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R Recensione

9/10

The Rolling Stones

Between the Buttons

“Non è morto, nè dorme: si è svegliato dal sogno della vita”

(da “Adone” di P.B.Shelley, Mick Jagger al concerto di Hyde Park)

"Brian dagli occhi gonfi, sofferenti e onniscienti da pesce, i vestiti incredibili, le magnifiche sciarpe, Brian sempre all'avanguardia, il perfetto Brian"

(Lou Reed)

“Hai lasciato il tuo / Nulla / A gareggiare con il / Silenzio / Spero che tu sia uscito di scena / Sorridente / Come un bambino / Nei freschi rimasugli / Di un sogno…”

(da “Ode ad L.A. pensando a Brian Jones, deceduto” di Jim Morrison)

Un aspetto inquietante - morboso ed insieme terribilmente affascinante - insito nella blasfema parabola degli Stones è l’impressionante sequela di morti, perdite, incidenti e abbandoni che ne hanno costellato la carriera. Neanche la loro musica fosse una specie di tentacolare Moloch che si alimenta grazie ad un continuo ed oneroso tributo di sacrifici umani. In quest’ottica la scomparsa di Brian Jones (o per meglio dire il suo martirio, la sua abiura, la sua esecuzione) rappresenterà un punto di non ritorno, un vaso di Pandora, rovesciato il quale, risulta di fatto impossibile distinguere, nella loro storia, il prima dal dopo. Un incendio che camminerà con loro.

Un maligno anatema che si spande in cerchi sempre più vasti sul lago di fuoco del rock. Non solo per l’indubbia parte che nella sua distruzione fisica e morale hanno recitato i “gemelli” Jagger & Richards, secondo un plot che mescola il “Faust” al “Fantasma dell’opera”, “Le notti bianche” a “William Wilson”, convogliandoli in un finale assurdo degno di “Fargo” o di “Paranoid Park” – discorso per il quale vi rimando all’ottimo articolo “La morte ai bordi della piscina: Brian Jones” pubblicato su Rock’n’roll noir (www.drivemagazine.net) – ma, restando in un ambito preminentemente musicale, per l’eclettica, titanica, sfrenata egida creativa del personaggio in questione.

Polistrumentista di estrazione jazz precocemente innamoratosi di Charlie Parker e dotato di un inclinazione mozartiana tanto per la musica (suonava di tutto fin dall’infanzia, dall’organo al clarinetto) quanto per il sesso (ebbe sei figli da altrettante donne nel breve volgere dei suoi 27 anni), dopo aver girato a lungo per il nord d’Europa esibendosi un po’ dovunque, dai night club agli angoli di marciapiede, giunto all’appuntamento fatale con Jagger e Richards, già introdotti al milieu dell’”Ealing club blues”, Jones divenne il primo ispiratore, arrangiatore e provocatore della band, collettore e catalizzatore di un’energia panica e primordiale che trasfuse ai compagni fino ad uscirne progressivamente svuotato. Between the buttons ancor più che Their satanic Majestic request, è il disco che ne consacra il genio alla posterità, il suo testamento artistico e spirituale.

L’altare di un culto surreale ed esoterico, caleidoscopico e camaleontico, scolpito su vinile ad un anno esatto dall’avvento del dogma di stretta osservanza blues-rock che segnerà i capolavori della maturità (e la dipartita dello stesso Jones). Parafrasando il titolo del loro penultimo (e penoso) album, un ponte gettato fra le due sponde della Babilonia anglo-americana: country, blues e folk, da una parte, musichall, mersey-beat e pop barocco, dall’altra. Influenzato dall’art rock di Pet Sounds e di Blonde on Blonde, superbo discendente del cromatismo rhythm’n’beat di Aftermath e degli acquerelli kinksiani del biennio precedente, Between the buttons esce nel gennaio/febbraio del 1967. Pennellati alla luce opalescente d’un fuori fuoco/fuoco, ritroviamo i cinque per l’ultima volta tutti insieme su una copertina.

La fantasia “edoardiana” e psichedelica di Jones, superbamente coadiuvato da un ensemble allagato a Ian Stewart, Nicky Hopkins e Jack Nitzsche, si compenetra nella sezione ritmica arcigna ed affilata di Wyman e Watts, forse la più epidermica ed abrasiva di ogni tempo, con le iniziali Yesterday’s papers (stereofonia mersey-beat armonizzata su uno skiffle sferzante punteggiato di clavicembalo e xylofono) e My obsession (stop’n’go sincopato che avvicenda lo shouting debosciato di Jagger ad un’angelicata polifonia pentecostale, impreziosito dalle figure boogie del piano di Hopkins), ma rifulge soprattutto nei “lenti”: la struggente Backstreet girl (con Jones alla farfisa e alle marimbas e Nitzsche al clavicembalo), sarcastica ode boulevardienne alle relazioni extraconiugali con cui Jagger affonda la lama del cinismo nel ventre flaccido dell’ipocrita permissivismo che alligna fra i salotti buoni della Swinging London e She smiled sweetly con il suo basso enfio e ridondante, le sue eleganti volute di piano e di Hammond che traducono lo shuffle in una cantata madrigalesca.

