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R Recensione

5,5/10

Interpol

Interpol

Con gli Interpol non mi ero lasciato benissimo. Dal grande amore per Turn On The Bright Lights alla disillusione dell’incontro/scontro con Our Love To Admire, tragicamente, passano tutti gli stereotipi della classica storia spentasi nell’abitudine.

Un disco, Our Love To Admire, che, alle mie orecchie, era (e rimane) l’espressione di una formula ormai spremuta al limite delle sue possibilità. Una formula efficacissima, certo, figlia però della venerazione per un concetto stilistico estremamente rigido e per questo, forse, irrimediabilmente limitato. Gli intrecci dei bicordi di Kessler, le pulsazioni del basso così ben cesellate nei solchi elegantemente eighties della batteria, le melodie sontuose di Banks e quel suo tono epico, drammatico, più che mai funzionale all’economia del suono, hanno dato vita ad uno stile eccezionalmente nitido che però, nei cinque anni che dividono il prodigioso esordio dallo spento terzo disco, si è progressivamente isterilito, esaurendo mordente ed originalità.

Come una infida ex, però, gli Interpol non si dimenticano. E ogni volta che un nuovo lavoro si profila all’orizzonte una certa ingenua agitazione si ridesta e si impadronisce di me, indugiando da un lato nella speranza, dall’altro nella paura. Le interviste rilasciate ultimamente dal gruppo hanno suggerito intenti revivalistici tutt'altro che coraggiosi (la volontà di recuperare il suono "originario" e non quella, più stimolante, di superarlo) e tali dichiarazioni, insieme ad indizi quantomeno sospetti (fra cui il nuovo album senza titolo, classico segnale di un idealistico nuovo inizio), hanno reso plausibile l'ipotesi di un definitivo parcheggio dei newyorchesi in soffitta a fianco dei vari Bloc Party, Franz Ferdinand, Editors e consumati soci vari.

Poi, finalmente, il disco arriva. E gradualmente, traccia dopo traccia, la paura svanisce. Nessun crollo verticale, nessuna indecente pantomima, nessun necrologio da dover scrivere. Solo, la presa di coscienza di un altro rinvio a giudizio, con la sensazione netta, però, di un lavoro comunque più interessante dell’ultimo sfornato.

Interpol è sì un ritorno alle origini, nel suo riabbracciare atmosfere dense, claustrofobiche ed oscure, ma è anche un disco che, senza rischiare nulla, tenta una sorta di misurato passo in avanti. Così, se come al solito bastano due secondi di ascolto per riconoscere gli autori, è altresì possibile stupirsi delle sincopi e dei controtempi quasi elettronici della batteria di Fogarino, dell’uso massiccio di voci trattate e doppiate (Banks, impolverato e belante come non mai, urticante nel suo romanticismo, pare a volte evocare Layne Staley), di spigoli chitarristici e stacchi che sempre più volentieri cedono il posto alla fluida continuità dei sintetizzatori, di un basso che, distante dalle funamboliche evoluzioni di Turn On The Bright Lights, spesso predilige ed antepone alla frase melodica il corpo sonoro. Il tutto diluito in un’architettura che in continuazione flirta con il concetto di crescendo (esemplare, a questo proposito, il riff unico di Lights, per la verità convincente (d)a metà, assemblato attraverso addizioni continue fino al raggiungimento di un prevedibile - ma efficace - climax finale). Interessante e, a mio avviso, miglior traccia del lavoro è la teatrale, graffiante Memory Serves, cadenza lenta ma inesorabile, profondità, buone melodie e il riscatto di una certa eccessiva omogeneità in quell’elogio del levare che è il finale del pezzo.

Non mancano gli episodi più classici, tutti racchiusi nella prima parte del lavoro. Emancipandosi parzialmente da quello sterile manierismo che le aveva fagocitate, canzoni quali Success, Summer Well e il singolone di turno Barricade si fanno ascoltare comunque volentieri, ponendosi a metà via fra la brillantezza degli esordi e l’appannamento degli ultimi tempi.

