V Video

R Recensione

7,5/10

Goat

World Music

Il primo mestiere delle rockstar, naturale!, è fare le rockstar. Da sola, però, questa gratuita esibizione di intransigente superomismo può non bastare, per chi dell’ego ne fa questione psicologica e non solo paleo-grammaticale. Così subentra il lato sottile, giullaresco, infantile quando non apertamente viziato: il gusto di raccontare cazzate. Una professione a tutto tondo, una sfrenata competizione di estremismo liberale – Keynes si è già rizzato dal sepolcro per ascoltare meglio… – in cui vince chi la spara più grossa. Il giudice ricettivo, credulone, bonario è il feedback. Il pubblico. Il compagno di pinta al bar sotto casa, che ascolta ammirato, e senza mettere in dubbio nemmeno per un istante la genuina veridicità del resoconto, una mostruosa sfilza di panzane che trasgrediscono ogni ordine logico, razionale, di buon senso. Ma tant’è!, si è rockstar anche per questo: per farla credere agli altri, sempre e comunque. Far credere di essere benefattori, di contare qualcosa nel proprio ambiente, di essere grandi musicisti, di aver visto cose che voi umani, ad libitum. La fantasia al potere è l’unica regola di una matassa in movimento perpetuamente anarchico.

Potevano dire, con quel nome, di essere scesi sul pianeta blu per vendicare la memoria del rincitrullito Vikernes, tra una chiesa consegnata alla memoria delle fiamme ed una scatola cranica gentilmente sollevata con il beneplacito di una canna mozza. L’hanno invece conciata ancora più inverosimile, i Goat di Korpilombolo, minuscola località di seicento abitanti nella Svezia nord-orientale in prossimità Finlandia che, da sola, toponomastica alla mano, grazie a quella posizione, sarebbe riuscita a calamitare una foriera inestinguibile di dicerie e leggende. Non è necessario riportare, per l’ennesima volta, genesi e sviluppo del who-made-what, del resto facilmente rintracciabile tra le selezionate informazioni disponibili sul collettivo. Altro non ci è dato sapere. Molto ci è dato ascoltare. “World Music” la mette giù anch’esso pesante, con un titolo che è ambizione, dichiarazione d’intenti ed ossimoro cultural-geografico. A stupire, assai, è il fatto che sia tutto vero. L’onestà che proprio non ti aspetti e le wannabe rockstar che calano, per una volta, la maschera, in favore della loro arte.

Sibillina sul nascere, ma solida e spietata come una detonazione in una cristalleria, “Diarabi” è la miccia che scatena l’incendio, una fucilata di cocciuto afro-fuzz orientaleggiante sotto i tre minuti. La chiave del mistero: un giro. Un solo giro. Ripetuto ancora, ed ancora, ed ancora. Over and over again. Come un raga psichedelico. Anzi, no: come una danza aborigena. Oppure, intuizione: gamelan indonesiano! In Svezia. “Goatman”, come una valanga, segue a ruota: e se è difficile districarsi in una matassa chitarristica che tracima sporcizia e distorsione da tutti i pori (c’è il riverbero ustionante del funk ed un certo gusto rumoristico garage-beat, roba da Nuggets o giù di lì), una voce femminile squilla con urgenza ed insolenza, come se il Group Doueh dovesse comporre la soundtrack per una battle in the desert come Goat comanda. Della capra si predica anche il feticcio cervicale, in un blues scoperchiato dal wah wah – caotico assolo distrutto dal talkin’ box compreso nel prezzo – e rimasticato in un urlo che è essenza pura del linguaggio tribale, prima dell’improvviso ripiegamento acustico (il griot invasato di “Goathead”) che contamina, in ultimo, la torch song per campanellini e falò maledetti di “Goatlord”, Chelsea Wolfe trapiantata in Niger.

