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R Recensione

8/10

Wild Beasts

Two Dancers

Finalmente l’Inghilterra. Sono bestie selvagge davvero i Wild Beasts, da Kendal, ormai stabili a Leeds, che dopo il debutto dell’anno scorso (“Limbo, Panto”) danno una levigata al proprio art-pop teatrale e pirotecnico, consegnando alla madrepatria Albione un signordisco da divorare con snobismo britannico e passione vera. Perché “Two Dancers” è un lavoro che gioca sugli attriti, primo fra tutti quello tra una patina sonora smussata, quasi glabra a tratti, decorata da un certo dandismo d’oltremanica, e un contenuto lirico aggressivo, brutale in certe punte, impudico sempre.

È qualcosa di simile a un concept sessuale, “Two Dancers”, album fisico e sudaticcio, prorompente ma fatto di ceramica e vetro. È il disco della gioventù inglese che sfoggia la propria urgenza carnale attraverso un escapismo musicale da modernariato, stipato di richiami new wave e atteggiamenti da esteti scaduti: i ragazzi si aggregano in gang, sono bruti che fanno branco («brutes in cahoots»), lottano per le ragazze, sfidano come animali i rivali in amore («rivals who go for our girls»), per poi diventare, dopo la conquista, giovani dannati («young reprobates») maledetti dalla fragilità. E tutto questo teppismo dongiovannesco dai tratti epici è esplicitato in testi senza peli sulla lingua («This is a booty call; my boot up your asshole», «his dancing cock down by his knees» e molto altro), declamati con teatrale disdegno dal falsetto di Hayden Thorpe.

Elemento che può creare un blocco per molte orecchie, la voce senza mezze misure di Thorpe resta uno dei punti di forza dei Wild Beasts, sebbene in questo disco ai suoi barocchismi vocali si affianchi molto spesso il baritono del bassista Tom Fleming, per una complementarietà da brividi. E così ci si ritrova ad ascoltare qualcosa di simile a Jimmy Sommerville che duetta con Mark Lanegan su un pezzo dei Roxy Music, Russell Mael (Sparks) che rifà i Duran Duran, Billy Mackenzie (Associates) a braccetto con Guy Garvey (Elbow), Brett Anderson svenevole mentre canta i tardi Stranglers. Elementi new wave si intrecciano a spunti funky (i Talking Heads piallati), cenni estetici new romantic a divagazioni indie-rock, mentre Chris Talbot alla batteria esalta gli altri elementi attraverso un uso fantasioso e a 360 gradi del drum-kit, con ampia insistenza sui tom, a dare spessore. Il risultato è di grande personalità, e almeno metà disco sale su livelli di eccellenza pop.

I compiacimenti e gli sfoggi di volgarità non infastidiscono, perché il gioco di contrasti tra il maschilismo stolido dei testi e la raffinatezza gay-friendly dello stile sonoro tende ad incantare. “All The King’s Men” è quanto di più misogino il pop possa dire (alle ragazze: «you’re birthing machines [siete macchine per fare figli], and let me show my darling what that means», che è qualcosa di una grossolanità spaventosa), ed è detto in un auto-dialogo semiserio fatto tutto da Fleming tra un tono da suocera strizzata e uno da amatore self-confident, sopra un’altalena di cori maschili che seguono il basso e urletti femminei simil-Bee Gees. Tutto si chiude sul «broken body» del protagonista spossato, ed è gloria.

Le chitarre, in un disco così levigato, lavorano sui dettagli e sulle limature, eppure riescono a disegnare, a mo’ di gesso sulla pietra, melodie trascinanti, che trainano canzoni intere sopra i loro riff: così in “Hooting And Howling”, melodrammatico racconto sull’eterna aspirazione all’amplesso, segnato da un piano gentile e dall’ipnotico fraseggio della sei corde, mentre “Two Dancers” della chitarra fa il proprio centro, in un clima freddo e scuro che risvolta l’esibizionismo istrionico degli altri pezzi rimandando, soprattutto quando la batteria furiosa incide i momenti strumentali, a recenti esperienze indie rock (Editors). C’è, dunque, un sostrato britannico a serpeggiare nel disco, da “The Empty Nest” (Elbow di nuovo) a “This Is Our Lot” (The Veils, Geneva).

