R Recensione

6/10

Two Lone Swordsmen

Wrong Meeting

Farsi un’idea razionale a proposito di un disco nuovo di Andrew Weatherall non è mai cosa semplice, tanto è grande il rispetto che nutriamo per l’uomo, che potremmo farci facilmente auto-condizionare nell’ascolto e nella comprensione di ogni sua uscita.

Non solo per essere stato il produttore di quella pietra miliare, simbolo del matrimonio tra dance e rock entrato nella storia degli anni novanta con il nome di ‘Screamedelica’, ma anche per i picchi di eccellenza raggiunti nel corso della sua ormai trentennale carriera, che lo hanno portato ad essere uno dei dj e remixer di riferimento in ambito elettronico.

Dagli inizi nei Temple Of Psychic Youth dell’innominabile GenesisP.Orridge ai seminali Sabres of Paradise, per divenire poi nel corso del decennio scorso uno dei nomi cardine di tutta la generazione techno ed electro inglese, capace, on i suoi set, di demolire i club di mezza Europa (al riguardo consiglio di andare a riscoprire il volume 19 della celebre serie di mix del Fabric), Weatherhall non è mai stato un seguace, bensì una delle poche menti in grado di tracciare strade ancora oggi luminose e trafficate.

Il progetto Two Lone Swordsmen, partito nel 1996 in coppia col produttore Keith Tenniswood per prospettare una possibile continuità dei Sabres of Paradise, sembra però abbandonare quasi completamente il romanticismo dark-electro che, con grande successo di critica e pubblico, aveva caratterizzato il precedente ‘From The Double Gone Chapel’ uscito in pieno revival post-punk

nel 2004, in favore di un’inaspettata sterzata verso territori classicamente rock.

Tutto in questa loro ottava uscita sembra confermarlo: sin dalla grafica dell’album, che sembra richiamare alcuni stili tipici di certa iconografia, ai contenuti delle canzoni: a prendere forma è un quadro che va dal psychobilly dei Gun Club in ‘Evangeline’, al blues-punk dei White stripes in ‘Nevermore(Than Just Enough)”, con l’ostentata virilità dell’Iggy Pop anni novanta in ‘No Girl In My Plan’, e l’incedere in stile Depeche Mode di ‘Puritan Fist’ a porre più di un interrogativo nella mente dei fan del duo.

D’altronde chi ebbe la possibilità di assistere ai concerti del tour del precedente album, notò già allora, non senza qualche sorpresa, la quasi assenza sul palco di sintetizzatori o laptop, in favore di un equipaggiamento degno di un classico concerto rock: e infatti si trovarono davanti una vera band con doppie chitarre, basso e batteria a proporre un suono che, per chi si aspettava le commistioni tra il post punk più scuro e l’electro-idm più malata contenute nel disco, lasciò un po’ tutti con l’amaro in bocca.

Questo ‘Wrong Meeting’, uscito un pò in sordina e senza tanti squilli di tromba, sembra quindi messo lì apposta per chiudere il cerchio e chiarire una volta per tutte l’influenza che i Two Lone Swordsmen ambiscono a sviluppare: un suono rock, sicuramente ultra-prodotto e confezionato nei minimi dettagli, ricavandone due contrapposti risultati.

Il primo, positivo, è quello di non restare incastrati nelle ingenuità tipiche dei tanti esordienti che affollano il mercato odierno, e canzoni come ‘Patient Saints’, ‘Rattlesnake Daddy’ e la conclusiva ‘Get Out Of My Kingdom’, non a caso le più riuscite dell’album, sono lì a testimoniarlo, quello negativo è invece ben rappresentato dalla titletrack e dall’aria che si respira in generale, ben povera dell’urgenza che è ingrediente indispensabile per rendere ancora insidiose sonorità non certo di primo pelo come queste. L’impressione è che i due si siano ammirati troppo nello specchio nella ricerca continua dello stile, e tutto ciò a scapito di ciò che ci rimane nelle orecchie e nel cervello, una volta esaurito l’ascolto.

E così, in un 2007 estremamente florido di spunti e uscite appassionanti, il rispetto per l’uomo rimane immutato, ma qui si preferisce passare oltre.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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