 giugno 2009 ha scritto:

si si, questo è proprio un gran disco, lo ascolto ancora un pò, e poi darò il mio giudizio.

lev (ha votato 9 questo disco) alle 12:42 del 9 luglio 2009 ha scritto:

ebbene si, questo è proprio un gran discone, alcuni pezzi lasciano veramente a bocca aperta. comunque non c'è un solo brano che non sia almeno di buon livello. se l'ultimo degli animal collective fosse veramente il più bel disco degli ultimi 50 anni, prenderei tutta la mia bella collezione di dischi, la metterei su ebay e mi darei al giardinaggio!

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 22:09 del 23 luglio 2009 ha scritto:

about face

Chi sa spiegarmi il motivo per cui in questa recensione (peraltro ottima davvero) e in altre lette sul web non si fa mai riferimento alla canzone about face? Io penso che sia una delle migliori. Una di quelle da inserire in un ipotetico quanto improbabile (per fortuna) "best of". Io la ascolto a ripetizione e ne sono incantato...

jonfrog alle 19:35 del 6 agosto 2009 ha scritto:

ciao a tutti.

è il mio primo commento...

trovo quest'album stupe(facente)ndo....

cmnq sono daccordo con daniele_83 nel dire che anche bitte orca dei dirty projectoys non è da meno...

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 10:57 del 7 agosto 2009 ha scritto:

Niente male...proprio niente male...

Li conoscevo già, segnalati da un caro amico, ma devo dire che, come sempre, leggendo le recensioni di Matteo, così deliziosamente infarcite di citazioni, è impossibile (sottolineo: impossibile!) non essere invogliati all'ascolto!

Decisamente indovinato poi, Matteo, l'accostamento in alcuni brani al "canterbury sound" (certo che 'sti qua tutto sembrano tranne che americani!) Alla fine della fiera, forse, l'unico pezzo, pur bello, non proprio irresistibile (a parte il video), mi pare proprio il singolo "Two Weeks".

Un'ultima considerazione (che vale per loro ed altri gruppi del filone diciamo indie/new-folk - senza che la prendiate, necessariamente, come una critica): sarà il sound, l'attitudine, il tipo di musica suonata, forse il look stesso (a volte forzatamente retrò), ma non trovate che 'sti ragazzini, giovanissimi, sembrino già vecchi? Boh, sarà una mia impressione..

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 17:31 del 23 agosto 2009 ha scritto:

Sinuoso e frastagliato nei timbri sonori e nella scrittura. Un fresco ed avvolgente collage indie-pop-folk ornato di sfumature, fraseggi melodici, strumenti e cori. Un gioiello della musica indipendente. Meravigliosa recensione. Bravissimo Matteo

nico83 (ha votato 10 questo disco) alle 21:50 del 17 settembre 2009 ha scritto:

ciao a tutti! sono nuovo del sito!

i dischi nella top ten, però li ho sentiti già tutti. Vediamo allora di mettere qualche votino...

Comincio da gli orsi grizzly perchè per il momento questo è il cd più bello che ho sentito quest'anno! Toccante, malinconico e romantico, ma aallo stesso tempo ostico, sperimentale e algido. un capolavoro!

george (ha votato 7 questo disco) alle 19:48 del 20 settembre 2009 ha scritto:

un bel disco ma non mi entusiasma mai!

...non mi viene mai la pelle d'oca insomma...

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 16:41 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

bell'album, arioso,il suono sembra voglia espandersi infinitamente. poi, l'introduzione di suoni psichedelici,di coretti ecc donano al disco freschezza,gioiosità a tratti. l'impatto emotivo non è stato straordinario all'inzio: è un album, a mio parere, che richiede una metabolizzazione lenta. lo ascolto da circa un mese, ma solo da una settimana mi convince. "two weeks" contenitore di molteplici sonorità folk e pop;l'ultra pop "southern points"; la grezza e sfacciata"while you wait...",la sognante "cheerleader" sono tutti brani di deriva folk di ottima caratura, per quanto a possa essere onesta la categorizzazione a questo genere per l'album in questione.