In Connection Brian resuscita i licks blues di Richards per uno sketch da musichall in cui Jagger, tanto per chiarire che i Kinks sono un’altra cosa, dileggia Scotland Yard, ironizzando sui recenti guai giudiziari del trio: “My bags they give a very close inspections / I wonder why it is that they suspect me / They’re dying to add me in their collections / and i don’t know if they’ll let me go”. Semplicemente geniale, fa convivere il fischiettio del suo Hammond con il fuzz di Richards, alternandoli a tempo di carica nel vaudeville tribale di Complicated. Poi ancora un trittico di capolavori: Cool, calm and collected che a passo di charleston (per kazoo, trombone e armonica a bocca) deraglia ben presto in un fortunale ragtime verso una coda vorticosa e semi-improvvisata in cui sembrano la Salvation Army che sfila trafelata per i bassifondi inseguita da una muta di cani rabbiosi; Please go home un tam tam lisergico complicato da dissonanze di trombone, jug, feedback e theremin e riecheggiante di collage vocali; Something happens to me yesterday, forse l’episodio più “beatlesiano” della loro carriera, un contagioso inno all’LSD intonato, però, con la lascivia di una big band di Storyville (Jones si divide fra archi ed ottoni).

E se Miss Amanda Jones (rockabilly sboccato alla Chuck Berry) è un pezzo sullo stile del loro primo repertorio, Who’s been sleepin’ here tradisce l’ammirazione di Jagger per il “nuovo” Dylan con un talkin’ folk/blues che intruglia l’armonica a bocca con il jug elettrico e l’arpeggio acustico di Desolation Row (e liriche spassose che imitano la maniera simbolista del chiromante di Duluth). Nell’edizione americana il gruppo incluse anche Let’s spend the night together, un boogie percussivo dal testo osceno che era già volato ai vertici dei singoli inglesi l’anno prima (scatenando una delle più grandi ondate di indignazione e censura preventiva mai viste ante God save the queen; molte stazioni, invece, “bipparono” soltanto la parola “night”) e Ruby Tuesday, pop da camera con un flauto che duetta con la voce, contrappunti di piano e contrabbasso e un ritornello facile, facile (oro colato, per i Beatles!) che ammicca al rapimento amoroso hippy e che frutterà loro il numero uno di Billboard.

Between the buttons fa storia a se. Una storia dal lato sbagliato della storia. Un’ ucronia di mondi musicali possibili, lo sterminio dei quali porterà alla nascita del più grande modus hard-blues dell’evo moderno, nel periodo 68-72. La sua controparte femminina e dionisiaca. Un pulviscolo di sogni romantici, generosi e bizzarri che riverberano a faccia in giù contro lo specchio eterno e placido di una piscina. Grazie Brian.

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 27 voti.

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TheManMachine (ha votato 10 questo disco) alle 15:39 del 3 aprile 2008 ha scritto:

Vertiginosa recensione!

Simone, devo ancora riprendermi dalla vertigine scatenata dal sistema reticolare di rimandi e citazioni che con paziente generosità costruisci immancabilmente nei tuoi scritti! Solo le tre citazioni all'inizio della tua recensione varrebbero un corposo commento, una "metarecensione", se mi accetti il termine bruttissimo! Nell'attesa che mi passi la vertigine, una domanda: quale sarebbe il loro penultimo e penoso album? "Bridges to Babylon"? Se sì, be' non mi pare il penultimo. Tra quello e il full length da studio "A Bigger Bang" ci sono almeno due live, "No Security" e "Live Licks", e poi, se vogliamo, anche "Shine a Light OST", (200. E poi perché "penoso"? In quest'album ci sono brani nel più puro stille Stones, rock rude e senza compromessi, come "Flip the Switch" e "Low Down", inoltre una ballad che secondo me è tra le migliori di tutto il decennio Novanta, "How Can I Stop". Del resto, Don Was è garanzia di qualità... Insomma, il mio rating per "Bridges to Babylon" è 7/10 senza esitazioni. "Between the Buttons", invece, è da 10/10. Qui abbiamo gli Stones forse più autentici ed emozionanti, strafottenti e certi del proprio talento, e quindi anche i più insopportabili e odiosi per i detrattori, da prendere o lasciare, di tutta la loro discografia. E anche la tua recensione è da 10/10! Complimenti Simone! Alla prossima!

