Boxcutter
The Dissolve
Per Boxcutter il dubstep è sempre stato un pretesto. Non un terreno su cui mettere radici, ma un mezzo col quale muoversi. Già con i precedenti Glyphic e Arecibo Message ne ha approfittato per giri panoramici su orizzonti jazz, chill, idm, presentandosi sempre come il più alternativo degli steppers di derivazione UK. A furia di girarci intorno, l'irlandese Barry Lynn stavolta finisce per allontanarsi lungo la tangente, scoprendosi esploratore di nuovi terreni più che ricercatore chimico di nuove formule.
E allora giù di funk classico (George Clinton, Herbie Hancock, esatto) filtrato da 20 anni di elettronica: All Too Heavy, Zabriskie Disco e i rispolveri acid jazz di Panama, proposti volentieri su una lente sfocata lo-fi che chiama in causa le nostalgie targate Washed Out (TV Troubles, The Dissolve) e affiancati a divagazioni folktronico-baleariche (Passerby) che guardano a Caribou da un binario parallelo a quello nel frattempo accarezzato da Prommer & Barck. Alla fine il "pretesto", espediente ormai fin troppo inflazionato, fa capolino solo quando armeggia con certo materiale d'n'b-big beat (Moon Pupils, Topsoil) diluendone l'effetto lungo lo spazio-tempo.
Ancora un disco fuori categoria, che stuzzica e confonde. Che poi è ciò che ci si aspetta da un distruttore di contenitori.
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