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R Recensione

7,5/10

Johann Sebastian Punk

More Lovely and More Temperate

Johann Sebastian Punk è il progetto del messinese Massimiliano Raffa, e questo è il suo album di debutto.

Raffa è un tipo ambizioso, che ha purtroppo avuto la sfortuna di nascere nella provincia dell’impero. In Inghilterra uno con le sue velleità avrebbe plausibilmente già trovato spazio per registrare un disco all’altezza del proprio sogno. In Italia invece deve affidarsi ai propri mezzi, perché le classifiche della musica alternativa e le attenzioni di chi ne tira le fila sono occupate da gente che preferisce buttare quattro accordi a caso con la chitarra acustica e ragliarci sopra.

Non facciamo nomi perché non vorremmo trasformare questa recensione in una guerra (del resto a quello ci pensa già lo stesso Raffa, presentandosi con buffi proclami altisonanti), ma davvero questo album è una boccata d’aria fresca niente male per il povero Bel Paese. Speriamo che ora qualcuno si accorga del nostro eroe e gli metta a disposizione i mezzi che merita.Perché sì, se questi brani hanno un limite, è la produzione. Più che come un disco, suona come un bellissimo demo (sottolineo a ogni modo il bellissimo).  

Difficile descriverlo, perché ogni volta che canzone sembra aver imboccato una strada lineare, eccola sgretolarsi in mille rivoli. Sembra di ascoltare un gioco di scatole cinesi, dove a ogni scatola corrisponde un diverso genere musicale. “Barber’s Shops” inizia come una ballata barocca, poi diventa dubstep, quindi chiude in odor di rock progressivo scuola Canterbury. “Vernal Equinox” parte come una bossanova e termina come i Late of the Pier. “Jesus Crust Baked” sembra una band glam ubriaca, salvo buttare nel mezzo, del tutto a caso, il ritornello di “Girls Just Want to Have Fun” di Cyndi Lauper. “Yes, I Miss the Ramones” è un power-pop sintetico pieno di stop e ripartenze.

Ogni brano contiene una miriade di suoni bislacchi e strumenti improbabili (quanta gente si interesserà a zither e kantele in quel di Messina? Sempre che sia vero che il disco li contenga: non abbiamo possibilità di distinguerli e il bello del gioco è anche in questo). Ogni brano mette inoltre in chiaro come Raffa di musica ne abbia masticata parecchia e sappia trarne vantaggio. Capita quindi che, in mezzo alla continua ricerca dello stupore, ci siano anche momenti più dimessi e emozionanti, quando a prendere il sopravvento sono i tappeti di tastiere e il ricorrente timbro del Mellotron, per esempio, o ogni volta che spuntano quei tintinnii metallici stile ninna nanna, di cui l’album è disseminato. 

Senza farla troppo lunga, la promessa c’è. Speriamo venga mantenuta.

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Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 5 voti.
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mutter 7,5/10
Lepo 7,5/10
gramsci 7,5/10
Noi! 7,5/10

C Commenti

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Lepo (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:22 del 8 maggio 2014 ha scritto:

Effettivamente la produzione così spartana penalizza un pò un lavoro di tale complessità... Preferibile comunque questa vena produttiva a quella paracula e finto lo-fi di moltissimi album italiani contemporanei (fatto, questo, che lo stesso Raffa ha rimarcato). Ripasso per il voto, ma almeno fino a Barber's Shop mi ha convinto moltissimo.

Lepo (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:37 del 7 giugno 2014 ha scritto:

Nessuno se lo c**a questo? Secondo me è un ottimo disco! E aggiorno il mio parere: è bellissima anche la seconda parte, in particolare Enter e The Well shorn...

Noi! (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:14 del 15 giugno 2014 ha scritto:

Ottimo disco, condivido anche la riflessione sulla produzione, ma in generale è un signor album. Ne uscissero del genere in Italia...