simone coacci, autore, alle 17:27 del 3 aprile 2008 ha scritto:

Troppo gentile. No, grazie davvero Uomo-macchina, sei un amico. Sono contento che ti sia piaciuta. Era un bel po'che ci elucubravo sopra, poi altri progetti m'hanno preso la mano. Mi sono baloccato parecchio nella scelta di un'adeguata chiave interpretativa. Non mi sembrava mai soddisfacente, poi ho letto quell'articolo su Brian Jones e ho avuto l'illuminazione. Si fa per dire. Essere stato anche solo di un nanomillesimo alla loro altezza, significherebbe già tanto.

Si, il disco cifrato era "Bridges to Babylon". Volendo essere puntigliosi intendevo: il penultimo album di canzoni inedite concepito come tale (quindi non outtakes, raccolte, rivisitazioni ecc.).

L'aggettivo "penoso" potevo anche risparmiarmelo, in effetti, visto che riflette un parere personale e scarsamente motivato (per ovvi motivi di pertinenza), ma visto l'affetto che mi lega a questi miei nonni scaperstrati non credo che se la prenderanno a male. . In effetti tutti i dischi del periodo "was not was", là, come cazpita si chiama, mi risultano indigeribili ("Voodoo Lounge" è buono come sottobicchiere o per preparare la mista per il fumo, in genere), con quel suono lustro, digitale e dancereccio che me li fa sembrare ancora più arteriosclerotici.

A "Bigger Bang" è una boccata d'ossigeno. Anche perchè, su ammissione dello stesso Jagger, hanno ricalcato lo stile di "Exile on main street", che a quanto dice lui, risulta il più amato e richiesto dal popolo del web. Io do 10/10 a "Beggar's banquet" e "Sticky Fingers", invece, e conto di recensirli prima o poi (che nessuno si azzardi a rubarmeli, GUAI A VOI! ihhihi). Ma questi sono gusti personali. Scusate il lungo sproloquio, buona lettura.

TheManMachine (ha votato 10 questo disco) alle 23:57 del 3 aprile 2008 ha scritto:

R:

Oh! Simo, addirittura un contropost dedicato! Ma che onore, grazie! Il puntiglioso sono io: non era difficile capire che "penultimo" si riferiva agli Lp da studio, ogni tanto sono un po' rompiglioni, mi perdoneraiCredo si possa dire che Don Was produttore è stato nei '90 un po' quello che è negli '00 l'omone nero Timbaland: un conveyer industriale che sforna pop hits a ciclo continuo. "Garanzia di qualità" non è necessariamente una valutazione positiva. La qualità può essere anche mediocre, il troppo storpia, si sa. Però nel suo caso è una qualità che si assesta su certi standard di comune accettabilità, quanto meno. Avrà anche buttato fuori tanta paccottiglia spesso imbarazzante, però almeno un ottimo colpo l'ha messo a segno: con "Brick by Brick" di Iggy Pop. Troppo poco, dici?... Per il resto sono pienamente d'accordo con te: gli Stones danno il meglio di sè quando rinunciano a rincorrere affannosi upgrade verso un improbabile modernariato musicale che scade fatalmente nel patetico, o nell'arteriosclerotico, per usare la tua felice espressione, e invece non rinnegano lo sporco sangue rock che ancora nonostante tutto scorre nelle loro vene. Infine: tu "Voodoo Lounge" lo vuoi usare come sottobicchiere, io invece lo voglio mettere nel mio lettore per ascoltarmi almeno "Love Is Strong" e "You Got Me Rocking", perché ci ritrovo l'armonica graffiante di Jagger e la batteria sempre uguale a se stessa del vecchione Watts, rassicuranti come ai bei tempi. Ma sarà che sono di bocca buona... E adesso aspetto con impazienza le tue nuove su "Beggar's Banquet" e "Sticky Fingers"! A presto!

loson (ha votato 8 questo disco) alle 11:34 del 4 aprile 2008 ha scritto:

Il momento in cui gli Stones giocavano a fare i Beatles e i Kinks. A conti fatti, un buon disco ma non certo trascendentale, com'è invece la prosa dell'infallibile Simo ;D. Peccato solo per quelle frecciatine velate ai fratelli Davies...

simone coacci, autore, alle 12:26 del 4 aprile 2008 ha scritto:

Per Man Machine: si in effetti l'armonica di "Love is strong" è una figata, devo ammetterlo.