Di Interpol convince meno il secondo lato. Always Malaise (The Man I Am) e la conclusiva The Undoing pagano un prezzo non indifferente in termini di compattezza, Safe Without è penalizzata da un ritornello eccessivamente enfatico, ridondante, dal peso specifico difficilmente sostenibile. Della pretenziosa triade di brani collegati l’un l’altro posta in chiusura dell’album si salva con onore e per originalità l'inizio di Try It On, mentre All Of The Ways, praticamente solo voce su feedback e assalti di synth anni settanta, non esce da un pantano in cui con ben altra maestria seppero muoversi i primi Tv On The Radio.

In sostanza un album ancora una volta interlocutorio e al contempo assolutamente dignitoso che, al solito, farà la gioia dei fan accaniti e non deluderà più di tanto gli altri ascoltatori. La band newyorchese rimane una di quelle ex che riesce a farsi ricordare per i motivi dell’innamoramento, e non per la delusione della rottura.

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 27 voti.

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tramblogy alle 0:22 del primo settembre 2010 ha scritto:

uuhmmmm...

target (ha votato 6 questo disco) alle 11:59 del primo settembre 2010 ha scritto:

Sembra che abbiano recuperato la struttura di certi dischi post-punk: lato A coi successi sicuri, lato B con le incursioni più coraggiose e coi pezzi meno immediati (qui tra l'iper-romantico e l'enfatico, con tanto di 'suite'). E mi pare che il salto di qualità sia evidente. Dove vogliono essere impalpabili e incorporei, quasi sovrannaturali (stile "the lighthouse"), finiscono per incartarsi e suonare non solo involuti, ma anche un po' sguaiati ("All the ways"). Inquadramento, per me, ottimo: grande Gaz!

Alessandro Pascale alle 13:38 del primo settembre 2010 ha scritto:

non sono ancora riuscito a sentire il disco ma riconosco al Gaz che i primi tre paragrafi esprimono al cento per cento il mio attuale stato d'animo

hiperwlt (ha votato 5 questo disco) alle 14:51 del primo settembre 2010 ha scritto:

è stato più per certe "premesse" (la dipartita di carlos dengler, la svolta al sound, la piatta epicità del singolo "lights" e per un paio di primi ascolti non certo memorabili )e non invece per un capitolo precedente che considero ancora oggi ottimo -e addirittura, in certi passaggi, superiore ad "antics"- che sono partito con un pregiudizio negativo verso l'album. piano piano lo sto rivalutando, ma aspetto ancora un po' ad esprimere un giudizio. ad ogni modo, concordo in pieno col gaz su "memory serves", la migliore del lotto. ottima rece peraltro, estremamente lucida e appassionante.

target (ha votato 6 questo disco) alle 14:59 del primo settembre 2010 ha scritto:

Su una cosa non sono d'accordo, però: che sia meglio questo di "Our love to admire" (tu dici "più interessante", a dire il vero...). Quello, forse, era più 'canonico', più simile al lato A del nuovo, che per me è quanto, ormai, possiamo chiedere agli Interpolli. Un'onesta vita da travet (tu credi davvero che possano esplorare territori nuovi senza fare un flop?). Anzi, no. Possiamo anche chiedergli che scelgano delle copertine meno indecenti. Questa è davvero infame. Il loro cattivo gusto estetico è inarrivabile...

paolo gazzola, autore, alle 11:17 del 2 settembre 2010 ha scritto:

Sai cosa Targ? In parte c'è di mezzo una questione di aspettative, alte per Our Love, ormai nulle per questo. Più facile apprezzare, dunque, quando dietro non c'è una speranza frustrata. In ogni caso Our Love me lo sono riascoltato in questi giorni: ti confermo una piattezza disarmante. A voler essere generoso salvo due/tre pezzi, buona parte del resto la trovo proprio brutta (Mammoth non si può sentire, dai), elaborata a tavolino senza alcuna ispirazione. Qui va un po' meglio, a mio modo di sentire, anche se di "cuore" c'è n'è poco comunque. Però è più interessante: più elementi di novità, sia nelle strutture che nella forma, e l'insolita rivelazione che, come ben dici, la tanto auspicata scossa al loro stile sarebbe quasi di sicuro deleteria...). Della copertina che ti posso dire? Che hai ragione, le ultime due oscene per il mio gusto. Le prime decisamente meglio. Come gli album, del resto.

