Melvins
Nude With Boots
Sogno di una notte di mezza estate.
Preludio.
A bordo del transatlantico Ipecac, tutto tranquillo. Il capitano Mike Patton si è ritirato nella sua lussuosa cabina alle dieci di questa sera. Il mozzo di turno controlla se sul ponte va tutto bene, poi, con un sospirone, immerge per lennesima volta il suo bel moccio nel secchio dacqua e detersivo che si porta dietro. È ancora una volta tempo di pulire Da lontano, echi, colori e suoni di una festa in corso. Sotto, lo sciabordio delle onde che scivolano sulla fiancata del mezzo.
In apparenza, una notte perfetta.
Nella sala motori si sta invece consumando il disastro.
Patton ha anzitempo lasciato il suo nobile giaciglio per dar man forte ai tecnici specializzati. Buzz King Buzzo Osborne, non appena intravede i capelli brillantinati del suo superiore, impreca.
Dove cazzo sei stato tutto sto tempo, Michele? Qui bisogna stare sempre allerta! La sala musica è ancora una volta in grande pericolo!.
Modera i termini, Buzzo! Che succede?.
Interviene sulla destra Dale Crover.
Cè stata unaltra perdita. Unora fa abbiamo subito un pesante attacco da parte delle Forze Armate Rock FM. È stata in tutto e per tutto unazione terroristica e e pensiamo che non sia passata inosservata.
Patton sbianca.
Danni stimabili in ?.
Gli sibila Buzzo da sotto un propulsore.
Una bella fetta di belle promesse polverizzate alle palle, ecco cosa.
Improvvisamente, dallalto, le sentinelle Jared Warren e Coady Willis urlano con forza:
Forze Tokio Hotel in avvicinamento! Forze Tokio Hotel a babordo! Obiettivo sala musica, obiettivo sala musica! Difese abbassate! Livello di pericolo 9!.
Patton si riscuote, si avvicina ad Osborne e dice:
Pensateci voi, sapete come. Il solito. Vi aspetto fra unora sul ponte.
Buzzo, come se non aspettasse altro, ruggisce tutta la sua approvazione ai suoi compari.
Sì, cazzo, tocca di nuovo a noi! Tirate fuori i vostri strumenti, stronzi, che gli accendiamo un po il culo a questi qua!.
Esultanza. Clangore. Tramestio. Poi, il suono.
Potrebbe essere questa, una delle verosimili genesi di Nude With Boots, nuovo disco dei sempreverdi Melvins. Gruppo ben strano, quello capitanato da Buzz Osborne, e non ci riferiamo alla girandola di cambi di formazione che ha costellato la loro carriera da trentanni a questa parte, né alle improbabili acconciature del frontman, e tantomeno al fatto di aver mancato dinglobare, nel nucleo del complesso, un elemento come Kurt Cobain, da sempre loro grandissimo fan.
No, il discorso in realtà è molto più semplice. I Melvins resistono su quel loro, personalissimo ciglio stradale da decenni e decenni. E più il tempo passa, più letà avanza, più la pancia cresce e i capelli cadono, più il loro spazio aumenta, si fortifica, sinvigorisce. Perché i Melvins sono nati per vincere, sempre, tutto. Imprevedibilità e sperimentazione sono le due parole che hanno contraddistinto, anno dopo anno, il modus operandi di King Buzzo & Co.: disco dopo disco (siamo oramai prossimi ai trenta), loro hanno anticipato mode, flussi, generi, hanno plasmato nuove sonorità, hanno cambiato i destini di correnti ormai stagnanti, hanno insomma fatto la storia. Detto niente. Non li si può tacciare di fiacchezza e ripetitività: non perché la loro aura incuta timore, no. Semplicemente, non è oggettivamente possibile. Come, daltro canto, servirebbe un trattato biblico per poter disquisire in tutta tranquillità di rispettive vite, morti e miracoli (numerosi), side-project molteplici compresi.
