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R Recensione

7/10

Instramental

Resolution 653

A forza di rimandare, Alex Green e Damon Kirkham arrivano al primo album in studio da veterani. Attivi fin dal 2000, i due hanno sviluppato nel tempo un caratteristico stile capace di assorbire il buio dub del decennio '00 nel ricordo dell'idm anni '90, raccogliendo importanti riconoscimenti nel settore (si ricordano le collaborazioni con Skream e Burial, oltre ovviamente al rapporto continuativo con dBridge). Il grosso del seguito che hanno oggi però, l'hanno conquistato grazie ai podcast Autonomic degli ultimi due anni, che li hanno resi famosi come "coloro che hanno riscuscitato la drum'n'bass", riproponendola in una forma più adatta all'ascolto che ha riscosso grande successo.

 

Resolution 653 risente sicuramente di tutte queste esperienze, ma senza per questo riproporre soluzioni già adottate. La nuova d'n'b oggi si riconosce volentieri come erede della gloriosa ambient-techno del catalogo Warp (brani come Love Arp o Arc sono degli omaggi in tal senso), e del secondo filone techno di Detroit (gli Instra:mental si professano grandi estimatori dei Drexciya). La durezza rave dei tempi che furono è generalmente tenuta lontana, anche se pezzi come User e Aggro Acid non ne nascondono una certa devozione. Sullo sfondo, a far da collante sono gli echi bassline che tanto hanno influenzato la produzione elettronica degli ultimi anni, capaci di apparire anche col volto a noi più familiare, in Rift Zone.

 

Completo di nostalge electro e infatuazioni glitch à la Autechre, l'album è un mosaico sonoro perfetto per quella generazione che ha vissuto in prima persona l'era post-jungle e tutto ciò che è intercorso nel frattempo. Perché il tempo passa, ma ciò non è sempre un male.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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Teo 7/10

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