per la cronaca: mi è piaciuto un pò meno rispetto a quello omonimo dei fleet foxes. questo, mi ha regalato emozioni ben più forti di "vecktatimest": ma siamo su due binari paralleli e abbastanza distanti.questo è un album più sperimentale e intimista, che oscilla tra tradizione e innovazione folk; "fleet foxes" era più classico,epico,e magicamente teatro di archetipi, immagini e sensazioni dal sapore primitivo,lontano. ho trovato quindi(ma è un opinione personale e non detta per criticare matteo che come sempre ha scritto un'ottima recensione) poco generosa l'affermazione "questo è il disco che i Fleet Foxes possono solo sognarsi di notte".

loson, autore, alle 18:34 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

RE:

poco generosa l'affermazione "questo è il disco che i Fleet Foxes possono solo sognarsi di notte". ----> Probabile sia così, Hiperwit, ma loro proprio mi fanno venire l'orticaria. ;D Sono forse il concentrato di tutto ciò che odio di questi anni 2000: attitudine indie finto-trasandata, folk-rock approssimativo e intasato di cori da caciara, per di più pompatissimo da pitchmerd che detta gusti e mode. I Grizzly, pur condividendo il supporto "pitchforkiano", sono quasi all'opposto: freddi, distanti, cerebrali, sinuosi, sfuggenti, quasi asettici nel loro estetimo da "prog-folksters". Ribadisco, giusto perchè è una cosa che non ha notato nessuno: questo disco teletrasporta letteralmente Canterbury al di là dell'Atlantico, aggiornandola alle sonorità "di oggi". L'unico precedente per un'operazione come questa è "Bored Civilians" a nome Keith Cross and Peter Ross, datato 1972, che ovviamente suona assai diverso dai Grizzly.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 17:52 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

Fleet foxes è invece per me un album al massimo

discreto (non da buttare nel cesso nè Fabio).

Questo, sempre per me, é un'opera più originale,

meno manieristica e soprattutto più ...

sorprendente. Si anche per me non c'è paragone

da fare tra i due dischi.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 18:48 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

rispettoso della tua posizione (se ti fa venire l'orticaria è giusto che tu ne stia lontano): personalmente non lo boccerei così pesantemente,anzi.

non so, in effetti l'album è stato parecchio pompato:un'amico musicalmente a-culturato mi chiese, per grazia divina,al tempo,di fargli avere il disco dei fleet foxes, quando io manco l'avevo scoperto. questo per farti capire la risonanza dell'hype che può aver avuto l'album in questione.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 18:49 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

...e io scrivendo "un'amico" sono linguisticamente aculturato....ahia!

PandoFightSound (ha votato 9 questo disco) alle 18:22 del 19 ottobre 2009 ha scritto:

Bello bello bello.

NathanAdler77 (ha votato 9 questo disco) alle 22:23 del 21 ottobre 2009 ha scritto:

Nei top del '09, davvero bravi. Al di là di qualche armonia vocale non trovo altri punti di contatto con i Fleet Foxes, più folk e nostalgici. L'Orso Grizzly, invece, ama ripararsi davanti un muro philspectoriano di suoni gotici e impressionisti.

Utente non più registrato alle 21:09 del 16 novembre 2009 ha scritto:

per quanto mi riguarda il miglior disco di quest'anno. Perfetto

Utente non più registrato alle 21:10 del 16 novembre 2009 ha scritto:

Per quanto mi riguarda, il miglior disco di quest'anno. Perfetto.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 19:13 del 22 novembre 2009 ha scritto:

avete visto? scelti anche da una nota casa automobilistica per la pubblicità!!!!

a parte gli scherzi, questo disco ha resistito a tutti gli ascolti e rimane l'uscita migliore di quest'anno. per me ovviamente

lev (ha votato 9 questo disco) alle 22:12 del 23 novembre 2009 ha scritto:

RE:

per il momento, anche per me.

IlGrenio (ha votato 9 questo disco) alle 12:50 del 24 novembre 2009 ha scritto:

Quanto mi sono pentito di non aver dato cinque stelle. Il più bel disco dell'anno

bargeld (ha votato 7 questo disco) alle 17:21 del 24 novembre 2009 ha scritto:

io concordo a grandi linee con le valutazioni di george e target. non sta in questi solchi la musica che, come dire, mi "eccita". è un album ricco di spunti, è vero, ma le mie preferite restano "fine for now" e "while you wait for the others", che riconosco non essere affatto rappresentative del mood che si respira nel resto del disco. commento soggettivo, voto oggettivo.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 18:36 del 24 novembre 2009 ha scritto:

nella top ten degli ultimi 10 anni e non del 2009!!!

