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R Recensione

6,5/10

Interpol

El Pintor

Rosso e nero portano di nuovo bene agli Interpol. Che ormai erano come quegli amici che ti paccano sempre agli appuntamenti, a cui non dai più alcuna fiducia; li inviti, mandi loro un messaggio tanto per sentirti in pace con la coscienza, tanto non si faranno mai vivi, ma magari speri che prima o poi si presentino. Proprio come un ascoltino agli Interpol era impossibile rifiutarlo, benchè (parere personale e forse non popolarissimo) non abbiano imbroccato un disco veramente degno di nota dopo l’esordio.

Consideriamo anche tutte le attenuanti del caso; che non è facile ripetersi quando si esordisce con un capolavoro, che “Turn on the Bright Lights” è stato uno spartiacque musical-generazionale (perdonatemi il termine) imbevuto di alienazione metropolitana della New York post 11 Settembre, che almeno una manciata di pezzi fra il buono e il clamoroso li si poteva ascoltare in tutte le uscite successive, ma la pazienza era ormai agli sgoccioli (vedi disco omonimo del 2010).

E invece, dopo quattro anni di assenza (direi necessari, a questo punto) gli Interpol si sono presentati all’appuntamento ed anche con un lavoro niente male. Talmente niente male che la sorpesa rischia di farci essere troppo buoni col giudizio. Orfani del bassista Carlos Dengler, la formazione ridotta a trio (Paul Banks prenderà in mano le quattro corde) ha dovuto per forza di cose semplificare il proprio suono.

 Il risultato sono canzoni più dirette (gli stati catatonici privi di ispirazione dei due album precedenti sono miracolosamente assenti) dove la chitarra, impossibilitata a riproporre gli interplay caratteristici (ah, che cos’era “Obstacle 1”) copre gli spazi tramite frasi tutte giocate sulle corde alte (molte delle quali di pregevole fattura e capaci di farsi ricordare sin dal primo ascolto), i riverberi a palla, e poi via in accelerazione e basso distorto nei ritornelli. Ho appena descritto, in pratica, il singolo e opening-track “All the Rage Back Home”, il più potente dai tempi di “Slow Hands” e scusate se è poco. Strofa elegiaca e ritornello sferragliante: la prima sorpresa dell’album.

I buoni spunti sono un po’ ovunque: la linea melodica di “My Desire” al tempo stesso 100% Interpol e fresca, come l’incipit vagamente jazzy di “Same Town, Same Story” che poi si sviluppa su uno strano andamento funkeggiante, tirato un po’ per le lunghe, vero, ma è quanto basta per ravvivare un marchingegno sonoro che ormai girava a vuoto. Non ci si stanca subito neanche dei pezzi usciti in anteprima (“Anywhere”, il classico pezzo di cui riconosci all'istante i compositori e “Ancient Ways”) e tengono persino i pezzi più lenti (“Twice As Hard”), dimostrando una ripresa proprio laddove i nostri avevano peccato di più nel recente passato. Finalmente la ricerca del pathos ritorna ad essere un parte della costruzione del brano, invece che il fine ultimo.

Piccole illuminazioni salvano dalla mediocrità alcuni episodi (il ritornello minimale ma dalla progressione indovinata di “My Blue Supreme”). Forse lo status di riempitivo lo possiamo affibbiare solo a "Everything Is Wrong", che cerca una tensione emotiva irraggiungibile e a "Breaker 1".

(Nota a margine: al termine di “Breaker 1” si ascolta un discorso in italiano, con forte accento siciliano “mai avuto malasorte, dio santo, malasorte, e se mi consentite non uso i termini, io, di vittimismo, di persecuzione, che a voi so che non piacciono”. Si attendono chiarimenti.)

Che dire, continuare ad aspettare un nuovo “Turn On The Bright Lights” è ormai privo di senso e anche se doversi accontentare è sempre un po’ triste, non è mai stato così facile. Bentornati, ora non sparite di nuovo.

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 11 voti.
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target 6,5/10
Dr.Paul 6,5/10
tom 8/10
REBBY 6,5/10
Dengler 7,5/10

C Commenti

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target (ha votato 6,5 questo disco) alle 15:25 del 26 settembre 2014 ha scritto:

Tutto sommato sono d'accordo con Pitchfork: il quarto miglior disco degli Interpol (più che il secondo peggiore). Un discreto album, con pezzi diretti e mai involuti, e con alcune punte ("All the rage back home" e "My desire") degne delle loro cose più ispirate. Niente di cui esaltarsi (dici bene, Vito), ma abbastanza per tirare un sospiro di sollievo: il mestiere sta permettendo a Banks e compagni di non affondare in una progressione negativa senza fondo che forse qualche luce inquietante su "Turn on the bright lights" poteva pure iniziare a gettarla.