target (ha votato 6 questo disco) alle 11:38 del 2 settembre 2010 ha scritto:

Ah, beh, sì, "Mammoth" sulla mia copia di "Our Love" è come se non ci fosse! Comunque, certo, conteranno anche le aspettative. Io da "Our love" 5-6 pezzi continuo a riascoltarli molto volentieri (1,2,3,6,8,10). Qua mi sa che riascolterò poco. Però, sì, è vero che qualche novità c'è. Beh, per le copertine, diciamo che per me si salva solo la prima. La seconda è una non-copertina (che è sempre meglio di questi pugni nell'occhio, certo).

Utente non più registrato alle 13:56 del 2 settembre 2010 ha scritto:

SOno un fan, e forse per quello "our love to admire" non dispiaceva, pure essendo chiaramente anni luce distante dal debutto. Questo non l'ho ancora ascoltato, ma non vedo l'ora....

Roberto alle 8:36 del 3 settembre 2010 ha scritto:

... rimango in attesa dell' uscita ... intanto mi sono comprato i biglietti per il loro concerto ... l' esibizione "live" la considero un banco di prova decisivo

NathanAdler77 (ha votato 6 questo disco) alle 15:19 del 3 settembre 2010 ha scritto:

Poveri Interpolli, costretti a fotocopiare un passato appena dietro l'angolo...Accendi Le Luci & il pop\wave d'Antics nel cuore degli aridi anni Zero, poi "OLTA" fu un controverso tentativo di svolta mainstream (con qualche lampo). Quest'ultimo omonimo (ma non avevano già un ep self-titled? nemmeno a sforzarsi x un titolo, eh) è dignitoso, però a tratti suona ampolloso

e calligrafico. "Barricade", "Success" e "Always Malaise" buone, ma il futuro dei tre newyorkesi è

ormai alle loro spalle. Voto 6,5.

Oslonovelist (ha votato 8 questo disco) alle 13:26 del 4 settembre 2010 ha scritto:

Per me questo è un buon disco alla pari di Our Love To Admire. E sta crescendo anche a ogni ascolto.

Grandi Interpol!!

bill_carson alle 10:17 del 7 settembre 2010 ha scritto:

non l'ho ascoltato...

a titolo informativo riporto i 4 secchi di Blow Up e Rumore.

mai piaciuti più di tanto.

Dr.Paul alle 14:02 del 7 settembre 2010 ha scritto:

4 che? stelle? decimi?

ozzy(d) alle 14:04 del 7 settembre 2010 ha scritto:

se fossero 4/10 sarebbe un evento dato che meno di 8 su quei due giornali è abbastanza raro trovarne ghghgh

4AS (ha votato 5 questo disco) alle 19:46 del 7 settembre 2010 ha scritto:

Nettamente il loro disco peggiore, mi sembra una brutta copia del precedente "Our love to admire" che già denotava una certa ripetitività della formula ma perlomeno aveva qualche canzone davvero notevole. Non voglio essere troppo severo, ma qui non c'è una canzone che fa la differenza!

bill_carson alle 9:59 del 8 settembre 2010 ha scritto:

4 su 10...

sei proprio dei nerdacci .

che non conosciate nulla di queste riviste è piuttosto grave.

negli anni ci hanno scritto critici importanti e al di là delle recensioni ci son spesso dei gran bei speciali, anche oggi.

abbiate rispetto.

Blow Up ne dà di voti bassi, ne dà, si tratta anche di capire il valore e il senso che si attribuisce ad un voto. Non potete giudicare i voti che danno gli altri alla luce di quelli che si danno qui, magari hanno un altro significato.

blow up attraverso i voti cerca di consigliare o sconsigliare l'ascolto di un disco, non necessariamente di stabilirne il valore assoluto.

e si, c'è differenza.

sta piacendo molto poco, sarà stroncato in mezzo mondo.

paolo gazzola, autore, alle 11:15 del 8 settembre 2010 ha scritto:

RE: 4 su 10...

