Suede
Suede
I Suede possono essere considerati uno dei primi esempi del famoso fenomeno del next big thing che da quindici anni a questa parte è diventata una caratteristica della stampa musicale inglese. Aldilà di questa qualità non particolarmente invidiabile sono ben altri i meriti e le peculiarità del gruppo.
Il primo aspetto importante da considerare è il recupero di una tendenza glam imperante nei primi anni 70 che era scomparsa nel panorama inglese e in generale nello scenario internazionale. I maestri ispiratori di questa tendenza sono il David Bowie del periodo Ziggy Stardust, i primi Roxy Music, i T-Rex di Marc Bolan e il Lou Reed di Transformer, il cui stile viene filtrato da uno stile-canzone convenzionale dominato da una poetica del melodramma musicale e della sensualità deviata, oltre che da un fortissimo senso di decadenza esistenziale. Oltre alle ampollosità quasi barocche della musica giocano grande importanza anche i testi firmati dal duo Butler-Anderson che non esitano a proporre temi scomodi come la droga, il suicidio, la bisessualità (di Anderson), e similia, mostrando tuttavia anche un aspetto più romantico nella grazia convenzionale ma poetica di The next life. Importante comunque sottolineare questo contrasto tra un impianto lirico quasi angelico e un contenuto testuale violento e anticonformistico.
Laltro merito dei Suede è quello di essere riuscito a riproporre al grande pubblico un pop inglese in quegli anni fortemente in crisi e poco visibile, imbrigliato dal successo internazionale della scena grunge di Seattle. I Suede si rifanno a quella tradizione british degli '80s che vede in Smiths, Stone Roses e Echo and the Bunnymen i suoi fiori allocchiello, senza dimenticare linfluenza di due importanti interlocutori americani come i Rem e i Galaxie 500. Il recupero di queste sonorità porta la critica a vedere il gruppo come uno dei leader del movimento brit-pop che breve tempo porterà alla ribalta band come Oasis, Blur, Verve, Pulp e in parte (ci riferiamo a The Bends) Radiohead.
Aldilà dei problematici meriti storici (innegabili comunque per il ruolo avuto dal punto di vista mediatico) rimane comunque un disco folgorante nella sua raffinatezza che mantiene tuttora intatto il suo splendore mostrando di reggere benissimo il confronto con il tempo.
Album carico di brani mozzafiato come liniziale So young, modello ideale che riassume in sé le caratteristiche principali dellopera complessiva: chitarra di Butler ammaliante e sensuale, cantato di Anderson decisamente glam, carico di pathos melodrammatico. Tra accelerazioni e frenate si contemplano splendidi saliscendi emotivi accompagnati da assoli di ottima fattura e da un pianoforte poetico.
Animal nitrate sfrutta ritornelli vocali carichi di sentimento e una chitarra più acida ma sempre raffinata nei suoi assoli puliti. Shes not dead, forse il momento più alto del disco, è una ballata metafisica che poggia su un delizioso medley chitarristico che segue linee piene di tensione e passione. Accompagnati da una batteria finalmente incisiva sullo sfondo si rimane sospesi ad assistere alla struttura circolare ed eterea della chitarra di Butler.
Moving mostra apertamente di conoscere gli Smiths degli 80s ma lambisce anche un certo progressive-rock per i suoi continui cambi di ritmo.
Pantomime horse è unaltra imponente ballata sensuale che sfrutta un sound proto-psichedelico a tinte tragiche che sfocia in un assolo micidiale.
The drowners comincia a mostrare qualche segno di stanchezza nella sua formula di pop glam patinato ma Sleeping pills è un lento molto efficace che riesce a strappare una lacrimuccia con la sua struttura sofferente mai stucchevole e con lascesa sonora finale quasi epica. Ciononostante si sente che il disco cala leggermente nella seconda parte, pur restando su livelli altissimi. Così Breakdown, pur sfruttando lennesima splendida escursione chitarristica di Butler, risulta meno incisiva e convincente per il carattere eccessivamente languido. Il ritmo accelerato di Metal mickey e la spensieratezza psych-pop dellenergica Animal lover preparano invece adeguatamente allultimo intenso atto: The next life, ossia un emozionante duetto tra la scarna voce di Anderson e il pianoforte di Butler in un crescendo emotivo sublime.
Nonostante il successivo percorso artistico carico di difficoltà si può ritenere il primo disco dei Suede rimane il loro capolavoro insuperato nonchè una delle vette più alte del pop britannico (e non solo) degli anni '90.
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