Bargeld io credo invece che le due canzoni che tu citi siano abbastanza rappresentative del mood del disco. Disegnano un po' gli estremi entro cui si muovono tutte le altre canzoni. Comunque ogni giudizio è soggettivo, come anche ogni voto

Perchè se dovessi credre che il mio voto (4,5) fosse oggettivo (ma non lo credo) come il tuo, o come quello di qualsiasi altro, qualcuno sbaglierebbe oggettivamente. E non sono così presuntuoso da pensare che io ho ragione e gli altri no...

IlGrenio anche io mi sono pentito di non averci messo 5 stelline Potessi tornare indietro, lo farei, per quello che considero uno degli album più belli del decennio. Lo so che per qualcuno esagero, ma magari il tempo mi darà ragione...

Non sono solito lasciare tanti commenti, ma questo album mi ha veramente stregato!

bargeld (ha votato 7 questo disco) alle 18:58 del 24 novembre 2009 ha scritto:

si certo sono d'accordo con te sulla soggettività/oggettività, io parlavo per me stesso, per il fatto che considero questo disco oggettivamente un lavoro più che buono ma soggettivamente lontano dalle mie corde! per il resto, ti capisco benissimo, quando un disco ti strega c'è poco da fare, non c'è via di scampo.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 22:33 del 29 novembre 2009 ha scritto:

se tornassi indietro: altro che 8!"ready,able" (sul podio delle mie canzoni dell'anno) è davvero bellissima (applausi scroscianti all'arrangiamento), nel finale,impreziosita dai deliziosi e stravaganti "arpeggi" dei violini. senza parole.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 22:40 del 29 novembre 2009 ha scritto:

RE:

*"ready,able", nella versione david letterman, è bellissima...

linko il video

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 11:55 del primo dicembre 2009 ha scritto:

x matteo losi

E' un peccato che siamo così in tanti ad asserci pentiti del voto dato a questo cd. Probabilmente, con un po' più di accortezza il cd sarebbe se non in vetta alla classifica del 2009, quasi...

Matteo una curisità: tu che hai recensito il cd, tornando indietro una mezza stellina in più gliela daresti?

loson, autore, alle 12:35 del primo dicembre 2009 ha scritto:

RE: x matteo losi

Mmm... Direi di no. 4 stelle mi stanno bene, in questo caso. 4 stelle che, a scanso di equivoci, nel caso specifico vogliono dire 8, cioè "capolavoro".

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 12:05 del primo dicembre 2009 ha scritto:

Ecco, conta di più il voto del recensore che i

vari pentimenti degli utenti. Non esiste nessuna

possibilità (con l'attuale sistema di calcolo)per un disco che prende 8 dal recensore di essere in testa alla classifica, quella è riservata solo a quei dischi che hanno preso almeno 9.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 23:44 del primo dicembre 2009 ha scritto:

Hai ragione Rebby. Tra l'altro ho dato un'occhiata alla top ten e l'album dei grizzly è l'unico insieme a quello degli animal collective ad aver avuto 4 stelle. Quindi dovrebbe essere già un miracolo averlo al sesto posto... E comunque il fatto che un posto nella top ten l'album se lo sia "sudato" più degli altri dovrebbe far riflettere sulle sue qualità. Che dire ancora? Peccato!

Matteo ti ringrazio per aver risposto alla mia curiosità. Capisco che l'otto sia un voto di tutto rispetto, un "capolavoro" come dici tu. Io l'otto lo considero un po' come il voto che prendevo al liceo ai compiti di italiano che non erano affatto "capolavori"

E poi se utilizziamo l'aggettivo "capolavoro", quanti album sono usciti nel solo 2009 che, con 4 stelle e mezza, sono al di sopra dei "capolavori"? La cosa, converrai, non tanto regge in questi termini...

Questa non vuole essere una sterile polemica, ti assicuro (anzi ne approfitto per farti i complimenti per le tue recensioni, sempre puntuali, stimolanti e obiettive), ma una sollecitazione a rivedere un po' le votazioni da parte di tutti. Perchè l'otto (4 stelle) è diventato sul sito un voto piuttosto ordinario. Il cd dei grizzly, e di questo ne sono sicuro, non lo è.