Per Loson: No, ma non erano frecciatine. Era un modo come un altro per sottolineare che anche quando abbordano i Kinks lo fanno con quello spirito sedizioso, canagliesco e corsaro che li rende(va) unici.

Per altro, in riferimento alla nostra discussione sui Kinks di qualche tempo fa, riconosco di essere stato un po' troppo tranciante nei giudizi.

Anzi, riscoltandomi "The village green preservation society", come mi suggeristi, posso affermare senza tema di smentite che è un gran disco. Distinguo o etichette, a parte: un gran bel disco e basta.

Grazie ancora

loson (ha votato 8 questo disco) alle 15:54 del 4 aprile 2008 ha scritto:

RE:

Ma no Simo, stavo scherzando quando ho parlato di " frecciatine", figurati...;D Eppoi sai che di te apprezzo anche il coraggio di prendere posizione, il non aver paura di indicare il "capolavoro" laddove molti preferiscono non fare il passo più lungo della gamba per poi aver gioco facile nell'accodarsi al tardivo plotone di entusiasti o denigratori. Per quanto riguarda i Kinks, non posso che gioire nel vederti rivalutare un disco storico come "Village Green", e se nel mio piccolo ho potuto fornire qualche imput o invogliarti a riascoltarlo non posso che inorgoglirmi ulteriormente, da vero "orgoglione" quale sono, ghgh... Ciao grandissimo, e ancora complimenti per la rece! ;D

TheManMachine (ha votato 10 questo disco) alle 0:52 del 5 aprile 2008 ha scritto:

R: x Simo

"si in effetti l'armonica di "Love is strong" è una figata, devo ammetterlo. " ----> vedi Simo che alla fin fine "i dischi sono come il maiale: non si butta via niente" (aforisma trovato scritto su un sottobicchiere in un agriturismo LOL )

SamJack (ha votato 7 questo disco) alle 13:04 del 31 dicembre 2008 ha scritto:

io penso che in between the buttons gli stones hanno attraversato un periodo musicale di transizione....E' una buona opera, senz'altro, ma non riflette la vera anima del gruppo, meglio estrinsecata nell'album precedente e, soprattutto, nei successivi partendo da beggars banquet sino e exile on main st.

Cotchford alle 18:03 del 5 marzo 2009 ha scritto:

Bellissima recensione!

Bellissima recensione. Uno dei miei album preferiti. Ma sono in ottima compagnia: Frank Zappa e Jim Morrison. Volevo sapere dall'autore della recensione se è curioso di sentire "A degree of murder soundtrack" compendio ideale di Aftermath e Buttons.

Totalblamblam (ha votato 7 questo disco) alle 19:47 del 17 giugno 2009 ha scritto:

alterate tracklist e copertine dei dischi nun ve reggo cchiuuu....

i due pezzi migliori uscirono, come era d'uopo, su singolo: il disco senza quei due gioiellini non mi convince, non piu' di 7 politico ovvio.

let's spend and ruby tuesday non erano nell'originale quindi non so quanto si possa alterare la storia per un disco discreto di certo non da 10 o 9.5 siamo li' forse con quei due pezzi ci arriviamo ma senza no ghghghh

la tracklist originale del 67 non e' pertanto quella postata qua

come la mettiamo? oppure togliete 1967 e ci mettete versione alterata su cd del boh 2002 non so quando...la storia pero' non si altera!

simone coacci, autore, alle 23:15 del 17 giugno 2009 ha scritto:

La tracklist (che per una questione di sistema, credo, non può essere inserita brano per brano dall'autore della recensione, ma avviene automaticamente, su questo però chiedo lumi a Doop, non vorrei sbagliare) fa fede all'edizione americana coeva (1967 quindi non 2002) che comprendeva appunto i singoli "Let's Spend The Night" e "Ruby Tuesday" a scapito di "Back Street Girl" e "Please Go Home" e nel testo, per una questione di completezza ho recensito tutti i brani presenti nelle due edizioni originali europea ed americana. Cosa che ho anche segnalato. Sul valore artistico non metto bocca. A ciascuno il suo. Ma non c'era nessuna intenzione, nè subdola nè esplicita, di alterare la storia di questo disco.

