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R Recensione

6,5/10

The Junction

Let Me Out!

Let me out! si presenta benissimo già dalla copertina e da un artwork affascinante: un gatto che guarda sornione verso il cielo, tra lo spensierato e l'incurante, mentre tutt'attorno il mondo è colorato di colori spigliati e vivaci. La musica non si discosta poi così tanto dalla proposta visiva appena descritta: indie rock dalle venature pop-punk, spirito garage da ragazzi di provincia con un sogno nel cassetto. E volontà di mettere a punto melodie di ferro come la squisita Allison (o la tenera Sleeping Dancer), in cui risuona lo spirito dei Lemonheads.

Ma lo stile degli italianissimi (lo si capiva dalla pronuncia, ovviamente, come il 99% dei gruppi italiani che cantano in inglese, ma pazienza) The Junction è soprattutto britannico, e ciò emerge bene in ogni singolo pezzo che trasuda sangue della reale in maniera quasi ossessiva: Betus’ Dancer e Smultronstallet sembrano uscire dalle prove cazzerellone dei primi Blur. In Your answer risuonano inevitabilmente gli Arctic Monkeys, maestri (nel bene e nel male) dell'indie-rock più popular degli ultimi anni. Jenny invece porta avanti un groove spezzettato eppur sinuoso che rievoca l'ardore dei Franz Ferdinand.

Wake up è una sventola notevole per freschezza, mentre anche Mayday scorre via che è una bellezza, tra linee wave più nervose come sapevano fare i primi Bloc Party.

In definitiva Francesco Reffo, Marco Simioni e Alberto Bettin regalano un dischetto frizzante, che nonostante la scarsa originalità offre un buono scorcio di come un gruppo italiano sia in grado di riprodurre uno stile internazionale di successo senza sfigurare. Riuscendo peraltro a scegliere copertine assai migliori della media...

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