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R Recensione

6,5/10

Schnellertollermeier

X

La lezione di oggi recita: mai fare una cosa in venti minuti se la si può fare (meglio) in sei. “X” è la composizione attorno alla quale ruota, inevitabilmente, l’asse dell’omonima seconda prova studio del power trio svizzero Schnellertollermeier: una grigiastra suite che, involatasi sugli sbuffi industriali della chitarra di Manuel Troller (armonici arrotolati in serratissime sequenze matematiche), serra le fila attorno ad una chirurgica sezione ritmica (i MoRkObOt fagocitati dall’avant-prog scandinavo), scattando avanti ed indietro come un mostro hardcore tra i più deformi. Un autentico saggio di bravura. A questo punto, l’imponderabile (o forse sì?): la trottola si ferma, ed è subito un risuonare di piatti, flanger martellanti, feedback ricorsivi, afasie concréte. Di nuovo i ritmi-non ritmi, i tapping nervosi, i prolissi strazi heavydelici: e poi ancora le pause, gli accordi sospesi e riverberati, il basso di Andi Schnellmann che, da untore noise-core, si fa Caronte post metal (Red Sparowes?), traghettatore d’eccezione verso l’ultimo crescendo modale (ancora Troller, su arpeggi e legati math-jazz), un vero e proprio mattatoio swingato.

C’è almeno un quarto d’ora di troppo, insomma, in un pezzo coraggioso ma dispersivo e, a tratti, prigioniero dei cliché, propri ed altrui. Un peccato di forma e di estetica, il nemico in casa dei giovani e talentuosi strumentisti. Che degli Schnellertollermeier sentiremo parlare ancora molto a lungo lo dimostra, peraltro, non solo la devastante compiutezza della suite opportunamente scorciata (da 20:24 a 6:31), ma la totalità dei rimanenti brani di “X”, ognuno dotato di spiccate ed originalissime caratteristiche strutturali. “Backyard Lipstick” è uno yodel intellettuale costruito su ombreggiature post punk (Cheveu? Calva?) e rintocchi Killing Joke. “Riot” si nutre di tip-tap e triangolazioni crimsoniane (ma ad un superiore livello di minimalismo) strozzati in efferate ascensioni noise. “Sing For Me” è un bozzetto drone ad immagine e somiglianza degli ultimi Godspeed You! Black Emperor, disperso da folate post atomiche. Di “Massacre Du Printemps”, più che le rasoiate angolari, si apprezza il break centrale fusion, lieve ma incalzante, e il frenetico contrappunto della sezione ritmica, a galoppo di un focoso stallone jazzcore. “//////”, infine, sembra per un attimo iniettare massicce dosi di psichedelia astrale nelle vene del disco: il gioco, assolutamente affascinante, regge sino al debordare dell’infaticabile batteria di David Meier e al riannodarsi del riff iniziale.

Che “X” possa essere, per le aree francofone, quello che “Studio 1” dei Box è stato per l’avanguardia norvegese da esportazione? Probabile.

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