V Video

R Recensione

8/10

Killing Joke

Killing Joke

Se si volesse provare a descrivere in poche parole lo stile unico dei Killing joke, senz’altro il punto di partenza sarebbero i versi di Wardance: “Music for pleasure/ it's not music no more/ music to dance to/ music to move/ this is music to march to/ it's a war dance”. La loro musica è proprio questo: non è intrattenimento, non è piacevole, è una macabra marcia di morte, un frenetico rituale monotono e solenne dove sono continuamente riproposti i temi della morte, della desolazione, della decadenza psicosociale dell’individuo in una società avvertita come lontana e allo stesso tempo opprimente.

Storia del tutto particolare quella dei Killing Joke. Se le origini del gruppo infatti sono da collocare all’interno del variegato scenario della new-wave dark dei primi anni ’80 britannici, per via di un sound parente stretto di Joy division e Bauhaus, è impossibile non notare una predisposizione molto accentuata alla contaminazione, senza alcun riserbo, con un heavy metal martellante e marziale, rumorismo acido, frenesia punk, dub e sperimentazione elettronica.

Storia del tutto particolare che ha visto poi una tendenza progressiva ad addolcire la formula sonora in favore di uno stile senza dubbio più accessibile, ma non altrettanto ispirato e, infine, almeno da Fire dances in poi, a una vistosa virata di rotta verso una dance alternativa e dal sapore piuttosto funk

Storia condita da numerosi litigi e cambiamenti di organico che non ha però impedito ai Killing Joke di qualificarsi come una dei gruppi più originali all’interno dell’oscuro clima musicale dell’ epoca.

Il loro primo, omonimo, album è un calderone ribollente di rabbia, spleen esistenziale, di fobie e nevrosi di ogni sorta; un’affannosa e angosciata descrizione dell’umana sofferenza.

I primi suoni (rumori) di Requiem sono scanditi da un assillante sintetizzatore che snocciola ritmi da cardiopalma. L’incedere disperato e feroce di Coleman esplode in un ritornello dalle fosche tinte apocalittiche mentre la sezione ritmica ossessiva e monotona evoca a gran voce il nome Bauhaus.

L’altro singolo, Wardance è ancora più estremo e frenetico. L’atmosfera dub e rumorista di sottofondo è continuamente e implacabilmente sferzata dalla voce metallica e minacciosa di Coleman in una sorta di masochistico elogio della precarietà e dell’instabilità emotiva. È l’ideale colonna sonora per un dramma di Harold Pinter.

In Tomorrow’s world è ancora presente l’andamento ritmico incalzante fino quasi all’esasperazione della batteria e il rumorismo di matrice velvettiana, ma a rendere la composizione veramente inquietante sono i delicati tocchi di tastiera che contribuiscono a creare un vortice ipnotico di scuola Public image. La visione del mondo dei Killing Joke è sempre più pessimista: la loro spengleriana profezia apocalittica paventa l’inesorabile tramonto della civiltà umana. Lo stesso Coleman qualche anno più avanti andrà in Islanda ad attendere, a suo dire, la fine del mondo.

La strumentale Bloodsport e The wait, quest’ultima molto simile a Wardance, contribuiscono a rafforzare il messaggio di decadenza e follia che traspira da ogni singola nota e fonema del gruppo.

Ancora gli echi ipnotici dei PIL di First issue sono protagonisti della sarcastica Complications, mentre l’epilogo di Primitive, come da titolo, suggella il carattere grezzo e istintivo dei Killing Joke. Lo scherzo che uccide non scherza affatto.

V Voti

Voto degli utenti: 8,6/10 in media su 24 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Cas 8/10
Lux 7/10
plaster 10/10
swansong 10/10
DonJunio 10/10
krikka 10/10
bart 8/10
loson 7/10
Lelling 8,5/10
luca.r 6/10

C Commenti

Ci sono 14 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

SanteCaserio (ha votato 7 questo disco) alle 17:34 del 26 dicembre 2008 ha scritto:

Bel disco

ma lo spleen esistenziale (complimenti per l'espressione, assolutamente azzeccata) comporta grandi limiti a livello espressivo.

Piacevoli per il loro non piacevole e sicuramente da avere, ma manca di incisività.

otherdaysothereyes, autore, alle 21:15 del 26 dicembre 2008 ha scritto:

Secondo me invece l'incisività non manca. A mio avviso una partenza con i baccanali di requiem e wardance resta incisa nella memoria persino oggi (figuriamoci allora, agli albori dell' elettronica e in anticipo rispetto al noise)...grazie per i complimenti!