Non lo so - e non lo dico perchè io non scrivo recensioni ma commento solo album -, ma forse il voto dei recensori dovrebbe valere quanto quello dei lettori. Così nel caso un recensore utilizzi l'otto per "capolavoro" ed un altro utilizzi nove per "capolavoro" o addirittura 10, beh questa incongruenza avrebbe minor peso. Cosa ne pensate tutti?

Scusate la prolissità del commento. E' che ho cercato di essere chiaro ed esaustivo. Buoni ascolti a tutti!

loson, autore, alle 1:29 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

RE:

"E poi se utilizziamo l'aggettivo "capolavoro", quanti album sono usciti nel solo 2009 che, con 4 stelle e mezza, sono al di sopra dei "capolavori"?" ---> Posso solo risponderti a titolo personale, ovviamente. Nel 2009 ho contato almeno undici capolavori, di cui tre da 4 stelle e mezza (che per me è un 8,5) e due da 5 stelle (ossia un 9, visto che io il 10 come voto non lo concepisco). Che differenza c'è fra un mio 8 e un mio 9? Sfumature. Può trattarsi di una semplice preferenza personale, una considerazione di ordine più "obiettivo" (vedi la compilation Hyperdub) o chissà cos'altro. Quel che importa a me è evidenziare quest'ultieriore scarto qualitativo. Non credo che il 4 stelle sia diventato il voto di "routine", posto che io 4 stelle le metto anche per quei dischi che, pur non essendo imprescindibili, valgono parecchio (in questo caso fanno le veci di un 7,5, e il voto lo rimarco sempre nella recensione). Alla fine, tutto si riduce al valore che ciscuno di noi assegna a numeri e stellette: per te 8 è un voto ordinario, per me tutt'altro. Posso tranquillizzarti anche sul pericolo di eventuali difformità di giudizio fra i redattori: di comune accordo, abbiamo deciso che le 4 stelle equivalgono a "disco da ascoltare assolutamente, fra i migliori dell'anno". E questo vale per me come per ogni altro figliuolo che si appresti a recensire su questo sito. Ultima cosa: credo che le classifiche redattori debbano essere tenute distinte da quelle degli utenti, ma non perchè noi redattori si sia parte di un'aristocrazia o di chissà quale elite (figuriamoci! ;D), bensì per salvaguardare la linea editoriale del sito. Pensaci, sarebbe come se Blow Up o Rumore stabilissero le proprie selezioni annuali basandosi anche sui giudizi dei lettori, che senso avrebbe? Ciò non toglie che, almeno per quanto mi riguarda, sarebbe interessante affiancare alla classifica redazionale anche una classifica basata sui voti degli utenti.

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 14:57 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

RE: Perchè l'otto (4 stelle) è diventato sul sito un voto piuttosto ordinario. Il cd dei grizzly, e di questo ne sono sicuro, non lo è.

Ne sei sicuro?

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 9:47 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

"credo che le classifiche dei redattori debbano essere tenute distinte da quelle degli altri utenti"

Giusto e infatti fra poco uscirà la vs. classifica

(a proposito io qui non mi farei prendere dalla fregola di farla uscire il prima possibile, anzi

la ritarderei a febbraio, quando anche gli ultimi ascolti sono ultimati e siamo quasi sicuri di non perderci nulla). La classifica generale invece mi

piacerebbe più "democratica", con i voti che pesano uguali (che già i recensori possono votare 2 volte ...), cosi anche i dischi recensiti dalla

persona "sbagliata" possano avere chance di

risalita se ritenuti meritevoli dagli utenti. Ora,

siccome in passato mi sembra fosse così, ma si era

evidenziato il problema che alcuni simpatici

cazzoni votavano 1 o 10 (o giù di li) e come ha

detto Fabio "falsavano la classifica" (comunque

ci sono ancora, incidono meno, ma incidono) io

farei una proposta (non so quanto realizzabile in quanto dal punto di vista tecnologico faccio schifo): mezza stelletta=4(il disco mi fa schifo)

