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R Recensione

8/10

Forest Swords

Dagger Paths

Unico inglese nell’americanissima etichetta Olde English Spelling Bee, Matthew Barnes (= Forest Swords) è uno di quei personaggi misteriosi e sfuggenti che vanno ultimamente per la maggiore tra blog e riviste specializzate: uno di cui non si sa nulla, ma la cui musica incanta. Questo suo disco di debutto segna una leggera virata all’interno della linea ‘ipnagogica’ dell’etichetta (James Ferraro, Ducktails, Rangers, Matrix Metals ecc.), andando piuttosto a incontrarsi con gli esperimenti neo-psichedelici intrippati di una NotNotFun o con le esplorazioni elettroniche squassate di una No Pain In Pop (per cui è appena uscito il nuovo singolo “Rattling Cage” e dove è accasato colui che forse a Barnes è più accostabile, ossia A Grave With No Name).

Che vuol dire, in parole povere: questo tizio ha fatto un gran disco, capace di mescidare le tendenze nuove più interessanti provenienti dalle etichette underground migliori, ma senza impiastricciamenti, hypna-stratificazioni, flirt con gli anni ottanta più derelitti, burdelli variamente shittosi. L’esito è indecifrabile, e pure inetichettabile (drone-step, dice Pitchfork), e forse perciò così evocativo: guida, di solito, un giro di chitarra twang, molto riverberata ma non sfatta, e sotto si insinuano suggestioni kraute, bassi e 'spazi' dub, squarci trip-hop, percussioni tribali, inserti dronici sottopelle, assurdi cenni r’n’b, però denudati. Per dire: “If Your Girl” è la cover (ehm) di “If Your Girl Only Knew” di Aaliyah. Ma la resa ambient/psych-folk, con le percussioni che entrano solo ai 4’40’’ per inaugurare un breve baccanale primitivo, sembra atterrire la fisicità della versione originale, mantenendone intatta la bellezza. Dal dancefloor a sentieri desolati in mezzo alla campagna: una polverizzazione impensabile, e riuscitissima.

Sopra ho detto trip-hop, ma penso soprattutto alla versione ‘evoluta’ del terzo Portishead, che sembra dare qualcosa a Forest Swords sia nei riferimenti krauti della sezione ritmica (qui però più emaciata ed essenziale) sia in certe interpolazioni horror: lacerazioni di elettrica, rumorismi inquietanti, sample da rabbrividirci. Serpeggia lungo tutto “Dagger Paths” un’aria di tremore e angoscia, come se si attraversasse un bosco o una brughiera nel pieno della notte: è un disco rurale, quello di Barnes, da Olde England davvero, isolata e tenebrosa, pagana e spaventevole. “Visits”, ad esempio, fa tremare nelle allucinazioni ruvide delle chitarre e nel vocal atterrito. L’attacco di “Glory Gongs” potrebbe essere quello di una qualsiasi canzone di “Third”, o tutt’al più dei pezzi più ambient di Orbital o Future Sound of London. Se c’è dello psichedelico, insomma, è di quello nuovo: svenato.

Gli apici sono i tre brani più lunghi: “Glory Gongs”, che vaga scheletrica, in un ritmo black stuprato e spogliato del beat, tutta raccolta negli stracci lancinanti di chitarre ora austere (il leitmotiv, quasi twinpeaksiano) ora ipnotiche (2’32’’): l’intreccio dei diversi temi, alla fine del pezzo, esalta. In “Hoylake Mist”, addirittura, sembra di scendere nella cantina di Jandek, su quelle note ossute pestate dalle percussioni marziali (haunting experimental folk?), mentre nelle sperimentazioni che sanno di legno e acqua marcia di “The Light” si sente netta la lezione dell’Inghilterra DIY più sotterranea, dai The Shadow Ring ai brightoniani della Woodland (Clara Kindle, Mortis Tobias). “Miarches”, infine, a colpi mortuari e lavorii ferrigni, distilla l'ipnotismo di certi pomeriggi plumbei pronti a sfociare in ansia.

Aria nuova, e mefitica. Da questo ragazzo, già eccellente ora, possiamo aspettarci grandi cose.

 

Edit: il disco è stato ripubblicato su cd dalla No Pain In Pop nel novembre 2010, con l'aggiunta, alle sei tracce dell'lp, dei due pezzi contenuti nel 7' uscito a luglio ("Rattling Cage" e "Hjurt").

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 11 voti.

C Commenti

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Filippo Maradei alle 0:28 del 4 agosto 2010 ha scritto:

Un nuovo fenomeno musicale! Non vedo l'ora di procurarmi l'opera intera!