Totalblamblam (ha votato 7 questo disco) alle 18:48 del 18 giugno 2009 ha scritto:

RE:

si ma alla fine e' cosi' perche' in uk non usci' con quella tracklist

in usa inserirono i due pezzi che il disco era fiacco senza ghhghgh

e infatti vendettero di piu' li', in uk mi pare che fu un mezzo flop ma non sono espertissimo dei rolling , ma ripeto l'originale uk che e' quello che conta in prospettiva storica secondo, me non ha quella scaletta quindi la rece e' alterata e falsata in qualche modo ...comunque da te mi aspettavo che avessi l'originale uk)

qui per esempio i giudizi sono per un disco OK average proprio perche' quei due pezzi non furono inseriti ma anche perche' ha una produzione non all'altezza di un disco pop con un sound molto thin e che se comparato con altri dischi pop coevi ne esce con le ossa rotte ...io me lo sono risentito molto di recente e non lo vedo questo capolavoro da 10 ma io ho il vinile originale e anche una edizione japan con i singoli inseriti ...beh basta riscrivila su per ogni edizione uscita , lavora un po'

simone coacci, autore, alle 19:26 del 18 giugno 2009 ha scritto:

Allora diciamo che è un'interpretazione critica di "Between" che tiene conto del processo creativo comune e dell'intero corpus di canzoni che compongono le due edizioni così com'erano originariamente concepite. Poi lasciamo la libertà all'ascoltatore approfondire l'aspetto filologico per conto proprio e di farsi un giudizio positivo o negativo su ciascuna delle due versioni o sulla summa delle due. Così lavora un po' anche lui e magari (probabilmente) meglio di me. Come si dice: chi fa da sè fa per tre.

Totalblamblam (ha votato 7 questo disco) alle 11:07 del 19 giugno 2009 ha scritto:

RE:

si e chi non lavora non fa l'amore ahahah

comuqnue il problema e' serio simone pensa a tutti ragazzini che considerano the who sell out migliore di tommy o who's next solo perche' conoscono le reissue con tutte le bonus tracks quando l'originale e' tutt'altro...quindi un sito che si chiama storia della musica deve secondo me attenersi agli originali

simone coacci, autore, alle 19:32 del 18 giugno 2009 ha scritto:

Ah, comunque non penso che la decisione di cambiare quelle due canzoni sia motivata dalla percezione di un'intrinseca debolezza di questa particolare scaletta: più o meno tutti i dischi precedenti di Jagger e soci, compresi quelli composti per lo più da cover, mutavano, anche radicalmente, nel passagio da una sponda all'altra dell'oceano Atlantico. Boh credo che alla base vi fosserò considerazioni di marketing, di appetibilità del prodotto su un mercato piuttosto che nell'altro. Vallo a sapere. Bisognerebbe chiedere a Oldham e soci che mi sa che, ancora all'epoca, contavano più degli autori stessi in questo genere di scelte.

Totalblamblam (ha votato 7 questo disco) alle 11:11 del 19 giugno 2009 ha scritto:

RE:

oh certo su questo ne so qualcosa che ho appena finito di leggere il libro monografico let it bleed ...comunque con tutte queste manipolazioni si creano delle confusioni quando forse bisognerebbe attenersi a come mamma li fece. Pensa a who sell out completamente stravolto con le bonus tracks .

SamJack (ha votato 7 questo disco) alle 22:32 del 18 giugno 2009 ha scritto:

mmm, tra tutti i dischi degli stones "between the buttons" è uno di quelli che mi appassiona meno. Contiene buone canzoni ma la musica proposta mi sa un pò di ibrido tra le loro radici e il pop psichedelico (vedi beatles) dell'epoca, senza particolari risultati. Preferisco di gran lunga "Their satanic majesties request".....

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 18:54 del primo luglio 2009 ha scritto:

bonus track

album meraviglioso che ha fornito numerosi cavalli di battaglia ai glimmer twins... per quanto riguarda le bonus track... beh che dire... rendono patetici album meravigliosi

Totalblamblam (ha votato 7 questo disco) alle 12:08 del 2 luglio 2009 ha scritto:

RE: bonus track

beh in questo caso è stato il contrario però

a volte le bonus migliorano album fiacchi

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 15:45 del 19 maggio 2010 ha scritto:

eheh

bart (ha votato 6 questo disco) alle 16:57 del 11 luglio 2010 ha scritto:

Album eclettico e con un suono diverso da quello abituale degli Stones, soprattutto grazie a Jones, che rimarrà un talento incompiuto. Cinonostante non mi sembra un grande disco, apparte il piccolo gioiello Ruby Tuesday.

dalvans (ha votato 6 questo disco) alle 15:24 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Sufficiente

Nulla di più

TheRock alle 9:02 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

Scusate. Io rispetto i Rolling Stones, però secondo me sono uno di quei gruppi che sono stati sempre un po' pompati dalla critica. Nel loro periodo d'oro storico hanno potuto contare sul supporto incondizionato della quasi omonima rivista musicale, che allora aveva molto peso. Secondo me nel rock c'è di meglio. Loro hanno solo mischiato un po' le carte, con un po' di rock&roll tipo chuck berry-bo diddley, un po' di blues elettrico tipo muddy waters, un po' di beat tipo beatles, e un po' di country. E hanno sempre seguito, mai anticipato. Per me sono gli eterni secondi del rock. Scusate, è solo un mio piccolo parere, ma sentivo di doverlo dire.