Dr.Paul (ha votato 6,5 questo disco) alle 18:05 del 26 settembre 2014 ha scritto:

aaaah regà yo' brotha, vabbe che ora va di moda trastullarsi con i dischi neo r'n'b, quelli da aperitivo cool che conoscono solo i giusti.....i curvaroli da stadio no! insomma, state maltrattando oltremisura i poveri Interpol e non va bene!! Antics è un disco con una tracklist da urlo.....validissimo successore di TOTBL, vi invito ad un sereno riascolto. riguardo questo, buonino e niente più, non molto differente dal precedente omonimo, io credo che a volte sia solo questione di umore, predisposizione.

Sor90, autore, alle 21:04 del 26 settembre 2014 ha scritto:

Ma chi è che si trastulla coi dischi r'n'b ahah e poi 6,5 mica è maltrattare su ... Classifica, così per chiarire, Interpolliana: TOTBL 9, Antics 7.5/8, El Pintor (ebbene si) 6.5, Our Love To Admire 6, Interpol boh 5? l'ho ascoltato pochissimo. Dr. Paul l'ho già detto altrove come la penso sulle band new new wave e chi ha fatto un percorso migliore a mio parere, ma non si può dire eheh. Comunque dove li trovi i curvaroli che ascoltano gli Interpol? Io ero rimasto a Venditti ghgh

Dr.Paul (ha votato 6,5 questo disco) alle 21:43 del 26 settembre 2014 ha scritto:

ahah tu non ami trastullarti col neo r'n'b Vito? curvaroli e interpol eheh..... dici ch esono rimasti a venditti? lol! si riguardo il maltrattamento mi riferivo soprattutto al successore di turn on the bright lights, secondo me Antics è discone....il tuo 7,5 /8 mi trova d'accordo, la tracklist di quel disco è solida come un macigno!

zagor alle 13:08 del 27 settembre 2014 ha scritto:

"Antics" aveva effettivamente una ottima scaletta, pero' viene dopo "TOTBL"; rispetto al qule non c'erano grandi novità, penso paghi quello nella considerazione generale. L'effetto sorpresa, come la verginità, non e' replicabile eheheh

ThirdEye alle 19:43 del 27 settembre 2014 ha scritto:

Me ne hanno parlato bene, devo ancora ascoltarlo. Modestamente, degli Interpol mi è piaciuto solo il primo album, quel piccolo gioiello di "Turn On the Bright Lights". Gli altri che ho ascoltato mi hanno lasciato nella più totale indifferenza. Comunque, lo ascolterò.

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 21:47 del 13 ottobre 2014 ha scritto:

TOTBL e Antics hanno una qualità media difficilmente replicabile (forse ho una leggera preferenza per il secondo perché più influenzato dai Chameleons e dall’indie Usa anni Ottanta). “El Pintor” ci restituisce Banks & co. in buona forma, paradossalmente il suono-struttura reiterato e ipnotico di Daniel Kessler negli anni ha guadagnato quella personalità che prima molti contestavano alla band newyorkese: solido songwriting di moderni umori metropolitani post\new-wave, “My Desire”, “My Blue Supreme” e una iridescente “Tidal Wave” sono killer-songs che non sfigurano affatto se paragonate al loro miglior catalogo. P.S. “Breaker 1” riprende un estratto dal maxiprocesso palermitano del 1986-‘87.

REBBY (ha votato 6,5 questo disco) alle 11:15 del 20 febbraio 2015 ha scritto:

Meglio del precedente (che però è l'unico che ha provato a proporre un nuovo canovaccio), più o meno vale i precedenti (escluso l'esordio capolavoro), solo che allora non avevamo i mezzi voti. Chi apprezza (ancora) veramente il primo, credo che (esteticamente) non possa non apprezzare la maggior parte dei brani qui contenuti. Poi è chiaro, sulla valutazione dei singoli album pesa anche il "diritto di primogenitura", vista la sostanziale omogeneità della loro proposta musicale. A voler fare il pignolo la mia votazione comparata è, in ordine di uscita: 9-7,5-7-6-6,5 (ma è perché io amo queste sonorità), quindi in ultima analisi sono d'accordo con Target e Pitchfork, omogeneizzato anch'io eheh.