Ora, a due anni di distanza da quel lago di sangue di (A) Senile Animal, un genocidio metallico che prendeva in considerazione, per la prima volta, lidea di poter utilizzare una doppia batteria per rinforzare la ritmica a puntino e magari caricarla di quel senso dinamitico che da sempre precede Buzzo-, i Nostri sono ancora qui. E senza usare troppi giri di parole, vanno dritti al sodo. Nude With Boots è, tutto sommato, un disco semplice. Lontanissimo dai primi vagiti drone di fine anni 80, completamente estraneo ai pantani doom appena successivi, alieno anche ai vari sconquassi thrash-grunge di metà anni 90 (Houdini?). Chitarre, voce, e puntuale il doppio rinforzo percussionistico. Elementi minimali, no? Eppure, ancora una volta, quello che determinati gruppi riescono ad esprimere in più prove, se non addirittura in unintera carriera, loro lo buttano fuori con irruenza in appena quarantadue minuti. Passionali e tamarri, paraculi ed efficaci.
Il riff di The Kicking Machine (un nome, un programma) è secco, una staffilata che squarcia la strenna di campanellini posta in apertura. Hard rock fisico e muscolare, un suono asciutto e pulsante, che ricorda molto da vicino i primi episodi dei Black Sabbath. Buzzo con gli occhialini da sole di Ozzy, ve lo vedreste? Nel frattempo statevi a sentire Warren e Willis che dialogano fra loro, mulinando le braccia su tamburi e charleston con sincronia quasi snervante. Ma questo è solo lantipasto di un menù delite, che prevede come portate immediatamente successive il distillato zeppeliniano di Billy Fish, una sorta di hard-blues ficcante, e gli snervanti sette minuti e mezzo di Dog Island, stoner stritolante che per accordi ha dei macigni atlantici.
Se siete ancora affamati, giunti a questo punto, andate avanti. Crover sta mutando livrea, il frac con doppiopetto color prugna lascia posto ad una mise bianca e nera da cameriere dalto lignaggio. Via gli indugi, ed ecco che la chitarra spunta assassina da sotto il vassoio col tacchino: una tamarrata pseudo-glam come Suicide In Progress, molto à la Kiss, suonerebbe inascoltabile se al posto dei Melvins ci fosse una delle settecentocinquantamila band loro epigona. Eppure loro convincono, ancora una volta, con una girandola di cambi di tempo, rallentamenti, accelerazioni e distorsioni dovunque, e quelle dannate due batterie che divampano al minimo accenno di rumore, a pestare indemoniate. Magari adesso scopriamo pure che, per loccasione, i Nostri si sono truccati
Ma, vi prego, non andatevene via proprio ora. Non siate preda di disturbi intestinali (Flush).
King Buzzo e soci, infatti, decidono che è il momento di sferrare lattacco decisivo, ed ecco sfilare sotto i nostri occhi il riff tooliano di The Smiling Cobra, roccioso e compatto come pochi, lavanzare pruriginoso e allucinogeno di The Savage Hippy, che sembra filtrato sotto una coltre di fumo, e soprattutto la chiusura, It Tastes Better Than The Truth, doom catartico e apocalittico che sbriciola le ultime resistenze delle pattuglie avversarie. Affine ad alcuni episodi di Lysol, ma per certi versi ancora più cruento e spietato. E le batterie scandiscono il tempo con assurda meticolosità, a passo di marcia militare.
Epilogo.
Patton si guarda intorno, nervoso. La festa che si stava svolgendo fino a qualche istante prima è finalmente sfumata in un turbinio di coriandoli e stelle filanti. Ma il comandante non ha occhi per questi particolari. Aspetta, fumandosi una sigaretta e smozzicando fra i denti una bestemmia più fantasiosa dellaltra. Poi, finalmente i suoi occhi si illuminano.
Dallestremità opposta dello scafo, un quartetto avanza spedito. Anche così da lontano, impossibile non riconoscere la chioma grigio scuro di Osborne. Patton capisce subito che la missione è andata in porto. Avanza anchesso, pronto a stringere la mano ai Melvins, quando si accorge che Buzzo ha unespressione omicida sul volto, attenuata appena dal grande sorriso sulla bocca del compare Crover.
I due cominciano a squadrarsi.
Cosa cè qualcosa che non va, Buzz?, esclama il comandante.
Buzzo stringe pericolosamente gli occhi.
Per fortuna tua, da quel lato tutto bene!.
Patton esulta ghignando di qua e di là, ma subito si blocca, vedendo il suo interlocutore che si agita. Fa per parlare, ma Buzzo lo blocca inferocito:
Devi dire a quel tuo cazzo di mozzo che il sapone se lo deve portare dietro, non lasciare sul ponte! Quasi mi spezzavo losso del collo, scivolandoci sopra! Porca puttana!.
I gabbiani volano verso lorizzonte scuro.
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