Qui le riviste che citi le conosciamo tutti. E di certo, personalmente, le rispetto, come rispetto in generale il lavoro altrui. Nessuno giudica o si preoccupa dei voti degli altri, se non tu. Se avessi voluto stabilire il valore assoluto di questo disco avrei dato uno zero. Del fatto che sarà stroncato in mezzo mondo, infine, non me ne può fregare di meno. E pace.

REBBY alle 10:43 del 8 settembre 2010 ha scritto:

Io contribuisco all'esistenza di quelle 2 riviste

(e anche del Mucchio) perchè le compro tutti i

mesi. Lo stesso mi fido di più della rece di Paolo

che di quelle che tu citi, che mi sono sembrate

invero banalotte e prevenute. Quindi lo ascolterò

e poi dirò al solito la mia.

andre4 (ha votato 7 questo disco) alle 11:46 del 8 settembre 2010 ha scritto:

io vado controcorrente fra i +.....mi sembra un buon disco di persone che sin dall'inizio non si sono preposte di fare la storia della musica e come è avvenuto x our love to admire noto un percorso di crescita ben delineato nella corposità\struttura dei pezzi......nn si può essere eternamente ventenni e altrettanto nn si può fare il disco d'esordio e poi invito alla sempre sacrosanta valida riflessione che dare giudizi su d un lavoro ascoltato da massimo venti giorni lo trovo sempre sbagliato o perlomeno avventato. ps. blow up rimane un ottimo giornale in fase di retrospettive e approfondimenti ma lasciamo stare le recensioni con voti annessi anche xchè c sarebbero almeno 50 dischi al mese imperdibili.....e poi è facile dare un 4 ad interpol....

simone coacci alle 12:01 del 8 settembre 2010 ha scritto:

RE:

Venti giorni non bastano per farsi un'idea (soggettiva) di questo disco? E che è? "La fenomenologia dello spirito" di Hegel?

bill_carson alle 11:48 del 8 settembre 2010 ha scritto:

caro gazzola...

ti sfugge che alcuni mi hanno richiesto di specificare di che tipo di 4 si trattasse. su fossero stelle o se fosse un 4 su 10 ecc ecc. ergo, quelle riviste EVIDENTEMETE non le conoscono tutti qui.

ti sfugge probabilmente anche il significato di una cosa chiamata "cronaca". ho solo riportato dei voti, senza commentare o aggiungere nulla, se questo vi crea di problemi è perchè siete prevenuti. io non ho espresso alcun giudizio sul disco, ho solo fatto una previsione sulla base dell'andazzo che sto constatando.

paolo gazzola, autore, alle 14:07 del 8 settembre 2010 ha scritto:

RE: caro Ira...

In parte hai già avuto chiarimenti. A te, EVIDENTEMENTE, sfugge una certa elasticità. Conosco il significato della parola “cronaca”, così come conosco il significato di “allusione” e “implicito”. Ora, io trovo (non solo qui) allusioni e significati impliciti nel tuo modo di fare cronaca. Ma visto che (niente di più facile) potrei sbagliarmi clamorosamente, nell’eventualità ti chiedo scusa per la precedente, secca risposta.

Dr.Paul alle 12:00 del 8 settembre 2010 ha scritto:

ira io ho chiesto di che 4 si trattasse! ma le riviste le conosco si (nn ricordo che metodo usano per le votazioni), non le compro più xche non mi offrono granche rispetto a quello che trovo in rete! ho iniziato a comprare riviste di musica nel '91 e ancora ne colleziono i numeri "migliori". riguardo le stroncature di mezzo mondo è una previsione errata, metacritic è lì a testimoniarlo!! il disco lo sto ascoltando con calma in questi giorni, ripaserò...

