R Recensione

7/10

Handsome Furs

Face Control

Un po’ di rumore l’avevano fatto un paio di anni orsono gli Hansome Furs quando uscirono con Plague park. L’ennesimo disco-gioiellino del fortunato movimento indie canadese verso cui praticamente tutti si sono prostrati con salmi e ringraziamenti che sfiorano l’idolatria. Se aveva un difetto Plague park era quello di tenere un po’ troppo a distanza l’ascoltatore, con i suoi battiti freddi e distaccati che mantenevano una certa aria intellettuale e snob. Ciònonostante manteneva un certo fascino tanto che certa critica si è spinta nell’elogiare l’ottimo ritratto alienato della “condizione dell’essere umano all’alba del ventunesimo secolo”.

Face control non rivoluziona lo stile del gruppo, sempre in bilico tra indie-pop, revival wave e elettro-rock, ma apporta alcune variazioni di non poco rilievo, aumentando la velocità di esecusione dei brani e alzando il volume della chitarra, alla ricerca di una struttura pop più lineare e meno astratta. Meno Byrne/Eno e più indie-rock verrebbe da dire. E in fondo I'm confused  e Thy will be done altro non sono se non splendide dimostrazioni di come sarebbero potuti suonare gli Interpol se si fossero buttati sull’elettro-wave invece che sul pop barocco. Altro esempio è il piglio punk con cui Talking hotel arbat blues sprizza energia tra assoli heavy roboanti, ricordi psichedelici di Galaxie 500 e robusti saliscendi elettrici. Il tutto mentre una batteria digitale tiene un ritmo industriale computerizzato. Sintetizzatori e drum machine orchestrati da Alexei Perry sono all’ordine anche in Nyet spasiba con il suo notevole ritmo tirato.

Il gusto gli ‘80s però rimane immutato rispetto all’esordio, tanto che molti brani pescano a piene mani da quel periodo d’oro: la trascinante All we want, baby, is everything ad esempio pare una versione riveduta degli U2 wavers (specie per cantato e riff) che incrociano i New Order più raffinati (per produzione e ritmo). Legal tender invece tra batteria digitale, chitarre taglienti, cantato semi-tragico e aria da revival wave resta in bilico tra Joy Division e Psychedelic Furs da una parte, Wolf Parade e Arcade Fire dall’altra. Un Inghilterra ‘80s meets Canada ‘00s che porta ad un elettro-pop sferzante ed energico. Evangeline poi pare quasi giocare con le ritmiche di Sweet Dreams (Eurythmics) su cui si impianta un ventaglio di chitarre e suoni che va a saturare con garbo un’aria resa quasi tragica dal cantato di Dan Boeckner.

Face control però non è così facilmente classificabile e si muove tra le citazioni e i ritmi con astuzia. Così si trovano brani acuti e pungenti come Officer of hearts, in cui gli una versione sfuggente degli Arcade Fire va a incrociare un maledettismo decadente che puzza molto di glam-dark in stile Cure. C’è poi il pastiche di (It’s Not Me, It’s You), non così distante dalla dimensione “space” degli Animal Collective mentre i soliti squisiti sapori canadesi (l’ho già detto che Boeckner è un membro dei Wolf Parade?) emergono qua e là più (Radio kaliningrad) o meno nettamente. E allora? Allora niente. Ancora una volta ci tocca prostrarci e baciare le chiappe a questi diavoli di canadesi!

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 5 voti.
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target 6/10
REBBY 7/10
luisao 7/10

C Commenti

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Mell Of A Hess (ha votato 8 questo disco) alle 21:25 del 18 marzo 2009 ha scritto:

Come già detto hanno un bel debito con gli eighties, in certi tratti anche un rimando ai Soft Cell e più avanti ai Tv on the radio, ma non lo nascondono e lo fanno con onore, il guizzo in più deriva sicuramente dall'aver "attualizzato" il tutto con le radici in "Lupi" e "Ranocchi". Personalmente preferivo il primo, anche se Face Control è uno dei pochi dischi del 2009 che mi piacerebbe sentire suonare per intero in qualche club a far agitare la gente. Appena uscito il secondo e già attendo il terzo, gruppo da tenere d'occhio!

target (ha votato 6 questo disco) alle 21:06 del 25 marzo 2009 ha scritto:

Suonano come i Wolf Parade con basi elettroniche e qualche sperimentazione noise in più. Nel complesso, non mi sembra un disco molto ispirato. C'è qualche bel pezzo da pista rock, quello sì.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 8:27 del 9 aprile 2009 ha scritto:

Da una decina di giorni questo CD staziona dalle

parti del mio lettore, che ogni tanto se lo magna.

Lo sento album claustrofobico ed ossessivo, molto ripetitivo. Voce e ritmica sembrano variare mai. Un paio di brani sono davvero molto belli: All we

want baby is everything e soprattutto I'm confused. Ma dai, anche gli ultimi 3 sono buoni (nella mia versione manca la traccia 10). Riavvolgo il CD. Ma sai che anche le prime 3 sono davvero niente male?

Ma allora merita l'acquisto. No,no, io non lo so,

io sono confuso.

Utente non più registrato alle 13:29 del 3 dicembre 2009 ha scritto:

E' stata la colonna sonora delle mie vacanza. White city sa di malaticcio e anche lei è in perenne playlist. La copertina non è paciuta a molti ma a me invece garba parecchio, riassume bene il carattere del disco: acceso, elettrico, con un forte contrasto meno teso.