World Music” rimescola tre idiomi per trentasette minuti. In quantità diverse, con percentuali e prominenze calibrate di volta in volta. Ma sempre di tre idiomi si parla. Dove non arriva la chitarra passa l’organetto, e nasce lo spastico psych da balera di “Disco Fever”, groove sottile ma incessabile, così come hanno insegnato e largamente dispensato le vecchie hit su cassa dritta degli anni ’70. “Golden Dawn” è una spy story dalla straordinaria effettistica surf, dove il trascinante riff funk si disgrega in un lungo e selvaggio assolo hendrixiano (BLK JKS, tornate insieme). “Let It Bleed” è un jolly di soul corale con segmentazione afro, qualcosa che i padri Amanaz riascolterebbero rapiti, mandato al macero in una coda di iterazione strumentale e distonia free jazz: nient’altro che prove tecniche di riproduzione per il capolavoro di sintesi di “Run To Your Mama”, Black Joe Lewis al femminile mattatrice assoluta, su di un proscenio nudissimo fatto di una sola nota e un solo timbro percussivo (impressionante l’ipnosi monocroma di quarantacinque secondi che, di fatto, si divora l’intero brano). Destino dell’omogeneità è che tutto, al suo termine, ritrovi la sua compensazione, si riprenda la posizione originaria: e l’acidità ricorsiva di “Det Som Aldrig Förandräs / Diarabi” non fa altro che rimpastare, con proiezione potenzialmente infinita, il tema d’apertura, sino a terminare in pompa magna un dirty job nato dalla polvere e dal sudore.

Come rockstar balliste, d’uopo dirlo, i Goat sono morti sul nascere. Fortuna che questa non è ancora una discriminante decisiva per scrivere dischi veramente irresistibili.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 16 voti.
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motek 9/10
Gio Crown 7,5/10
bonnell 7,5/10
salvatore 4,5/10
Cas 5,5/10
fabfabfab 7,5/10
REBBY 6/10
ethereal 7,5/10
JetBlack 7,5/10

C Commenti

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Ivor the engine driver (ha votato 8 questo disco) alle 11:05 del 25 ottobre 2012 ha scritto:

sai già cosa ne penso! Discone divertentissimo!

motek (ha votato 9 questo disco) alle 22:52 del 25 ottobre 2012 ha scritto:

"Det Som Aldrig Förandräs / Diarabi" è uno sballo ipnotico...album assolutamente spassoso, vitale e recensione ottima!

Dr.Paul alle 14:23 del 27 ottobre 2012 ha scritto:

le tracks linkate sembrano divertenti....

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 11:02 del 28 ottobre 2012 ha scritto:

Lo ascolto da quando uno dei miei giornalisti preferiti della carta stampata ha scritto che definirlo disco dell'anno sarebbe riduttivo. E' un dispone, non si discute anche se lo voterò solo più in la', a mente lucida. Mi chiedo solo perché se ti chiami Goat e vieni da Korpilombolo sei destinato a divenire un fenomeno mondiale. Se ti chiami Calibro 35, e fai la stessa musica, pure meglio forse, se riesci ad incasellare 4 Feste dell'Unita' ed un paio de sagre di paese, t'ha detto pure culo. Comunque sia, un disco destinato a scompaginare la mia top 10 di quest'anno.

nebraska82 (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:04 del 31 ottobre 2012 ha scritto:

effettivamente è tra i dischi più spassosi ascoltati quest' anno, promossi!

Gio Crown (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:41 del 6 novembre 2012 ha scritto:

bello e coinvolgente! Ti prende dentro e ti scuote mettendo addosso voglia di ballare!

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 9:37 del 19 novembre 2012 ha scritto:

Ho letto una loro recente intervista in cui dicono che Goat è un gruppo che esiste da più di 40 anni ("da prima degli ABBA" dicono), ed era formato dai genitori degli attuali membri, tutti, ieri come oggi, simpatici "inquilini" di una bizzarra comune in quel di Korpirombolo (quanto mi piace sto nome!). Un album questo che non riesco a non ascoltare a ripetizione. Il mio social di musica mi dice che è il più ascoltato (da me) dell'ultimo mese. E se la classifica la dovesse fare la voglia di ascoltare un disco, questo è il mio disco dell'anno. Aspetto però che mi scenda l'auto-hype per essere più razionale.

fabfabfab (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:53 del 19 novembre 2012 ha scritto:

Devo ancora ascoltarlo bene, ma mi sa che lotterà nella mia top ten di fine anno...

loson alle 13:20 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Pattume pseudo-acid-rock suonato dal più infimo complessino simil-Amon Dull II (o addirittura Amon Dull I, come mi è stato fatto notare), con tutti i vocalizzi isterici d'ordinanza e l'altrettanto inevitabile imperizia strumentale/compositiva. Dei Cromagnon rincoglioniti, insomma.

salvatore (ha votato 4,5 questo disco) alle 13:29 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Quoto la "losonata" ... Alle mie orecchie, quasi inascoltabile... Primordiale (nel senso negativo del termine) e privo di una benché minima forma di eleganza (per usare un eufemismo). Tornando indietro non lo ascolterei...

loson alle 13:34 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Eheh, Sal sei sempre decisivo nelle stoccate. E ultimamente mi vai pure a braccetto con la black music... Cosa si può volere di più?

