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R Recensione

7,5/10

New Zion Trio

Sunshine seas

Dub e reggae convivono con la bossa nova ed il jazz nella dimensione musicale di “Sunshine seas”, terza prova su disco e prima per RareNoise del “New Zion Trio”, capitanato dall’eclettico pianista statunitense Jamie Saft, qui insieme al bassista Brad Jones ed al batterista Craig Santiago. Così come il Rastafaresimo si congiunge con la Kaballah e la mistica ebraica nella visione spirituale dei musicisti, volta a ricercare, attraverso la musica, un più elevato livello di autocoscienza. “Ho sempre percepito la forza spirituale nella musica – spiega Saft, un musicista attivo nei più svariati campi, dal jazz al soul alle uscite avangarde di John Zorn, – e credo fermamente che la migliore musica improvvisata attraversi i medesimi percorsi mistici delle religioni”. Ascoltato con queste premesse, il disco si presta, nella sua sfaccettata struttura, ad una lettura che pare evidenziare le variabili vicende dell’animo umano, alternando gioia e libertà, rappresentati dai ritmi distesi e rilassati della bossa nova apportata dall’ospite percussionista Cyro Baptista, a momenti di cupa ostinazione ed umori dark, evidenti quando l’ostinata, basilare e metronomica dimensione ritmica assume il sopravvento. Così, da un lato troviamo “Chalice Pipe”, una fascinosa e gentile bossa nova vocalizzata da Cyro Baptista, veniamo coinvolti nella  gita sulla spiaggia  di “Sunshine seas”, una graziosa pop song  condotta dalla voce cristallina di Vanessa Saft, moglie del leader, e ci possiamo rilassare con il groove jazz ad ampie volute di “Lamb’s bread”. Sul fronte opposto stanno invece il minimalismo dub intessuto dagli accordi della chitarra di Saft di “Growing Grow”, i beats essenziali della cadenza in levare, dilatati, stoppati e raddoppiati dalla camera d’eco dell’iniziale “Brazilijha”, o ancora l’incipiente andamento delle percussioni ceramiche di “Onda” con il recitato in portoghese di Baptista e le ricorrenti risacche tastieristiche di Saft. Da manuale poi, l’orgia di percussioni metalliche di “Samba Jahmeika”, un titolo, un programma. Fuor di metafora stanno i due roots dub, “Mystics” ingentilita da un giro di chitarra, e “Ranking”, maestoso sostegno di basso e la jew’s harp (quello che noi chiameremmo scacciapensieri) a tracciare saette melodiche lungo tutto il suo avvolgente svolgimento. Il quinto componente del gruppo è il coproduttore Christian Castagno, vecchio sodale di Saft fin dagli anni 90 sotto la sigla Ohm Boy & Key Command: dal suo laboratorio provengono i trattamenti dub del disco, applicati alle basi strumentali scritte dal pianista.“Come tutti i grandi produttori dub – aggiunge Saft-  Chris sa plasmare il suono usando lo studio di registrazione come uno strumento: ritardi, riverberi, modulazioni, compressione e saturazione fanno parte della sua cassetta degli attrezzi”.

Tutti elementi che, partendo da un insospettabile piano trio con l’aggiunta di un percussionista, rendono “Sunshine seas” un’opera insieme rigorosa ed attraente.

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