E poi ci sono le vette. “The Fun Powder Plot”, il cui minuto e mezzo strumentale in apertura ondeggia grazie al basso acquoso e sfocia nel dialogo tra il falsetto di Thorpe – immaginate Antony con una botta di vita e di autoironia – e gli arpeggi cristallini della chitarra, si esalta nel climax finale, dopo disquisizioni sulla dissoluta brutalità dei giovani flâneur di oggi che è poi “We Still Got The Taste Dancin’ On Our Tongues” a tradurre in esaltazione sensuale. Qui si respirano assieme la facilità con cui i Wild Beasts creano un pop di alta classe ma senza artefazione e il clima neodecadente che pervade il disco. Lo sfondo di una città notturna sconvolta dai ragazzi in calore vagolanti come cani («Us kids are cold and cagey rattling around the town») si anima dello stillicidio del piano e dell’eco tremolo della chitarra, a creare un quadro che cita i "Tableaux Parisiens" baudelairiani aggiornandoli all’esplicita fisicità dell’oggi: l’erotismo gocciolante è mimato, fatto suono, plasmato nel vocalizzo splendidamente lezioso che apre il pezzo (molti potrebbero fermarsi infastiditi a quello; il falsetto così colmo di ghirigori non ha il dono della bellezza universale). E il libertinaggio, nei tom scalpitanti e nei taglietti algolagnici di elettrica, diventa vulnerabilità.

I Wild Beasts hanno poco più di vent’anni. Hanno il tempo di distruggere tutto, infiacchirsi come ogni casanova dopo gli eccessi di lussuria, sparire nell’anonimato notturno del vizio, eccedere nell’autocompiacimento e nella provocazione, ma possono anche diventare la band che fa ritrovare all’Inghilterra il senso del pop. Per adesso, seguendo le leggi del piacere, c’è solo da godersi questo disco.

 

C Commenti

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Cas (ha votato 8 questo disco) alle 12:33 del 4 settembre 2009 ha scritto:

curiosissimo di ascoltarlo!

fabfabfab alle 14:10 del 4 settembre 2009 ha scritto:

L'ho ascoltato un paio di volte e non mi ha appassionato... dovrò riprovare, mai sottovalutare un Target così in palla!

Ivor the engine driver alle 15:10 del 4 settembre 2009 ha scritto:

Target ma è tanto new wave de adesso, o è un fritto misto fatto come dio comanda? Altrimenti non sto neanche a perdere il tempo dell'ascolto.

target, autore, alle 15:24 del 4 settembre 2009 ha scritto:

Più la prima della seconda. Il video linkato ti può dare una buona idea del suono medio del disco. Ma se conosco bene i miei polli, Ivor, è meglio che rimani alla larga...

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 16:35 del 11 settembre 2009 ha scritto:

quanto è bello il reiterato giro di chitarra con background percussionistico di "the fun powder plot"?la melodia iper pop di "hooting and howling"?e la voce emozionante,dimessa e in uno e un solo tratto innocuamente aggressiva (sul finire della canzone) di "this is our lot"?

sì: ho sentito anch'io un' influenza elbow nei suoni (underbelly e the empty nest).

target: leggo sempre con piacere le tue recensioni. complimenti anche questa volta!

anfe02 (ha votato 8 questo disco) alle 17:59 del 23 settembre 2009 ha scritto:

Strano e fascinoso, richiede più di un ascolto, molto al di sopra della media, a me piace!

lev (ha votato 7 questo disco) alle 23:03 del 23 settembre 2009 ha scritto:

effetivamente anche a me all'inizio aveva lasciato alquanto perplesso. però riascoltandolo più volte ha cominciato a piacermi. ha qualcosa di particolare che lo rende abbastanza originale. niente di trascendentale, però un bel 6,5 ci stà tutto. se non altro proprio per the fun powder plot, che è veramente un pezzone con i controfiocchi.

jackforjack alle 2:35 del 24 settembre 2009 ha scritto:

era nella top list di sopra fino a qualche giorno fa..

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 10:19 del 24 settembre 2009 ha scritto:

Lo sto ascoltando da qualche giorno e le prime

impressioni coincidono, grosso modo, con quelle

trasmesse dall'ottima rece di Francesco. Mix di

"citazioni" se non proprio originale, sicuramente

particolare, almeno metà dei brani molto piacevoli

(io in genere preferisco quelli in cui appare il

cantato di Fleming) e un drumming di pari dignità

rispetto al resto della strumentazione.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 18:26 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

per me questo è stato un anno di costruzione/decostruzione della mia personalissima storia musicale,nel senso che ho ascoltato molti più dischi degli anni passati rispetto a quelli usciti nel 2009,e che quindi ho tralasciato un pò le ultime uscite,ma questo disco lo annovero come una delle più belle cose uscite quest'anno e lo metto in vetta alla mia classifica dell'anno,in bella compagnia con mulatu astatke e dirty projectors. sale sale sempre di più con gli ascolti. è magnifico l'impasto di suoni tribali, melodie delicate, l'alternanza della voce del cantante con quella del bassista (sentire "all the kings man"). manca ancora un pò e sono in preda all'euforia, ma probabilmente, il mio disco dell'anno (anche se devo ascoltare ancora "at the cut" di vic chesnut, potenzialmente "incredibile" a detta di molti)

target, autore, alle 19:38 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

Contento, Hiperwlt, del tuo entusiasmo. Ciò che più conta è che questo disco, a mio parere, ha un suo marchio, libertino-decadente e sfatto, un suo concept peculiare, un'impronta che lo distingue dai mille modelli. Bellissimi, sì, gli intrecci vocali (davvero bizantini) in "All the king's men". Live si colgono ancora meglio, e si nota bene come gli urli iniziali ("watch me! watch me!"), poi iterati durante il pezzo, pur non sembrandolo, siano del bassista!

