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R Recensione

7,5/10

Bombino

Nomad

Lo so. Dovrei scrivere qualcosa tipo “ci hanno rubato anche Bombino”, oppure “maledetto Dan Auerbach che ha rovinato una delle sorprese musicali più belle del decennio”.

Però: 1) Poteva andare peggio: poteva incontrare Damon Albarn, ad esempio. 2) Le canzoni non sono nuove ma sono ripescate da “Guitar from Agadez vol 2” (uscito a nome Group Bombino nel 2009) e da “Agamgam” (registrato dal vivo a nome Omara Moctar aka Bambino nel 2004). Dan Auerbach non ha partecipato alla stesura dei brani, insomma. 3) Se la bistecca è buona, la cottura è secondaria.

Giustificazioni da fan sfegatato che dopo aver ascoltato la splendida, sublime “Amidinine” trasformarsi – da semplice preghiera desertica qual'era – in un ammasso deforme di chitarre distorte in puro stile Black Keys voleva prendere un volo per Nashville e dare fuoco allo studio di registrazione di Auerbach. E dire che i Black Keys mi piacciono anche, ma Bombino non è i Black Keys. E non voglio neanche sentire la solita puttanata che il blues è blues dappertutto e che “dentro il blues c'è tutto” (copyright Luciano Ligabue). Bombino è blues, questo sicuramente, ma è blues primordiale, è semplicità compositiva arricchita solo dal suo personale stile chitarristico (Jimi Hendrix meets Mark Knopfler?), è “tre minuti di purezza” (“Ahulakamine Hulan”) e non “quattro minuti di casino” (“Azamane Tiliade” in confronto all'originale è una schifezza).

Dettagli, perchè il disco è godibile anche nei momenti in cui Auerbach usa la mano pesante (organi, farfise, pedal steel...), perchè a volte l'incontro tra Niger e Mississippi funziona (“Imuhar”, ma dov'è l'handclap?), perchè certi pezzi sono talmente belli che neanche Damon Albarn riuscirebbe a rovinarli (“Her Tenere”, “Zigzan”), perchè la maestria della sei corde di questo ragazzo emerge anche dalla coltre di arrangiamenti inutili (“Aman”) e perchè – onestamente – è bello sapere che le iniezioni elettriche di cui è cosparso il disco consentiranno a Bombino di sfondare definitivamente nel panorama internazionale, andando ad affiancarsi ai Tinariwen nel ruolo di star internazionale della musica del deserto. E' questo che gli auguriamo: un successo sfacciato, strameritato e ottenuto con onestà, classe e un pugno di canzoni comunque meravigliose. A presto, Omara.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 9 voti.
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ciccio 8/10
bonnell 6,5/10
hiperwlt 7,5/10

C Commenti

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Franz Bungaro (ha votato 8,5 questo disco) alle 18:05 del 9 aprile 2013 ha scritto:

Lo ascolto ora, per la prima volta, e la sensazione è quella di un venticello, caldo ma cmq piacevole, che accompagna il tramonto di una terra arsa dal caldo e stemperata dal sudore della fatica...la terra dalla quale provengo non è il Niger, ma in quanto a caldo e fatica, non scherza. Sarà forse (anche) per questo che questa musica mi esalta e mi fa bollire il sangue...Auerbach da icona, immagine e artefice del mio sound perfetto a Re Mida del tempo che vivo. Fabio, faro.

Lezabeth Scott alle 16:37 del 10 aprile 2013 ha scritto:

è una forza della natura questo Bombino! Serpenti a sonagli sulla punta delle dita, sabbia incandescente sulle labbra, dune elettriche e macchine volanti come quelle di "Arizona Dream".

gull alle 12:13 del 12 aprile 2013 ha scritto:

Poteva andare molto peggio, invece la sua musica funziona a meraviglia anche in questa nuova veste, diciamo più muscolare. Grande Bombino, anch'io gli auguro tutto il successo possibile.

Gio Crown (ha votato 7 questo disco) alle 18:38 del 13 aprile 2013 ha scritto:

condivido e sottoscrivo il commento di Lezabeth...una vera forza della natura questo artista! E l'innesto con il blues americano ha prodotto un magnifico frutto...e non poteva che essere così se pensiamo che il blues del delta affonda le radici sulle navi che portavano gli schiavi neri dall'Africa...è come se fosse tornato la da dove è venuto. Anche se Bombino è un Tuareg.

Complimenti al recensore; mi ha fatto venire voglia di ascoltare anche Agadez!

Franz Bungaro (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:05 del 15 aprile 2013 ha scritto:

Ho voglia di scrivere una storia, ho voglia di intitolarla "Cammelli a Nashville". Il soggetto ce l'ho bene in mente, ed è un misto di fantasia e di informazioni lette in questi giorni. La musica di Bombino mi aiuterà.

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 12:02 del 12 giugno 2013 ha scritto:

io mi sono innamorato di Amidinine. Ottima scoperta in generale Bombino. Merci!

hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:53 del 19 agosto 2014 ha scritto:

Visto l'altra sera in concerto (Festa di Radio Onda D'urto): la prima parte in vesti acustiche da sciogliersi, un susseguirsi di suggestioni. Poi ha imbracciato l'elettrica, e da lì è stato un crescendo dirompente (dici bene Fab: Knopfler + Hendrix e blues primordiale). Artista, tra l'altro, squisito e umilissimo sul palco. Gran bel live

igenerinonesistono (ha votato 7,5 questo disco) alle 10:35 del 20 aprile 2020 ha scritto:

Ciao a tutti, il mio messaggio suonerà assai anacronistico commentando nel 2020 un album del 2013, ma, tant'è, l'ho ascoltato solo ora. Ebbene, ascoltandolo il primo impatto è stato, beh, scopiazzato da I hate my village, invece no, scopro che è antecedente di ben 6 anni rispetto al lavoro dei Nostrani. Ebbene che dire, mi piace, trovo assurdo il discorso del "come nasci muori", si è rimodernato ha lavato i panni in missisippi- non capisco l'accanimento contro Albarn, ma vabbè, ognuno ha i propri gusti.