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 11:56 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

RE:

The rock, tu rispetti i Rolling Stones e io rispetto la tua opinione, ma francamente il tuo mi sembra snobbismo pseudo alternativo. Dopo It's only rock and roll hai ragione tu, hanno smesso di evolversi e sono diventati incredibilmente paraculi: reggae-latino quando andava la sudamericana (Black ad blue), punk quando andava il punk (some girls).

Ma è un atteggiamento davvero miope non riconoscere l'originalità e la genialità (anche se impregnata da "tradizione", come fai giustamente notare tu) del periodo che va da Beggars banquet a Exile.

ozzy(d) alle 10:26 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

gli stones hanno copiato pure da "like a rolling stone" ghghgh!

Giuseppe Ienopoli (ha votato 6 questo disco) alle 10:58 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

Non ti scusare!

... hai ragione da vendere TheRock ... e copio il voto da dalvans, infallibile in questo campo!!

Dr.Paul alle 14:20 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

ignorate i fake altrimenti non ci mollano più! (tanto tornano sempre...abbiamo già visto, la noia è troppa)

Giuseppe Ienopoli (ha votato 6 questo disco) alle 15:38 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

Toc! … Toc! … Scusi Dottor Pontini … Le voglio rispettosamente chiedere se l’avviso ai naviganti da Lei irradiato possa riguardare anche la mia presenza e la mia persona … e possibilmente in che termini. Sa com’è Lei si materializza, per quanto mi riguarda, in maniera improvvisa e alquanto inquietante. La ringrazio anticipatamente dell’eventuale attenzione che volesse prestarmi. Per Lei rinuncio anche al tradizionale titolo …

Lezabeth Scott alle 16:23 del 7 ottobre 2011 ha scritto:

Nessuno un minimo sano di mente (che non sia un fake) può idolatrare gli Scorpions e sputare sugli Stones. Dai quali, insieme a pochi altri (nessuno allo stesso livello), deriva l'hard-rock peraltro.

Lezabeth Scott alle 15:27 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

RE:

Mi sa che sarà proprio l'ultima volta, si. The Ruock: solo su Virgin Radio!

TheRock alle 8:35 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

X LESABETH SCOTT.- Non sono fake, non sono un malato mentale e non ho mai sputato sui Rolling Stones. Impara a leggere i commenti e a contestarli nel merito prima di partire con inutili quanto squallide provocazioni. Sei stata molto maleducata, ma io non lo sono, quindi eviterò di dirti quello che meriteresti, ma alla prossima chiederò l'intervento dei gestori del sito; è tutto chiaro e leggibile, io ho parlato di musica, ho fatto una critica, ma in termini tranquilli e civili, tu per tutta risposta hai messo in dubbio la mia veridicità di utente e la mia salute mentale, che sia l'ultima volta.

TheRock alle 8:37 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

X Giuseppe ienopoli.- grazie dell'appoggio. Hai ragione, non devo più scusarmi, credo di essere stato fin troppo cortese ed educato, visto il tipo di persone che girano qui. Ma che ci vuoi fare, a me le buone maniere sono state insegnate.

TheRock alle 8:42 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

X Dario1983.- ti ringrazio per essere entrato nel merito di ciò che ho scritto, e ti ringrazio per il rispetto, per me è importante. Mi spiace averti dato l'impressione di essere uno snob pseudo alternativo, non credo di esserlo, ribadisco il mio rispetto per i Rolling Stones, e colgo il tuo invito fra le righe di aascoltare meglio certi loro dischi, in fondo sono qui per imparare. ma in tutta sincerità non ti garantisco niente, mi riservo il diritto di rimanere nella mia convinzione, però se dovessi cambiarla in seguito ad un ascolto più attento, sarò ben lieto di tronare su questa pagina e rivedere la mia posizione, in fondo non ho ancora votato. Ciao, ti ringrazio.

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 12:47 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

x the rock

Ma l'educazione non è tanto dire scusate oppure non vorrei dire sciccherie o ... Mai sentito parlate de netiquette? Non mi riferisco tanto alla "discussione" intrattenuta in questa recensione (tutti chi più chi meno abbiamo avuto i ns. scazzi), ma al tuo approccio generale verso questa comunità di appassionati di musica (e non è questione di gusti e di età).