1 stelletta=5(brutto disco)1 stelletta e mezzo=5,5

(mediocre)2 stellette=6(sufficiente)2 stellette e mezzo=6,5 (più che sufficiente)3 stellette=7(discreto)3 stellette e mezzo=7,5(buono)4 stellette=8(ottimo)4 stellette e mezzo=8,5(capolavoro)5 stellette=9(eccezzziunale veramente

eheh). Chiaramente bisognerebbe ritarare le

proporzioni matematiche tra le stellette e ci

sarebbe di sicuro un problema con i vecchi voti, ma dimezzando il range del voto (da 1 a 10 si passa da 4 a 9) forse i simpatici cazzoni conterebbero la metà. Magari ho detto una vaccata

(se è così chiedo perdono in anticipo), ma il lato

ludico (il giochino della classifica) di questo

splendido sito (lo dico da utente, a volte anche

sopportato eh) è importante e forse la partecipazione potrebbe crescere ulteriormente

(votare un disco che ha preso dal recensore ad esempio 5 o 6, una volta che si è capito che non conta nulla, non è così stimolante...).

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 12:39 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

I recensori non possono votare due volte, o quantomeno non dovrebbero farlo. La modifica nella realizzazione della classifica era stata ideata per limitare i danni dei cosiddetti "franchi tiratori" ...

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 18:46 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

Matteo innanzitutto ti ringrazio per la risposta esaustiva e per le spiegazioni riguardanti la metodologia di voto. Io, comunque, ci tengo a precisarlo, non contestavo il tuo 8. Il metodo di classifica, piuttosto. E'giustissimo che ognuno esprima il proprio giudizio (più o meno condivisibile) ed utilizzi la propria scala di gradimento. Dicevo invece che in questo modo la classifica non rende appieno il valore dell'album e che un cd giudicato con un 8 resta svantaggiato per la classifica finale, per non parlare di un cd che prende da un recensore (E QUINDI DA UNA SOLA PERSONA) meno di 4 stelle. Quella delle due classifiche è un'ottima idea dato che, personalmente, trovo più interessante e rilevante una classifica dei lettori piuttosto che una dei recensori. E non per privilegiare gli uni rispetto agli altri, ma solamente per avere un risultato meno "condizionato".

Scusate un'ultima domanda: Non si può per caso stilare una classifica dei dischi nella top ten togliendo la rilevanza del recensore? Sarei curioso di vedere l'assetto che si verrebbe a creare. A titolo ufficioso, bene inteso, e solo per i 10 dischi presenti nella top ten ad oggi.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 18:58 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

Fabio forse "ordinario" non è l'aggettivo più appropriato. Me ne scuso. Io volevo solo dire che se per 8 intendiamo "capolavoro", personalmente non credo che quest'anno siano usciti tanti capolavori quanti sono i voti uguali e maggiori di otto. Diciamo un voto "relativamente ordinario"

Utente non più registrato alle 11:07 del 3 dicembre 2009 ha scritto:

Entrando un attimino in maniera defilata nella questione del metodo di valutazione, per quanto mi riguarda il capolavoro corrisponde al 9, 10 è un voto che può maturare solo qualche anno dopo la pubblicazione, una sorta di riconoscimento in più, una medaglia al valore per intenderci. 9 significa anche che non c'è alcun brano debole in tutta la tracklist (cosa che ho riscontrato in Veckatimest, perciò 9) che si mantiene 'tesa' in tutta la durata. 8 per me indica che un paio di brani deboli ci sono, 7 che ce ne sono più di due ma che cmq si mantengono negli standard del disco. Si, un po' come nelle versioni di latino al liceo dove il capolavoro in 5 anni nessuno l'ha mai visto, al massimo si poteva racimolare un 7.5!

Cmq converebbe fare una pagina dove ogni recensore o magari l'intera redazione stila i parametri di votazione e in cosa essi consistono, in questo modo si ammortizzano di molto i 'chiarimenti' richiesti dagli utenti, stando lì ogni volta a precisare il cosa e il come.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 17:37 del 3 febbraio 2010 ha scritto:

Qui sia Rockwell che Rubens la pensano allo stesso

modo (eheh). Miglior disco USA dell'anno anche per

me.

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 12:23 del 13 settembre 2010 ha scritto:

Ragazzi che album, che album! E che 2009 favoloso!