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 21:18 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

Sì: hanno un impianto a tratti nettamente pop, ma è pressato,schiacciato da questa loro indole sensuale e nichilista, fuori da certi parametri , libertino-decadente,appunto. addomesticata a forza a mio parere da un suono caldo, emozionante, sensuale e innoquo ma pronto a mordere;e come dici tu nella recensione,hanno seguito esattamente le leggi del piacere…ed è venuto fuori un album grandioso

pensa francesco che stavo guardando proprio adesso il video di "all the king's men":mi sono accorto (e volevo rettificare, appunto) che, sì, gli "watch me,watch me" sono proprio del bassista!

Roberto Maniglio (ha votato 7 questo disco) alle 22:19 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

Abbastanza originale e piacevole

Lezabeth Scott (ha votato 6 questo disco) alle 12:25 del 10 ottobre 2009 ha scritto:

A parte il dittico Two Dancers, mi ostino a non vederci tutto questo granchè. Pretenzioso.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 21:31 del 17 ottobre 2009 ha scritto:

riescono a modellare il pop come se fosse plastilina

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 18:21 del 28 ottobre 2009 ha scritto:

per sambamark

adesso spiega a tutti quanti perchè hai dato una stella a questo album, a quello degli zu, al teatro e a dj sprinkles con una bella analisi, corposa di critiche e giudizi.

target, autore, alle 18:49 del 28 ottobre 2009 ha scritto:

Tranquillo Hiper: tutti i suoi voti sono stati annullati. Visto che è già la seconda volta che accade una cosa simile, ne approfitto per dire che questo sito, che valorizza così tanto pareri e commenti degli utenti, si basa sul loro (vostro, nostro) buon senso. Quale buon senso più apprezzabile di quando non si abusa della fiducia degli altri? Quanto al disco dei Wild Beasts, per me continua a crescere, anche per la sua compattezza ("tout se tient" dicono oltralpe!).

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 11:27 del 30 ottobre 2009 ha scritto:

sì, tranquillissimo: appunto perchè questo sito è un'oasi pacifica, dove si scambiano opinioni e giudizi sui dischi in modo intelligente e tollerante, che proprio non sopporto queste "uscite" di qualche utente esaltato e perditempo. ad ogni modo: continua a crescere? ribadisco, "disco dell'anno", al momento !

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 19:59 del 8 aprile 2010 ha scritto:

nuovo video a chi interessa: "we still got the taste dancing'on our tongues"

e lunedì, per chi riesce ad andare, faranno tappa a milano, al magnolia.

hokusai (ha votato 10 questo disco) alle 10:33 del 14 giugno 2010 ha scritto:

lo ascolto a palla

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 11:42 del 15 luglio 2010 ha scritto:

Messo in ascolto in questo periodo. Vediamo un po' che dice.

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 12:36 del 30 luglio 2010 ha scritto:

Dice bene: "Hooting and Howling" ammaliante come poche, la voce un'esposizione di bellezza.

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 21:39 del 29 agosto 2010 ha scritto:

Imperdonabilmente, lo avevo sempre trascurato. L'ho ascoltato questi giorni: veramente un gran disco. Davvero non si butta via niente, anzi... Mi sa tanto che lo ascolterò ancora per un bel po'!

Recensione centratissima!

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 20:45 del 13 settembre 2010 ha scritto:

RE:

Mi sa tanto che avevo ragione: lo sto ascoltando tantissimo. Più lo ascolto e più lo apprezzo...

Verissimo: Baudelairiani al 100%!

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 21:04 del 13 settembre 2010 ha scritto:

ah bé, ma questo è IL disco del 2009, almeno per me!

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 20:48 del 20 dicembre 2010 ha scritto:

"You're birthing machine and let me show my darling what I mean"

Gran disco, suadente e sboccato allo stesso tempo. Probabilmente il mio migliore del 2009 (lo dico quando dovrei eleggere quello del 2010 ma va bè vado un anno indietro XD). Singoli devastanti, quanto di meglio prodotto dal revival wave Inglese di questo decennio. Certi suoni mi ricordano anche i Coldplay di Viva La Vida (gli effetti delle chitarre, le tastiere liquide) e non prendetela male

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 12:53 del 26 febbraio 2011 ha scritto:

A maggio il nuovo Smother... Se si mantengono sui livelli di two dancers sarà ancora un gran bel sentire!

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 14:09 del 26 febbraio 2011 ha scritto:

RE:

Quest'anno si preannuncia davvero interessante! (Al contrario di quello passato) Sono contento che questi ci stiano dando dentro (cioè un album ogni due anni) vuol dire che c'è l'ispirazione...