Io penso che tu sia animato solo da intenti provocatori e che quindi tu sia un maleducato. Puoi lamentarti col gestore, colla mamma o con chi vuoi, ma questo è, onestamente, il mio pensiero.

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 13:19 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

RE: x the rock

Scusa Rebby, non vorrei alimentari inutili polemiche, specialmente con te che a mio avviso se uno degli utenti più corretti. Vorrei spezzare una lancia a favore di The Rock: onestamente i suoi commenti non mi sembrano così provocatori, e se lo sono, hanno nè più nè meno la stessa valenza provocatoria di alcuni commenti lasciati da utenti iscritti da molto tempo che vengono sempre "graziati" e mai richiamati all'ordine proprio in virtù del loro far parte della "vecchia guardia". E' un atteggiamento che notavo anche nei miei confronti (e non solo miei) quando mi iscrissi circa due anni fa. Infine i suoi commenti non mi sembrano da fake. Discutibilissimi ma non da fake. Un saluto affettuoso.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 6 questo disco) alle 14:18 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

Sa com’è!

Oggetto:Lettera aperta al Dottor Pontini, e.p.c. alla Redazione di SdM.

Dottor Pontini, Le ho dato il tempo sufficiente per ravvedersi ma Lei, furbo e navigato, “non mi ha dato da mangiare”! … in sala d’attesa ho leggiucchiato qualcosa su Wikipedia … sa com’è … non conoscevo la Sua preoccupazione e le dinamiche della medesima … non sono dottore io, al massimo mi sforzo ad essere paziente con i ragazzini … sa com’è … deformazione professionale … devo dire interessante l’articolo … Lei lo conoscerà a memoria immagino o sicuramente lo ha letto prima di me e pertanto non vede l’ora di dimostrare a tutti che ha capito tutto … potrebbe approfondire, accertarsi meglio comunque … venga in Calabria l’estate prossima … per l’indirizzo basta chiedere e Le sarà fornito … la Costa Jonica è bellissima … mare pulito … non si naviga e non si pesca nel torbido da noi … purtroppo nel quotidiano abbiamo altre problematiche più serie e per niente virtuali … si tranquillizzi è un invito … sa com’è … meglio chiarire … Lei vede “minacce” ovunque … anche sotto un disco di pietra che non rotola più … a proposito Hi Lezabeth Scott ! … che piacere rivederLa di nuovo al mio fianco!? … ha visto? … ho cambiato look, ma sono rimasto quello di prima … identificabile anche a distanza oltreoceanica! … scusi Dottor Pontini se ho divagato … sa com’è … è tipico dei fake meridionali fare un po’ di trolling alla prima occasione … quasi una merendina per ripartire di slancio … ne vuole una anche Lei? … massì … io Le do volentieri da mangiare … assaggi questa … se controlla ho già detto più di una volta che Storia della Musica è un bel sito di informazione musicale, per grafica e funzionalità senz’altro il migliore … vi stazionano molti bravi recensori … ad esempio Filippo Maradei, giovane preparato e soprattutto educato e aperto agli altri, Francesco Targhetta preciso ed efficace … cito quelli che conosco meglio, non me ne vogliano gli altri, sarà per un’altra volta … poi ci sono purtroppo quelli ad esempio come Lei e il Dotto senza erre Marco_Biasio che, da generali superdecorati e di lungo corso, Vi arrogate il diritto “sghembo” di generare nel sito con il Vostro modo di fare e di dire un clima di tensione e di disagio in chi vi si affaccia per mera curiosità o voglia di democratica partecipazione e senza altre velleità recondite … oserei dire quasi un’atmosfera da caserma d’altri tempi con nonnismo, reclute da gavettonare e carrierismo sfrenato a colpi bassi di recensioni ad ogni costo … mi aspetto anche la recensione di un gruppo country folk del mio paese … “La Ciurma” … carini e da recuperare … hit riconosciuto “Costa calabra” … ovviamente! … Dottor Pontini, se metà di quello che sto dicendo è reale … Lei non sta contribuendo alla crescita di codesto sito … Lei lo dimezza … Lei incita all’ignoranza … ad ignorare i fake ove ci fossero … ma sempre incitamento all’ignoranza è … Lei infastidisce anche i visitatori di passaggio … e non incrementa certo il “turismo musicale” che per un sito del genere è una risorsa e non un disturbo … lo tenga sempre presente Dottor Pontini! … altrimenti ripeta con me che non ha capito niente del suo ruolo in questo preciso momento! … da parte mia ho cercato di dare, certamente con il mio stile e i miei evidenti limiti, un contributo, non so dire quanto valido e quanto richiesto, a SdM … ho cercato prima di tutto di fare amicizia (... ciao REBBY! ... ) ho parlato di valutazione, ho dato qualche consiglio disinteressato, ho fatto delle battute (?) per sorridere un po’, ho distribuito stelline a destra e a manca forse in maniera superficiale ma con sentimento … ho dato anche qualche rudimento di grammatica elementare … si tranquillizzi Dottor Pontini non Le voglio rubare spazio ed occasioni … non le voglio sottrarre il posto … sa com’è … so stare e sto bene al posto mio! … e poi sono negato per le recensioni e non per questo mi sento un fake sfigato e nemmeno uno sfigato e basta! … già basta! … ma cominci Lei e gli altri con Lei! … Storia della Musica non è il Suo giocattolo personale e Lei non è più un bambino!

