R Recensione

8/10

Jenny Jenkins

Oventoucher

Ogni tot di anni, ma ad intervalli imprevedibili ed irregolari, da Olympia Washington, come un pupazzo a carica dalla sua scatola colorata, salta fuori qualche rivelazione clamorosa, destinata, poi magari, ad affermarsi altrove. È successo prima coi Nirvana, poi con le Sleater Kinney, dopodiché con Mirah ed ora sembra proprio che sia venuto il turno di questa illustre (almeno nella scena cittadina) sconosciuta (per il resto del mondo) che si fa chiamare Jenny Jenkins. E come la protagonista dell’omonima filastrocca folk (una delle canzoni per bambini più incise e famose degli Stati Uniti) è capricciosa, testarda, sicura di sé e del proprio talento, ma al contempo poco propensa a prendersi sul serio, a farsi intrappolare nei luoghi comuni del cantautorato femminile “camera e cucina”. Non è una casalinga disperata, Jenny, ma una musicista completa, autodidatta e una scrittrice di testi bukovskiani, autoironici, senza peli sulla lingua, che farebbero arrossire la fanciullesca seriosità di molte sue colleghe e il femminismo pornografico di tante altre.

Le sue canzoni sono schegge d’insofferenza, dardi di umorismo perverso, aforismi di chi ha ben chiaro il potere taumaturgico di una risata sconcia e di una notte sbronza trascorsa accanto ad uno sconosciuto. Piccoli inni profani per voce (perplessa, sardonica, assonnata, caustica, mordace, famelica) ed ukulele (“La Ragazza con l’Ukulele”, potrebbe essere il titolo di un film da Sundance Festival), accompagnati qua e là da gocce di pianoforte, folate di violini, mulinelli di fiati.

Irresistibile nella progressione boccaccesca di spiazzanti dichiarazioni di (dis)amore e promiscuità come I Won’t Kiss You, Last Time o Wish You Were Here, pestifera nello swing da suffragetta di What Goes Around, nel folk trot di River o nel crescendo bandistico (cimbali, piatti, trombone, xylofono) di Arrow, improvvisamente indifesa nello spleen-jazz da camera di Bus Angel e Smoothie o nel languido duetto fra voce e sax che si scambiano avance dietro un malizioso velo di flauto e chitarra di Hey Babe.Anche se la sua vera natura – doppia, perversa, scostante eppure così accogliente, confidente perfino protettiva – traspare compiutamente in due pezzi come Darkness Like Sunshine e Sometimes I Sleep With Evil (“because evil turn’s me on” e la response del coro da vecchia America), fin dai titoli, piccoli grandi manifesti di una piccola grande artista.

Dispettosa come sanno esserlo solo le donne: il disco di cui si sentiva bisogno nel 2009 è uscito, invece, per pochi intimi, cinque da casa e cinque per caso, già nel 2008. Ma d’altronde, parafrasando Dolores Claiborne: qualche volta fare la stronza è l’unica chance che una donna ha per sopravvivere.

Datele una chance e vedrete che non ve ne pentirete. Garantisce Storia.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

Ci sono 5 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

ozzy(d) alle 9:12 del 27 marzo 2009 ha scritto:

bella proposta, cerchero'.....

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 18:36 del 28 marzo 2009 ha scritto:

Una volta dicevano che il rock sarebbe morto, e che la chitarra sarebbe scomparsa per far posto al sintetizzatore. Non avevano fatto i conti con l'ukulele.

george alle 22:49 del 28 marzo 2009 ha scritto:

Ukulele???????

In questo disco c'è un ukulele????

La mia ragazza me ne ha ragalato uno come regalo di natale-compleanno (normale se sei nato il 30 dicembre). Sono impazzito...sono 3 mesi che non tocco la chitarra acustica e che ho perennemente l'ukulele in giro per la stanza! Divertentissimo e poi giova al rapporto di coppia. Io suono e non le rompo i coglioni! Mi procurerò il disco....

george alle 23:06 del 28 marzo 2009 ha scritto:

mmm

...magari se la informo il disco me lo regala lei!! Mi tiene mansueto per un pò alla modica cifra di 18 euro...

Piccola economia domestica!!

Ciao Tesoro...

simone coacci, autore, alle 15:23 del 29 marzo 2009 ha scritto:

In alcuni casi si tratta più precisamente dell'auto-harp, una sorta di piccola arpa con una tastiera che blocca automaticamente tutti le corde tranne quelle che formano l'accordo desiderato. Quella che usa anche PJ Harvey in "White Chalk", ad esempio. Comunque i strumenti suonano molto simili.