Marco_Biasio, autore, alle 14:51 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Loson, onestamente, se questo disco fosse suonato con anche un minimo di perizia strumentale o di pulizia in più, non avrebbe senso d'esistere. Di kraut sui generis io ne sento proprio poco, qualcosa giusto nelle due Diarabi, specialmente nell'ultima, nel sovrapporsi ipnotico dei temi. E' chiaro che di dischi simili ne escono tantissimi ogni anno, non si parla certo di una novità! Solo io, e non solo io, mi sono divertito tantissimo ad ascoltarlo, anche per le poche pretese che si porta dietro (e questa ruvidità garage alle spalle, questa brutalità primordiale, è proprio quello che secondo me dà il tocco in più e non fa sfasciare le palle per terra dopo un paio di ascolti!).

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 13:38 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Che tipi strambi sti GOAT. Li adoro!!!

loson alle 13:42 del 20 novembre 2012 ha scritto:

OMG. Qualcuno sopprima la cantante... XD Ma l'acid rock "storico" ti piace, Franz?

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 16:23 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Il filmato che ho postato dura più di 20 minuti, tu hai risposto dopo 4 minuti. Ma probabilmente lo conoscevi già. Le cantanti sono due, quale delle due bisogna sopprimere? Sento puzza di giudizi frettolosi.

Anche perchè parli di Acid Rock "storico". Io in questa pseudo categoria ci faccio rientrare Doors, Hendrix, Blue Cheer, e compagnia bellissima. Tutte cose che centrano poco con quest'album, a parte l'uso di sostanze stupefacente e psicotrope che sono sicuro accomuni tutti. Gli Amon Dull II centrano molto di più, la filosofia è la stessa. Ma, come giustamente ricorda Marco, proseguire in un percorso non per forza significa fare del "pattume". I generi, per i quali sono fissato, sono quelli tirati fuori egregiamente da Marco, ovverosia,psichedelia, afrobeat, funk soul...andare fuori da questo schema significa che l'album non lo si è ascoltato, non bene almeno. Poi, può piacere o meno, per carità. Definirlo "Pattume pseudo-acid-rock", per come la vedo io, è una aberrazione, che semmai rafforza il mio giudizio, positivissimo, su questo disco.

loson alle 17:22 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Sì, beh, stavo lavorando e non avevo tempo di sorbirmi venti minuti di 'sta roba: ho ascoltato l'album (ebbene sì, l'ho fatto XD) e mi è bastato. Per me già gli Amon Dull II facevano pattume (salvo giusto qualcosa di Yeti, tipo i momenti più gotici o l'allucinazione acustica di "Sandoz In The Rain"), è pertanto logico che una band che ne prosegua il discorso, oltretutto senza alcun talento (IMHO), mi risulti abbastanza indigesta. L'acid-rock "storico" che intendendevo io, a parte Doors e Hendrix che qui giustamente non c'entrano nulla, era quello di Cromagnon, dei Jefferson Airplane di "After Bathing At Baxter's", dei Quicksilver. Dire che quest'album c'entra poco con l'acid-rock è un tantino opinabile, considerato che gli stessi Amon Dull I & II (i quali, l'abbiamo appurato, sono uno dei riferimenti primari dei Goat) nacquero come risposta krauta ai Jefferson. Per il resto, sei liberissimo di considerarlo il disco più bello di sempre. Esattamente come io sono libero di considerarlo pattume. @Marco: non intendevo mettere in dubbio la tua capacità di giudizio, soltanto esprimere la mia idea, che è parziale e imperfetta per antonomasia perchè soggettiva. Di riferimenti al primo krautrock, cioè quello più influenzato dalla psichedelia e dall'acid-rock, io ce ne sento parecchi: Guru Guru, Gila; il ritualismo percussivo in chiave world mi ha ricordato qualcosina dei Can di "Monster Movie", anche se l'espediente qui è riproposto in modo molto più grezzo.