SanteCaserio (ha votato 7 questo disco) alle 0:52 del 27 dicembre 2008 ha scritto:

Ma i complimenti

erano solo per lo splen

Scherzo, ovviamente.

Non dico che sia un disco "inutile" a livello di incisività, solo che lo trovo sbilanciato eccessivamente sull'immediatezza e credo perda qualcosa per la strada.

DonJunio (ha votato 10 questo disco) alle 6:37 del 27 dicembre 2008 ha scritto:

Qui siamo tra le lande dei pionieri, concettualmente avanti persino rispetto a tante band della nuova onda ( basti solo pensare al funk apocalittico di "Bloodsport"). Non è un caso che per mettere a fuoco il torbido e maniacale melting pot ci volle quasi una decade, quando gente come Jane's Addiction, Nine Inch Nails, Steve Albini, Ministry, i Soundgarden di "Badmotorfinger" avrebbero trovato in quest'album un vaso di pandora per spunti e intuizioni di vaglia.

swansong (ha votato 10 questo disco) alle 12:10 del 29 dicembre 2008 ha scritto:

No, no, ragazzi...

Quoto in pieno il pensiero di Don...qua siamo a livelli assoluti! Seminale e, a mio avviso, mai superato, nemmeno dagli "illustrissimi" successori (compresa la "burla" NIN!)

Lux (ha votato 7 questo disco) alle 12:20 del 3 gennaio 2009 ha scritto:

Ogni tanto ci si dimentica che i Nin hanno creato un colosso..

"Burla Nin"!? TDS appare cosi burla rispetto all'omonimo dei Killing Joke?? Secondo me gli è addirittura visibilmente superiore.. cosi come robetta come NightTime è perfettamente sovrapponibile alla robetta post-TDS, tipo With Teeth.

Gengis il Kan (ha votato 9 questo disco) alle 12:23 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Impossibile contare quanti generi sono stati svezzati da questo disco. Impossibile valutare l'influenza che ha avuto su tutti i dischi che sono seguiti. Grandiosi!

Roberto_Perissinotto (ha votato 9 questo disco) alle 16:06 del 4 gennaio 2010 ha scritto:

Fango musicale che ribolle senza sosta. La new wave che si incastra diabolicamente con elettronica, dub, noise, perfino dance: risultano tasselli importantissimi della musica sia la carta vetrata alla base di Wardance che le corpose iniezioni dub di Tomorrow's World. Senza contare poi l'enorme influenza che ha avuto negli anni a venire; non solo i pezzi dell'album, ma anche un'altra traccia inserita in una riedizione successiva, Change, mostra la contaminazione selvaggia anche con la dance, originando un suono che è alla radice del 90% del punk-funk tanto in voga oggi. In una parola: seminale.

bart (ha votato 8 questo disco) alle 15:51 del 19 novembre 2010 ha scritto:

Apocalittico!

E'il termine che si addice meglio a quest'assalto sonoro. Una preannunciazione della fine del mondo.

Hermann W. Simon (ha votato 9 questo disco) alle 19:41 del 19 novembre 2010 ha scritto:

questo è quello giusto...

ubu re alle 20:13 del 13 dicembre 2010 ha scritto:

disco storico

un disco indimenticabile energico ancora attuale.

Hexenductionhour (ha votato 9 questo disco) alle 15:13 del 19 gennaio 2011 ha scritto:

Il grido d'iniziazione di una generazione Industriale,imitati da centinaia di band a venire...ma nessuno sarà mai come loro.

Requiem,Wardance,The Wait,Primitive ogni pezzo un capolavoro "pre/apocalittico" a se stante

NathanAdler77 (ha votato 9 questo disco) alle 22:24 del 5 febbraio 2011 ha scritto:

Tomorrow's World

Ci voleva un vero pazzo per predire l'apocalisse prossima ventura...Grande Jaz Coleman, grande Youth, grandissimi KJ: uno Scherzo Assassino che ha influenzato un ventennio abbondante d'industrial, crossover e alternative-metal. "The Wait", "Bloodsport", "Primitive" e "Change" micidiali.

Utente non più registrat alle 19:38 del 7 aprile 2019 ha scritto:

Allora.

Lavoro importante barra fondamentale quanto si vuole per l'industrial rock a venire. Comunque sia, i "grandi" album del genere per me sono altri.