Filippo Maradei alle 13:31 del 6 agosto 2010 ha scritto:

Ok, il piatto s'è freddato; qualche ascolto è servito a farmi ridimensionare un attimino il tutto. Aspetto che si stabilizzi e vado col voto.

target, autore, alle 15:00 del 6 agosto 2010 ha scritto:

Calato? A me no! Piccola menzione, tra l'altro, per il bellissimo artwork. Dentro l'LP campeggia una bella veduta della penisola del Wirral, dalle parti di Liverpoll, da dove viene Barnes.

Filippo Maradei alle 15:03 del 6 agosto 2010 ha scritto:

Un pochino sì France', ma giusto perché ero partito a mille.

Bellerofonte (ha votato 9 questo disco) alle 13:52 del 7 agosto 2010 ha scritto:

Io ancora e l'ho in testa e non uol uscire. Metabolizzare senza consumare è una ragola difficile da ripettare..

Target una domanda. Hai comprato l'LP? su che sito?

target, autore, alle 14:41 del 7 agosto 2010 ha scritto:

Sì, l'ho comprato sul sito dell'etichetta. 14 dollari (=10 euro) + spese di spedizione. Viene da New York. In 10 giorni è arrivato: http://oesbee-shoppe.blogspot.com/

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 17:17 del 7 agosto 2010 ha scritto:

ma che gran bel disco! Quest'anno c'è un rifiorire di sonorità trip. Sembra che quel processo di "ripulitura" delle cadenze hip-hop messo in atto da Portishead e Unkle stia oggi dirigendosi verso un'ulteriore "purificazione" del suono, volta ad esaltarne l'effetto psichedelico-liberatorio sopra ogni altra cosa. E' quello che hanno fatto recentemente Scuba, mettendo temporaneamente in secondo piano il dubstep (molti momenti di Dagger Paths mi hanno fortemente ricordato Before, da Triangulation), e Trentemoller, attenuando le componenti elettroniche. Il minimalismo di questo Forest Swords mi dà proprio questa sensazione di essenzialità, di purezza stilistica: praticamente la sola chitarra condensa in sè ogni componente trip, mentre sotto la superficie scorrono ritmiche tribali e profondità r'n'b. Al legame col calderone ipnagogico non ci avrei pensato, ma in effetti ci sento punti di contatto coi Super Minerals dell'anno scorso, la stessa delicata attenzione verso le sensibilità interiori. Per votare attendo che si stabilizzi il gradimento, nel frattempo continuo a godermelo

target, autore, alle 11:50 del 8 agosto 2010 ha scritto:

Ma in effetti di ipnagogico c'è molto poco, eh, giusto qualche contatto con gli psichedelici strafatti della Not Not Fun (Sun Araw in testa), mentre spuntano lacerti (più evidenti nell'ultimo singolo "Rattling Cage") che si toccano davvero con le ultime evoluzioni del dubstep.

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 9:32 del 10 agosto 2010 ha scritto:

ma sì, spendiamole 'ste 4 stelle! Un disco denso e profondo, in grado di generare atmosfere primordiali. Alcuni dischi suonano scenari apocalittici da fine del mondo, questo invece mi dà più la sensazione di musica perfetta per prima che il mondo nascesse. E tutto questo attraverso pochissimi strumenti utilizzati, è stupefacente. Il ragazzo la sa lunga, ci vuole una gran sensibilità a ottenere questi livelli combinando pochi elementi conosciuti.

fabfabfab alle 15:43 del 11 agosto 2010 ha scritto:

Copertina bellissima, sto disco promette ... Mitico Target (l'Infaticabile )

gull (ha votato 8 questo disco) alle 16:40 del primo settembre 2010 ha scritto:

Bersaglio colpito!

Ottima proposta, interessante e particolare. Forse un filino monocorde, ma musica suggestiva e personale come poca in giro. Bravo target a scovarla!

Ripasserò dopo i dovuti approfondimenti di ascolto per il giochetto del voto!

target, autore, alle 10:44 del 6 settembre 2010 ha scritto:

Contento Gull che ti sia piaciuto! Per me, la cosa nuova del 2010.

Bellerofonte (ha votato 9 questo disco) alle 10:11 del 11 dicembre 2010 ha scritto:

Dopo mesi ripasso da qui per mettere il voto.. Devo dire che l'ho riascoltato molto e sempre con piacere, a differenza di altri non mi è sceso. Resta uno dei due-tre lavori migliori dell'anno per me.. sicuramente come soffio di aria nuova, il migliore. più verso il 9 che verso l'8