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R Recensione

6,5/10

Bat For Lashes

The Haunted Man

Nuda.

Concettualmente, con l’abbandono dell’alter ego Pearl.

Nell’immagine di copertina (Ryan McGinley dietro l’obiettivo, citando il suo India), in cui è predatrice granitica, comunque sexy - e a certificare, idealmente, un post moderno ribaltamento nei domini di genere.

Completamente, nello scarno cullare (il nulla) di un commovente drama per piano: “Laura”.

Alterate, nei tre anni intercorsi da “Two Suns”, le misticità dark, trip hop ed electro wave del passato, con “The Haunted ManNatasha Khan approda ad una forma pop finemente matura e complessa (in cui dominano, per evocazioni e strutture in sé, gli 80’s elettronici), al contempo viscerale e intima (“there was this desire to be much more intimate and much more upfront emotionally”), ricercata in ogni sua linea. Dai risultati, a conti fatti, mediamente convincenti.

Momento topico, in “The Haunted Man”, è “All Your Gold”: basso esposto, punteggiato, e una struttura pop arty (Lykke Li) su ritmica tribale, ipnotica, per un lamento poetico e catchy dal forte impatto estetico. Di suggestione melodica vive “Oh Yeah”, electro psych (Yeasayer) a presa rapida, nel suo scagliarsi su d’una interpretazione vocale a contrasto. Ottima, in questo senso, la resa in “Lillies”, preghiera gotica, dreamy nelle rifiniture.

Manca una “Daniel” (o una “What’s a Girl To Do?”, da “Fur and Gold”), sì, benché vi sia altro di cui godere: in “Winter FieldsKate Bush ispira, in una cornice di epicità, per archi e synth, glaciale. Bene quando, in “Marilyn” (c'è lo zampino di Beck), la Khan avanza in territori techno-pop (dalle parti di Zola Jesus); oltremodo spettacolari le tastiere conclusive di “Rest Your Head” (brano, ad ogni modo, dagli stacchi pop fin troppo accentuati). Meno l'ambient concettuale della title track, marcia astratta e goth, o le desolazioni spettrali, artiche, della conclusiva “Deep Sea Diver”. In evidenza le ritmiche trip hop (Portishead; non a caso, Utley a supporto) e i ricami acustici di "Horses of the Sun", tra gli strati, nei vapori, di tastiere.

Il lavoro si presta, in certe rese, ad un taglio minimalista ("Laura", una buona metà di "The Haunted Man", "Deep Sea Diver"), benché nella gestaltThe Haunted Man” esponga un synth/dream pop dalla produzione lussureggiante (a volte, va detto, troppo atificiosa): con potenziale da club (“The Wall”, “Rest Your Head”, "Oh Yeah"), capace di inserimenti orchestrali apprezzabili ("Lillies", la stessa "All Your Gold"), nonché di dar sfoggio, sempre, a ritmiche declinate in strutture 80s, electro tribali (Peter Gabriel). Gli istanti di raccoglimento (il più palese, “Laura”, scritta assieme a Justin Parker,  già con Lana del Rey nella hit "Videgames"; "Deep Sea Diver"), non sopperiscono in modo completo, convivendo nelle architetture dei brani (enormi e complesse, avant per certi aspetti; in un album pop, e nell'economia della sua longevità, non sempre un bene) più nel lirismo e nel cantato, che negli arrangiamenti in sé.

 All’inseguimento di un posto di primo piano nell’immaginario mainstream pop al femminile (ma di classe: Kate Bush, Bjork), ad oggi il nostro augurio è che la continuità (confermata in "The Haunted Man") di Bat For Lashes sia da esempio ad altre, nuove e promettenti, leve del pop britannico - Jessie Ware, Marina and the DiamondsRuby Goe. Per la gloria, quella assoluta, c'è ancora tempo - e margine di crescita.

V Voti

Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 8 voti.
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salvatore 6,5/10
motek 7/10
loson 5/10

C Commenti

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salvatore (ha votato 6,5 questo disco) alle 20:02 del 18 novembre 2012 ha scritto:

Pienamente in linea con la tua precisa e ricca recensione, Mauro. Alla lunga risulta un po' stucchevole, ma Laura è un grande brano, sincero e commovente con la voce più spoglia e nuda che mai! Passo indietro rispetto al sublime Two Suns...

forever007 (ha votato 7 questo disco) alle 9:34 del 20 dicembre 2012 ha scritto:

Condivido alcune cose che hai detto, secondo me il problema principale di quest'album è la mancanza di una linea precisa, sicuramente la Kahn è molto portata per le canzoni piano e voce ricche di pathos (Laura ad es) ma non è che mi abbia preso totalmente e portato nel suo mondo. I momenti migliori sono la title- track, Rest your Head e a Wall, le altre non sono altrettanto belle, ma superano tutte la sufficienza. Sicuramente, almeno, mi ha fatto venir voglia di sentire anche il prossimo album

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 20:34 del 20 dicembre 2012 ha scritto:

"Laura", "Horses Of The Sun" e "Deep Sea Diver" tra le sue migliori. Questo non lo vedo come un passo indietro, bensì a lato: la maturità è tutta negli arrangiamenti eterei e stratificati che assecondano una scrittura in linea con i dichiarati riferimenti della Khan, dalla stracitata Kate Bush ("All Your Gold" e il notevole art-pop-wave della titletrack) a Gabriel (nel mio mondo ideale "Rest Your Head" sarebbe un singolone) fino all'estasi dreamy dei Cocteau Twins più popfluorescenti ("Marilyn", con parte centrale che dipinge pastello i Sigur Ros). Un terzo episodio che conferma Bat For Lashes talento di razza, aspettiamo fiduciosi per future evoluzioni.

REBBY alle 8:29 del 16 maggio 2013 ha scritto:

Elettronica bacchica eheh

Sono sostanzialmente d'accordo con la rece di Mauro, Winter fields il mio brano preferito.