Mansun
Attack Of The Grey Lantern
"Attack Of The Grey Lantern" dei Mansun è, a parere di chi scrive, il capolavoro definitivo del brit pop e della sua sottocorrente neo-glam.
Pop cameristico e affascinante, denso di delicati ma mai scontati arrangiamenti, la musica del gruppo di Chester è capace di ammaliare al primo ascolto come pochi album. Chissà quanti, infatti, dopo aver ascoltato questo disco per la prima volta saranno tentati di iniziare daccapo la sua riscoperta. Questo perchè, a dispetto della sua apparente "semplicità", "Attack Of The Grey Lantern" va ascoltato e riascoltato più volte: ogni volta è in grado di comunicare cose diverse e sorprendere con sempre diverse soluzioni.
Nell'apertura di archi della prima traccia, "The Chad Who Loved Me", già si intuiscono le trame che costituiranno la base dell'intero album: imponenti melodie e utilizzo dei più disparati arrangiamenti, dal classico all'elettronico, che coprono decenni di musica. Suede, Supergrass, Ash, Pulp, Divine Comedy, Verve e Blur, ovvero gli eroi più rappresentativi di un genere così tanto bistrattato da certa critica ma così notevole in senso storico, si mescolano idealmente e con grande perizia anche nella successiva "Wide Open Space", che trasporta la scena Madchester - altra influenza impossibile da non notare del quartetto - nel '97.
Voci in falsetto, pose glam e maliziosità liriche la fanno da padrone alla grande in pezzi come "Taxloss" (che assomiglia alla ben più famosa "Taxman" beatlesiana, ma trasfigurata da echi alla Bowie), "Mansun's Only Love Song" (che sembra quasi una canzone alla Kinks ultra-rallentata e proiettata su scenari lounge stile Dimitri From Paris, cantata da un Ray Davies in crisi di identità sessuale) e "Disgusting" (quella con l'aria più malinconica e decadente, nonchè con un illuminante intro spettrale e avanguardistico). "Stripper Vicar" (Primal Scream e Stone Roses a braccetto, con l'insistenza martellante della batteria elettronica e sottofondo in salsa acid house. Viene spontaneo chiedersi: "ma è passato anche di qui Andy Weatherall?") ha il compito di movimentare il quadro musicale grazie al suo impianto fortemente ballabile, ma ecco "Naked Twister", gioiellino psichedelico che ridà al panorama nuovamente un orizzonte introspettivo e cupo, a conferma di quanto si sbaglia chi vede nel brit pop un genere per tardi hippy in "sballo" perenne. C'è pure spazio per piccole pillole di musica "concreta": "You, Who Do You Hate?" si apre e chiude con una festa di campane in sottofondo.
E che dire di "She Makes My Noise Bleed", che parte con un riff che assomiglia tantissimo a quello di "Fools Gold" degli Stone Roses? Traccia dopo traccia, capolavoro dopo capolavoro (lo sono tutti i brani di quest'album), ciò che si va a scoprire è un universo di rara bellezza in senso musicale.
L'ultima traccia, "Dark Mavis", curiosamente, dopo quattro minuti si interrompe bruscamente per poi ritornare con un andamento del tutto diverso a seguito di una lunghissima coda finale di silenzio. Niente paura, nessun difetto del supporto: si tratta semplicemente di una traccia fantasma, "An Open Letter To The Lyrical", scartata dai primi Ep.
Sono tantissimi i generi e gli artisti che convergono in questa deliziosa opera prima dei Mansun. Agli elementi già citati è d'obbligo aggiungere una certa vena progressiva, nella magniloquenza generale e nell'imponenza sinfonica di ogni traccia, il pop-rock di derivazione smithsiana di metà anni Ottanta (Wedding Present e House Of Love su tutti), il twee-pop più minimalista dei Field Mice e, ovviamente, il garage-beat più lirico di Beatles e Rolling Stones.
Con questo loro primo disco i Mansun ottennero un grande riconoscimento dalla critica internazionale e si posero come i più grandi idoli dell'ultimo brit pop, in compagnia (forse) del contemporaneo "Urban Hymns" dei Verve.
"Attack Of The Grey Lantern" è un disco emozionale come pochi, capace di fornire, come detto in apertura, stimoli differenti ad ogni ascolto. Dedicato a quanti - ebbene sì, faccio ammenda per la mia passata stoltezza - disprezzano il british pop.
Tweet