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R Recensione

5/10

The Radio Dept.

Pet Grief

Ci sono momenti in cui tutto ciò che tocchi si trasforma in oro, momenti di una così alta effervescenza artistica che ogni nota, ogni suono, ogni respiro diventano eterna poesia. Momenti magici di ispirazione che nascono dal desiderio di esprimere ciò che si ha dentro senza pensare a niente, senza chiedere nulla in cambio se non un po’ di comprensione. Lesser matters, primo album degli svedesi Radio Dept, è questo, prezioso angolo dove si incontrano malinconia e dolcezza, semplicità e purezza, nelle migliori tradizioni indie pop/ shoegaze.

E anche il suo successore, questo Pet grief, si muove entro le medesime coordinate dell’indie pop scandinavo, senza cambiare apparentemente nulla. Si può ancora udire il suono filtrato della chitarra, il delicato sottofondo delle tastiere, l’incedere gentile ma deciso della batteria. Eppure tutto appare più distante, tremendamente distante, come se quel magico rapporto privilegiato con l’ascoltatore sia stato perduto, come un’amicizia che inesorabilmente sbiadisce quando ci si rivede dopo tanto tempo, quando una volta esaurite le conversazioni di circostanza, non si sa di che cosa parlare, cosa dirsi. Ecco, Pat grief sembra non avere già più nulla da dire, sembra non essere più in grado di parlare all’ascoltatore, di condividere segreti e speranze come riusciva a fare Lesser matters.

L’intro strumentale di It’s personal accompagna lo speranzoso ascoltatore entro evocativi terreni tipicamente ambient pop, già battuti da gruppi come i Sigur ros ma che ricorda anche i Cure di Disintegration. La tenue melodia dream pop senza pretese della title track è uno dei pezzi migliori, che non sfigurerebbe troppo in Lesser matters così come la successiva A window, letteralmente costruita sopra un’ avvolgente intreccio ipnotico di tastiere, chitarre e batteria. Lo stesso giochetto non riesce a I wanted you to fell the same le cui leggere deviazioni synth pop, che hanno fatto la fortuna del terzetto di Lund, appaiono qui abbastanza fuori luogo anche se una melodia azzeccata tiene insieme la baracca con dignità. Non è male The worst taste in music, ma manca di immediatezza e di freschezza , requisiti fondamentali per una canzone indie pop.

Every time è indubbiamente la più shoegaze del lotto, con evidenti riferimenti a Jesus and Mary Chain e My bloody valentine, ma purtroppo non desta molte sorprese positive. Un senso di noia comincia già a insinuarsi minaccioso sopra questo lavoro dei Radio Dept, presentimento per altro confermato da What will give e Sleeping in, molto ben confezionate strumentalmente ma con scarsa personalità artistica. Sembra sparita la peculiarità dei radio dept di riuscire a rendere intime e dirette   composizioni che per loro natura dreamy sono eteree e distaccate. Il ritornello di Tell è memorabile e la rappresentazione del cantante, finalmente intensa. Le altre due canzoni strumentali, South side e Gibraltar, sicuramente tracurabili, sono poco più che dei riempitivi. Always a relief è il congedo, languido e introverso, quasi a chiedere timidamente scusa di un lavoro riuscito solo a metà, e ciò lo rende uno dei migliori del lotto.

Pet Grief è lontano da Lesser matters, lontano dal riuscire a destreggiarsi con disinvoltura fra il sintetico e l’acustico come il suo predecessore e nel riuscire a creare melodie ed atmosfere eternamente intrappolate fra realtà e sogno; ma del resto era un compito forse troppo arduo ripetere l’exploit di quell’album, Lesser matters, che già a distanza di pochi anni può essere considerato un capolavoro. In effetti il confronto non regge, ma Pet grief regala comunque alcuni barlumi di bella musica. Almeno tre o quattro canzoni, si attestano su livelli ben sopra la media dell’indie pop scandinavo anche se nel complesso l’album sembra essere destinato a finire presto nel dimenticatoio. In conclusione, per usare un classico eufemismo, si potrebbe parlare di album interlocutorio, in cui i Nostri sembrano aver perso molta verve e ispirazione ma che a sprazzi mostrano di avere (ancora) un potenziale enorme. Noi li attendiamo al varco del terzo album.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 7 voti.
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target 6/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 13:10 del 7 dicembre 2009 ha scritto:

più che discreto

Verissimo che è lontano da lesser matters. Credo però che se fosse stato un debut album sarebbe stato accolto molto meglio. Io, allora, siccome sono di parte perchè adoro i R.D., lo considero nella sua individualità, e gli do un bel 7.5

E a febbraio esce il nuovo. Non vedo l'ora

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 17:13 del 7 febbraio 2011 ha scritto:

Il disco è il meno personale del gruppo (c'è troppa plastica anni 80) e stagnante sulle stesse sonorità dall'inizio alla fine. Non manca però qualche melodia azzeccata (come, ad esempio, la title-track).