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R Recensione

6,5/10

NoN

Sacra Massa

Quando il mio mondo musicale era coperto da una colata di metallo fuso, non ne lasciavo passare neanche uno. Sarà che avevo più tempo libero, o che la passione era giovane e forte, ma non c’era disco metal che sfuggisse alla mia attenzione. Mi ricordo anche degli Hyaena, gruppo prog-metal toscano tecnicamente superbo. All’epoca forse non lo notai nemmeno, ma il bello degli Hyaena era il loro costante riferirsi al passato del prog italiano. Smarcandosi dalla perenne deviazione dei gruppi italiani, sempre pronti a “americanizzarsi” per cercare riconoscimenti all’estero (ambizione che ha generato orrori del calibro dei Lacuna Coil), gli Hyaena cantavano in italiano e sembravano guardare più alla PFM e al progressive nazionale degli anni ’70 che al prog-metal tanto in voga a metà degli anni ’90. 

Così, dopo venti anni, fa piacere scoprire che un pezzo degli Hyaena (Andrea Zingoni e Massimiliano Leggieri) torna a fare musica, cambiando stile e genere ma lasciando immutata quella volontà di utilizzare un linguaggio rock ancorandolo alla lingua italiana. Per questo il loro rock-wave a tinte scurissime sembra voler rinverdire non tanto la tradizione dei Joy Division e dei Bauhaus quanto quella dei Diaframma e dei primi Litfiba, almeno dal punto di vista concettuale. 

Dal punto di vista musicale, invece, il retaggio metal si esplicita più volte lungo i venti minuti di “Sacra Massa”, sia nelle trame oscure della stesura dei pezzi che nell’ uso della strumentazione (basso, batteria e chitarra abbondantemente distorti), generando episodi di rock d’autore nero e dilatato (“La fine del mondo”), declamazioni ritmiche vicine al Teatro degli Orrori (“La farfalla sul mirino”), oppure tributando il giusto omaggio alla new wave (“Peccato” fila via liscia sul ricordo di “She’s Lost Control”) e allentando il piede sull’ acceleratore senza rinunciare al loro marchio di fabbrica. Una cupa e ossessiva descrizione di questa Massa che più che Sacra sembra definitivamente Dannata.

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