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 17:44 del 20 novembre 2012 ha scritto:

"gli stessi Amon Dull I & II (i quali, l'abbiamo appurato, sono uno dei riferimenti primari dei Goat) nacquero come risposta krauta ai Jefferson"

appunto, risposta Krauta, è diverso (anche se io direi più che altro psichedelica/allucinata - o "halluzination"). I Jefferson e gli Amon Dull II sono due cose molto diverse, per come la vedo (e la sento) io. Chiudo qui la pseudo polemica. Che poi non è polemica, è sano scambio di opinioni. Finalmente!

loson alle 17:54 del 20 novembre 2012 ha scritto:

Nessuna volontà di polemica nemmeno da parte mia. Sugli Amon abbiamo idee molto diverse, va bene così. Però qualcosa in comune l'abbiamo: entrambi sbagliamo a scrivere il nome della band! Forse, inconsciamente, scrivo "Dull" e non "Duul" perchè il primo termine riassume mirabilmente ciò che penso della loro musica.

Marco_Biasio, autore, alle 16:30 del 22 novembre 2012 ha scritto:

Tranqui Los, nessuna polemica, era un modesto parere anche il mio.

Voltaire (ha votato 7 questo disco) alle 18:14 del 20 novembre 2012 ha scritto:

A me è piaciuto molto! Gira facilemente sul mio turntable da qualche settimana. alcuni pezzi mi intrippano.

Leggevo anche io questa storia della band che si tramanda ma pensavo fosse una trovata di marketing.

Un bel 7 per me!

Cas (ha votato 5,5 questo disco) alle 13:28 del 21 novembre 2012 ha scritto:

no no no, nonostante ci sia quasi tutto per piacermi il disco non mi convince. passato il primo pezzo inizia ad annoiarmi a morte, appiattendosi su una formula che non riesco proprio a digerire. peccato (per me)

Krautrick alle 10:46 del 22 novembre 2012 ha scritto:

riascoltato or ora e confermo che gli Amon Duul I e i Cromagnon li sento tantissimo. Ma anche il Canterbury più colorato (in primis ovviamente il funk da tavolata freak natalizia dei Gong), il tropicalia, i Can world (quelli di Animal Waves, per capirsi) e - nonostante lì la cura produttiva sia nettamente superiore (e non so quanto ci azzecchi, ma un qualcosa d'indefinito ce lo sento) - il Patrick Moraz di Story of I.

Riguardo al giudizio non sono d'accordo né con chi lo stronca né con chi lo esalta: è divertente, caruccio, ben suonato (grezzo il giusto, ma ben suonato), gradevole all'ascolto, ma allo stesso tempo lo trovo troppo bloccato, limitato a questo molteplice citazionismo. Suona vecchio già ora e questo è il peggiore dei difetti per un disco (a parte il far cagare il cazzo, ovvio ;D).

Su una cosa però sono d'accordissimo con Loson: sopprimete quella gallina stridula di cantante! ;DDD

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 10:59 del 22 novembre 2012 ha scritto:

Concordo anch'io con Krautrick, stavo scrivendo il mio parere quando la lettura del suo intervento (ultimo paragrafo) mi ha bloccato. E' esattamente quello che volevo dire io eheh

loson alle 11:42 del 22 novembre 2012 ha scritto:

La soppressone della cantante è il primo passo per uscire dalla crisi, Mont dovrebbe metterlo in agenda eheh! Ma ci senti davvero del tropicalismo qui dentro, rick? Ti riferisci forse alla prima Gal Costa?

Krautrick alle 11:51 del 22 novembre 2012 ha scritto:

ezattamente. In una versione molto inpoverita, ma un po' ce lo sento.

Comunque, dovessi trovare dei fratellini contemporanei, direi gli Zun Zun Egui, che però mi sembrano un attimo più freschi quanto a suono.

loson alle 18:27 del 23 novembre 2012 ha scritto:

A Gal Costa non avevo proprio pensato, lo confidassi. Però ci può stare, per certi versi. Certo, tutta la pazzia e la caoticità della memorabile doppietta "Gal Costa - Gal" erano frutto dell'accurata orchestrazione di Lanny Gordin e Duprat, c'era poco del fare cazzeggione e approssimativo di questi qui. Anche vocalmente non c'è paragone, dai. Certo, se mi definisci la cantante "una Gal Costa dei poveri" allora sono d'accordo al 110%. Poi lo sai che da quando sei diventato nero, pelato e col catenone non oso più contraddirti... ;D

fabfabfab (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:06 del 23 novembre 2012 ha scritto:

Come siete cattivi! E' un bel disco, divertente, sporco e godereccio. E poi guarda all'Africa senza scadere nel "folklorismo" o nelle semplici "chitarrine afro"... Grande Biasio che lo ha pescato!

fabfabfab (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:45 del 23 novembre 2012 ha scritto:

Ah, dimenticavo. La tanto vituperata voce della tipa mi fa lo stesso effetto di quella di Daniel MArtin McCormick dei Mi Ami nel disco "Watersports". Un effetto sgradevole, ma che si associa perfettamente con l'impatto tribale della musica....

Marco_Biasio, autore, alle 14:55 del 23 novembre 2012 ha scritto:

Giuro, non riesco a capire cosa vi dia fastidio della cantante. E' sguaiata, sgraziata, urlona, garagistica, zozzissima, ma che altra voce si sarebbe potuta mettere su una musica del genere? E' perfetta per la spinta dinamica dei pezzi, secondo me! Comprendo l'ottica dei gusti, ma non quella dell'idiosincrasia "stilistica"...

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 16:12 del 23 novembre 2012 ha scritto:

Quasi chiunque lol, questa non sa cantare per me, scegli tu, ma non quello dei Mi ami, che se non è zuppa è pan bagnato ghgh

Nel mio caso non è questione di idiosincrasia, io adoro Phallus dei, che è ventuto in mente anche a me, ma giusto un attimo eh. C'è soprattutto la storia della Comune che li collega.

E' comunque un album divertente e capisco anche che sia rimarchevole nel compendio dell'annata. Ma come ben dice Krautrick in precedenza alle mie orecchie "suona vecchio già ora", più di Phallus dei addirittura (si quasi più di me eheh).

loson alle 18:21 del 23 novembre 2012 ha scritto:

"suona vecchio già ora, più di Phallus" ---> E se invecchia il phallus è la fine, poveri noi. ;D

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 19:01 del 23 novembre 2012 ha scritto:

Ahah invecchia, invecchia, se non è un phallus dei invecchia per forza (altrimenti non venderebbero così tante pastigline), minimo diventa meno impulsivo eheh e magari ci sono anche dei vantaggi per la controparte ghgh

Tornando al disco sicuri che i brani non siano stati scritti tempo fa dai padri o zii (che nelle Comuni c'è del casino con le parentele lol)?

Krautrick alle 19:12 del 23 novembre 2012 ha scritto:

non è questione di essere urlona e "lo-fi", è proprio stridula...ha la rara capacità di riprodurre l'effetto unghie sulla lavagna. Quasi al livello di Alison Shaw dei Cranes e di quella sguattera porno di Grimes, che non fanno certo musica grezza. Ma che se non sono le peggiori cantanti che conosca, poco ci manca (proprio poco).

simone coacci alle 19:33 del 23 novembre 2012 ha scritto:

Effettivamente non sa cantare ma per il resto non è tanto male, dai. Feedback e fuzz (che farebbero vergognare Jon Spencer) hanno buon gioco nel tenerla a bada, come una corona d'aglio e di spine. "Goathead" è un pezzone. Gruppo interessante.

classicsor (ha votato 8,5 questo disco) alle 15:36 del 3 settembre 2013 ha scritto:

Disco da sballo totale, belle le tracce strumentali e quelle cantate dalla voce femminile, psichedelia nella prima metà del disco al massimo, ripeto:sballo totale. nella seconda parte diventa più ritmico, armonioso e potente rispetto al primo...

c'è un ediione speciale di questo disco di sole 1000 copie al mondo, consigliatomidal mio 'vendioore' e amico di dischi, lui aveva una di queste 1000 copie, interessante mi dissi e lo preso

classicsor (ha votato 8,5 questo disco) alle 15:36 del 3 settembre 2013 ha scritto:

Disco da sballo totale, belle le tracce strumentali e quelle cantate dalla voce femminile, psichedelia nella prima metà del disco al massimo, ripeto:sballo totale. nella seconda parte diventa più ritmico, armonioso e potente rispetto al primo...

c'è un ediione speciale di questo disco di sole 1000 copie al mondo, consigliatomidal mio 'vendioore' e amico di dischi, lui aveva una di queste 1000 copie, interessante mi dissi e lo preso, 8,5