Dr.Paul alle 12:01 del 8 settembre 2010 ha scritto:

s

andre4 (ha votato 7 questo disco) alle 12:56 del 8 settembre 2010 ha scritto:

cosa devo dirty.....beato te che assimili così in fretta come vedo nei tuoi commenti su dischi che all' 80 % sono pubblicati da (se va bene)15 anni......

simone coacci alle 14:35 del 8 settembre 2010 ha scritto:

RE:

Piuttosto che rilasciare commenti inutili come questo, si, preferisco non commentare, tesoro mio.

NathanAdler77 (ha votato 6 questo disco) alle 15:34 del 8 settembre 2010 ha scritto:

It's only rock'n'roll but...

La cosa che m'inquieta di certi magazines musicali, a parte la voglia di seppellire una volta x tutte Paolo Banche & soci, è la scarsa fantasia anche nelle stroncature: ne ho lette un paio praticamente uguali...Erano acide quasi quanto un editoriale di Feltri su Fini, misericordia. Mi ha stupito Guglielmi sul Mucchio (lo ha giudicato "poca cosa"), che di solito scrive bene pure di Green Day o Metallica.

Utente non più registrato alle 15:46 del 8 settembre 2010 ha scritto:

classica crisi di rigetto. fino a quando facevano comodo li pompavano anche oltre i loro effettivi meriti ed erano sempre in copertina, adesso sono demodé e vengono lapidati...ma è sempre stato così e non solo per gli Interpol, le logiche delle riviste musicali italiani sono sempre state le stesse.

hiperwlt (ha votato 5 questo disco) alle 22:27 del 8 settembre 2010 ha scritto:

un'ottima canzone ("memory serves"), un paio di oneste composizioni ("summer well"; "try it on"), la copia mal riuscita di una qualsivoglia "slow hands" (ossia "barricade"), la piattezza generale (e in generale) di lontani echi post punk/new wave dei/nei miglior fasti, la pochezza in termini di idee compositive e l'ampiezza epica avvertita, l'insieme dei pregiudizi più sotto elencati, mi portano a considerare quest'album, purtroppo, come l'episodio minore e prescindibile della loro discografia.

bill_carson alle 1:18 del 9 settembre 2010 ha scritto:

...

volevo solo riportare certi orientamenti di critica. tra l'altro a me Rumore fa schifo, per esempio. Mucchio e Blow Up li compro ogni tanto.

dr.Paul ho fatto una battuta caustica, devi prendere tutto alla lettera?

ho l'impressione che saranno in tanti a parlare male di questo disco, il che non significa, ovviamente, che il disco si beccherà tutti votacci. Proprio Metacritic ti dice che quasi ogni disco riceve critiche positive e critiche negative. Ho visto la media attuale degli Interpol: 65 è un voto bassino su Metacritic, per gli Interpol è bassobasso.

comunque, ecco, non volevo atteggiarmi da stregone.

@Gazzola

ma certo, a volte sono palesemente polemico, altre volte, semplicemente, no.

Dr.Paul alle 16:00 del 9 settembre 2010 ha scritto:

gli interpol nn hanno una loro media (bassobasso altoalto) su metacritic, 66 è quello che merita il disco, un'ampia sufficienza.

giorni di full immersion nella loro discografia, accidenti dal 2002 a oggi quanto hanno rallentato il battito e smussato ogni angolo. un disco privo di hit, con due singoli che sono non-singoli. forse trovo piu interessante la seconda parte del disco....dilatata e riverberata, prosegue un pochino il discorso abbozzato nel finale di our love to admire (per questo disco sono con targ e i suoi numeri, con spiccata preferenza per 1-8-10).

paolo per il parcheggio in soffitta....diciamo la verità: ci sarebbe spazio anche per altri nomi noti osannati per partito preso dalla hype tribù degli indie-irriducibili )

bill_carson alle 23:22 del 9 settembre 2010 ha scritto:

...te secondo me hai capito poco di Metacritic

il disco ha ricevuto ancora poche recensioni, ne verranno aggiunte minimo altre 15. mancano fonti importanti. si tratta di una situazione superprovvisoria.

non è che gli Interpol hanno una loro media, è che su Metacritic non son tantissimi i dischi che si beccano delle medie insufficienti. questo anche perchè a certe recensioni che non esprimono alcun voto associano loro un voto e nel farlo son molto larghi di manica.

