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R Recensione

7/10

Xander Harris

Urban Gothic

L'ennesimo giovane talento sfornato dalla casa Not Not Fun è Justin Sweatt, un nerd texano con la passione per synth ed horror d'antan, che però appare perfetto figlio del nostro tempo: per il nome d'arte si appropria del nome di un personaggio della serie tv Buffy, Xander Harris appunto, e per l'album Urban Gothic fa diretto riferimento ad uno degli ultimi romanzi di Brian Keene.

 

Dunque lo stesso punto di partenza già adottato dal compagno di etichetta Umberto l'anno scorso, ma con alcuni distinguo: al posto di quella teatralità scenica propria di Prophecy Of The Black Widow, per la quale era naturale l'accostamento ai Goblin, Urban Gothic mostra spesso un piglio nettamente più movimentato, che non nasconde affinità disco in Fucking Eat Your Face o electro/techno in Hunting e I Want More Than Just Blood (i Cybotron sono nei paraggi?). Per le atmosfere misteriose di First Body o Tanned Skin Dress, Harris sembra partire dalle lezioni elettroniche di Vangelis, Kraftwerk, Jean-Michel Jarre, mentre altrove le ambientazioni sono quelle profonde da soundtrack del filone statunitense e il riferimento esplicito è il Carpenter compositore oltre che regista, quando When The Hammer Starts To Swing ricorda Halloween o Hatchet In The Teeth rivisita Il Signore Del Male.

 

Tutto dannatamente americano. E' l'underground USA che pesca dalle proprie radici, spinto da una precisa ossessione verso quell'oscurità che oltreoceano significa steghe, vampiri e pellicole classiche. Questa crescente tendenza horror-wave si può ormai considerare il riflesso più colto della stessa corrente che muove la witch-house, ed entrambe vanno nella stessa direzione: Xander Harris compie una mossa analoga a quella dei Modern Witch di Unknown Domain, slegando il proprio stile dalla dimensione amatoriale lo-fi, dandogli uno spessore artistico e riconoscendosi figlio degli insegnamenti dei più grandi. Giovani promesse crescono, e crescono che è un piacere.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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Teo 7/10
target 7/10

C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 11:05 del 26 aprile 2011 ha scritto:

Pezzi fenomenali alternati a bozzetti un po' effimeri, ma nel complesso un altro gran bel lavoro horror-disco e dintorni. Meno archeologico rispetto a Umberto (che, peraltro, come tu stesso, Carlo, auspicavi, con l'ultimo 7 pollici, "Freeze", si è un po' aggiornato, passando dai Goblin kraftwerkizzati e dai '70 a Carpenter - pure lui - e agli '80, con tanto di Eddie Murphy in copertina...), con punte techno che riprendono quell'anello di congiunzione con la witch house che è stato "Giza" dei Gatekeeper. E torna tutto quanto fu elettronica dark: l'attacco di "First body" è magnificamente spiccicato a quello di "Clouds up", dalla colonna sonora delle Vergini Suicide degli Air. Della Not Not Fun non parlo più...