V Video

R Recensione

6,5/10

Obake

Mutations

Mentre cercavo il percorso per entrare al centro del monolite “Mutations”, sono incappato nel nuovo lavoro di David Sylvian, There’s A Light That Enters Houses With No Other House In Sight”, una collaborazione in stile ambient minimalista del musicista inglese con il poeta Franz Wright e la partecipazione di Christian Fennesz e John Tilbury. Il punto di contatto è rappresentato dalla voce di Lorenzo Esposito Fornasari sulla prima parte di “Infinite Chain”, che chiude il cd di Obake, molto simile a quella dell’ex cantante dei Japan. Per il resto i due lavori non potrebbero essere più distanti. Tanto evanescente da sconfinare nel silenzio, fra note distillate al pianoforte e reading poetry, quello di Sylvian, quanto ingombrante e fisicamente incombente quello del gruppo costituito da Eraldo Bernocchi, Lorenzo Esposito Fornasari, Balasz Pandi ed il nuovo innesto Colin Edwin che, dai Porcupine Tree, ha preso al basso al posto di Massimo Pupillo, di fama Zu

Siamo, cosa assai singolare per RareNoise, all’interno di un disco di genere, doom metal con innesti di elettronica, nel rispetto di tutte le caratteristiche identitarie che possono richiamare molte ascendenze, a partire dai Tool: riff squadrati di chitarra, diluvio di distorsioni, voce (forse eccessivamente) cavernosa e sezione ritmica imponente. Il fatto che dietro ai tamburi ci sia Pandi, uno abituato a passare senza problemi dal free jazz al noise, assicura una buona dose di elasticità, mentre ad Edwin si possono forse accreditare i risvolti prog che talvolta affiorano fra gli otto brani presenti, come “Second Death Of Foreg” o nello strumentale “Burnt Down”, unica pausa in un panorama di generale devastazione sonora. Poche le variazioni all’interno di un menu pensato come una progressiva immersione in un bruciante lago di elettricità: “Seth Light” riesce a dispensare scampoli di melodia, “M” concede qualche spazio di quiete prima del delirio finale che non lascia scampo. 

Un'opera per amanti delle emozioni forti, che non si spaventano a prestare le orecchie, per quaranta minuti, ad un vero inferno musicale.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 18:53 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Sei stato, a mio modo di vedere, un po' ingeneroso. Verissimo che molta della fantasia e della varietà del debutto si è qui standardizzata in progressioni più gestibili, ma non mi spingerei a definire Mutations un "disco di genere", e tantomeno non lo etichetterei doom, o figlioccio dei Tool. L'influenza industrial-sludge è IMHO di gran lunga più preponderante (se uno conosce EyeHateGod e Scorn è già a metà dell'opera), sebbene l'impasto non abbia la policromia delle tinte del first act. Peccato anche aver liquidato il crescendo furibondo e iper-teatrale di "M" in così poco spazio. Prendile come critiche costruttive, eh, gusti opinabili e niente di personale!

Marcosenardi (ha votato 9 questo disco) alle 23:47 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Si, anche io non condivido molto la recensione. Sembra suggerire un ascolto un po' troppo distratto da parte tua. Il disco è molto più a fuoco del primo (che già era una bomba) e ha acquistato in potenza (e non parlo solo di decibel) e dal punto di vista della scrittura musicale. Il gioco delle affinità musicali è sempre molto pericoloso poi, condivido quanto scritto da Marco.. Gran disco e attendo la loro data a Milano di dicembre