Dr.Paul alle 23:53 del 9 settembre 2010 ha scritto:

conosco perfettamente i meccanismi di metacritic. ma se per te è una questione d'onore ti dò ragione!

bill_carson alle 23:56 del 9 settembre 2010 ha scritto:

...

tra le nuove uscite è uno dischi con la media peggiore, dietro a cani e porci. il che non dimostra nulla sul valore del disco, ma potrebbe aiutare a comprendere come interpretare la fonte.

Metacritic aggrega recensioni di riviste e webzine specializzatissime come di mediocri tabloid ed è molto difficile che un gruppo di una certa fama, che vanta tanti estimatori faccia registrare una media molto bassa. penso non ci sia bisogno di spiegare il perchè.

la media degli Interpol potrebbe salire di molto come scendere. situazione provvisoria.

tutta questa querelle solo perchè ho pronosticato che il disco sarebbe stato stroncato in mezzo mondo. vabè. che poi ho detto "mezzo", non "tutto".

Dr.Paul alle 0:07 del 10 settembre 2010 ha scritto:

eh certo

bill_carson alle 9:23 del 10 settembre 2010 ha scritto:

...

no, è che quando uno vuole sminuire qualcun'altro deve avere dei buoni argomenti.

uh, stai attento eh, non sia mai che qualcuno ti faccia notare qualcosa che non sai.

Dr.Paul alle 14:08 del 10 settembre 2010 ha scritto:

eh come no...

DonJunio (ha votato 5 questo disco) alle 22:32 del 16 settembre 2010 ha scritto:

Il sound del disco equivale un po' al monito del conducente d'autobus arrivato al capolinea: fine della corsa. Peccato, li avevamo tanto amati.

REBBY alle 9:14 del 29 settembre 2010 ha scritto:

Anche per me è un disco diviso esattamente in due

parti (5 brani per ognuna eheh). Nella prima più o

meno mi sembrano i soliti Interpol (solo un po'

invecchiati, naturalmente) con l'unica novità, evidenziata da Paolo nella sua bella rece (al di là dei gusti personali non coincidenti sul terzo album, in questo sono più in sintonia con Target,

Hiperwit e Dr.Paul, tra le tante che ho letto, è

la recensione che ho preferito, in quanto non da

l'impressione di essere già stata scritta prima

ancora di avere ascoltato, per bene, l'album),

dell'utilizzo sporadico, ma costante, "delle sincopi e dei controtempi" (talvolta fastidioso,

quando sembra simulare il salto della puntina).

Nella seconda parte si avverte un deciso cambio di

atmosfera ("più dilatata e riverberata" o "più

impalpabile ed incorporea"): la ritmica rallenta,

il basso non martella, le tastiere crescono

d'importanza, la chitarra viene perlopiù pizzicata

ed il cantato si adegua, se non cambiando registro, dilatandosi esso stesso. In conclusione

sembra un disco di transizione, "interlocutorio e

assolutamente dignitoso" o, volendo essere più

severi e forse più superficiali, senza infamia e senza lode.

Miro (ha votato 4 questo disco) alle 11:57 del 29 ottobre 2010 ha scritto:

...senza infamia e senza lode? Uhm, non sono d'accordo, "Antics" lo poteva essere. Questo è un disco palesemente sotto tono, sembra fatto di fretta e senza vera ispirazione. Temo pure io che siano arrivati al capolinea e mi dispiace perchè erano uno dei gruppi che preferivo. Non so perchè ma gia sul fade-out di "Lights" avevo brutti presagi, lo trovo piatto e banale, "The Undoing" salva la faccia ma il resto è troppo poco.

Charisteas (ha votato 6 questo disco) alle 19:11 del 31 ottobre 2010 ha scritto:

L'eterna copia di loro stessi, una parte che recitano da almeno 3-4 anni. Alcune canzoni sono veramente inascoltabili (Lights in primis, che è una canzone da Interpol ormai vicini all'ospizio dell'ispirazione), altre canticchiabili o carine. 20 euro per questo di sicuro non li spendo, magari se lo mettono in offerta speciale...