Kanye West
My Beautiful Dark Twisted Fantasy
Come definireste un uomo che si è fatto sostituire l'arcata inferiore dei denti con dei diamanti fissi? Uno che ha tanti, troppi soldi da spendere; anche un bel coglionazzo, perché no. Bene, Kanye West è entrambe le cose... e anche di più: rapper, produttore discografico, beatmaker. Egocentrico come un bambino piccolo, coatto come una lamborghini arancione, brillante e geniale come pochi altri artisti della nuova cerchia hip-hop.
Dentro "My Beautiful Dark Twisted Fantasy" c'è tutto, ma proprio tutto, ciò che di buono è mai uscito in ambito hip-hop e r'n'b; è un particolare canto del cigno, diciamo pure d'élite, di una buona fetta dell'intero sistema commerciale MTV, che riprende e rimodella tutti i suoi tratti somatici attraverso una lista di firme e collaborazioni notevole (da Jay-Z a Kid Cudi passando per Rihanna, Bon Iver e tanti altri) isolandosi al tempo stesso in coordinate quasi ignote e piacevolmente sorprendenti.
E a uscire fuori dal cilindro è subito una magia pazzesca, una piccola e candidissima colomba. Voglio dire, non è da tutti remixare i King Crimson di "21st Century Schizoid Man"su una base tribal-rap e con sirene carcerarie di sottofondo: "No one man should have all that power/The clock's tickin', I just count the hours/Stop trippin', I'm trippin' off the power/'Til then, fuck that, the World's ours", una denuncia sociale ai potenti d'America, con chiari riferimenti anche a Obama, che West non manca di rimarcare con incalzante vivacità ("Power"). Capolavoro.
Promette bene, parte bene, continua benone: un breve intermezzo strumentale in cui lentamente s'inseguono pianoforte e archi ("All of The Lights Interlude") apre il sipario al perfetto brano r'n'b, eretto sui pilastri in crescendo di un'orchestra invisibile, appena percettibile, sui giri roventi di percussioni e i vortici verbosissimi di Rihanna, Kid Cudi, Alicia Keys e John Legend ("All of The Lights"). Ma non basta, altra super hit: un impetuoso e straripante fiume rap in piena, violento e imprevedibile per tempi e controtempi, sovrapposizioni delle voci di Jay-Z e Rick Ross, urli infuocati di Nicki Minaj, e gli improvvisi rallentamenti al riverbero di Bon Iver ("Monster"). E ancora, una girandola hip-hop tra Swizz Beatz, West, Pusha T, Jay-Z, CyHi Da Prince e The RZA (in ordine) s'una base elettronica da metropoli in fumo ("So Appalled"): tutti nomi, certo, che non vi diranno granché, il cui anonimato potrebbe perfino scoraggiarvi dall'ascolto; ma lasciate stare nomi, maiuscole puntate e sigle da West Coast, sarebbe solo tempo perso.
Piuttosto, ascoltate con attenzione il ridondante accompagnamento soul-funky che affianca i fraseggi di West, Kid Cudi e Raekwon: "Is hip hop, just a euphemism for a new religion, the soul music for the slaves that the youth is missing" ("Gorgeous"); e lasciatevi intrigare dalle suadenti note trip-soul che fanno da base ai monologhi "in religioso credo", anche forse un po' troppo ostentato, di West e Rick Ross ("Devil in New Dress"), o dalle atmosfere minimali, distorte elettronicamente e sostenute da forzature di archi sul finire ("Runaway"). Non manca l'old school, percepita in alcuni movimenti cyber-punk quasi atariani ("Hell of a Life"), così come un certo citazionismo di classe, da "Woods" di Bon Iver a "Avril 14th" di Aphex Twin ("Lost in The World" e "Blame Game").
E quindi, senza tirarla troppo per le lunghe, ci troviamo davanti un'opera monumentale che è sfarzo e ricerca insieme, lusso e impegno, oltre che il migliore album hip-hop degli ultimi tempi e uno dei migliori in generale di quest'anno.
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