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 14:41 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

RE: Sa com’è!

Ecco, questo sì che è un commento provocatorio. Ienopoli, non crede che la sta prendendo un pò troppo seriamente?

Giuseppe Ienopoli (ha votato 6 questo disco) alle 16:10 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

Dipende!

... dipende dario1983 ... dipende dal registro di lettura che si usa ... se lo leggi pacatamente ... è molto pacato e formale! ... prova dai sarai più fortunato!

Lezabeth Scott alle 17:13 del 8 ottobre 2011 ha scritto:

PS: ciao Ienopoli. Si, ti avevo riconosciuto, non era difficile.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 6 questo disco) alle 16:19 del 9 ottobre 2011 ha scritto:

Dove c’è Lezabeth … c’è casa!

Ariciao Dea(r) Lezy!! … lusingato per il tuo PSaluto personalized … non speravo in tanto … lo conserverò in cassaforte … eppure io ti ho pensato/evocato/invocato spesso! (rif. The Rip Tide) … controllato?! … se ti va quotami anche Badlands/Dirty Beaches … sono nei guai seri … ho sparato a zero sul disco e adesso, con la complicità di Francoise Hardy, lo ascolto continuamente … anche adesso e mi piace pure! … come farò a dirlo a sua maestà Seadei19 Animal Social Club Roma ( … stupenda "Lord Knows Best", altrettanto bella "True Blue"!! … ) … diventerò lo zimbello di SdM e già si sparla abbastanza di me … e fak e fik e fok e netiquetteheh! … che vuoi Lezabeth è il nostro tristo destino … se apriamo bocca si scatena il putiferio!! … comunque non dileguarti … ne me quitte pas! … quitte Virgin Radio! … il tuo conturbante logo è una gioia per gli occhi … almeno per i miei … dispiace che tocchi e scappi … sarà con l’acca una questione di sat … beh stacco altrimenti il solito benpensante ci dirà di usare la posta elettronica e via another open mail !! … sai poi me ne pento e non mi prenderei a schiaffi!! … dai un biscottino da parte mia al tuo verywhitelittledog***** e una mela BdS a verywhitesnow**** … che coppia deliziosa!!

glamorgan alle 10:40 del 30 agosto 2013 ha scritto:

dei rolling stones conoscevo le canzoni piu famose,non so perchè ma li ho sempre sottovalutati rispetto a beatles,who,doors,kinks,creedence. Ho cominciato a comprare qualche loro album e adesso posso dire che sono tra i miei gruppi preferiti insieme ai soppracitati. Mi piacciono molto anche i loro primi lavori,rolling stones now,12x 5 ecc

Utente non più registrat (ha votato 8 questo disco) alle 16:07 del 3 giugno 2020 ha scritto:

Sembra strano dirlo per un qualcosa degli Stones ma... questo album è parecchio sottovalutato. Vario, elegante, divertente, spensierato, eppur raffinatissimo, questo show personale di Brian Jones - qui leader incontrastato del gruppo. Non vorrei fare il pesante su quanto trovi deliziosa la chitarra alla Bo Diddley su ritmo da locomotiva di "Please Go Home", o l'organetto da chiesetta di periferia di "She Smiled Sweetly", o lo spleen formidabile di "Connection", o la curatissima e divertente "Who's Been Sleeping Here" che si sente tutta la magia di Blonde on Blonde ma suonata dagli Stones...

"Gli Stones che giocano a fare i Kinks e i Beatles" no ragazzi qui non si scherza un corno, questa è solo la più grande band britannica dei sixties che fa uno dei grandi album britannici del tempo.. e che a mio avviso supera in qualità qualsiasi album mai registrato dai Kinks o dai Beatles.

Aggiungo che l'unica versione che dovrebbe esistere è la UK: "Ruby Tuesday" carina, ma mi ci pulisco il naso in confronto a "Backstreet Girl".