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R Recensione

7,5/10

Allah-Las

Allah-Las

Losangelini, (esteticamente) non di questo tempo, gli Allah-Las; dei sixties, sì, nessun dubbio.

Il loro esordio (per Innovative Leisure) è un viaggio a ritroso, revivalismo e artigianato spinto in compagnia di riverberi e chitarre jingle jangle, psichedelia (13th Floor Elevators) accennata, attitudine garage e surf diffusa; coi The Kinks, i The Byrds, gli Yardbirds sottobraccio, e la California sullo sfondo (The Monkees, The Seeds, Beach Boys, Love, Jefferson Airplane). Andata e ritorno nel tempo, senza soluzione di continuità; tra Inghilterra e West Coast. In loop.

Si autodefiniscono perfezionisti (a partire dalla strumentazione, e dalla scelta di Nick Waterhouse quale produttore), gli Allah-Las, estremamente dediti nella ricerca di un sound specifico: garage rock nell’impalcatura, pop per gestalt. “Tell Me (What’s On Your Mind)” è la giusta sintesi tra queste due anime, densa com’è di rimandi byrdsiani, e forte di un ritornello dalle armonie luccicanti. Sicché, qui (come altrove: "Sandy", "Don't You Forget It"), il respiro si fa classico senza compromessi.

Perla la strumentale “Sacred Sands”, dalla ciclica guida di una chitarra distesa ma inventiva. Chitarra che si concede fughe, accenni psych da scenari western sul bagnasciuga. Ed è proprio ai Real Estate (ricordate “Days”?), e a parte della nuova scena psych folk americana (Mondanile, quindi; ma anche Beach Fossils, Lace CurtainsWoods) che gli Allah-Las sembrano guardare. Non con pervasività, non direttamente, magari senza volontà: sì di traverso, aprendo con questi una triangolazione non funzione esclusiva di reminiscenze 'classiche' (la produzione, la scelta della strumentazione) e formalità compositiva, bensì coinvolta in un gioco a contrasto di emancipazione garage (ed è proprio su questo aspetto, a questo vertice, che gli Allah-Las dovranno puntare, per chi scrive, nei loro prossimi lavori).

Che dire, poi, di “Seven Point Five”: cool  senza ostentarlo, intrigante nella depressa discesa delle strofe. Ibrida e volutamente amatoriale negli inserti di congas (anche nell’altra strumentale, “Ela Navega”), lambisce nelle circolarità jangly; o di “Busman’s Holiday”, Rolling Stones sin nell'attacco. La melodia e le armonie di “Vis a Vis” (Real Estate), "Catamaran", Catalina” sono sogni californiani ad occhi aperti (un po’ drogati, senza eccedere).

E' la variabile compattezza a traballare, carne al fuoco molta, ad ascolto completato; nonostante questo, l'altra faccia (Ty Segall) della California garage rock, oggi, sembrano essere anche gli Allah-Las. Una chance è dovuta loro, certamente.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 3 voti.
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Cas 7/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Franz Bungaro (ha votato 6,5 questo disco) alle 13:03 del 18 dicembre 2012 ha scritto:

Vintage di qualità. Non fateli ascoltare ai Dik Dik che quelli fanno subito una cover stile "Sognando la California". C'ho sentito pure un pizzico di Ariel Pink. La nu beat generation. Io, comunque, continuo a preferire i nostri Tubi Lungimiranti. Grande Mauro!

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 21:01 del 5 novembre 2014 ha scritto:

che bravi loro! e il nuovo "Worship the Sun" è altrettanto godibile. "emancipazione garage" a palla!