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 19:28 del 13 settembre 2010 ha scritto:

RE:

Come non darti ragione Fil Lo scorso anno, quando ancora non eri dei nostri, ho fatto una vera e propria campagna pubblicitaria a quest'album (simile a quella di quest'anno per i Beach House...). Il fatto è che sono ancora convintissimo di quanto detto mesi fa. Un album che sta invecchiando benissimo (sempre che si possa parlare di invacchiamento per un capolavoro del genere...

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 21:09 del 13 settembre 2010 ha scritto:

qui daniele sei stato molto lungimirante, io questo disco c'ho messo mesi a metabolizzarlo a 360 gradi (n'è valsa la pena, sicuro). all'opposto, col passare del tempo invece ho rivalutato in negativo yellow house: lo trovo troppo monocorde e prolisso. lullaby però, rimane un capolavoro per me: pezzo incredibile.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 2:00 del 14 settembre 2010 ha scritto:

RE:

E pensare che sono miope, hiperwlt

Per quanto riguarda Yellow house, ti do ragione: contiene spunti interessanti (anche il singolo Knife è godibilissimo), ma sviluppati con poca consapevolezza. Veckatimest, a mio parere, resta un capolavoro proprio perché con questo lavoro gli orsi grizzly dimostrano di avere non solo l'ispirazione e il talento compositivo, ma anche una padronanza impressionante dei propri mezzi espressivi. E poi oltre che bello trovo che Vecka sia un disco importante poiché paradigmatico del suono della prima decade del 2000. Azzo!!!

Dr.Paul alle 21:30 del 13 settembre 2010 ha scritto:

mmm io nn lo ascolto più....

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 2:18 del 14 settembre 2010 ha scritto:

Ma quant'è bella "Two Weeks"? *___*

Dio mio, le prima metà è qualcosa di indescrivibile, azzarderei addirittura da 10 secco...

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 12:11 del 14 settembre 2010 ha scritto:

RE:

Ma sì, azzardiamo pure Fil. La prima metà è strabiliante, ma anche la seconda con About face, Ready able, While you wait for the others e Foreground non scherza affatto... E' coloraro, vario, stimolante, sorprendente, inaspettato... Se non è 10, è 9.5! Mi fa impazzire, ma ora mi fermo che poi divento sdolcinato!

4AS (ha votato 7 questo disco) alle 22:25 del 21 dicembre 2010 ha scritto:

Questo è un disco che mi lascia qualche perplessità: nonostante le composizioni siano ben costruite, per niente facili (a parte l'orrendo singolo "Two Weeks") e il gruppo dimostri di saper combinare vari ingredienti (psych/folk/pop) con grande maestria, non riesce a catturarmi a pieno. Cmq promosso e sicuramente più emozionante di "Merriweather Post Pavilion", disco freddo al quale ho dato inspiegabilmente un 8.

Alfredo Cota (ha votato 8 questo disco) alle 22:00 del 21 dicembre 2011 ha scritto:

Otto e mezzo, magari felliniano.

bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 1:06 del 22 dicembre 2011 ha scritto:

me gusta

continuo ad ascoltarlo piacevolmente

ThirdEye (ha votato 8 questo disco) alle 8:58 del 24 aprile 2012 ha scritto:

Bello. Preferisco il debut, horn Of Plenty, con la sua attitudine più Lo-Fi...ma comunque, questo Veckatimest resta più che eccellente!

Jacopo Santoro (ha votato 7 questo disco) alle 15:33 del 24 febbraio 2014 ha scritto:

Condivido il giudizio espresso da target molto tempo fa: c'era cura e sapienza, ma non "prendono", avverto una specie di potenzialità inespressa, epidermicamente. Eppure annovero "Two weeks" tra i pezzi migliori di quel 2009.

Si perdono spesso nei virtuosismi, nei loro ingorghi barocchi e assai sperimentali, nella cura e nella sapienza prima dette, tralasciando la cosa davvero importante: l'emozione. Un esercizio incredibile di stile e di qualità, vocale e strumentale. Un'opera matura, direi quasi totale (ci sento i posteriori Local Natives e il dinosauro Debussy), ma poco lascia sulla pelle, almeno per me.

Jacopo Santoro (ha votato 7 questo disco) alle 16:23 del 24 febbraio 2014 ha scritto:

Mi piacciono molto i modi e il timbro del canto, mi ricordano Zach Condon (Beirut).